Sono sempre di più, negli ultimi anni, le riproposizioni di videogiochi delle primissime generazioni di console sugli hardware moderni, che fanno leva sull’effetto nostalgia per coloro che hanno giocato i titoli in questione decenni addietro o che si rivolgono a chi non ha ancora avuto modo di mettere le mani su questi classici. Ne sono esempi, in maniera differente, Final Fantasy I-VI Pixel Remaster, Star Ocean: The Second Story R, Tomb Raider I-III Remastered e tanti altri ancora.
A questo elenco si aggiunge anche Over Horizon X Steel Empire, una raccolta di tre giochi appartenenti a due saghe differenti. Seppur entrambe facciano parte del genere degli shoot’em up a scorrimento orizzontale, Over Horizon è stato pubblicato nel 1991 su NES solamente in Giappone e in Germania, mentre il primo capitolo di Steel Empire è stato pubblicato nel 1992 su Sega Mega Drive, col titolo di The Steel Empire. Nel 2004, inoltre, è stato realizzato anche un port per Game Boy Advance. Oggi questi tre classici sono stati pubblicati su Nintendo Switch, in una raccolta realizzata da ININ Games. Vediamone pregi e difetti.
Over Horizon X Steel Empire: una narrativa che bada al sodo
L’espediente narrativo utilizzato dai tre giochi è abbastanza semplice e serve, principalmente, come pretesto per l’azione di gioco. Over Horizon è ambientato in un lontano futuro nel quale l’umanità ha raggiunto un livello avanzato di tecnologia che permette l’esplorazione e la colonizzazione di mondi lontani. Tuttavia, durante queste esplorazioni, una forza ostile conosciuta proprio come Over Horizon minaccia la pace e la sicurezza delle colonie umane. L’organizzazione Gamma, infatti, vuole utilizzare la creatura aliena Kassandra per prendere il controllo del sistema solare Alpharos, attaccando sistematicamente le colonie e distruggendo ogni ostacolo sul loro cammino.
Assumendo il ruolo di un pilota scelto per comandare l’astronave più avanzata dell’umanità, equipaggiata con tecnologia all’avanguardia e armi personalizzabili, la nostra missione è quella di volare attraverso vari settori dello spazio, affrontare ondate di nemici alieni e superare numerosi ostacoli per arrivare al cuore della minaccia e sconfiggerla una volta per tutte.
Entrambi i capitoli di Steel Empire, invece, sono ambientato in un mondo alternativo dove la tecnologia predominante è quella a vapore e dove dirigibili e navi volanti sono i principali mezzi militari. Il gioco si svolge in un’epoca caratterizzata da una forte estetica steampunk, durante la quale si sta combattendo una guerra tra due grandi potenze: l’Impero Motorhead, un regime tirannico che utilizza la sua avanzata tecnologia a vapore per dominare e opprimere gli altri popoli, e la Repubblica di Silverhead, che rappresenta la resistenza contro la crudeltà dell’Impero.
La nostra missione principale, in questo caso, è proprio quella di combattere le forze dell’Impero Motorhead, distruggere le loro basi e sconfiggere i boss nemici in una serie di livelli sempre più ardui.
Battaglie nell’alto dei cieli
Dal punto di vista del gameplay, come anticipato in precedenza, Over Horizon e Steel Empire sono shoot’em up a scorrimento laterale da sinistra verso destra. Nel primo titolo controlliamo un’astronave da combattimento attraverso sei stage ambientati nello spazio, ognuno con il proprio boss di fine livello che deve essere sconfitto per progredire ulteriormente e affrontare Kassandra.
Nel gioco pubblicato su NES l’astronave è dotata di varie armi, che possono essere potenziate raccogliendo degli appositi oggetti durante l’avanzamento nel livello e che permettono di utilizzare differenti approcci per affrontare i vari nemici e gli ostacoli ambientali che si incontrano durante la partita. L’arsenale a nostra disposizione, infatti, risulta ben variegato, e ci permette di modificare il tipo e la direzione dello sparo. Attenzione però: se si muore, si perderanno gli equipaggiamenti ottenuti fino a quel punto.
Anche i vari stage di gioco presentano ambienti ben diversificati tra loro: ad esempio, nei primi livelli troviamo una foresta ricca di flora e fauna aliene, uno scenario acquatico popolato da creature marine e grotte infuocate con fiumi di lava. Le modifiche, però, non sono solamente estetiche. In ogni stage vengono, infatti, introdotte nuove meccaniche di gioco e nuovi nemici da sconfiggere. Anche i combattimenti con i boss risultano molto appaganti, sia per la realizzazione estetica dei nemici di fine livello che per le differenti modalità di combattimento. Introducendo nuove sfide, infatti, queste fasi risultano particolarmente convincenti.
Per limitare la difficoltà del titolo originale, nel quale basta un colpo per essere eliminati e consumare una delle due vite a nostra disposizione, ININ Games ha introdotto degli elementi volti a semplificare l’esperienza dei giocatori. Over Horizon presenta, infatti, due modalità: la Standard Mode e la Challenge Mode.
Nella prima è possibile premere il tasto L per riavvolgere il tempo e tornare a una situazione di gioco precedente, potendo così evitare i proiettili da cui eravamo stati colpiti e rimediare, ad esempio, alla distruzione della propria astronave. Inoltre, è stata aggiunta la possibilità di poter salvare e caricare la partita in qualsiasi momento. Nonostante queste novità, la difficoltà del gioco rimane molto alta, e a meno di essere esperti nel genere ci troveremo a tornare indietro nella partita moltissime volte. I più nostalgici, invece, possono usufruire della modalità Challenge, che ricalca l’esperienza NES in tutto e per tutto: non è quindi possibile utilizzare il rewind o salvare la partita.
Over Horizon e Steel Empire: due giochi simili ma con differenze decisive
Le due modalità appena descritte sono presenti anche nei capitoli di Steel Empire inseriti nella raccolta, così come ritroviamo la difficoltà molto impegnativa. Se dal punto di vista narrativo la saga pubblicata su Sega Mega Drive e su Game Boy Advance si discosta molto da Over Horizon per via della sua ambientazione steampunk e di una trama che cerca di essere un po’ più articolata, le dinamiche di gioco rimangono invece pressoché le stesse.
Le differenze più rilevanti riguardano il fatto che in Steel Empire sono presenti una barra di energia, per cui per essere eliminati sarà necessario più di un colpo, e la possibilità di scegliere tra due velivoli: il rapido e agile Striker, o il più lento ma potente Zepplin.
I due mezzi si differenziano, dunque, per la loro velocità e la potenza di fuoco, ma utilizzano le stesse armi: dei cannoni che possono sparare in entrambi i lati e delle bombe che vengono sganciate verso il basso. Questa impostazione ha come conseguenza, per forza di cose, un approccio meno variegato rispetto a quanto visto in Over Horizon. Permane, invece, il sistema di potenziamenti per il velivolo tramite specifici oggetti.
A risultare meno ispirati in Steel Empire sono gli scenari e i combattimenti contro i boss di fine livello. Il gioco, infatti, è diviso in sette stage che appaiono più spogli e simili tra di loro rispetto a quelli del titolo per NES, offrendo così un colpo d’occhio meno efficace. Questo aspetto è, però, attenuato su Game Boy Advance, dove la grafica è stata quasi interamente realizzata da zero rispetto alla versione per Sega Mega Drive. Sia gli sprite che gli sfondi risultano, infatti, più dettagliati, con l’aggiunta di un effetto parallasse che dona profondità ai livelli di gioco.
Anche i modelli dei nemici sono stati adattati per tenere conto dello schermo più piccolo, in particolare per quanto riguarda i boss. Ad esempio, il treno alla fine del primo livello aveva originariamente un enorme cannone sulla sua ultima carrozza, che manca nella versione portatile. Il boss finale, di cui non parliamo nel dettaglio per evitare spoiler, è invece completamente diverso.
La versione per Game Boy Advance, dunque, appare più convincente dal punto di vista grafico, ma l’impressione che si ha è che, nonostante il tentativo di bilanciare il gioco anche su console portatile, il titolo risulti di difficoltà più alta rispetto alla sua controparte proprio per la sua maggiore densità a schermo di nemici ed elementi su cui doversi concentrare. Un aspetto che accomuna i due capitoli di Steel Empire, inoltre, è il fatto che nei frangenti più caotici diventa difficile riuscire a vedere sullo schermo i proiettili più piccoli che si appropinquano alla nostra astronave, finendo molto spesso per essere colpiti senza rendersene conto.
I tre giochi della raccolta hanno, invece, in comune una durata piuttosto esigua (parliamo di un’oretta per concludere Over Horizon e un’ora e mezzo circa per Steel Empire) ma coerente con l’esperienza degli shoot’em up, e cali di fotogrammi per secondo piuttosto consistenti ogniqualvolta sullo schermo si trovino contemporaneamente un numero piuttosto elevato di elementi, e vista la natura da shoot’em up dei titoli ciò avviene abbastanza spesso. A soffrire meno di questo aspetto è Over Horizon: resta comunque di difficile spiegazione il fatto che una raccolta di giochi pubblicati originariamente a cavallo tra la terza e la seste generazione di console possa palesare limiti tecnici di questo tipo sull’ultimo hardware Nintendo.
Grafica e sonoro
Dal punto di vista grafico, i giochi della raccolta hanno visto aumentare la loro risoluzione e riprendono le capacità tecniche delle console di riferimento. Over Horizon presenta dunque il caratteristico stile grafico a 8-bit del NES, The Steel Empire per Sega Mega Drive utilizza la grafica 16-bit, mentre Steel Empire per Game Boy Advance, con la sua grafica 32-bit, rappresenta un significativo passo avanti, con dettagli e colori migliorati, sprite ridisegnati e effetti visivi avanzati che offrono un’esperienza visiva decisamente più ricca.
Sotto questo punto di vista è, però, Over Horizon a colpire maggiormente. La ragione è quella anticipata in precedenza: l’estrema varietà e la grande cura messa dagli sviluppatori nella realizzazione degli ambienti di gioco, che risultano ben diversificati e che rendono l’esplorazione dello spazio ancor più coinvolgente ed entusiasmante. A risultare meno ispirati in Steel Empire sono, invece, proprio gli scenari e la loro realizzazione, oltre ai combattimenti contro i boss di fine livello.
La colonna sonora dei tre giochi, invece, è composta da tracce audio orecchiabili, che ben si coniugano con l’esplorazione dei livelli ma che non appaiono particolarmente incisive e memorabili. Trattandosi delle musiche originali, tuttavia, si mantiene intatta l’autentica atmosfera anni ’90 dei giochi. Da questo punto di vista è la versione per Game Boy Advance di Steel Horizon a mettersi in mostra, con suoni che, per quanto caratterizzati dal classico effetto “metallico” della console portatile, presentano effetti più nitidi rispetto agli altri due titoli.