Questa non sarà una recensione, ma soltanto un vademecum per tutti coloro che, come me, ritengono i JRPG dei monti alti 150-200 ore da scalare e le visual novel solo fonte di goliardia da mettere in mano ad un certo Fraws di Parliamo di Videogiochi.
Fatta questa ignobile ed ignorante premessa, mi spiego meglio cercando di aiutare tutti coloro che, attirati dalle vagonate di voti 9,5, sono ancora scettici sul continuo vociferare attorno a questo titolo.
Persona 5 è esattamente il connubio perfetto fra questi due generi sopracitati, tanto cari ai nostri amici nipponici. Due generi che, ammetto di nuovo con mea maxima culpa, ho sempre visto con repulsione, vuoi per pigrizia (sicuramente), vuoi per chiusura mentale.
Alla fine però, complice la quarantena a cui siamo stati obbligati e complice soprattutto la traduzione in italiano, aggiunta finalmente dopo anni con l’ultima versione Royal, decido di abbandonare ogni sorta di pregiudizio e tornare ai tempi in cui, in epoca PlayStation 2, ero un piccolo bimbo viziato e figlio unico che (supplicando i miei genitori) raccattava qualsiasi gioco in uscita, soltanto perchè Game Informer o PS Mania avevano affibbiato un voto superiore all’8,5.
Mentalità che sostanzialmente ha caratterizzato tutto il mio periodo di lockdown, con non poche piacevoli sorprese oltre al qui trattato Persona, che magari approfondiremo in futuro.
In conclusione, dopo aver speso 140 ore divise in maniera quasi simmetrica fra dialoghi, esplorazione dei puzzle-dungeon e combattimenti a turni, posso dire che, nonostante la mole, il titolo mantiene un ritmo a dir poco eccellente dalla prima all’ultima ora senza mai un accenno di noia (come testimonia anche l’ottimo trend di vendite raggiunto in occidente della versione Royal).
Struttura
L’algoritmo è semplice: ogni azione dal lato visual novel che compi nel corso del gioco è funzionale alla tua potenza in battaglia.
Dedica il tuo tempo allo studio, lavorando al minimarket, al fioraio, mangiando hamburger giganti e molte (moltissime) altre attività per accrescere le tue skill da GDR hipster-alternativo quali coraggio, fascino, gentilezza, perizia e conoscenza.
Queste skill ti serviranno per entrare, letteralmente, sempre più in confidenza con gli altri personaggi che abitano il gioco (ad esempio: non potrai parlare con la tipa carina della tua classe finché il tuo livello di gentilezza non avrà raggiunto il livello “gentiluomo”) e, dopo aver passato le giornate a scoprire un nuovo frammento del loro background mentre sorseggiate un frullato al diner di Shibuya o ad una passeggiata nel parco, essi ricambieranno donando abilità passive molto utili in combattimento.
Per i combattimenti spenderò giusto qualche parola per non rovinare l’esperienza a chi, magari, si convincerà a recuperare il titolo dopo aver letto queste poche righe.
Ti dico solo che in tutto il mio passato da videogiocatore, non mi era mai capitato di esaltarmi per un combattimento a turni. Eppure, quando vedi il risultato di un incrocio genetico fra Pokémon e Le Bizzarre Avventure di JoJo dove puoi reclutare ogni nemico sconfitto, convincendolo con il dialogo a far parte della tua squadra (e non pregando che una pallina la smetta di oscillare!), soltanto per poi disintegrare il suo corpo, fonderlo con un altro “pokémon” ed ottenerne un terzo dal livello superiore, non puoi fare altro che reggerti la mascella con la mano.
Appetibilità
Quindi, dopo aver vomitato fiumi di parole, possiamo definire Persona 5 un capolavoro adatto a chiunque?
Capolavoro sì, adatto a chiunque no.
Aldilà della quantità di ore necessarie non compatibile con gli impegni quotidiani di molte persone, se non hai un particolare feeling con anime/manga e quindi non avvezzo alla narrativa shonen o alla cultura giapponese in generale, Persona potrebbe risultare alquanto stucchevole dopo qualche ora.
“Shonen” in Giappone si traduce letteralmente con “ragazzo” ed è usato per etichettare (grande feticcio degli abitanti del sol levante) ogni sorta di prodotto che abbia come target un ragazzo fra i 14 ed i 18 anni. Infatti sentiamo parlare spesso di shonen manga e shonen anime. Purtroppo, per i non appassionati del genere, lo “shonen” fonda le proprie radici su specifici e consolidati meccanismi narrativi.
Questi meccanismi, tornando al punto, non sempre sono condivisibili dalla maggioranza, laddove gli stereotipi ed i personaggi dalla personalità piatta la fanno da padrone. Tutti sicuramente abbiamo avuto le nostre esperienze con DragonBall, Naruto e One Piece, ma questo non basta per apprezzare appieno tutto il contesto, lo stile narrativo e l’evoluzione di ogni singolo personaggio all’interno di Persona 5.
Per questi motivi anche i fan di lunga data della serie affermano che non sia propriamente il migliore dei capitoli, preferendo Persona 2 o Persona 3 considerati superiori al livello di sceneggiatura, poiché più matura e adulta.
Essendo io circondato da persone non amanti delle “giappominkiate“, riesco a comprendere quali siano i limiti di diffusione che ha l’opera made by Atlus.
In sostanza, un giocatore a cui non freghi assolutamente nulla di guardare un anime giapponese, non arriverebbe mai a veder trasformare i personaggi apparentemente sterotipati in complesse personalità a tutto tondo, accusando un calo di attenzione e di sopportazione dopo qualche ora.
Questo non dev’essere interpretato come un insulto o un’offesa verso chi non ha interesse per certi tipi di intrattenimento. Semplicemente, ognuno di noi ha gusti differenti e quindi un 9,5 di media voto non è uguale per ognuno di noi. “Il mondo è bello perché è vario”, no? Così si dice.
D’altronde potremmo rapportarlo quasi 1:1 con l’approccio che gli utenti hanno verso i titoli From Software (forse la software house più tradizionalista in piazza): il primo boss nei titoli soulsiani altro non è che un test d’ingresso. Se lo superi, finirai con l’amarlo alla follia; altrimenti, se ti arrendi, lo abbandonerai senza riserve, pronto a fare il reso su Amazon.
“Purtroppo” i nostri amici all’ombra del monte Fuji son fatti così: molto diffidenti verso gli stranieri ed elitari fino al midollo. Ma se riesci ad uniformarti a loro rispettando e comprendendo la loro cultura, sapranno ricompensarti al livello umano come pochi. Provare per credere con una bella vacanza a Tokyo (quando sarà di nuovo possibile, ovviamente).
Se, invece, sei il tipo di persona che ha una playlist di anime opening da riprodurre sotto la doccia con il volume a palla come il sottoscritto, troverai i voti da 9,5 forse anche riduttivi.