Oniken: Unstoppable Edition è un videogioco platform rilasciato in principio per PC, Mac e Linux il 22 luglio 2012, ma adesso finalmente è arrivato anche per PlayStation 4, il 25 marzo 2020.
Partiamo subito col dire che è un titolo rievocativo delle esperienze proposte dall’industria videoludica dagli anni ’80 e ’90. Questo è riconoscibile non solo dalla colonna sonora, o dalla grafica che usa la stessa identica palette per Nintendo Entertainment System. Ma di cosa parla?
Mai… Mai… Scorderai
In un futuro post-apocalittico, una guerra ha decimato il genere umano, riducendolo all’osso. I pochi sopravvissuti sono soppressi da una organizzazione militare, chiamata Oniken. Noi prenderemo il controllo di Zaku, un mercenario armato di spada e granate, che si unirà alla resistenza per distruggere l’oppressore.
L’ispirazione dai film di quel ventennio è quasi palese, ma non disturba. A dir la verità, lo sprite del personaggio principale ricorda molto Ken il Guerriero.
Bello, difficile ma con qualche problema
Come si gioca ad Oniken? È molto semplice, con quadrato attacchi con la spada, con lo stesso tasto e la freccia in alto si lancia la granata, con la levetta sinistra ci si muove e con cerchio si attiva la modalità Berserk, che permette di avere difesa ed attacco maggiorati, molto utile quando si è vicini alla morte.
Il videogioco, come tutti i platformer di quell’epoca, ci permette di avere un massimo di tre vite. Una volta perse si dovrà ricominciare il livello dall’inizio.
Il nostro Zaku avrà una barra della vita abbastanza ampia, per dare un minimo di margine d’errore. Ma non è un gioco semplice, per niente. Oniken porta con sé non solo lo spirito di quegli anni, ma anche la difficoltà dei suoi titoli. Bisognerà morire molte volte prima di poter passare uno stage dei tre in cui è diviso ogni livello. Spinge quasi il giocatore ad imparare a memoria la sezione per quanto è trial and error.
Diciamo che finire una sezione senza morire almeno una volta o senza danni, alla prima partita è praticamente impossibile. Per fortuna nel caso si perda una vita, si ricomincia da un checkpoint, che però non è segnato in-game, lo scoprirai solo morendo.
Ad aumentare la difficoltà ci si mettono anche dei problemi, come gli sprite non proprio precisissimi, che causano collisioni e knockback (spinta indietro) del nostro personaggio, e rendendo particolarmente difficile l’affrontare un nemico faccia a faccia quando dietro di noi c’è un dirupo. Dovremo trovare una via alternativa e spesso nemmeno funzionerà.
Perché? Semplicemente a causa della non responsività dei comandi. Spiego meglio: mettiamo che un nemico si trovi su una piattaforma molto piccola, e noi ci troviamo davanti a lui, ma a dividerci ci sia un dirupo, se volessimo eliminarlo, sarebbe comodissimo utilizzare le granate a disposizione. Il problema qui è che a causa dei comandi non responsivi, il titolo prende in input il salto, ma non il lancio della granata.
Ovviamente sono presenti delle boss fight. Hanno tutte dei pattern diversi e sono molto variegate e, per essere 18, sono davvero tante, visto che i livelli sono solo sei. La via più semplice per batterli è ovviamente imparare a leggere il loro pattern ed agire di conseguenza. Sono davvero belle. In ultimo ma non meno importante, sarà possibile riaffrontarli in una modalità Boss Rush.
Nonostante manchi completamente la componente online, è possibile “competere” con altri giocatori tramite una Leaderboard Globale, la quale metterà alla prova le tue abilità di giocatore.
Tecnicamente buono
Purtroppo è assente la localizzazione italiana dei testi, ma viene usato un inglese molto semplice da comprendere, anche per chi non lo mastica particolarmente bene. Per farla breve: non è Bloodborne.
Per quanto riguarda le colonne sonore, sono davvero belle, peccato però non risentirla partire in caso si rimanga “per troppo tempo” all’interno del menù principale. Lo stesso vale per gli effetti sonori in-game e delle impostazioni, davvero ben realizzati, ma sono forse di numero troppo esiguo.
Gli effetti visivi sono presi direttamente dall’epoca NES, ma non eccellono, nonostante il loro essere “cult”. Un effetto davvero carino (ma removibile) è il così chiamato “TV Effect”, il quale non è altro un filtro che fa sembrare il nostro schermo piatto un televisore a tubo catodico.
L’unico problema per i più sensibili alla luce possono essere delle luci molto forti con schemi ripetuti, che per fortuna durano poco, ma è giusto dire che ci sono. Non sono tali da dover scatenare un attacco per i più sensibili, ma fai attenzione.
Così come gli effetti visivi, nemmeno la grafica riesce ad impressionare, non è una questione di “è pixel art, cosa ti aspettavi?” ma una semplice questione di impatto. Come ben sappiamo tutti, ci sono dei titoli che pur essendo in quello stile, rimangono impressi nella mente. In questo caso, nonostante il buon lavoro, non riesce a colpire il giocatore, facendogli dire “wow, che bello!”
Ne vale la pena?
Questa è la domanda alla quale bisogna sempre rispondere, alla fine: vale la pena acquistarlo? La mia risposta è: sì, ma solo se sei un nostalgico.
Difficilmente un ragazzo di questa generazione troverà attraente un videogioco del genere, in quanto da un po’ di anni, i titoli prendono per mano il videogiocatore e lo accompagnano quasi fino alla fine, escludendo alcuni casi.
Il suo prezzo non è altissimo, 9,99 euro, ma se si è abbonanti al PlayStation Plus si ha uno sconto di circa tre euro. Quindi vale la pena provarlo. Fate solo attenzione ai vostri gamepad, potrebbero volare dalla finestra.