Old But Gold che, questa volta, non va a raccontare di un titolo che rasenta l’epicità per via della sua incredibile storia; la rubrica di questa settimanale, che ormai avrai sicuramente imparato a conoscere, tratterà un videogioco decisamente sui toni del miele e parlo proprio di Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele. Te lo saresti mai aspettato? Io no, perché sinceramente esistono tanti altri titoli da raccontare e decisamente ben più conosciuti.
A questo giro, però, desideravo parlare di qualcosa il cui il livello di difficoltà era pari allo zero. Molto semplice, adatto a un pubblico infantile e che ha tenuto per un bel po’ di ore tutti i bambini appassionati dell’orsetto Pooh. Questo videogioco uscì il 29 settembre 2000 direttamente su Nintendo 64, su PlayStation One e su Windows 2000; io lo provai sulla console di Sony per eccellenza e già a quei tempi mi consideravo una grande fan dell’orsetto più affamato che ci sia.
Voglio proprio portarti con me in questo tuffo nel passato, raccontandoti ciò che ho provato su pelle grazie a una collaborazione di Disney Interactive, NewKidCo e Ubisoft.
Old But Gold all’insegna di Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele
Sì, esatto, hai letto bene: Ubisoft; è stata proprio questa azienda ad aver fatto parte del team di publisher dediti alla pubblicazione di Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele. Direi che è proprio grazie a loro che questo Old But Gold non è finito a descrivere il primo gioco di Shrek mai uscito globalmente. Prima o poi arriverà anche il suo turno, non temere.
Tornando a noi, coloro che svilupparono questo Old But Gold sono stati Doki Denki Studio e Disney Interactive Studio dove è effettivamente possibile notare i tratti distinguibili all’interno del titolo. La storia di Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele è comunque molto semplice, intrecciata al gameplay stesso del videogioco. Tigro deve, semplicemente, recuperare dei vasetti di miele.
Aspetta, tranquillo, la trama non è finita qui; l’orsetto Pooh desidera creare una festa in onore dei propri amici e per farlo ha bisogno del miele. Purtroppo non ne ha abbastanza, in quanto se lo è spazzolato via nei momenti di fame nera e ad aiutarlo nell’impresa, oltre che nella ricerca, è proprio Tigro. Molto in linea con le avventure di Winnie the Pooh che tutti abbiamo imparato a conoscere.
Come era strutturato Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele?
Ebbene, questo Old But Gold non sarà solo incentrato su un titolo di vecchia data, ma direttamente su un platform. Per molti bambini, questo è stato il primo mai acquistato dai propri genitori, specialmente da coloro che non sapevano come orientarsi fra i mille giochi disponibili sul mercato. E questo, bene o male, ha dato una grossa mano senza alcun tipo di problema. Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele scorreva fluido e ancora oggi ho un bel ricordo a riguardo.
Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele era strutturano in ben 9 livelli dove lo stesso Tigro usava la sua abilità primaria (il classico salto) per raggiungere i vasetti posizionati in posti quasi impossibili da raggiungere per una normale persona. Nel corso del tempo, Tigro andava ad acquisire doti sempre migliori sconfiggendo almeno tre minigiochi presenti nell’avventura, giocabili anche esternamente alla partita.
Essi erano: “Tappo dice” in cui bisognava imitare i gesti di Tappo, “Carta-Forbici-Sasso” e “Il bastoncino di Pooh” in cui bisognava lanciare un bastoncini in acqua cercando di farlo tornare da noi velocemente. Ogni vittoria equivaleva all’insegnamento di una nuova mossa e questo portava non solo a raccogliere i vasetti, ma anche le innumerevoli polaroid e i vari oggetti che altri personaggi perdevano.
Nuove missioni da portare a termine
Effettivamente Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele era ricco di divertimento, in quanto all’interno della storia esistevano anche delle missioni secondarie da completare. Semplicemente, nel mentre che il giocatore cercava i vasetti, doveva anche recuperare gli oggetti smarriti e recuperarli tutti voleva dire completare il livello al 100%! Una grande soddisfazione e che, probabilmente, ha iniziato molti utenti sulla via del platino.
Per passare ad uno dei livelli successivi, però, bastava recuperare un numero minimo di vasetti e il gioco era fatto; non solo, perché se riuscivi a trovare il livello bonus all’interno di ogni singola zona potevi giocare un po’ più a lungo e ricevere tesori inestimabili. Detta così sembra molto facile, vero? E invece no, perché gli sviluppatori inserirono anche dei nemici!
In Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele esistevano dei cattivi in grado di rallentare la tua ricerca o anche di farti mandare in game over! Bastava saltare via e il gioco era fatto; all’interno di questo Old But Gold non c’erano scene violente o Tigro con fenomenali poteri cosmici in grado di distruggere tutto e tutti. Bastava un salto e il giocatore poteva continuare l’avventura. Se sfortunatamente andavi K.O., potevi ricominciare dall’ultimo check-point.
“I Tigri non saltano, rimbalzano!”
Giusto, il signor Tigro ricorda una cosa molto importa ed è proprio il fatto che effettivamente non saltava all’interno di Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele, ma rimbalzava con la sua coda. Ad ogni modo, questo platform in 3D era estremamente cartoonesco, con una grafica molto colorata e luminosa. Degna di una storia raccontata da Disney, tutto sommato, e ricordo ancora oggi come le musiche cambiavano ad ogni livello.
Winnie the Pooh: Tigro e la caccia al miele era un titolo per giocatore singolo, ma gli sviluppatori pensarono bene di inserire la modalità minigiochi in cui era possibile giocare fino a un massimo di 4 giocatori. Dipendeva molto dal minigioco scelto, a dir la verità; con Tappo non si poteva fare molto, essendo solo il giocatore con la CPU, ma già dagli altri due si potevano aggiungere i propri parenti o amici per sfide che, a quei tempi, erano dei veri e propri tornei.
E se pensavi che i minigiochi erano troppo difficili, bastava impostare la difficoltà più bassa per vincere facilmente; esatto: ogni minigioco possedeva ben due gradi di sfida, tra il facile e il difficile. Bene o male, però, tutto il gioco era molto semplice e forse rispecchia proprio la spensieratezza di quegli anni, in cui il bambino non cercava la sfida ma solo qualcosa in grado di portarlo in un altro mondo. Magari proprio nel Bosco dei 100 Acri.