Quello di Prince of Persia è uno dei franchise videoludici più amati dai tempi della cara PlayStation 2: con la trilogia delle sabbie, Ubisoft diede nuova linfa vitale al brand, fino ad allora mai usato per realizzare videogiochi tridimensionali.
Con i due sfortunati capitoli rilasciati per la scorsa generazione di console, l’IP del Principe è sparita dai riflettori: finalmente, dopo anni di trepidante attesa da parte dei fan, Ubisoft potrebbe annunciare un nuovo progetto.
Le voci di corridoio più quotate vedrebbero un remake dei primi tre capitoli rilasciati per la sesta generazione di console: altri leaks invece, danno per scontato l’arrivo di un nuovo gioco intitolato Prince of Persia: Dark Babylon.
In occasione dell’ottantaquattresimo appuntamento con Old But Gold, abbiamo scelto di trattare Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo, il primo capitolo della trilogy: non perdiamoci in chiacchiere ulteriori e partiamo per questo viaggio dall’atmosfera orientale!
Prince Of Persia, fra mille e una notte
“Molti credono che il tempo sia come un fiume, che scorre lento in un’ unica direzione. Ma io che l’ho visto da vicino, posso assicurarti che si sbagliano. Il tempo è un mare in tempesta! Forse ti chiederai chi sono e perché io parli così. Siedi, e ti racconterò la storia più incredibile che tu abbia mai sentito.”
Con queste parole pronunciate dal Principe, veniamo introdotti nella trama di gioco: il nostro protagonista è il figlio minore del re di Persia Shahraman che, in cerca di onore e gloria, partecipa alla sua prima battaglia per conquistare la città del Maharaja indiano.
Il gioco ci introduce nel mezzo della guerra, mentre le due fazioni duellano costantemente all’interno delle mura del palazzo: intrufolatosi nelle stanze del tesoro, il Principe riesce a trovare un misterioso pugnale dall’enorme potere. Questo infatti, è in grado di riavvolgere il tempo grazie alle sabbie rinchiuse nella sua elsa.
Dopo aver vinto la guerra grazie al tradimento del Visir, i persiani hanno ridotto in schiavitù gli abitanti e saccheggiato completamente le stanze del tesoro. Tuttavia, l’ex consigliere del Maharaja ha chiesto un manufatto come ricompensa del suo codardo gesto, ovvero il pugnale del tempo: poiché questo è stato trovato dal Principe, il re Shahraman rifiuta la richiesta del Visir, donando l’ambito pugnale al figlio in ricordo della sua prima battaglia.
Tuttavia, il Visir sceglie d’ingannare il re, costringendolo ad aprire la clessidra del tempo e convincendolo che in questo modo egli potesse ottenere immensi poteri: all’apertura della clessidra, le sabbie vengono sprigionate trasformando tutti i presenti in orribili mostri di sabbia. Gli unici sopravvissuti sono il Principe, il perfido Visir e Farah, la figlia del Maharaja.
Lo scopo del Principe sarà quello di rimediare alla catastrofe chiudendo la clessidra grazie al pugnale: inizia cosi un’avventura dal sapore di mille e una notte nel palazzo di Azad.
L’approccio alla narrazione di Prince of Persia è stato uno dei primi tentativi cinematografici realmente riusciti: non mancheranno cutscenes e momenti introspettivi al fine di emozionare il giocatore.
Colpisci, arrampicati, riavvolgi
Il gameplay di gioco è puramente action adventure, con un combat system tanto semplice quanto ingegnoso: appena i mostri di sabbia saranno a terra dovremo trafiggerli con il pugnale del tempo, così che questo possa assorbire le sabbie all’interno delle creature. Nel caso evitassimo di usare il pugnale, i mostri si rialzerebbero dal suolo, costringendoci a un secondo combattimento.
Proseguendo con il gioco, sbloccheremo nuovi power up che ci permetteranno di ampliare la durata dei poteri o nuove funzionalità, come la possibilità di bloccare il tempo: queste feature caratterizzano al meglio un gameplay che altrimenti sarebbe stato troppo simile agli action dell’epoca.
Inoltre, il Principe possiede una spiccata dote nell’arrampicarsi: fra salti, corse sui muri e percorsi a ostacoli, Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo presenta delle sessioni di platforming avvincenti e mai stancanti: scalare una parete o aggrapparsi alle colonne per attraversare la stanza offriva una libertà di movimento semplicemente fantastica, almeno per gli standard dell’epoca.
Nel caso si sbagliasse un salto o venissimo mortalmente feriti da un nemico, sarà possibile riavvolgere il tempo per qualche secondo, prima del game over definitivo: molto spesso questa meccanica funge da vero e proprio salvavita, sottraendoci da un atroce destino.
Non mancheranno gli enigmi ambientali, punto cardine di molti titoli dei primi anni duemila: nonostante questi non siano troppo complicati, rappresentano una piacevole aggiunta per scandire al meglio i ritmi di gioco e alternando le fasi più concitate a periodi da “escape room”, dove dovremmo risolvere alcuni rompicapi per proseguire nelle stanze del palazzo di Azad.
In questo titolo, l’esplorazione è un punto cruciale: oltre alle nuvole di sabbia, dei cumuli contenenti dei residui delle sabbie del tempo che aumenteranno gli usi del pugnale, è possibile scrutare delle crepe sul muro che portano a delle fontane magiche. Appena il Principe si abbevererà presso questi luoghi mistici, la salute verrà incrementata: trovare queste misteriose fontane è imperativo se si vuole avere vita facile nei meandri del palazzo di Azad.
Le notti d’oriente, immerse nel blu
Giocare Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo nel 2020 può risultare un’esperienza ancora gradevole dal punto di vista grafico: per quanto riguarda l’aspetto tecnico il titolo è invecchiato abbastanza, con una grafica spigolosa e poco definita se rapportata (ingiustamente) agli attuali canoni stilistici.
Se riuscissimo a entrare nell’ottica dell’epoca però, capiremmo che nel 2003 Ubisoft è riuscita a creare un’atmosfera particolarmente incalzante con la tipologia di opera proposta, piena di notti nei giardini dall’aura mistica e calde giornate passate fra le architetture persiane.
Anche sul comparto musicale è stato svolto un buon lavoro: nonostante la scaletta di brani presenti nel gioco sia piuttosto risicata, le musiche accompagneranno l’avventura del Principe in modo sublime e contestualizzato, grazie a suoni prettamente orientali che faranno da sfondo sia ai momenti più frenetici che a quelli meno avventurosi: ancora oggi, ricordo a memoria alcune musiche di gioco, soprattutto quelle nelle fasi più avanzate del titolo.
L’epopea del Principe
In conclusione, Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo ha rappresentato uno stravolgimento del franchise acquisito da Ubisoft, ma che si è rivelato essere una scelta vincente: nonostante il gioco sia autoconclusivo, questo ha aperto a una delle trilogie più amate della storia del medium.
Successivamente però, il publisher francese ha iniziato a perdere inventiva e potenziali acquirenti, poco interessati dall’eccessivo stagnamento di alcuni titoli e dai totali stravolgimenti di altri: tuttavia, quella di Prince of Persia è una proprietà intellettuale rappresentativa del passato glorioso del medium videoludico e che, nonostante i suoi alti e bassi, è ancora oggi piena di fan in tutto il mondo che attendono con pazienza un ritorno in grande stile del Principe. Ubisoft, non deluderci.