L’infanzia e la gioventù sono i periodi più belli per un videogiocatore: questo perché si viveva un gioco a pieno, senza pregiudizi di alcun tipo, godendosi le varie avventure che si presentavano davanti, sia che queste fossero in grafica, che per l’epoca, poteva considerarsi di altissimo livello, sia che si giocasse semplicemente a un vecchio gioco elettronico. La parola d’ordine era “divertimento”, ed è per questo che oggi ancora ci si diletta a rispolverare una vecchia console e delle vecchie memory card per rigiocare i salvataggi dei propri giochi preferiti dei tempi nostalgici.
Un gioco che ha indubbiamente segnato la mia infanzia è stato senza dubbio Mega Man, per la precisione Mega Man 2, titolo dell’iconica serie a marchio Capcom uscita alla vigilia di Natale del 1988. I livelli colmi di nemici da superare, i boss unici da affrontare e le abilità da guadagnare che davano un certo vantaggio sono state fra le più stimolanti caratteristiche che rivedevo nel titolo. Oggi in Old But Gold si partirà alla scoperta di Mega Man 2, un gioco che ancora oggi ha molto da dire e che non smette mai di divertire come la prima volta.
Mega Man 2: un mondo fantastico a colpi di Mega Buster!
Mega Man 2 è stato pubblicato per la prima volta su Nintendo Entertainment System (NES) nel 1988, per la precisione il 24 dicembre, la vigilia di Natale. La trama è molto semplice: dopo la prima sconfitta subita per mano di Mega Man, il Dr. Wily, acerrimo nemico del Dr. Light, costruisce altri 8 nuovi robot a protezione della sua fortezza.
Gli 8 robot avranno tutti caratteristiche uniche e livelli a loro dedicati, in tema. I robot sono:
- Metal Man;
- Air Man;
- Bubble Man;
- Quick Man;
- Crash Man;
- Flash Man;
- Heat Man;
- Wood Man.
Il gameplay si struttura in maniera molto semplice, anche perché per poter giocare al meglio saranno necessari unicamente le frecce direzionali e i tasti A e B del controller del NES. Col tasto A si potrà saltare e col tasto B si potrà sparare col Mega Buster, mentre con le frecce direzionali ci si sposterà all’interno dei livelli.
Il pezzo forte del gioco sono ovviamente i vari stage colmi di insidie, per non parlare dei boss alla fine dei livelli stessi. Rispetto al precedente capitolo della serie sono state apportate delle modifiche significative che hanno reso il gioco notevolmente più moderno, e in parte semplificato:
- La barra dei punti è stata tolta e con essa anche le sfere che permettevano di guadagnare un certo punteggio durante il proseguimento dei livelli;
- Le sfere d’energia sono state ridisegnate;
- I robot da affrontare sono ora 8 anziché soltanto 6;
- Il corridoio che separa lo stage dalla battaglia del boss di fine livello è stato accorciato e reso privo di qualsiasi nemico o minaccia, al contrario del precedente capitolo.
Quanta azione: non è un gioco per ragazzi!
Una delle particolarità più evidenti di Mega Man 2 rispetto al suo predecessore è la difficoltà: nel secondo capitolo sono presenti livelli più lunghi e densamente popolati di nemici rispetto che al precedente capitolo della serie dove i nemici erano in numero leggermente inferiore e i livelli erano decisamente più corti, nonostante le varie insidie.
I danni sono stati ridistribuiti meglio: si potrà infatti notare un giusto equilibrio tra mole del nemico e danno subito rispetto che al capitolo precedente dove ogni nemico, potenzialmente, poteva creare grossi problemi.
A mio parere con Mega Man 2 la saga ha raggiunto il suo iniziale equilibrio che l’ha portata poi a svilupparsi e a evolversi in meglio con i giochi successivi fino ad arrivare all’undicesimo capitolo della saga, l’ultimo mai uscito e nettamente il migliore per impostazione, innovazione, grafica e difficoltà, per non parlare della fantasia e dei livelli ben caratterizzati.
La scelta del primo robot da affrontare si rivelerà quasi cruciale: la mia prima scelta in assoluto fu Crash Man. Scelsi quel primo stage solamente perché il nome del robot mi ricordava Crash Bandicoot, quindi decisi da buon fan di seguire le orme del marsupiale arancione, ovunque mi avessero portato, e non avrei potuto prendere scelta peggiore! Per un giocatore all’inizio, senza potenziamenti e dimestichezza, lo stage di Crash Man è decisamente uno dei più difficili da affrontare grazie alla complessità del livello stesso e alla mole di nemici che lo popolano.
Il primo stage da affrontare dovrebbe essere sempre quello di Metal Man: il motivo è dato non solo dalla relativa difficoltà del livello e del boss (facilmente battibile), ma anche dal potere che ne deriva una volta sconfitto il robot malvagio: il potere di Metal Man conferisce al Mega Buster la capacità di sparare delle sfere di metallo che possono essere indirizzate anche in direzione obliqua. Queste sfere sono di dimensioni considerevoli, attraversano muri e ostacoli e causano danni ingenti a ogni tipo di nemico: una vera e propria garanzia.
La colonna sonora: tanto ritmo in chiave nostalgica
Un’altra delle caratteristiche di Mega Man 2 è legata senz’altro alla colonna sonora del gioco. Ogni stage ha una colonna sonora a sé dedicata, dal ritmo incalzante e decisamente azzeccata. Ancora oggi mi tornano in mente queste iconiche musichette che, con la loro melodia, erano un po’ anche la colonna sonora dei pomeriggi passati a giocare e a scrivere su un foglio di carta le varie password da ricordare e da inserire per le nuove sessioni di gioco per non perdere i progressi fatti, dato che all’epoca il salvataggio ancora non era sviluppato come lo è oggi.
Le colonne sonore del titolo sono così tanto apprezzate che una band ha persino deciso di rigiocare l’intero gioco, su di un proiettore in live ad un concerto, suonando proprio le iconiche musichette durante la sessione di gioco di un membro della band, dal primo stage selezionato fino a fine gioco! L’impresa è stata compiuta ad opera della Bit Brigade, al MAGFest X.
Mega Man 2: un divertimento d’altri tempi che non stanca mai!
Mega Man 2 è quel gioco che ogni tanto si riprende in mano e si finisce. Ogni stage è come una ciliegia, uno tira l’altro, e la nostalgia certamente accompagna le sessioni di gioco, creando quell’atmosfera tipica dei tempi d’infanzia ormai passati, con la consapevolezza d’essere ormai adulti, ma sempre bambini nell’animo con un Mega Buster in una mano e un controller del NES nell’altra.