Sviluppato da Cellar Vault Games e pubblicato da Chorus Worldwide, Paper Ghost Stories: Third Eye Open è un gioco narrativo nonché horror psicologico dal forte impatto visivo e che spicca fra i suoi congeneri grazia al folklore di riferimento ossia, quello della Malesia. Noi abbiamo affrontato le vicende della giovane Ting su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire nuove storie dell’orrore?
Paper Ghost Stories: Third Eye Open una saga di carta e orrori
Prima di affrontare uno dei punti di forza dell’opera firmata Cellar Vault Games, ossia la narrazione, è bene soffermarci sulla serie in sé. Paper Ghost Stories: Third Eye Open non è, infatti, il primo titolo della serie Paper Ghost Stories che è preceduto dal mini capitolo Paper Ghost Stories: 7PM. Tale capitolo, dalla durata di circa 30-40 minuti, seppur dotato di personaggi e location uniche e di una trama autoconclusiva, funge quasi da demo nei confronti del ben più completo Paper Ghost Stories: Third Eye Open.
7PM ha comunque avuto lo scopo di introdurre nel mondo dei videogiochi la particolarità di questa serie che spicca per diversi punti fortemente identitari: lo stile grafico alla Paper Mario, il forte legame alla cultura Malese e il veicolare messaggi sociali non facili attraverso l’horror e il folklore. 7PM, infatti, seppur nella sua breve durata e nonostante una narrazione non perfettamente chiara, riesce a coinvolgere e a sorprendere oltre che a incuriosire, concludendosi con una nota fortemente amara che colpisce in pieno.
Perché parliamo di 7PM? Perché il primo capitolo è incluso in Paper Ghost Stories: Third Eye Open e noi suggeriamo di affrontarlo prima ancora del titolo in esame in modo da avere un antipasto di ciò che ci aspetta. Paper Ghost Stories: Third Eye Open, infatti, amplia notevolmente tutte le caratteristiche di 7PM restando però fedele ai tre punti identitari prima elencati ma cambiando un po’ le carte in tavola.
Un’amica morta?
La storia di Paper Ghost Stories: Third Eye Open si concentra sulla vita della giovane Ting, una ragazza che si ritrova ad avere il potere di vedere gli spiriti che popolano la Terra. Ed è proprio con uno spirito che Ting andrà ad allacciare un legame forte, profondo e dall’evoluzione intrigante. Xiu, questo il nome della giovane ragazza fantasma, ci farà da spalla oltre che da “grillo parlante” ma sarà anche causa di forti disagi per la piccola Ting.
Parlare coi fantasmi, infatti, non è una cosa semplice da far accettare al prossimo, partendo dai propri genitori che tradurranno il fantasma di Xiu in un’amica immaginaria e vedranno in Ting una ragazza insicura e con problemi irrisolti. Ciò che invece ci ritroveremo ad affrontare, insieme a Xiu, è un viaggio personale che ci porterà a conoscere un cast variegato, composto da fantasmi ed esseri viventi, in costante bilico tra etica e moralità. Di chi possiamo davvero fidarci?
Il mondo degli spiriti racchiude in sé un lato veramente oscuro e pericoloso, alcune anime sono mosse da interessi personali e non tutte le loro richieste vanno assecondate. Parallelamente, Ting si troverà in una realtà che fatica ad accettarla e a cui si sommano una serie di problematiche, anche molto serie (come l’alcolismo e genitori violenti), che andranno a rendere il percorso di crescita della protagonista un viaggio non sempre facile da digerire.
Gli sviluppatori sono stati molto in gamba nel filtrare la storia e le vicende di cui è infarcita, attraverso il filtro di una giovane ragazza, Ting, restituendoci un’avventura in cui anche i temi più pesanti vengono ben traslati, spalmandosi tra le virate fantasy e quelle horror e creando un ritmo perfettamente godibile seppur inizialmente abbastanza lento. Riassumendo, Paper Ghost Stories: Third Eye Open ha dalla sua una narrativa che parte da un’idea non originale ma che trova forza nell’ingegno con cui tratta determinate tematiche riuscendo ad emozionare e a trascinarti fino ai titoli di coda.
La storia non è altro che la crescita, scandita in diversi anni, di una giovane ragazza della Malesia, avvolta da tradizione e folklore. Questi ultimi, contribuiscono a rendere il titolo ancora più identitario e unico. Non solo, nella scrittura, gli sviluppatori hanno inserito diversi asterischi con cui approfondiscono modi dire, slang, esclamazioni tipiche della Malesia, approfondendo leggende e usanze (con approfondimenti anche sul cibo) riuscendo a farci immergere in una cultura non da tutti conosciuta e che è ricca di fascino.
Come crescere senza paura
Paper Ghost Stories: Third Eye Open è principalmente un gioco narrativo dove la priorità viene data a lunghi scambi verbali con tanto di scelte, in alcuni casi a tempo (elemento coerente per dare ansia e credibilità a quanto accade su schermo ma rallentato dall’assenza della lingua italiana), che andranno a plasmare il futuro della giovane Ting seppur la trama rimanga prettamente lineare. In compenso, già nel brevissimo 7PM ci sono scelte diverse che possono portare a scenari, dialoghi o piccoli eventi totalmente inediti e imprevedibili.
Ma oltre all’aspetto scritto, Paper Ghost Stories: Third Eye Open ha anche piccole aree da esplorare in un 2.5D con telecamera (non sempre perfetta) che ci segue e si adatta automaticamente a seconda delle zone che andremo ad affrontare. Purtroppo in alcuni casi la telecamera si incaglia in alcuni elementi e non ci permette di avere una panoramica completa ma sono piccolezze a cui ci si abitua abbastanza velocemente. L’esplorazione in sé, seppur fortemente ridotta in ambienti contenuti e in parte riciclati, riesce comunque a coinvolgere grazie a una cura nel dettaglio notevole tra personaggi ed elementi ambientali.
Purtroppo, ludicamente parlando, si tratta di muovere Ting, parlare, cercare oggetti e consegnarli a chi di dovere. Nulla d’innovativo o rivoluzionario, un mero stacco tra un dialogo e un altro. Stacco che trova ulteriore varietà nell’introduzione di alcuni mini giochi abbastanza elementari e che vedono la costruzione di determinati alimenti (seguendo gli ordini a schermo) o la soluzione di problemi matematici. Anche in questo caso, niente di trascendentale ma è comunque gradito il tentativo di variare un po’ l’esperienza di base.
Anche i QTE che appaiono all’improvviso e principalmente nei momenti di pericolo o tensione, provano a rendere l’esperienza più varia e interattiva ma riuscendoci solo in parte e dimostrandosi l’elemento meno accattivante del pacchetto. Tutto ciò che farai in Paper Ghost Stories: Third Eye Open trova comunque significa e differenti traduzioni nella narrazione stessa che coinvolge ogni singolo elementi dell’opera dandole una coerenza non solo legata alla Malesia ma alla storia in sé.
A tal proposito, seppur venga promosso come horror, in modo similare a quanto già detto per Emio – L’uomo che sorride (di cui puoi recuperare la nostra recensione), Paper Ghost Stories: Third Eye Open non è pienamente localizzabile in questo genere. Parliamo di un titolo i cui orrori fanno veramente male in quanto riflessi di una realtà non sempre facile da raccontare ma che merita di essere condivisa, perché certi mostri vanno svelati e affrontati.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Paper Ghost Stories: Third Eye Open è un piccolo gioiello. Il titolo si presenta con uno stile fortemente identitario, alla Paper Mario ma che in realtà richiama il teatro di carta vivente, ispirato all’usanza delle banconote funerarie del Sud-Est Asiatico e riproducendo con essa l’atmosfera stessa della Malesia. Tutto in Paper Ghost Stories: Third Eye Open lega alla Malesia con una cura tanto visiva quanto nella scrittura che riesce a coinvolgerci completamente nel folklore e nella cultura del popolo.
Il sonoro, purtroppo, arranca un po’ nel sostenere il brillante stile grafico adottato, limitandosi a tracce di sottofondo fin troppo leggere e dimenticabili, evidenziando così l’assenza del doppiaggio. Non mancano comunque tracce ben più orecchiabili e coerenti e tutto sommato, gli effetti audio sono gobidili. Infine lo scoglio più grande per noi utenti italiani: la totale assenza della lingua italiana, orfana anche dei sottotitoli. Purtroppo tale assenza può causare più di un problema, considerando anche gli approfondimenti linguistici che il gioco offre, con tanto di slang e modi di dire che richiedono una buona conoscenza della lingua inglese.