Mentre Activision Blizzard continua a incespicare sulla deplorevole causa giudiziaria che l’ha vista protagonista in queste settimane, Paradox Interactive è diventata bersaglio di analoghe accuse di maltrattamento, un altro angelo a cadere dal pantheon degli irreprensibili.
Questo sarebbe la diretta conseguenza di un questionario presentato a 133 dipendenti della casa di sviluppo di Stellaris, i cui risultati sono stati pubblicati dalla testa svedese Breakit, che ha riportato come quasi metà dei partecipanti abbiano testimoniato di essere stati vittima di discriminazione o maltrattamenti.
Il sondaggio: Paradox Interactive promette cambiamenti repentini
Se stai seguendo gli ultimi sviluppi delle cause giudiziarie che hanno visto protagonisti le note compagnie Activision Blizzard e Ubisoft potrebbe sembrarti che il cielo dell’industria dei videogiochi gli sia caduto sulla testa, e non avresti tutti i torti a pensarlo.
Una recentissima pubblicazione della testata Breakit ha mostrato infatti come un questionario distribuito tra i dipendenti di Paradox Interactive abbia visto circa la metà dei partecipati riportare casi di maltrattamento sul luogo del lavoro.
Secondo Breakit i risultati mostrano questo maltrattamento concentrarsi principalmente intorno al bullismo e discriminazione di genere, tendenzialmente verso le donne, sbilanciato nella seguente maniera: 69 % delle donne e 33% degli uomini su 133 partecipanti.
Il responso del questionario, patrocinato dai sindacati svedesi SACO e Unionen, è stato mostrato al CEO e al responsabile delle Human Relations lunedì scorso, e successivamente comunicato al resto dello staff. Il CEO Ebba Ljungerud si è dimessa poco dopo, sebbene ufficialmente per altri motivi.
La compagnia ha annunciato oggi di avere intenzione di agire immediatamente per rettificare la condizione di lavoro dei propri dipendenti, partendo dall’assunzione di uno studio legale indipendente che curi da vicino la transizione, in modo non dissimile da quanto fatto dagli sviluppatori di World of Warcraft.
L’evento andrebbe a rafforzare la posizione di più di 500 dipendenti Ubisoft, che nelle ultime settimane hanno pubblicato una lettera aperta, chiedendo una collaborazione tra compagnie per creare un insieme di regole condivise per la protezione dei dipendenti dei vari studi.
Sull’onda di questa iniziativa è stato creato un account Twitter che conduce un’opera di sensibilizzazione su questo tema e pubblica testimonianze dei firmatari, chiamato ABetterUbisoft. Di seguito una delle pubblicazioni:
Visto che pare sempre più chiaro che la discriminazione sul luogo di lavoro non abbia una base geografica, non si concentri intorno a un solo brand e non ci si limiti a pochi, isolati casi, forse è davvero il momento che si cominci a pensare a una soluzione di lungo periodo come quella che propongono i dipendenti Ubisoft.