La cosa probabilmente più interessante da sapere su Omega Labyrinth Life è che del gioco esiste una versione per PlayStation 4 denominata semplicemente Labyrinth Life e che, in aperta contrapposizione con le politiche di censura di Sony, elimina qualsiasi connotazione sessuale dal gioco.
Si, nella mente dei nostri perversi amici nipponici la lettera greca omega, ω, richiama il seno femminile. Ma andiamo con ordine
L’accademia dei fiori
La storia del gioco inizia nell’illustre Belles Fleurs Academy che, per la prima volta da quando esiste, si prepara ad accogliere la prima studentessa esterna.
La leggenda vuole che dietro i muri dell’Accademia ci sia il più bel giardino che si possa immaginare; i fiori sono sbocciano di continuo, e la vista è incredibile.
Appena messo piede a Belles Fleurs, Hinata Akatsuki si ritrova in un altro mondo, pieno di magia e pericoli.
Guidata da una voce misteriosa e amichevole, Hinata riesce a fuggire da questo luogo solo per scoprire che il giardino è minacciato da una forza malvagia. I fiori rischiano di scomparire, a meno che Hinata e le sue compagnie non oppongano resistenza; per fortuna le studentesse di Belles Fleurs nel momento del bisogno sono in grado di sviluppare le proprie abilità come protettrici del giardino (e non solo quelle…).
Oltre le gonne c’è di più?
Quella di Omega Labyrinth è una serie di titoli roguelike che riporta alla memoria Mystery Dungeon; nonostante il genere si sia sviluppato nel corso degli anni e si sia arricchito di elementi e varianti, la formula utilizzata da D3 è quella classica, in cui fortuna o fallimento sono sempre prossime.
Ci troveremo ad attraversare dungeon generati casualmente, utilizzando tutto ciò su cui riusciamo a mettere le mani evitando morti improvvise.
La peculiarità di Omega Labyrinth Life, diversamente dai titoli da cui trae ispirazione, è quella di pescare a piene mani dalle perversioni nipponiche ogni qualvolta se ne presenti l’occasione. Le donzelle di Belle Fleurs sono delle combattenti fiere come qualsiasi altro guerriero, ma le loro scelte in fatto di armature lasciano un po’ a desiderare. Fondamentalmente, al posto di cotte di maglia e schinieri o bracciali utilizzano reggiseni e mutandine.
Le trappole talvolta solleveranno le gonne delle studentesse, lasciandoci immobili per qualche istante; se non bastasse può capitarci di essere trasformati in un paio di mutande.
Questa è la sostanza di Omega Labyrinth…
Quando i mostri vengono sconfitti, rilasciano omega power che viene assorbito dal seno delle eroine. Più potere viene assorbito, più cresce il seno e man mano che cresce aumentano le statistiche dei personaggi. L’effetto non è permanente, usciti dal dungeon le dimensioni tornano quelle normali, seguendo anche in questo i canoni dei roguelike.
Naturalmente, le studentesse maggiorate partono avvantaggiate; le altre hanno invece una crescita più veloce, cosa che tutto sommato bilancia l’esperienza di gioco.
L’omega power serve anche come valuta di gioco, dovremmo tenerne sempre un po’ a portata di mano per quelle volte in cui ci imbatteremo nei negozi.
Quanto descritto prima è solo la punta dell’iceberg della perversione di Omega Labyrinth: durante l’esplorazione ci potremo imbatterci in oggetti di difficile identificazione, il cui scopo ci viene svelato con l’utilizzo di cristalli piuttosto ambigui.
Si tratta di cristalli che per attivarsi necessitano di potere omega che, come sappiamo, viene immagazzinato nel petto delle guerriere…quindi non ci resta che titillare questi cristalli con pratiche andaluse, fino alla loro attivazione. Attivazione che manco a dirlo viene rappresentata con una crescita delle dimensioni del cristallo che diventa man mano più rosso, prima di rilasciare la propria “energia mistica”.
Oh, naturalmente durante tutto l’arco del gioco potremo giocare con i seni delle studentesse, che emetteranno dei gridolini in giapponese rendendoci per fortuna incomprensibile qualsiasi parola esca dalla loro bocca.
Tornando agli aspetti più normali del gioco, se verremo messi fuori combattimento perdendo tutti i nostri HP, il nostro personaggio perderà qualsiasi oggetto dell’inventario incluse armi e pezzi di armatura. Considerati i salvataggi automatici, non è possibile tornare indietro a piacimento, tuttavia esiste la possibilità di attaccare dispositivi GPS agli oggetti più importanti, per poterli recuperare facilmente.
Come da tradizione dei roguelike, le cose possono peggiorare in qualsiasi momento. Ad esempio, mentre Hinata sta attraversando un dungeon, potrebbe scivolare su una pozza d’acqua e gli oggetti in suo possesso venire sparsi su tutto il pavimento. Mentre stiamo provando a raccoglierli, un mago entra nella stanza e la incenerisce con una colonna di fuoco; questo perché le sue mutandine, che aumentano la difesa magica, sono scivolate durante la caduta.
Alcuni mostri possono lanciare incantesimi e portare ad un rapido deterioramento del nostro equipaggiamento. Per fortuna c’è la possibilità di proteggersi anche da loro. Per evitare le trappole, basta lanciare la nostra arma quando ci troviamo all’interno di una stanza. Se c’è una trappola verrà allo scoperto.
Uno degli aspetti più interessanti di questo titolo è che ci sono 7 personaggi giocabili; ognuno con un set di abilità diverso, utili per facilitare l’eliminazione dei mostri o l’esplorazione.
Per consentirci di sfruttare al meglio i vari personaggi, durante il gioco potremo essere accompagnati da un partner, indispensabile per superare parecchie missioni. I compagni seguono le istruzioni del leader e attaccano qualunque nemico si avvicini; dotare il nostro partner di attrezzatura decente è sempre consigliato, così come attribuirgli abilità in grado di coprire le carenze del leader.
Tra un’esplorazione e l’altra, il corpo studentesco di Belles Fleurs è incoraggiato a prendersi cura del Gran Giardino; piantando i semi e con amorevoli cure spunteranno dei bellissimi fiori.
Un giardino ben tenuto è sicuramente piacevole da vedersi, ma il reale beneficio è dato dal nettare che i fiori producono; servirà principalmente come moneta secondaria, da utilizzare per comprare frutta e altri beni da portare all’assimilatore, macchina che converte tutti questi oggetti in bonus di varia natura.
Una delle modalità migliori di investire il nettare è nell’attività di aumento delle statistiche nota come “augmenting”, in grado di conferire un boost permanente all’abilità che sceglieremo.
Ovviamente, l’augmenting comprende un minigioco touch equivoco, con Momo e Yuyu a fare da gli onori di casa. Le due studentesse con uno spiccato spirito sadomaso si divertiranno a toccare il personaggio prescelto finché, in base all’abilità delle loro dita su determinati punti di pressione, la studentessa non arriva al climax che le consente di rilasciare l’omega power accumulato, imparando quindi una nuova abilità.
In questo caso è altamente consigliato abbassare il volume o utilizzare delle cuffie, onde evitare che i gridolini di Hinata e compagne possano attirare l’attenzione di chiunque ci stia vicino; va detto che questo minigioco non è obbligatorio e si può tranquillamente saltare.
Esiste anche un altro minigioco, chiamato TFT Petal, ovvero una sfida stile carta-forbice-pietra che da accesso a ricompense extra alla fine del dungeon. Inevitabilmente, in questa versione del gioco, vanno usati i seni.
Sotto questa enorme mole di tette, c’è della sostanza? La risposta, sorprendentemente, è si. I programmatori hanno svolto un buon lavoro, dopotutto.
Anche se gli ambienti difficilmente si discostano dallo schema corridoi-sale, il loro design è interessante, a traatti divertente; i dungeon avanzati utilizzano trappole e mostri in misura tale da necessitare un approccio ragionato e strategico.
Inoltre, ci son dungeon pensati specificatamente per un personaggio, nei quali non possiamo portare oggetti e che per essere portati a compimento necessitano una completa padronanza dei set di abilità.
Gameplay
I controlli sono molto semplici, specie se hai una certa familiarità con i vari Mystery Dungeon.
Con il tasto B, le nostre eroine potranno correre; premendolo in combinazione con Y, andranno ancora più veloci consentendo di finire i dungeon con più di 15 livelli in meno di mezz’ora.
Anche l’inventario è accessibile con una scorciatoia, ma più in generale dopo una brevissima curva di apprendimento, i comandi diventano facilmente gestibili.
Organizzare gli oggetti. preparare una pozione o scagliare una freccia non richiedono grandi sforzi. Anche prendersi cura del Gran Giardino è semplice: basta piantare i semi, innaffiarli e giocare normalmente in attesa della loro crescita.
Segnali di Stile
Come già scritto, il design è minimal ma efficace per il tipo di gioco. L’accademia è ben costruita, anche se difficilmente ne vedremo gli interni, dato che tutta l’attività ruota intorno al giardino.
La nota dolente è il sonoro, specie se non siete dei grandi estimatori delle vocine fastidiose tipiche dei doppiaggi giapponesi; lo stesso si può applicare ai brani musicali, tipicamente giapponesi e molesti a lungo andare.