Overcooked! All You Can Eat è un gioco che dichiara i suoi intenti già dal titolo, che oltre a essere divertente racchiude il senso di questo mega-pacchetto: in questa versione di Overcooked! abbiamo letteralmente tutto ciò che potremmo desiderare dalla serie e anche di più. Troviamo infatti le campagne dei due titoli originali, tutti i DLC e qualche piccola aggiunta, il tutto ritoccato per l’occasione e con l’aggiunta dell’online. Davvero, tanta, tanta roba. Ma, come sempre, vediamo se vale la pena indossare i cappello da chef ancora una volta e rimettersi ai fornelli.
Cucinare per la salvezza del regno
Overcooked! All You Can Eat include le storie dei primi due capitoli della serie che, sostanzialmente, hanno una struttura identica: il regno delle cipolle è in pericolo e i due chef protagonisti dovranno viaggiare per il reame, affinare le loro arti culinarie nelle cucine più improbabili e, infine, sconfiggere la minaccia che incombe sul reame. Una classica storia cavalleresca, che però vede i fornelli al posto delle spade.
Chiaramente, nei due Overcooked! questa struttura ha delle differenze. Il primo parte nel futuro e ci mostra fin da subito una polpetta che sta distruggendo il regno, affamata e insaziabile. I due chef, però, non saranno abbastanza bravi da poterla sfamare e, di conseguenza, il re deciderà di portare tutti indietro nel tempo, in modo da addestrare i cuochi prima che sia troppo tardi e farli arrivare preparati alla battaglia finale.
Il secondo capitolo, invece, vede il regno invaso da degli zombi di pane malfermo (UnBread, in inglese), risvegliati da un antico rituale proibito. Ovviamente, questi saranno affamati e insaziabili e starà ai due chef viaggiare tra le cucine più rischiose e assurde, in modo da salvare ancora una volta il regno.
Pur non avendo un intreccio di fatti troppo elabaorato, la serie di Overcooked è caratterizzata da un’atmosfera riconoscibile e sempre divertente, grazie a easter egg, citazioni e battute sparse nei vari dialoghi.
La trama, in ogni caso non è il piatto forte di Overcooked (gioco di parole dovuto), dato che il titolo punta tutto sul gameplay, scanzonato, chiassoso e, in una parola, divertentissimo. In questo All You Can Eat, c’è davvero tanto, tanto da giocare.
Tra una pietanza e l’altra, il tempo non basta mai
Il gameplay alla base di Overcooked! è sempre quello: abbiamo una serie di piatti da servire in un tempo limite, in cucine che fanno di tutto per ostacolarci. Ogni livello vede determinati piatti richiesti dai clienti, che variano per complessità (numero di ingredienti, cottura, ecc.). Nelle cucine, troviamo le materie prime per preparare questi piatti, che però devono essere cucinate o lavorate in quelche modo. Combinando tutto nel modo giusto, otteniamo la pietanza, che può essere servita.
Ad esempio, nel primo livello di Overcooked! dobbiamo preparare un’insalata affettando lattuga e pomodori, da mischiare nello stesso piatto, che poi può essere servito alla polpetta. Più avanti nel gioco, il principio resta lo stesso, ma le pietanze diventano molto più complesse: alcuni ingredienti vanno affettati, altri riscaldati, altri strapazzati e, a volte, il piatto finale va pure messo in forno.
Inoltre, i piatti vanno consegnati in base alle richieste del momento e non cucinati o scelti a casaccio e, chiaramente, bisogna cucinarli nel modo giusto, evitando che si brucino. In tutto questo, bisogna anche lavare i piatti, rimettere le pentole al loro posto e svolgere altri piccoli incarichi. Tutto sembra controintuitivo ma, alla prova dei fatti, è immediato, grazie al ridotto numero di tasti necessari per controllare tutto: qualunque sia l’azione da svolgere, basta afferrare il piatto, poggiarlo nel macchinario di turno e premere il tasto azione.
Non solo: le cucine sono spesso create in modo da dividere tutti gli ingredienti necessari nelle due parti che compongono la mappa, costringendo i due chef a collaborare (o il singolo giocatore ad alternare tra i personaggi). Come accennato, poi, molti scenari sono semplicemente assurdi e rendono tutto divertente e fresco: potresti ritrovarti a cucinare su una mongolfiera che poi crolla in un locale da Sushi, tra due zattere, su un iceberg, in una scuola di magia dove utilizzare dei portali e in molti altri luoghi impensabili.
Tutto questo, come accennato, va fatto in un tempo limite. Ogni cucina richiede un numero minimo di piatti da consegnare in un certo periodo di tempo e, di conseguenza, serve svolgere tutte le attività nel minor tempo possibile. Se infatti completare il livello diventa semplice, ottenere tutte le stelle del completamento richiede tanta bravura e coordinazione. Non va sprecato nessun secondo: uno lava, l’altro taglia e poi si passa subito ad altri compiti. Serve coordinazione massima.
In entrambe le campagne, i livelli sono sparsi in un overworld navigabile con un furgoncino, dov’è possibile avviare i vari livelli, ottenere le stelle con il completamento e proseguire nelle cucine dalla difficoltà crescente. La più grande differenza tra le meccaniche dei due giochi la vediamo con l’introduzione del lancio degli ingredienti, disponibile solo dal secondo capitolo.
Questo non è solo un comando aggiuntivo ma, di fatto, ha permesso agli sviluppatori di creare cucine ancora più assurde ed esagerate, piene di ostacoli che difficilmente possono essere aggirati senza lanciarsi gli ingredienti necessari. Ovviamente, il contraltare di tutto questo risiede nell’assurda difficoltà di giocare tutto questo da soli.
Proprio qui rimane il più grande problema di Overcooked!. Giocando in solitaria, siamo costretti ad alternare i due cuochi, perdendo spesso secondi preziosi e, in generale, divertendoci meno. Coordinarsi con un amico, urlarsi contro durante gli sbagli e superare insieme i livelli è la parte più gratificante dell’esperienza. In All You Can Eat questo difetto viene limato grandemente dall’online, che permette di giocare con un amico persino in crossplay. Un’aggiunta davvero ottima e decisamente non trascurabile in un titolo che punta tutto sulla cooperazione. Ancora meglio, gli sviluppatori hanno intenzione di implementare il crossplay tra varie piattaforme, abbattendo ogni forma di muro.
Solo le storie? No, molto altro
Oltre alle due campagne principali, Overcooked All You Can Eat include anche una modalità arcade, che permette di giocare partite singole (perfetta per un party game tra chef veterani), una modalità online, che arriva adesso a entrambi i capitoli della serie e tutti i DLC rilasciati nel corso del tempo.
Questi aggiungono nuovi contenuti molto interessanti, che non si limitano a mappe nuove ma, a volte, portano persino nuove meccaniche e piccole variazioni sul tema che aiutano a mantenere un pizzico di freschezza. Infine, anche il primo Overcooked! ha ricevuto dei piccoli miglioramenti, che ora lo rendono più al passo con i tempi e perfezionano l’esperienza generale.
Vediamo anche l’aggiunta di altri contenuti inediti, mai visti fin’ora, che rendono il tutto ancora più longevo. Sia chiaro, la formula base è sempre quella, ma funziona benissimo e in questo pacchetto è proposta in tutte le salse possibili e persino con qualche extra.
Quindi, vale la pena spendere nuovamente il prezzo necessario ad accaparrarsi questa grande abbuffata? Dipende. Se non hai mai giocato la serie e cerchi un party game divertente e originale, assolutamente si. Se hai giocato uno solo degli Overcooked! e se curioso di provare l’altro titolo o di giocare i DLC, facci pure un pensiero, perchè troverai tantissimi contenuti inediti.
Potresti avere qualche ripensamento, solo se hai già giocato entrambi i titoli e magari hai anche acquistato buona parte dei DLC. In questo caso, le novità proposte e i piccoli aggiustamenti tecnici, difficilmente giustificheranno un nuovo acquisto.
Un nuova veste grafica?
Il comparto tecnico di Overcooked! All You Can Eat è decisamente smagliante. Troviamo infatti modelli poligonali ben realizzati, e animati altrettanto bene, affiancati da ambientazioni dettagliate, colorate e sempre piacevoli da vedere. Con questa nuova edizione, poi, entrambi i titoli hanno ricevuto un piccolo miglioramento grafico che, pur essendo meno evidente su Nintendo Switch, resta comunque percepibile, specialmente per le cucine del primo Overcooked!.
Il comparto artistico è uno dei punti forti della serie, che vanta uno stile riconoscibile e scanzonato, pieno di ironia e di situazioni assurde.
Infine, il comparto sonoro è eccellente, grazie a musiche sempre adatte all’occasione e a effetti sonori realizzati per ogni piccola assurdità che accade in cucina.