Era il lontano 1998 quando Baldur’s Gate, intramontabile gioco di ruolo sviluppato da Bioware e pubblicato da Halifax, entrava nelle case dei videogiocatori, riuscendo a scalfirne i cuori. Basato sulla seconda edizione del regolamento di Dungeons & Dragons, famoso gioco di ruolo in grado di conquistare i cuori di una moltitudine giocatori da tutto il mondo, Baldur’s Gate è considerata ancora oggi una pietra miliare del suo genere, e diede il via ad un vero e proprio periodo d’oro per gli appassionati. A distanza di 20 anni, questo ricco periodo sembra ripresentarsi: infatti, questi ultimi tempi si sono rivelati abbastanza floridi per il mercato degli RPG, ed hanno raggiunto l’ apice con l’uscita di Pathfinder: Kingmaker. Il titolo di Deep Silver, basato sul regolamento del gioco di ruolo creato da Paizo Publishing (dal quale il gioco per PC, tra l’altro, prende anche il nome), è arrivato sul mercato videoludico creando grandi aspettative nel pubblico, che si aspetta grandi cose quando i giochi hanno la possibilità di usufruire di licenze così importanti. Sarà riuscito questo RPG isometrico basato su Pathfinder a soddisfare i desideri dei videogiocatori, che sperano in un “nuovo” Baldur’s Gate?
Un classico gioco di ruolo
Come in ogni RPG che si rispetti, la prima cosa che il giocatore si trova a fare è la creazione del personaggio. Questa è una sezione che aiuta, fin dai primi momenti, a capire se il gioco di ruolo che ci si trova davanti è ben sviluppato o se ci troviamo di fronte ad un’opera ben realizzata. Un RPG degno di questo nome da al giocatore un numero di possibilità pressoché infinite per quanto riguarda la creazione del proprio alter-ego, e in questo Pathfinder: Kingmaker rispetta pienamente i canoni del genere. Dopo aver scelto il ritratto che più incarna le fattezze del personaggio che vogliamo utilizzare, ci troviamo di fronte alle decisioni più importanti: oltre alla scelta della razza, che va effettuata in maniera oculata tra le varie disponibili (Umani, Elfi, Nani e Gnomi, Halfling, mezz’elfo, mezz’orco e Aasimar) in quanto ognuna di esse presenta abilità diverse, che influenzeranno in maniera pesante il proseguo dell’avventura, in quanto avranno ripercussioni sui comportamenti del personaggio e sulle relazioni che esso potrà intrattenere con gli NPG che si troverà davanti. Sarà possibile scegliere anche il sesso e l’orientamento del protagonista della storia, che potrà essere buono, malvagio o neutrale (ogni orientamento presenta tre diverse sfaccettature, legale, caotico e neutrale). Altro passo fondamentale nella creazione del personaggio è la scelta della classe: l’alter-ego del giocatore potrà essere, a suo piacimento un alchimista, un barbaro, un bardo, un chierico, un druido, un guerriero, un inquisitore, un magus, un monaco, un paladino, un ranger, un ladro, uno stregone o un mago. Ogni classe è caratterizzata poi da varie sottoclassi, il che contribuisce, come potete vedere, a donare al giocatore un elevato grado di personalizzazione, Dopo aver scelto il background del nostro personaggio, passiamo ad un altro grande classico di ogni gioco di ruolo: la scelta delle skills e delle abilità. Le prime, che sono le classiche presenti nei giochi appartenenti a questo genere (Forza, Destrezza, Costituzione, Intelligenza, Saggezza e Carisma), hanno tutte lo stesso livello iniziale (Partono tutte da 10), e spetta al giocatore la scelta di come allocare i 25 skills points disponibili. Le abilità all’inizio hanno tutte un valore pari a zero, con la possibilità di utilizzare 4 punti per incrementare quelle che riteniamo più utili. Per concludere la creazione del proprio alter-ego, il giocatore deve scegliere i talenti che esso potrà utilizzare nel corso dell’avventura e, per quanto riguarda le classi arcane, gli incantesimi iniziali. Dopo aver scelto la voce, la data di nascita e il nome del personaggio, il giocatore può finalmente iniziare l’avventura vera e propria.
La via del Re
L’inizio dell’avventura vede un manipolo di guerrieri, di razze diverse e provenienti dai luoghi più disparati, riuniti nel salone principale di un castello. Essi si ritrovano in questo luogo perché Jamandi Aldori ha diffuso su tutto il territorio una disperata, quanto misteriosa, richiesta d’aiuto, che solo gli eroi più forti e coraggiosi sono in grado di soddisfare. Dopo aver ascoltato il vociare dei presenti nella stanza, il protagonista assiste all’ingresso nel salone proprio di Jamandi, che procede con fretta a spiegare il perché di questa chiamata alle armi. A sud della città, si trova una regione chiamata Stolen Lands. Nessuno degli stati confinanti ha mai esercitato alcun diritto di proprietà su queste terre, favorendo la presa di potere di un gruppo di briganti, il cui capo è noto con il nome di Stag Lord. La richiesta di Jamandi è semplice: il gruppo di guerrieri deve riconquistare questa regione ed eliminare il gruppo di banditi che la governa. Il premio stabilito consiste proprio nella possibilità di governare le Stolen Lands, in quanto una terra guidata da soldati “amici” e mossi da dei valori sani rappresenta un pericolo minore rispetto ad una terra governata da un manipolo di malfattori. Dopo aver fatto varie domande al committente, il giocatore viene condotto nelle proprie stanze. Da qui iniziano varie peripezie che portano poi alla nascita del party iniziale che accompagnerà il protagonista nel corso dell’avventura. Nota positiva è rappresentata dai dialoghi, estremamente ben realizzati e che hanno un influenza davvero massiccia sull’esperienza di gioco. Come in ogni gioco di ruolo, il giocatore ha la possibilità di scegliere tra varie risposte. In Pathfinder: Kingmaker, alcune risposte sono neutrali, di default, mentre altre dipendono dall’allineamento scelto durante la creazione del proprio alter-ego. La cosa che rende l’esperienza di gioco più bella ed immersiva, è il fatto che le cose che scegliamo di dire hanno un’influenza su tutto ciò che ci circonda. Nel caso che stiamo citando, in particolare, le nostre risposte fanno si che al nostro gruppo si aggiungano o meno determinati personaggi. Durante il dialogo si creeranno infatti due diversi party, nati da una rivalità nata tra il protagonista ed un altro guerriero. Dopo aver fatto conoscenza con i nuovi compagni, il giocatore può iniziare il suo viaggio nelle Stolen Lands. Esso si muove su una mappa che mostra dall’alto la regione, dandogli la possibilità di entrare solamente nei luoghi “chiave” nei quali è possibilie cercare oggetti, combattere i nemici o risolvere alcune missioni, principali o secondarie che siano. Per raggiungere i luoghi visitabili, può volerci molto tempo. Troppo tempo passato in viaggio, porta i vari componenti a stancarsi, e questo può avere delle ripercussioni sulle loro statistiche. Il giocatore ha quindi la possibilità di far riposare il gruppo, facendolo accampare. Vari tipi di creature popolano i vari territori che ci si trova a visitare, e il livello di sfida si dimostra molto alto sin dalle prime battute. Il sistema di crescita del personaggio è ben realizzato ma abbastanza lento, e permette al giocatore di aumentare il valore delle proprie caratteristiche, il livello delle proprie abilità, di apprenderne di nuove e di imparare nuovi incantesimi. In molti casi è la strategia a farla da padrone: nel corso dei combattimenti, anche quelli con avversari di livello minore, raramente un approccio troppo offensivo e per nulla ponderato porta a risultati positivi. Questo mette a nudo la vera natura del titolo, che risulta davvero complesso lungo tutto l’arco della narrazione. Quest’ultima si mantiene costantemente su livelli abbastanza alti, invogliando il giocatore a continuare il gioco per vedere dove la storia vuole andare a parare. Per spezzare un po’ i ritmi, le fasi “giocate” si alternano con delle sezioni nelle quali ciò che accade verrà alla conoscenza di chi gioca attraverso il libro scritto dal bardo che lo accompagna. Il giocatore sceglie tra le diverse reazioni provocate dagli avvenimenti, e questa scelta può avere ripercussioni sull’avventura in generale. Arriva un momento in cui ci si trova a governare un regno. Senza entrare troppo nei dettagli, per evitare di incappare in qualche sgradito spoiler, basti sapere che per condurre il regno serve raccogliere risorse rinvenibili nei vari Dungeons, creare eserciti, sviluppare nuove infrastrutture e migliorare quelle esistenti, gestire alleanze e rapporti con altri stati. Inoltre, ci si trova in alcuni casi a dover risolvere qualche controversia. Il giocatore può scegliere come affrontare questa parte gestionale, affidando vari compiti a dei consiglieri oppure gestendola in prima persona. Questo, tra l’altro, non intacca per nessun motivo l’esplorazione vera e propria, in quanto i vari problemi vengono sottoposti al protagonista tramite dei messaggi.
Grafica godibile e sonoro azzeccato
Per assestarsi a livelli alti, un gioco deve accompagnare un buon comparto tecnico ad una narrazione ed un gameplay accattivanti. I ragazzi di Owlcat Games hanno rispettato in pieno questa esigenza. La colonna sonora risulta davvero azzeccata. Il compositore incaricato di crarla, Dyrante, ha utilizzato vari strumenti differenti, anche provenienti da culture diverse, come quella della Franci medievale, quella russa, quella africana, ma i due strumenti principali appartengono entrambi alla cultura Irlandese, e sono per l’esattezza il bouzouki e il thin whistle. Il tutto si sposa alla perfezione con le varie situazioni che ci si trova ad affrontare, e rende l’esperienza di gioco ancora più divertente e coinvolgente. Anche graficamente il titolo di Deep Silver si presenta di buon livello, con una grafica ben curata e ambientazioni piene di dettagli. Questo però rende i caricamenti un po’ lenti, elemento che provoca, in alcuni casi, un calo nell’immedesimazione da parte del giocatore.
Pathfinder: Kingmaker, RPG isometrico con elementi gestionali, ha tutte le carte in regola per far parlare a lungo di sé, grazie alle sue meccaniche di ruolo accuratamente realizzate e all’innovazione portata dalla gestione del regno che viene richiesta al giocatore. Unica pecca è rappresentata dai caricamenti fin troppo lenti e dall’elevata difficoltà, che rischia di rendere l’esperienza impossibile da portare a termine per i neofiti del genere. Voi che ne pensate? Avete già avuto la possibilità di provare il nuovo titolo dei ragazzi di Deep Silver?