Il genere dei roguelite è ormai fin troppo presente sul mercato, per via di produzioni indie che si appoggiano spudoratamente a questa formula, non sempre riuscendo a proporre qualcosa di veramente valido e interessante. Questo rende il mercato del genere molto difficile, dato che solo pochi titoli sono davvero in grado di emergere. OTXO è uno di questi. Vediamo perché nella nostra recensione.
Tra sangue, figure misteriose e violenza
La storia di OTXO parte da un incipit apparentemente banale e immediato: il protagonista indossa una maschera trovata casualmente e, dopo averlo fatto, si ritrova per qualche motivo su una spiaggia misteriosa. Su questa spiaggia è presente anche una grossa villa, dove un uomo misterioso lo accoglie, dicendogli che sua moglie è prigioniera nella struttura e che entrambi sono ora bloccati in questa dimensione dove non è possibile fuggire o morire.
L’uomo è infatti diventato un OTXO, un lupo solitario costretto a uccidere ripetutamente gli abitanti della villa fino al raggiungimento della persona amata. Solo con il salvataggio di quest’ultima ci sarà salvezza. Questo incipit, già di suo ricco di fascino, viene ulteriormente espanso dai diversi dialoghi che caratterizzano l’avventura. Proseguendo nel maniero si incontrano infatti personaggi misteriosi e poco inclini a ispirare fiducia, che spesso diventano occasione per tinteggiare un mondo ricco di mistero e dall’atmosfera cupa e per certi versi persino horror.
Pur restando sullo sfondo del loop di gameplay, la storia del titolo diviene quindi più di un semplice riempitivo, stimolando il giocatore più attento e creando un mondo a suo modo memorabile. In modo simile a Dreamscaper, quindi, anche la parte puramente narrativa dice la sua.
Un OTXO inarrestabile
Il gameplay di OTXO segue il tipico loop roguelike: si parte da un HUB base, si inizia una nuova run e si muore (o si arriva alla fine chiaramente). La morte è permanente e ogni partita è diversa, visto che gli scenari vengono generati casualmente ogni volta. OTXO, però, segue una filosofia da roguelite molto vicina a titoli come Spelunky e Spelunky 2, dove la metaprogressione non aumenta le abilità dell’avatar, ma si limita a sblocchi aggiuntivi.
Questo vuol dire che, per esempio, si possono ottenere nuove armi da utilizzare o nuovi drink che garantiscono bonus passivi nelle run, ma nulla che possa migliorare permanentemente i punti vita, i danni e così via. Questo, in altre parole, vuol dire che il senso di progressione del titolo viene messo soprattutto nelle mani del giocatore, il quale si ritrova a dover diventare più performante di partita in partita, comprendendo i suoi errori e imparando da questi ultimi. Un pregio non da poco, che dimostra quanto il titolo sia stato bilanciato a dovere e, soprattutto, quanto la sua filosofia di game design sia rivolta a un pubblico hardcore.
OTXO, di fatto, è molto giusto. In altre parole, ogni morte e ogni successo del titolo dipendono sempre dalle azioni del giocatore e non si assiste mai a morti ingiuste o difficili da decodificare. Al contrario, tutta l’azione viene sempre inquadrata chiaramente e anche i proiettili in volo sono sempre ben visibili. Quindi, come si affrontano i pericoli di questa villa?
Ogni partita inizia da una stanza dove si sceglie un drink, che garantisce qualche potenziamento passivo. Questi variano da scudi, a resurrezioni automatiche, passando per effetti aggiuntivi che si attivano con l’utilizzo di varie abilità. Oltre a esserci una buona varietà di potenziamenti iniziali, altri possono essere sbloccati proseguendo nell’avventura, dando quindi al giocatore una scelta sempre più ampia.
Dopo questa scelta si entra poi in una serie di piani abitati da nemici che cercano di farci la pelle. Ogni piano è diviso in vere e proprie stanze più piccole separate da porte da aprire, in modo simile (se non uguale) a quanto visto in Hotline Miami. Di base, la formula è semplice: si entra, si puliscono tutte le stanze dai nemici e si avanza verso il piano successivo. Dopo un certo numero di piani si affronta un boss molto potente.
Anche il gunplay richiama Hotline Miami: tutto viene inquadrato da una visuale a volo d’uccello, dove la mira è affidata al mouse o al secondo stick. Le armi da sfruttare sono invece molto diverse tra loro, tutte con munizioni limitate. Queste vanno infatti raccolte dai cadaveri dei nemici, ma offrono al giocatore un solo caricatore di riserva. Il giocatore viene quindi costretto ad alternare continuamente la varie bocche da fuoco, senza potersi accampare in un solo punto. Una meccanica, questa, incoraggiata anche da un moltiplicatore che premia con un maggior numero di monete (necessarie per i già citati drink) le uccisioni in serie.
Per fortuna, a facilitare la vita ci pensano una comoda schivata in grado di rendere il protagonista invulnerabile per il corso della sua durata e, soprattutto, la possibilità di rallentare temporaneamente il tempo, schivando quindi proiettili e mirando con più calma. Quest’ultima meccanica è fondamentale per proseguire, dato che permette di tirarsi fuori da situazioni apparentemente impossibili.
Il problema principale di OTXO, però, risiede proprio qui. Di fatto, questo bullet time può essere spammato quasi in continuazione, vista la sua ricarica molto veloce affiancata alla possibilità di attivarlo e disattivarlo a piacimento. Nonostante il titolo si mantenga comunque molto difficile, questo ammortizza la tensione delle prime stanze, dove il suo utilizzo è davvero troppo efficace.
In poche parole, OTXO può essere definito come una versione roguelite di Hotline Miami, dove le stanze vengono generate casualmente ogni volta e dove i livelli diventano i singoli piani di un lungo dungeon. Tutto questo funziona maledettamente bene, soprattutto grazie alla realizzazione decisamente curata e riuscita. Il vero problema di una struttura simile risiede soprattutto nella sua intrinseca ripetitività, ma c’è da dire che il sistema di combattimento così curato ammortizza enormemente questo problema.
Un action che si tinge di horror
Il comparto tecnico di OTXO non è troppo elaborato e presenta una pixel art non troppo dettagliata, che però crea comunque un colpo d’occhio generale davvero bello da vedere. Scenari, sprite e animazioni sono infatti dettagli abbastanza da stimolare l’immaginazione, creando un mondo di gioco a suo modo interessante.
Questo è valorizzato ampiamente dallo splendido comparto artistico, che mescola varie ispirazioni per creare un risultato memorabile. Nonostante le basi estetiche siano chiaramente quelle di di Hotline Miami, i colori al neon sono qui sostituiti da una palette in bianco e nero che richiama atmosfere noir e in certi carsi persino horror. Il maniero di OTXO è infatti decisamente inquietante, non solo per i dialoghi ricchi di mistero, ma anche per la generale estetica surreale che permea tutto.
Infine, il comparto sonoro è eccellente. Gli effetti sonori contribuiscono a rendere vivere le bocche da fuoco, aggiungendo per esempio i rumori dei pallettoni vuoti che impattano con il suolo o quello delle molle nel fucile a pompa. Allo stesso modo, la colonna sonora è molto orecchiabile e riesce a incidersi nella testa del giocatore.