Penko Park è un titolo che parte da premesse sicuramente già viste, ma comunque interessanti per gli appassionati del genere. Come il primo Pokémon Snap ci ha mostrato, infatti, gli ambienti tridimensionali rendono possibile scattare vere e proprie fotografie virtuali che, in alcuni casi, diventano parte integrante dell’esperienza. Non stiamo però parlando di titoli come Ghost of Tsushima, dove la voglia di fotografare i paesaggi è tanta (come resistere a un campo di fiori rossi?), ma di un vero e proprio genere basato interamente sullo scatto di foto.
Penko Park prende infatti a piene mani dalle meccaniche del già citato Pokémon Snap (ora tornato in veste tutta nuova), buttando il giocatore in un parco abbandonato abitato da creature insolite, tenere o a volte semplicemente strane. Questo parco diventa fin da subito l’ambiente per scattare le nostre fotografie, armati di vari strumenti e di un piccolo trenino. Vediamo quindi se vale la pena impugnare la macchina fotografica nella nonstra recensione.
Storia? Si esplora solo il Penko Park
Penko Park non ha una vera e propria trama, ma il giocatore viene semplicemente introdotto al mondo di gioco attraverso brevi dialoghi iniziali. Veniamo quindi a sapere che stiamo per esplorare il Penko Park, appunto, un luogo ormai abitato da strane creature sfuggenti. Il nostro obiettivo è quello di fotografarne il più possibile, in modo da documentare tutto in un album.
Pur non avendo una storia, Penko Park vanta comunque un’atmosfera originale e riconoscibile, data dalla sua estetica e dalla sensazione di tranquillità e leggerezza che si respira per tutto il tempo, anche grazie a i brevi dialoghi sparsi qua e là. Si aggiungono poi le descrizioni dei mostriciattoli, consultabili interagendo con punti specifici durante il percorso. Queste, pur essendo troppo brevi, contribuiscono alla lore generale del titolo, dando al giocatore una piacevole aggiunta alla semplice esplorazione.
Tra foto, mazzi di fiori e bracci meccanici
Il gameplay di Penko Park prende a piene mani dalla classica formula del genere, che viene impreziosita da varie meccaniche per interagire con l’ambiente e i Penko. Il giocatore si trova quindi su un vagoncino, posizionato su un binario che segue una traiettoria predefinita. Lungo il percorso sono disseminati vari mostriciattoli, alcuni più nascosti di altri, che possono essere fotografati in vari stadi. L’obiettivo è quindi quello di guardarsi intorno, interagire con l’ambiente, e scorgere le varie creature che è possibile fotografare.
Tutto questo avviene all’interno di vari percorsi lineari, ambientati in biomi specifici. Fotografando i Penko nella prima area possiamo ottenere dei punti, che poi fanno aumentare il livello del personaggio. Salendo di livello si sbloccano abilità aggiuntive e nuove aree, che di fatto delineano la progressione del gioco. Le nuove zone sono, appunto, livelli che è possibile esplorare, fotografando varie creature, mentre le abilità aggiuntive rendono tutto molto più succoso.
Infatti, nonostante il trenino con cui si esplora il Penko Park segua un percorso lineare, le abilità permettono di accedere a nuove zone, di scoprire nuovi Penko, oppure di fotografarli in nuovi stadi. Troviamo per esempio la possibilità di cambiare la direzione del vagone ad alcuni bivi, di utilizzare un braccio meccanico per interagire con l’ambiente, o di lanciare una palla di fiori alle creature.
Tutti questi esempi permettono di ottenere nuove fotografie, che a loro volta fanno salire di livello il nostro avatar, sbloccando di conseguenza nuovi contenuti. Cambiando la direzione del vagone possiamo ad esempio vedere nuovi Penko, con il braccio meccanico possiamo rompere ostacoli che ne nascondevano altri, mentre con la palla di fiori possiamo scatenare nuove emozioni nelle creature, fotografandole quindi in uno stato diverso.
Ogni mostriciattolo di Penko Park può infatti essere fotografato in vari stadi(ad esempio da sveglio, addormentato, arrabbiato o felice), che vanno poi aggiunti al nostro album e vengono considerati come foto inedite. Come già accennato, queste foto permettono poi di accumulare punti, per sbloccare nuove abilità.
Nonostante i contenuti non siano tantissimi, questo circolo virtuoso funziona benissimo ed esplorare le varie aree è sempre un piacere. Spesso ci si imbatte in Penko che ci erano sfuggiti a un primo sguardo, a nuovi percorsi da seguire o ad interazioni ambientali che non si erano notate la prima volta. Le semplici basi del gameplay vengono quindi espanse a dovere, in un comparto ludico divertente fino alla fine.
Chiaramente, una struttura di questo tipo ha anche l’inevitabile difetto di essere ripetitiva, visto che il backtracking nelle prime zone è una meccanica incoraggiata dalla filosofia stessa alla base del gioco. Se però apprezzi il genere, Penko Park saprà sicuramente soddisfarti, grazie al riuscito ecosistema creato dalle varie meccaniche.
Stiloso e bellissimo
Il comparto tecnico di Penko Park si difende molto bene, nonostante mostri il fianco a vari difetti. Gli ambienti tridimensionali sono soddisfacenti nel complesso, ma i singoli elementi mostrano poligoni evidenti e texture sgranate. Allo stesso modo, i Penko sono sprite bidimensionali con poche animazioni.
Per fortuna tutto questo viene bilanciato da un comparto artistico che dona lustro al colpo d’occhio generale. I Penki appaiono infatti come creature “disegnate” e i colori degli ambienti creano paesaggi quasi onirici che fanno passare in secondo piano la povertà di dettagli generale.
Infine, il comparto sonoro si limita a fare il suo dovere, con effetti e musiche sempre adatte alle varie occasioni.