Capita spesso e volentieri di trovarsi di fronte a realizzazioni totalmente indipendenti che riescono a sembrare produzioni tripla A per ciò che hanno da offrire. A volte basta soltanto un’idea, che, unita a passione e talento, riesce a trasformare quello che era solo un pensiero in un gioco degno di essere ricordato, che può segnare la tua vita da videogiocatore.
Ebbene, Orphan è proprio uno di questi rari casi, un progetto nato dall’idea dello studio Windy Hill ed edito da 2Dimensions, che è stato realizzato grazie ad una raccolta fondi su Kickstarter e che da pochi giorni ha finalmente visto la luce sulla piattaforma Steam! Adesso, se ti dicessi che lo studio Windy Hill è rappresentato da una sola persona, tutto quello che leggerai in questo articolo assumerà una forma ancora più incredibile! Partiamo quindi con la nostra recensione!
Era un giorno come tanti altri…
Cominciamo col dire che il protagonista di questa storia non ha un nome, non viene specificata un’età e non si sa bene chi sia, quello che ci mostra il gioco è che si tratta soltanto di un ragazzino. Questa avventura comincia in un banale giorno come tanti altri, uno scuolabus ci riaccompagnerà a casa, dove faremo la conoscenza dei nostri genitori, anche loro assolutamente anonimi come il giovane ragazzo. Per tutta la durata del gioco, infatti, del piccolo protagonista non vedremo nient’altro che la sua sagoma.
Come nelle più classiche famiglie, arrivati a casa ci verrà richiesto di svolgere qualche piccola mansione casalinga, come andare a prendere del grano nei campi o una cassetta degli attrezzi per il nostro papà, ma il pericolo spesso è sempre lì dietro l’angolo, pronto a colpirci quando meno ce l’aspettiamo.
Da questo momento, che sembrava essere normalissimo come tanti altri, le cose cominciano a prendere una piega inaspettata…il ragazzo guarda verso il cielo e si accorge di qualcosa di strano…gli eventi stanno per cambiare, così come tutto il mondo intorno a noi!
Un nuovo difficile inizio
Quella che a primo impatto ci sembra una pioggia di meteore, si rivelerà invece essere ben altro. Al termine del breve filmato introduttivo, lo schermo si oscurerà e verremo a conoscenza di una verità sconcertante…il mondo che conosciamo non è più lo stesso, “il tempo dei Grigi è finalmente giunto, e si tratta di un nemico davvero forte“.
La razza umana è stata totalmente cancellata, distrutta, nulla è rimasto del popolo che conosciamo, tranne dei rimasugli di DNA che questi abitanti provenienti dalle stelle hanno riunito per riassemblare una forma di vita senziente da mettere al mondo attraverso delle evolute capsule (probabilmente per voler studiare gli ex viventi del pianeta). Noi siamo appunto il risultato di una di queste capsule, ci troviamo all’interno di un’astronave aliena e veniamo risvegliati da un’entità misteriosa che ci svelerà quanto è successo.
Dopo questo breve colloquio con la macchina “madre”, quest’ultima ci farà rivivere i ricordi di tutti gli accadimenti passati, per farci comprendere come siamo arrivati fino a quel punto. Qui comincia il gioco vero e proprio, verremo riportati ancora una volta nel “nuovo” mondo, dove saremo in balìa di tutto ciò che ci circonda, e ti assicuro che sarà un’avventura per niente piacevole.
Alla scoperta dell’ignoto
Le basi di Orphan sono davvero molto semplici, ma al tempo stesso difficoltose da padroneggiare al meglio, soprattutto durante i tuoi primi passi. Si tratta sostanzialmente di un platform 2D in simil open-world, con una mappa di gioco ben studiata e ramificata ad arte, permettendoti in diversi momenti di poter ripercorrere l’intera mappa dall’inizio alla fine senza troppi problemi, tranne quello di doverti ricordare il percorso fatto, altrimenti rischierai di perderti più di una volta girovagando senza una meta precisa.
All’inizio del gioco sarai “armato” soltanto di una semplice ma vitale torcia, una borraccia d’acqua che ti servirà come fonte energetica e uno zaino in cui riporre i pochi oggetti che troverai strada facendo. La particolarità però è un’altra, dovrai infatti percorrere il 90% di quest’avventura nella completa penombra, muovendoti nel buio semi-totale, prestando la completa attenzione a non farti vedere e non farti sentire da quelli che scoprirai presto essere i nuovi abitati del posto, dei robot killer che non avranno la minima esitazione nell’eliminarti. Ogni passo può essere pericoloso, ogni rumore rischia di metterti nei guai, ogni fonte di luce può renderti la vita ancora più difficile, ciò che importa è sopravvivere e proseguire utilizzando al meglio ogni tua capacità.
Il silenzio è d’oro…
Affrontate le prime schermate di gioco, ecco che si comincia a capire dove Orphan vuole andare a parare. Tutto ciò che ti viene chiesto di fare, essendo totalmente disarmato, è appunto proseguire il tuo cammino, facendo molta attenzione ad evitare qualsiasi tipo di contatto con i guardiani che troverai sulla strada. Qui inizierai a scoprire la prima delle meccaniche che avrai a disposizione per sopravvivere, ovvero il puro stealth. Ogni angolo buio o cespuglio può esserti d’aiuto per non entrare nel cono di luce degli spietati robot, che altrimenti ti farebbero fuori nel giro di poche scariche di raggi laser. Ma attenzione, in quanto queste simpatiche macchine sono molto sensibili anche al rumore, quindi è importante anche muoversi con molta cura nell’ambiente circostante.
Per aiutarti nell’impresa avrai inoltre a che fare con un semplicissimo e pratico HUD, che ti indicherà tramite delle piccole barre la situazione generale. La prima, che si trova sulla testa del personaggio, indica la sua Energia Massima. Le altre due, che si trovano in basso a destra, indicano il Rumore prodotto con i nostri movimenti e la Visibilità, ovvero la possibilità di essere scoperti dai nostri avversari. Credimi, nonostante la semplicità di questi fattori, non sarà affatto una passeggiata gestire il tutto!
Riprendiamo il respiro…
Per fortuna, tra uno scontro e l’altro, sarà anche possibile trovare dei posti tranquilli in cui ci si potrà riposare e salvare così la partita in corso, grazie ad una tenda che abbiamo in dotazione fin dal principio, fortunatamente disponibile in quantità illimitata. L’unica richiesta che ci viene fatta è che venga usata in una zona neutra, in cui non è presente alcun tipo di nemico. Il problema è che qualora venissimo colpiti e volessimo salvare la partita, l’energia del ragazzo non verrà ripristinata, rendendo così leggermente più complicato il percorso davanti a noi.
Nessun problema però, ricordate della già citata borraccia d’acqua? Ecco, sarà lei a venirci in salvo nei momenti difficili. Grazie a questa scorta d’acqua potremo riempire nuovamente la riserva d’energia, anche se soltanto fino a che la suddetta borraccia non si svuoterà. Ma non tutto è perduto. Nel corso del nostro girovagare ci ritroveremo spesso a sguazzare in piccoli corsi d’acqua o in alcuni piccoli stagni, qui sarà possibile riempire di nuovo la fedele borraccia per tentare di sopravvivere al prossimo malaugurato incontro. Nel caso trovassimo invece delle piccole cascate o ruscelli, potremo abbeverarci per ricaricare la vitalità del protagonista. Oltre a questo, però, viene introdotta anche un’altra piccola chicca, ovvero la possibilità di pescare dei pesci nei fiumiciattoli, i quali ci permetteranno, una volta utilizzati al cospetto della tenda, di salvare e ripristinare al tempo stesso l’energia del ragazzo. Ah, dimenticavo…la canna da pesca dovrai guadagnartela, non sarà tra gli oggetti compresi all’inizio dell’avventura.
Ma ci sarà solo da soffrire?
Questa è la domanda che ci si pone dopo aver mosso i primi passi all’interno del mondo di Orphan, dando l’impressione di trovarsi di fronte ad un mero survival dalle condizioni atipiche. Ebbene, ti assicuro che proseguendo con l’avventura, capirai di non aver commesso errore più grande. Man mano che si procederà nella storia, le cose continueranno ad evolversi e cominceremo a prendere padronanza del mondo in cui ci troviamo e delle capacità acquisite. Oltre ai normali guardiani robot che troveremo per strada, ci troveremo ad affontare anche dei “piccoli” boss che serviranno a spezzare le fasi di gioco, oltre che donarci un particolare oggetto di cui avremo bisogno più avanti (non dico nulla a riguardo per evitare spoiler). Ognuno di questi boss avrà uno specifico modo per essere sconfitto, quindi armiamoci di pazienza e con il classico stile trial and error (prova e sbaglia) impareremo ad avere la meglio sui queste micidiali macchine!
Uno sguardo al comparto tecnico
Orphan è un mondo da scoprire, un mondo pieno di mistero e di tensione. Fin dai primi momenti di gioco ti sentirai immerso nelle vicende di questo giovane ragazzo, proverai pena per lui e per la sua situazione, grazie ad un comparto audio e video davvero di grandissimo impatto. Ti invito a provare questa storia (definirlo gioco sarebbe realmente riduttivo) nel completo silenzio della tua stanza, con delle buone cuffie e con una luce soffusa, per assaporare ogni singolo istante del vissuto del protagonista. Riuscirai così a percepire e apprezzare il rumore di ogni suo passo, il cigolio del movimento dei robot, il crepitio del fuoco accanto alla tua tenda e via dicendo. Solo da punto di vista del sonoro, Orphan si classifica sicuramente sul podio nel campo degli indie di questa generazione, ma il comparto video davvero non è da meno. Ogni gioco di luce, ombra, penombra, ogni singolo particellare percepibile nel corso del nostro cammino, non farà che farci immergere sempre di più nell’avventura. Una vera gioia per gli occhi e per le orecchie!
Per quanto riguarda i controlli?
Il protagonista della vicenda è molto semplice da controllare. Nella recensione da noi effettuata è stato utilizzato un normalissimo controller Xbox 360 che non ha creato alcun problema. Sarà possibile muoversi nelle due direzioni orizzontali, arrampicarsi, abbassarsi, utilizzare oggetti, richiamare l’inventario con un tasto e memorizzare fino a quattro tasti rapidi per switchare velocemente tra gli oggetti che useremo più volte. Man mano che entreremo in possesso di un nuovo oggetto, inoltre, ci verrà mostrata a schermo una rapida spiegazione su come utilizzarlo, quindi non c’è da preoccuparsi.
Ma è tutto oro quello che luccica?
Come la maggior parte delle produzioni indipendenti (ma non solo), anche Orphan purtroppo soffre di alcuni problemi. Il titolo in alcuni momenti può risultare anche frustrante se non lo si percepisce nel giusto modo, spesso l’ombra non gioca sempre a nostro favore, facendoci perdere in alcuni casi la giusta tempistica in eventuali salti e anche la pazienza, soprattutto quando ci si trova in alcune zone davvero quasi prive di luce. Per carità, nulla di irreparabile, ma alla lunga potrebbe stancare i giocatori meno “testardi”. Oltre a questo, capita alcune volte di incappare in alcuni errori puramente tecnici, come piccoli bug che non ci permettono il giusto movimento o dei piccoli rallentamenti dovuti forse all’uso intensivo di particellari e luce dinamica nei momenti più concitati (in un paio di particolari zone, per poterle superare, ho dovuto portare tutte le proprietà grafiche al minimo, per capirci). Ovviamente lo sviluppatore è sempre al lavoro sul suo prodotto, portando fix e miglioramenti in maniera costante, il che garantisce ulteriormente per la qualità del titolo.
(NdR) Particolare menzione anche all’attenzione che lo sviluppatore porge ai suoi utenti. Ci è capitato, in corso di gioco, di avere un problema e di segnalarlo a chi di dovere, ricevendo una risposta immediata e gentilissima, con tanto di aiuto al seguito.
In conclusione
Orphan forse non sarà un’opera memorabile, ma riuscirà sicuramente a regalarti ore di svago con la sua storia, che ti porterà a volerne sapere sempre di più sul destino del protagonista. Come già detto, si tratta più di una storia che di un gioco vero e proprio, quindi più che giocarla, ti consiglio di viverla! Non ne rimarrai affatto deluso!