Ad alcuni mesi dalla sua uscita per le altre piattaforme, Outbreak: Epidemic approda su Nintendo Switch, primo titolo “portatile” della serie.
Quella di Outbreak è in effetti una serie, iniziata nel 2017 e prodotta dagli sviluppatori indipendenti di Dread Drop Studio, che affonda le proprie radici nei videogame horror degli anni ’90 e cerca di proporre una formula diversa per ogni titolo con elementi come telecamere fisse, inventari limitati ecc.
Epidemic è un survival horror in cui siamo intenti a spazzare orde di zombie mentre completiamo obiettivi nel complesso poco interessanti, focalizzati principalmente sulla nostrasopravvivenza.
In questo caso, la caratteristica principale del gioco è data dalla possibilità di giocarlo in modalità cooperativa, tramite multiplayer locale.
A nostra disposizione ci sono alcune missioni della modalità campagna, una modalità di missioni “sperimentali” per finire con quella che, probabilmente, è la più interessante, ovvero la modalità onslaught che esprime bene il concept alla base del titolo.
In questa tipologia di partita dovremo puntare solo sulla nostra sopravvivenza e avremo a che fare con livelli estratti dalla campagna, suddivisi in aree diverse che dovremo ripulire.
Messa così, sembrerebbe che ci sia tanto da giocare; non è esattamente vero dal momento chela campagna è molto breve (solo 5 mappe) e i livelli della modalità experimental sono brevissimi. In entrambi i casi, tutto ciò che dovremo fare è gironzolare per i livelli cercando di capire come avanzare, soluzione che ci arriverà in maniera troppo semplificata. Talvolta incontreremo aree un po’ più ampie da esplorare, ma nel complesso il gioco è talmente lineare da risultare imbarazzante.
Elementare, ma scomoda, la gestione dell’inventario che mal si adatta all’utilizzo dei Joy-Con e che nelle intenzioni degli sviluppatori dovrebbe ricordare quello di serie ben più blasonate come Resident Evil, da cui vengono ripresi elementi come la combinazione degli oggetti. Nel complesso, sarà per il layout dei comandi o per la sua struttura intrinseca, l’inventario è troppo confusionario.
Nei vari livelli avremo pochi elementi interattivi, limitati principalmente alle armi/oggetti da raccogliere e ad alcuni enigmi molto banali che ci richiedono di aprire una serratura a combinazione o portar un oggetto dal punto A a quello B.
I problemi dell’inventario si estendono anche alla gestione delle armi e di tutto quello che possiamo tenere in mano, arrivando comunque alla struttura stessa del gioco che non è un granchè.
La versione Switch di Epidemic non fila liscia come dovrebbe: spesso ci sono dei rallentamenti e l’intero comparto visivo è di bassa qualità. Viene caricata solo una piccolissima porzione di livello,
causando costanti e fastidiosi pop-up e addirittura possiamo vedere i bordi delle porzioni caricate nonostante le tenebre che avvolgono (in tutti i sensi) il gioco e che minano un’esperienza che in ogni caso difficilmente sarebbe stata positiva.
Certo, si tratta di un titolo indipendente sviluppato da un team con pochi componenti e risorse per cui gli sforzi fatti sono sicuramente notevoli. Tuttavia, almeno per quanto riguarda questa versione Switch, Outbreak: Epidemic è un titolo pessimo sotto tutti i punti di vista e mi riesce incomprensibile il perchè uno studio con mezzi limitati debba cercare di scimmiottare i grandi classici producendo prodotti di qualità inferiore anche alle loro aspettative.
Epidemic non è ben ottimizzato; è giocabile, è vero, ma nel 2020 credo che i giocatori si aspettino di più di un titolo “giocabile”. Come già detto, l’aggettivo che meglio descrive questo porting è imbarazzante. Ci sono numerosi momenti imbarazzanti, praticamente ogni volta che spuntano gli zombie (che per inciso possiamo colpire ovunque con il medesimo effetto).
A provare a salvare le cose ci pensa la modalità cooperativa, che potrebbe anche divertire, ma caso un multiplayer esclusivamente in locale nel 2020 lascia molto da riflettere.
Il gioco cerca di offrire una sorta di personalizzazione, facendoci scegliere la classe del personaggio; in questo caso nel corso del gioco sbloccheremo degli elementi che ci consentiranno di upgradare il nostro personaggio.
Naturalmente, neppure questo elemento funziona bene. Gli sviluppatori hanno ben pensato di inserire dei livelli per le personalizzazioni, e conseguentemente per i personaggi.
Per interagire con determinati oggetti dovremo quindi avere un personaggio di un determinato livello: fondamentalmente per le armi più importanti serve un tipo più grosso.
Potrebbe avere senso, se non fosse che ad esempio un personaggio femminile non sarà in gradi di usare un martello fino a che non avrà raggiunto un livello più avanzato.
I personaggi appaiono differenziati, per quanto non caratterizzati in maniera approfondita, ma almeno qui lo sforzo è apprezzabile, anche per quanto riguarda l’atmosfera che gli sviluppatori hanno cercato di creare.
Segnali di Stile
Detto del semi disastro dal punto di vista visivo, Epidemic non si distingue neppure nel comparto audio: oltre ad effetti sonori di bassa qualità, la musica che accompagna la nostra partita è fastidiosa nel suo essere ripetitiva. Si tratta di brevi tracce ripetute all’infinito, che non sono tollerabili oltre pochi minuti