Overwatch 2 è finalmente arrivato sui nostri scaffali, dopo un lungo periodo di sviluppo, iniziato già verso la fine del ciclo vitale del primo. Blizzard non ha promesso di rivoluzionare la formula che ha reso il capostipite così celebre ma, al contrario, di apportare tanti piccoli miglioramenti allo scopo di rendere l’esperienza più bilanciata o, in generale, godibile.
Il primo titolo era infatti arrivato a un triste punto di non ritorno, dove diversi sbilanciamenti molto pesanti avevano minato l’equilibrio della struttura ludica, rendendo i DPS troppo efficaci, gli scudi troppo fragili e le partite davvero troppo caotiche. A questo si aggiungeva, a detta di Blizzard, un codice sorgente che rendeva l’aggiunta di nuovi contenuti un processo lungo e tedioso. Overwatch 2 cerca quindi di cambiare completamente le carte in tavola, prendendo quanto di buono c’era nel capostipite e ricominciando da capo, con vari aggiustamenti qua e là.
Chiaramente, il lancio di Overwatch 2 è solo l’inizio di un lungo percorso, il quale comprenderà una modalità storia PvE che amplia le missioni Archivi viste nel primo capitolo, l’aggiunta di vari eroi (che già parte bene, con l’arrivo di un Tank e un Supporto, quantomai necessari nell’economia generale di gioco), di nuove mappe e i classici bilanciamenti di percorso che ancora si dimostrano necessari. Questa recensione sarà quindi un “work in progress”, che partendo dalla situazione attuale del titolo si aggiornerà tenendo conto dei nuovi contenuti che verranno progressivamente rilasciati.
Questo vuol dire che il voto, ma anche alcuni giudizi sul titolo, potrebbero cambiare nel corso del tempo, in base a come gli sviluppatori gestiranno i contenuti, il bilanciamento generale degli eroi, il level design delle mappe e in generale i vari elementi che rendono uno sparatutto competitivo giocabile.
Overwatch 2 ha una storia multimediale
Per adesso Overwatch 2 non presenta una modalità “storia” in senso stretto, visto che ancora non possiamo accedere alle già citate missioni PvE. Ciononostante, il gioco presenta comunque un universo narrativo di tutto rispetto, articolato in una lore particolarmente corposa. Durante il suo periodo di vita, infatti, il capostipite della serie ha accumulato molti contenuti narrativi online, consultabili sia dal sito ufficiale, sia dal canale Youtube.
Ogni eroe giocabile ha infatti una backstory, raccontata attraverso una breve sinossi e, in alcuni casi, storie brevi, fumetti e video. L’universo di Overwatch 2 eredita quindi tutta la narrativa che abbiamo già imparato a conoscere che, per i nuovi giocatori, resta invece tutta da scoprire. Chiaramente, trattandosi di un progetto transmediale, non aspettarti una trama articolata in ordine cronologico, ma semplicemente una serie di storie che ti fanno ricostruire un universo di gioco.
Il comparto PvP di Overwatch 2 non esplora infatti la parte puramente narrativa, che di conseguenza sarà relegata al futuro comparto PvE o, forse, anche a possibili aggiornamenti a tema, come quello di Mercy nel primo capitolo.
Arriviamo al fulcro del gioco: il gameplay
Nonostante l’universo narrativo ricco di fascino, Overwatch 2 cerca di imporsi soprattutto come uno sparatutto multigiocatore che cerca di durare nel tempo, affiancandosi ad altri game as service. Il gameplay resta quindi il fulcro centrale dell’esperienza Blizzard. Un gameplay che però deve fare i conti con i vari problemi ereditati dal primo capitolo. Ma andiamo con ordine.
Alla base, la struttura ludica del titolo è abbastanza semplice: due team di cinque giocatori si scontrano in mappe non troppo ampie per il controllo di obiettivi specifici. Ogni squadra è poi composta da eroi appartenenti a varie classi (Attacco, Tank e Supporto), alle quali appartengono i vari eroi del gioco. Ogni personaggio è diverso dagli altri, per via di abilità, armi e persino statistiche uniche. Questo crea un ecosistema ben strutturato, dove i punti di debolezza e di forza dei vari eroi vanno presi in considerazione per contrastare la composizione nemica.
Ed è proprio nella composizione del team che vediamo le differenze più grandi con il primo capitolo. Tanto per cominciare, le squadre sono composte da due team da cinque e non da sei persone. Questo cambiamento apparentemente piccolo ha in realtà conseguenze molto grandi nell’economia generale di gioco. Di fatto, ora troviamo un solo tank in squadra, al posto dei soliti due e quindi il suo ruolo si dimostra molto più impattante nelle tattiche di gioco.
Non solo il nostro tank va ora tenuto in vita a tutti costi, pena la difficoltà nella contestazione degli obiettivi, ma l’assenza del secondo ha automaticamente risolto anche il fastidioso problema di dover fronteggiare troppi scudi indistruttibili o di trovarsi davanti ad arroccamenti quasi impossibili da rompere (come la devastante combo di Bastion con due scudi davanti).
Nella modalità classica, Overwatch 2 propone infatti dei ruoli fissi, che vedono una composizione obbligatoria di due DPS, un Tank e un Supporto. Questa scelta a sua volta risolve il problema di alcune dive comp con due tank, che hanno accompagnato troppo a lungo la scena competitiva del primo capitolo. Se quindi guardiamo un quadro generale che vede la presenza di un eroe in meno nelle formazioni, unito ai ruoli fissi, ci troviamo davanti a un titolo che parte già con il piede giusto, cercando di porre rimedio ai problemi più gravi che abbiamo visto negli scorsi anni.
Tutto questo viene poi affiancato da mappe dal design rinnovato, che ancora una volta cercano di porre rimedio a dei pesanti errori di level design visti in passato. Non troviamo più i classici “colli di bottiglia” del primo capitolo quindi, dove l’intero team doveva necessariamente avanzare da una singola e strettissima entrata, ma siamo invece davanti a scenari strutturati su più lane, spesso anche con dislivelli e passaggi secondari. Ancora una volta, un cambiamento non di poco conto, che unito a quelli già citati delinea un comparto ludico decisamente più fluido e convincente rispetto al passato.
Meno situazioni troppo simili allo sbarco in Normandia quindi, sostituite invece da scontri più ampi, dove i giocatori hanno finalmente modo di avanzare senza restare bloccati da scudi, entrate eccessivamente barricate o altro. Tutto questo raggiunge il culmine nelle nuove mappe Scorta, più estese e complesse rispetto a quelle del primo capitolo, grazie a una moltitudine di viuzze e dislivelli, che creano scenari decisamente più articolati e di conseguenza in grado di garantire situazioni meno prevedibili tra le varie partite.
La stessa modalità Scorta si dimostra una versione più interessante dello spostamento del carico, visto che entrambe le squadre possono muovere il robot obiettivo verso la direzione del respawn avversario. Di conseguenza, perdere un combattimento quando si sta “spingendo” l’obiettivo risulta più grave, visto che ora il team nemico ha la possibilità di portare il carico verso la nostra direzione, facendo a sua volta dei progressi e spostando di conseguenza la linea del nostro obiettivo.
I cambiamenti però non finiscono qui. Tutti i ruoli di Overwatch 2 hanno ora delle specifiche abilità passive, che sono condivise tra tutti gli eroi. Ecco quindi che i personaggi di Supporto possono curarsi automaticamente nel tempo e gli Attaccanti possono vantare di un aumento alla velocità di movimento che aiuta a posizionarsi meglio.
Molti eroi singoli hanno poi ricevuto rework al loro kit di abilità (e infatti trovi una breve guida di quelli più performanti), che ora risulta più interessante rispetto al passato. Personaggi come Orisa, ad esempio (di cui peraltro è stato pubblicato un libro), sono passati da una situazione in cui venivano utilizzati poco, a una in cui sono invece utilissimi. Al contrario, DPS come Doomfist trovano ora un ruolo molto meno impattante. Troviamo poi rework come quello di Mercy, che ha reso un’abilità a tutti gli effetti quello che prima era una sorta di bug.
Overwatch 2 si pone quindi come un nuovo punto di inizio per lo sparatutto Blizzard, visti i tanti piccoli miglioramenti che sommati fanno la differenza nella creazione di una struttura ludica più convincente e più bilanciata. Sia chiaro, non siamo davanti a qualcosa di rivoluzionario, anzi, il gameplay è rimasto praticamente identico a quello del primo capitolo. La differenza sta nel modo in cui tutto è stato strutturato.
La scelta di nominarlo come un sequel, quindi, si pone quasi come una dichiarazione di intenti, che mostra un nuov0 punto di inizio per l’hero shooter targato Blizzard. Un vero e proprio punto di non ritorno, che cerca di dare al gioco una direzione più coerente e meno schizofrenica. Chiaramente, solo il tempo potrà dirci quanto questi cambiamenti siano davvero impattanti e, soprattutto, se il nuovo team sarà in grado di gestire bene il progetto. Durante questi anni, infatti, Overwatch ha accumulato concorrenti spietati e agguerriti, che riescono a proporre esperienze di una qualità che Overwatch 2 dovrà quantomeno eguagliare.
Tutto perfetto quindi?
Purtroppo, nonostante le ottime basi di partenza, Overwatch 2 ha ancora molta strada da fare. Nei giorni post lancio i server non sono stati sempre stabili e alcuni giocatori hanno riscontrato code lunghissime o bug di varia natura. Questi problemi sono in realtà risolvibili nel corso delle settimane post lancio e quindi non sono troppo impattanti, visto che possiamo aspettarci siano semplicemente temporanei.
La vera gatta da pelare per gli sviluppatori sono alcuni problemi di bilanciamento che affliggono vari eroi. Alcuni personaggi sono infatti fin troppo performanti, mentre altri restano poco efficaci. Troviamo per esempio Hanzo che ha nuovamente la possibilità di uccidere con un colpo alla testa (che però può portare troppo facilmente e velocemente), Junkrat con una Ultra troppo efficace ma con un rischio bassissimo, Zenyatta che risulta poco utile e così via.
A questi problemi si aggiunge poi un matchmaking ancora imperfetto, che a volte abbina giocatori con una grandissima differenza di abilità, rendendo alcune partite quasi ingiocabili.
In entrambi i casi non parliamo di problemi irrisolvibili, anzi. Nel corso dei vari aggiornamenti Overwatch 2 ha le potenzialità di diventare un nuovo punto di riferimento per il genere, durando potenzialmente anche molti anni. Per poterlo fare, però, il titolo ha bisogno di essere seguito con cura dagli sviluppatori. Sicuramente partiamo da una situazione positiva, che può dare speranze molto ottimiste per il futuro, ma siamo ancora molto lontani dalla perfezione.
Overwatch 2 resta comunque un titolo divertente e sicuramente si presenta in uno stato migliore rispetto a quello del suo predecessore, che negli ultimi aggiornamenti ha mostrato tutta la confusione del vecchio team di sviluppo. In questo caso abbiamo invece un titolo che comunque risolve almeno in parte i difetti più gravi del capostipite, ponendosi come un’ottima base di partenza per quello che poi sarà un percorso più lungo e, si spera, meno impervio.
E che dire del battle pass?
Arriviamo ora a uno degli argomenti caldi che ha riguardato Overwatch 2: il pass battaglia. Era necessario? Sicuramente si. Ma la sua implementazione lascia ancora a desiderare. Il primo capitolo ha infatti cercato di porsi come un game as service con un modello di monetizzazione molto diverso, che vedeva un download premium, affiancato poi dalla possibilità di sbloccare praticamente tutti i contenuti gratuitamente. Certo, era possibile acquistare le famigerate loot box, ma era altrettanto possibile giocare molto per ottenerne in continuazione.
Questo portava i giocatori più accaniti a ottenere continuamente nuovi contenuti, potenzialmente senza spendere nulla. Se sulla carta tutto questo può sembrare ottimo, in realtà si è poi rivelato un sistema di monetizzazione insufficiente, che non garantiva sufficienti introiti per supportare il gioco nel lungo o lunghissimo periodo. Di conseguenza, per il rilancio di Overwatch era necessario cambiare rotta e la strada più ovvia era proprio un sistema simile a questo. Se poi ci aggiungiamo il passaggio a un modello free to play, capiamo che questa direzione sembrava praticamente inevitabile.
Ciò che fa, giustamente, storcere il naso ai giocatori, però, è il divario incredibile tra la strada gratuita e quella premium del pass battaglia. Mentre in quest’ultimo caso troviamo parecchie ricompense interessanti, la strada gratuita risulta invece infima e povera di contenuti e, di conseguenza, con un senso di progressione praticamente inesistente.
A questo si aggiunge la necessità di grindare in modo estremo per sbloccare i nuovi eroi, che per adesso sembrano posti a livelli davvero troppo alti del pass battaglia. Sul lungo periodo questo sistema rischia di premiare solo i giocatori molto (molto) costanti, potenzialmente creando situazioni in cui i giocatori occasionali vengono sfavoriti dal roster più esiguo rispetto a quello di coloro che giocano assiduamente. Considerando che i vari eroi sono necessari per counterare alcuni pick nemici, questo rischia di diventare un’arma a doppio taglio per Blizzard.
Anche togliendo importanza agli elementi puramente cosmetici, quindi, il pass battaglia di Overwatch 2 si mostra davvero troppo aggressivo e c’è da sperare che in futuro gli sviluppatori tornino parzialmente sui loro passi, dando modo almeno di sbloccare più facilmente gli eroi delle prossime stagioni o, almeno, delle stagioni passate. Anche stavolta, non resta che aspettare e vedere.
Tecnicamente convincente
Il comparto tecnico di Overwatch 2 si presenta come una versione migliorata rispetto a quanto visto nel primo capitolo. Nonostante lo stile cartoon corrisponda ad ambienti non troppo dettagliati, il colpo d’occhio generale è decisamente un bel vedere, anche grazie agli effetti migliorati rispetto al passato. I modelli poligonali e le animazioni degli eroi sono poi più convincenti ed elaborati rispetto a quanto visto nel capostipite. Nulla di troppo esaltante, sia chiaro, ma i passi avanti sono comunque evidenti.
Tutto questo viene poi valorizzato da un comparto artistico che si dimostra nuovamente uno dei punti di forza della produzione. Il mondo di Overwatch è ricco di fascino, principalmente grazie ai personaggi stilosi e riconoscibili, ma anche grazie alle versioni futuristiche delle città più famose, unite poi alle frasi che si scambiano gli eroi nei momenti morti pre partita, che contribuiscono a dare la sensazione di trovarsi in un mondo di gioco coerente.
Molti eroi, peraltro, sono stati completamente ridisegnati, sfoggiando peraltro modelli più complessi o un aspetto tendenzialmente più accattivante. Nonostante alcuni personaggi siano rimasti simili, molti altri sono ora più belli da vedere, mostrando quindi la volontà degli sviluppatori di aggiornare anche il comparto tecnico del gioco.
Chiaramente, proprio la presenza di un’estetica così dirompente fa sentire ancora di più la mancanza della campagna PvE che era stata promessa ma che al momento non ha una data d’uscita. Sicuramente parliamo di una modalità destinata a raggiunge i nostri scaffali, ma dobbiamo sperare che questo non accada troppo in là, quando l’attenzione dei giocatori rischia di spostarsi sulla concorrenza.
Infine, il comparto audio si dimostra ottimo, anche se con qualche difetto da limare. Se le musiche sono sempre adatte alle occasioni, lo stesso non si può dire per gli effetti sonori, che a volte sono assenti. E’ infatti capitato (raramente a dire il vero) di essere colpiti da una Ultra di cui non si era sentita l’attivazione e questo in un titolo del genere è un difetto non da poco. Ascoltare i rumori dei combattimenti è infatti parte integrante dell’esperienza, visto che parliamo di uno dei modi migliori per capire cosa stia accadendo, vista la visuale in prima persona. Quindi, nonostante la qualità audio sia ottima, questi piccoli miglioramenti sono necessari.