Il genere mecha (o mech) è al giorno d’oggi uno dei più popolari nell’industria dell’intrattenimento odierno in tutte le sue forme. Diffusissimo in Giappone, insospettabilmente si potrebbe far risalire la nascita del genere a un’opera europea, il romanzo dell’inglese Horson George Wells risalente al 1898, adattato negli anni in tutte le salse, passando dal radioromanzo a puntate del 1938 alla recente miniserie televisiva omonima targata BBC.
In ambito europeo però non si hanno molti esempi di opere con protagonisti robot giganti (un’eccezione è rappresentata dai due lungometraggi Pacific Rim e Pacific Rim – La rivolta rispettivamente del 2013 e del 2018), quelle di stampo nipponico però risultano comunque gradite, riuscendo a imporre il proprio immaginario a livello mondiale, due esempi illustri sono senza dubbio la serie (o meglio, le serie) Gundam e Neon Genesis Evangelion (che sta facendo molto parlare di sé negli ultimi giorni poiche il nuovo lungometraggio conclusivo è finalmente in dirittura d’arrivo) opera del maestro Hideaki Anno che dietro il genere mecha nasconde contenuti puramente filosofici ed esistenziali.
In Giappone, il genere è talmente importante a livello culturale che nel 2017 la statua di un Gundam Unicorn è stata costruita a Odaiba, e negli scorsi mesi un Gundam-RX-78-2 in scala 1:1 (18 metri d’altezza per 25 tonnellate) è letteralmente entrato in funzione sul molo di Yokohama con meccanismi che gli consentono di muovere gambe, braccia e mani. La parte decisamente più interessante del genere, oltre all’estetica dei giganteschi robot, è composta dagli scontri, che grazie all’imponenza dei protagonisti meccanici riesce a trasmettere una fisicità assente in altri generi shonen.
Naturalmente, anche il settore videoludico ha risentito dell’influenza del genere mecha: Override 2: Super Mech League prende le colonne portanti del genere della visione nipponica (robot dotati di arsenali e tecniche di combattimento estremamente diversi e variegati tra loro) e le traspone in un picchiaduro accattivante, ma a cui manca un pizzico d’ambizione che avrebbe reso il titolo decisamente più interessante.
Lo faccio per sport!
La trama non è certamente la colonna portante di Override 2: Super Mech League, eppure, per quanto accessoria e decisamente poco originale, la modalità storia presenta una narrazione tutto sommato azzeccata e coerente con l’incedere del gameplay. Nel mondo di gioco infatti, si è combattuta una guerra in cui gli esseri umani hanno utilizzato dei futuristici mecha per darsi battaglia tra le varie fazioni; dopo la fine della guerra, i mecha in questione vengono utilizzati a uso sportivo, in una competizione con una lega organizzata in cui i vari piloti sono sponsorizzati da multinazionali, come se fossero degli atleti odierni.
A introdurci a questo mondo sportivo e competitivo sarà Zoe, una ex pilota che si proporrà come nostra manager, parlandoci della divisione in leghe e cercando i primi sponsor che ci permetteranno di guadagnare sempre più denaro per poter acquistare nuovi mecha ed elementi estetici per personalizzarli. Inizialmente, partiremo con un pool ridotto di mecha a disposizione, appena avremo racimolato abbastanza però potremo acquistarne uno nostro, che andrà a sostituire quelli già disponibili che dovremo ricomprare in futuro.
Andando avanti con la competizione, sempre più sponsor si interesseranno a noi, indice che la nostra fama di pilota sta crescendo, riusciremo a guadagnare sempre di più e questo ci porterà in alto nella lega, fino a diventare piloti professionisti. La parabola sportiva già vista e rivista del novellino che grazie alla sua bravura e forza di volontà diventa un vero e proprio campione, tuttavia, come anticipato non è sicuramente la trama il punto di forza di Override 2: Super Mech League, che viene portata avanti in maniera semplice, a suon di battute da parte di Zoe, senza cinematiche o colpi di scena di sorta.
Come oliare gli ingranaggi
Senza dubbio, è il gameplay il piatto forte del titolo, o meglio, quello su cui gli sviluppatori hanno puntato maggiormente, dal momento che comunque qualche problema di legnosità e feedback va a rovinare anche l’aspetto puramente ludico della produzione, facendo intuire che il progetto sia affetto, purtroppo, da una scarsa attenzione che lo rende decisamente meno interessante di quanto sarebbe potuto essere.
Di base, il titolo si presenta come un classico picchiaduro 3D con scontri tra mecha che si tengono in ampie arene con limiti circolari. Concettualmente la formula ricorda serie ormai classiche come Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi o Naruto: Ultimate Ninja Storm; tuttavia, un dettaglio di gameplay rende l’azione molto più interessante. Infatti il combat system ricorda molto da vicino quello di Arms, bizzarro picchiaduro in esclusiva per Nintendo Switch, e in un certo senso lo evolve anche.
Infatti, se in Arms i movimenti del Joy-Con erano funzionali a usare pugno destro, sinistro, parata e presa, in Override 2: Super Mech League, ogni grilletto dei controller corrisponderà a un arto del mecha controllato, questa feature, davvero ottima, non viene purtroppo sfruttata in maniera del tutto soddisfacente. Infatti, premendo combinazioni di tasti specifiche potremo utilizzare mosse più potenti dei singoli colpi, quello che manca invece è un vero e proprio sistema di combo, una vera macchia sul curriculum di un picchiaduro.
Sebbene le mosse speciali (e quelle finali naturalmente) siano uniche per ogni mecha, la combo possibile è una sola per tutti i personaggi e prevede di eseguire semplicemente un pugno e i due calci in rapida successione: niente mezzelune, niente tecnicismi, nessuna combo caratteristica, in definitiva un vero peccato, soprattutto se si considera il feedback di comandi e colpi, anch’esso non del tutto soddisfacente.
Infatti, forse in un goffo tentativo di simulare la pesantezza dei robot giganti, i comandi risulteranno legnosi, e il feedback dei colpi sarà quasi del tutto inesistente, dando la continua impressione di sferrare pugni e calci nel vuoto. La recensione si basa sulla versione PlayStation 4 del titolo, ma all’alba di una nuova generazione, per la prima volta mi sono ritrovato a pensare a quanto l’esperienza ludica non solo sarebbe arricchita dalle caratteristiche del DualSense, ma addirittura sarebbe risultata completa, presentando al momento un gameplay a tratti insoddisfacente.
A rinforzare l’offerta ludica, altalenante nella realizzazione tecnica, ci pensano delle modalità interessanti, per quanto mai davvero innovative. Oltre a poter selezionare una Partita Rapida, potremo tuffarci in Allenamento, oppure nella campagna principale, costituita dalla Lega. Quest’ultima è gestita in maniera davvero interessante: dovremo accrescere la nostra fama partecipando ai diversi gironi proposti, ogni volta avremo la scelta tra almeno due o tre sfide da affrontare e potremo scegliere quella in cui ci sentiamo più sicuri o quella più remunerativa.
Le prime modalità che verranno proposte saranno l’1 contro 1, il 2 contro 2 e il Tutti contro tutti, man mano però sbloccheremo modalità più complesse, su tutte la più interessante si è rivelata Re della Collina, in cui dovremo difendere una certa posizione nell’arena per il maggior tempo possibile per ottenere il punteggio necessario a uscire vincitori dallo scontro. Diventando piloti più famosi alcuni sponsor si interesseranno a noi, proponendoci sfide a tempo (per esempio, realizzare un determinato numero di colpi finali), se riusciremo a portarle a termine verremo ricompensati.
Le ricompense serviranno ad acquistare nuovi mecha e personalizzazioni; se i primi però saranno il fiore all’occhiello della produzione, le seconde sono nuovamente motivo di delusione. I robot presenti sono per la maggior parte davvero ben caratterizzati, alcuni palesi citazioni di altri mecha celebri come Metageckon (ripreso da Mecha Godzilla o da vari Zord delle serie Power Rangers) o Belona (ripreso dai robottini protagonisti di Danball Senki), altri invece totalmente originali e interessanti come Rocca (riferimento alla civiltà azteca) o Pescado.
Quello che manca al titolo è una sola cosa: le licenze. La serie (mai uscita dai confini nipponici) Super Robot Wars, similmente a Super Smash Bros, riesce a racchiudere al suo interno tutti i più celebri mecha delle serie d’animazione o cartacee del genere, andando da Mazinkaiser a Getter Robot, passando per Tengen Toppa Gurenn Lagann e il già citato Gundam. In Override 2: Super Mech League, per quanto artisticamente ispirati, i mecha restano anonimi e non ce n’è uno che riesce realmente a spiccare tra gli altri. La serie Super Robot Wars è decisamente meno action di quanto ci si potrebbe aspettare, ed è quindi un peccato che, per titoli che potrebbero risultare più adrenalinici, non si possa prendere il controllo di macchine che hanno fatto la storia del genere.
L’unica eccezione è costituita dall’edizione Deluxe del titolo: la Ultraman Edition. Grazie a questa particolare edizione si avrà l’accesso a quattro lottatori provenienti direttamente dalla serie: Ultraman, Bemular, Dan Moroboshi, e Black King; purtroppo però, si tratta della versione dei personaggi della serie Netflix dedicata, non la più felice delle scelte di sicuro. Non si tratta della paura degli sviluppatori di toccare mostri sacri del genere, è piuttosto la maledizione dei titoli AA che, a metà strada tra i grandi colossal e gli indie, molto spesso restano nel limbo delle produzioni anonime e con poca personalità.
Come accennato già in precedenza, la personalizzazione è davvero scarna: ci saranno pochi elementi con cui potremo ritoccare i nostri mecha e tutti comunque alquanto anonimi. Questa potrebbe essere solo una lieve mancanza, in realtà però si trasforma in un vero e proprio problema nel momento in cui durante la Lega ci troveremo ad affrontare (magari nel Tutti contro tutti) mecha uguali ai nostri (mancando anche vere e proprie variazioni di colore), nelle situazioni più concitate potrebbe risultare davvero confusionario.
L’intero titolo in tutte le sue modalità può essere giocato interamente in multiplayer online competitivo. Nella mia prova (durata dal 23 al 27 dicembre) ho però riscontrato un problema: non ho mai incontrato giocatori online, e ho dovuto combattere sempre e solo contro i bot; questo può essere un grosso problema per un titolo che deve palesemente vivere necessariamente di community, e se quest’ultima non lo supporta già nella prima settimana di lancio, il futuro del titolo è in salita, anzi, decisamente a rischio.
Mecha belli da vedere, un po’ meno da sentire
Anche dal punto di vista tecnico, Override 2: Super Mech League presenta una desolante alternanza qualitativa. Sono un amante del genere, e, per quanto anonimi, i mecha proposti mi sono sembrati davvero ben realizzati e artisticamente ispirati; il tutto è supportato poi da un comparto grafico degno di nota e dalle arene, tutte veramente splendide da guardare.
Lo spettacolo visivo però viene pesantemente rovinato da un motion blur fin troppo marcato, considerando che gran parte dei movimenti dei mecha saranno molto marcati, e che in alcune modalità dovremo cambiare spesso e volentieri target in maniera anche piuttosto rapida tra i vari nemici, gli spostamenti di visuale così rapidi non porteranno mai alla nausea (come potrebbe tranquillamente capitare), ma andranno a rendere il tutto letteralmente sfocato, andando a rovinare i modelli dei mecha e gli scenari che, ripeto, sono il pezzo forte del titolo.
Per la colonna sonora invece il discorso è diverso, e purtroppo non è lusinghiero. Infatti, per quanto le tracce (con le chitarre elettriche a farla da padrone) siano perfettamente in linea con le tematiche proposte dal titolo e col gameplay, scadono tutte inesorabilmente nell’anonimato, un’ombra che, a questo punto, aleggia su praticamente ogni singolo aspetto dell’intera produzione.
In conclusione, Override 2: Super Mech League non è un brutto titolo, ma si rivela non imperdibile a causa di gran parte delle sue componenti che rimangono anonime e un gameplay che avrebbe bisogno di essere rifinito. Un vero peccato, considerando che per i fan del genere mecha non ci sono comunque molte alternative valide (la serie Armored Core ha lasciato un vuoto difficile da colmare, e New Gundam Breaker dell’anno scorso si è rivelato ben al di sotto delle aspettative) e il genere stesso sembra davvero troppo ostico da adattare in maniera adeguata.