Ricordo con esattezza il giorno in cui hanno mostrato al mondo per la prima volta Unreal Engine 5. Ebbi come la sensazione di star assistendo al primo vero passo verso il futuro del videogioco. Rimasi per tutta la durata con la bocca aperta, in uno stato tra l’incantato e lo stupefatto, assorto cercando di carpire ogni piccolo dettaglio dallo streaming. Era sicuramente un’emozione viziata dalla sorpresa e dalla diretta, un’emozione che si sarebbe però ridimensionata esattamente il giorno dopo.
Paper Mario The Origami King potrebbe essere rappresentativo per l’approccio di Nintendo ai videogiochi nei prossimi anni
Infatti, il 14 luglio 2020, Nintendo diede l’annuncio di Paper Mario: The Origami King per Switch. Ricordo che pensai che quello fosse il modo perfetto in cui concepire i videogiochi. Ovviamente la mia fu un’esagerazione dettata dalla gioia di vedere finalmente una delle saghe che più ho amato approdare nella next gen, ma le controtendenze di Nintendo mi hanno sempre affascinato non poco.
Devo ammettere che presi quel trailer, in uno slancio di fantasia dolcemente infantile, come una sfida diretta a ciò che il giorno prima avevo visto presentare ad Epic Games. Due modi dicotomici di intendere la parte visiva del videogioco: da una parte la potenza computazionale di un engine proiettato verso il fotorealismo, dall’altra una resa estetica sublime che in pochi sanno comporre con così tanta coerenza ed eleganza.
Tutto questo poteva rimanere un bellissimo ricordo incontaminato, da inserire come aneddoto in una qualsiasi discussione tra amici sull’industria dei videogiochi, se non fosse che, come sempre, la fantasia deve necessariamente scendere a patti con la realtà.
Paper Mario The Origami King ha un enorme difetto che condiziona il gioco per tutta la propria durata. La curva di difficoltà è tarata verso verso il basso e sale in modo estremamente lento, senza mai rendere la sfida realmente impegnativa per i giocatori più navigati.
Un breve sguardo a Paper Mario The Origami King
Per chi non conoscesse la saga Nintendo, Paper Mario nasce su Nintendo 64 dalla mano di Intelligent Systems, che ha sviluppato ogni capitolo della serie, The Origami King compreso. Il titolo è strutturato come un gioco di ruolo a turni, con elementi platform e puzzle durante fasi di esplorazione. Il mondo di gioco e i personaggi, com’è facilmente intuibile dal titolo, sono interamente fatti di carta. Questa caratteristica non è solo una scelta estetica ma influenza anche le meccaniche di gameplay.
L’elemento distintivo di Paper Mario The Origami King è il combat system, che perde quasi interamente la propria essenza da RPG rendendosi più simile a un puzzle game. Il giocatore, posto al centro di un’arena circolare composta da anelli, sarà costretto ad allineare i nemici muovendo in orizzontale e verticale alcune caselle. Effettuare con successo queste manovre, risolvendo così il puzzle, ci permetterà di ottenere un sostanzioso moltiplicatore di danni.
Durante le bossfight il concept del combattimento viene capovolto, mettendo al centro dell’arena in nemico. Mario, questa volta posizionato sull’anello più esterno, dovrà spostare le caselle in modo da crearsi un percorso per avvicinarsi all’avversario e attaccarlo. Concatenare le giuste caselle di movimento, attacco e difesa presenti sul campo di gioco sarà fondamentale per avere la meglio nello scontro.
Purtroppo, a causa della difficoltà ridotta di Paper Mario The Origami King, l’intuizione di design che ha portato allo sviluppo di questo combat system non riesce a risaltare e mostrare tutto il proprio potenziale. Le motivazioni dietro a una scelta del genere sono in realtà facilmente comprensibili. Nintendo ha identificato come target principale del titolo un pubblico di bambini e per questo motivo ha deciso di rendere l’esperienza il più scorrevole possibile.
Qualche soluzione sul versante del bilanciamento
Il problema si sarebbe potuto risolvere alla radice inserendo semplicemente un selettore di difficoltà nelle opzioni di gioco. D’altro canto il lavoro di bilanciamento può essere molto lungo e tedioso, specie se effettuato su più livelli. Una soluzione sarebbe potuta essere quindi quella di bilanciare tutto su una difficoltà più alta, abbassando in seguito ogni parametro attraverso una costante scelta dagli sviluppatori.
In questo modo l’equilibrio di gioco alla difficoltà più bassa è compromesso, ma questo non risulterebbe comunque un problema. Infatti, la fascia di pubblico che comprende i più piccoli e chi vuole godersi una storia senza troppo ragionare sul gameplay, solitamente non presta molta attenzione a questo tipo di fattori, cosa che invece non sfugge ai giocatori più esperti. Questo tipo di soluzione accontenterebbe tutti gli utenti, senza dover necessariamente allungare il processo produttivo.
Un altro modo per approcciare questo problema sarebbe potuto essere una copia carbone di quello adottato da Super Mario Odyssey. L’ultimo capitolo della serie 3D di Mario infatti propone un numero molto ampio di sfide, sfruttando quelle complesse unicamente per obiettivi e livelli opzionali, rendendo la storia principale adatta a chiunque.
Nonostante ciò, molti veterani della serie lamentano comunque la semplicità con la quale si possono completare la maggioranza degli obiettivi, inclusi quelli secondari. Anche in questo caso quindi, esclusi un paio di livelli pensati apposta per gli hardcore gamer, il titolo sembra orientarsi sull’essere il più fruibile possibile piuttosto che su una sfida di complessità crescente.
Timori e speranze per il futuro
Il timore è che Nintendo voglia perseguire il tipo di filosofia adottata con Paper Mario The Origami King anche per il resto dei propri titoli in uscita. Rendere i giochi sempre più semplici è per caso una strategia per avvicinare e fidelizzare anche i meno avvezzi al medium videoludico? Non ci resta che aspettare e toccare con mano le prossime mosse di Nintendo.