Il mondo dei videogiochi di simulazione sportiva è strano: ogni anno critichiamo la scelta di proporre capitoli annuali che innovano poco e niente la formula, eppure ogni anno siamo ansiosi di mettere le mani sul titolo che rappresenta la nuova stagione del nostro sport preferito. Le uscite videoludiche di settembre e ottobre sono letteralmente invase da ogni sorta di titolo sportivo, nelle scorse settimane infatti ci siamo già occupati di titoli di punta come NBA 2K23 e FIFA 23, ma c’è anche un vasto sottobosco di uscite legate a sport leggermente meno in voga che popola il parco titoli di console e PC.
La serie di simulazione golfistica PGA Tour ha deciso durante la pandemia di prendersi un paio d’anni di pausa per tornare nei migliori dei modi con PGA Tour 2K23, l’oggetto di questa recensione, stampando un sempreverde Tiger Woods in copertina e provando a rendersi accessibile anche ai neofiti, senza però rinunciare ai tecnicismi tanto cari ai golfisti appassionati che decidono di cimentarsi anche nelle sfide proposte dai green virtuali. Questo nuovo capitolo della serie avrà fatto Ace o si sarà limitato a un Even? Ma soprattutto, PGA Tour 2K23 va in buca?
Puntare dritti all’essenziale
Come già anticipato, nelle scorse settimane mi sono ritrovato a mettermi alla prova sul parquet virtuale di NBA 2K23, ricavandone un’esperienza divertente e piena di emozioni, soprattutto grazie alla presenza di ben tre modalità storia nel quale rivivere gli ultimi decenni dell’NBA, la carriera di Michael Jordan e dar vita alla storia del mio stesso avatar virtuale. Perché tiro in ballo uno sport così radicalmente diverso? Semplice, come si può evincere anche dal titolo, è sempre 2K Games che si occupa dello sviluppo tanto della serie NBA quanto di quella PGA Tour, ed è strano vedere due esperienze tutto sommato analoghe in intenti e distribuzione trattate in maniera così diversa.
La storia, o meglio, la Carriera di PGA Tour 2K23 è trattata in maniera decisamente più essenziale rispetto a quella del suo collega cestista e si limita a riproporre una progressione decisamente più lineare col nostro avatar virtuale intento a scalare leghe e classifiche contro sfidanti sempre più competitivi, fino ad arrivare al vertice mondiale come golfista. A corredo di una progressione così lineare però ci sarà un’ottima dose di personalizzazione del nostro avatar, che vedremo crescere non solo grazie a nuove attrezzature acquistabili dallo shop in game, ma potremo anche sbloccare nuove abilità che lo renderanno un golfista sempre più completo.
Il senso di progressione è palpabile e anzi spingerà i giocatori a tornare su campi già battuti (una ventina all’incirca, proponendo la selezione più ampia mai vista per la serie) per saggiare i miglioramenti del personaggio (e anche, perché no, delle proprie abilità), ma il nostro avatar non sarà l’unico golfista di cui potremo vestire i panni, anzi, ci saranno delle guest star d’eccezione legate non solo al mondo del golf e che arricchiranno non poco l’esperienza anche per chi non è un fan sfegatato di questo sport.
Oltre a leggende del golf come il già citato uomo copertina Tiger Woods e l’altrettanto talentuoso Bubba Watson potremo infatti perfino vestire i panni di campioni provenienti da altri sport come la stella dei Chicago Bulls Michael Jordan (e mi piace pensare che ciò non sia dovuto al fatto che 2K produce anche la serie NBA, ma sia un omaggio alla scena di Space Jam nel quale il campione gioca a golf con Bill Murray) o il collega Stephen Curry; delle strizzate d’occhio che sicuramente non arricchiscono chissà quanto l’esperienza, ma potranno ampliare la fan base del titolo in maniera originale.
Uno swing, tante opzioni!
Anche per quanto riguarda il gameplay, PGA Tour 2K23 si è assicurato di strizzare l’occhio anche ai nuovi arrivati, pur mantenendo la propria struttura originale a cui i fan di lunga data sono ormai affezionati; un compromesso che viene messo in atto nel più intelligente dei modi, ovvero non andando a modificare il sistema di base, quanto piuttosto aggiungendo opzioni pensate per giocatori di ogni livello.
La base del gameplay resta ovviamente lo swing, che come in passato può essere gestito dal sistema dello stick analogico, ma viene aggiunta ora anche la cosiddetta modalità “a tre click”. Nel caso del classico swing con lo stick analogico, si tratta di portare indietro la levetta fino a dare al colpo la giusta potenza e precisione, e riportarla avanti al momento giusto per ottenere un colpo che sia il più preciso possibile; un sistema originale e apprezzabile, ma che ha suscitato non poche discussioni in passato, soprattutto per la difficoltà di gestione che metteva in piedi una barriera d’accesso non semplice da oltrepassare per i neofiti.
La modalità “a tre click” invece, per quanto non si riveli comunque immediata, e anzi richieda una buona dose d’allenamento per essere padroneggiata, può essere invece la scelta migliore per quanto riguarda i “non addetti ai lavori”, dal momento che i “tre click” in questione implicano comunque il premere il tasto giusto al momento giusto, ma snelliscono la procedura che vede i giocatori impegnati nel far oscillare correttamente lo stick analogico, una differenza che può sembrare da poco, ma che semplifica sostanzialmente la gestione dello swing.
Nel gameplay di PGA Tour 2K23 c’è molto più dello swing però! Anzi, il sistema di gioco riesce a rivelarsi parecchio strutturato, ma abbastanza chiaro e bilanciato da non risultare complicato. Prima di ogni colpo potremo infatti selezionare la mazza da utilizzare, ognuna è ovviamente più adatta a una determinata situazione (tiro corto, tiro lungo, sabbia e quant’altro) e toccherà al giocatore fare pratica e sperimentare tra il ventaglio di opzioni, che potrà oltretutto ampliarsi anche tramite lo shop in game.
Oltre alle opzioni che potranno essere gestite dal giocatore, ci saranno anche una serie di variabili da studiare di volta in volta: dalla conformazione del terreno da gioco alla direzione e intensità del vento, ogni fattore contribuirà a rendere unico ogni singolo swing e di conseguenza donerà realismo a ogni partita. Un realismo che purtroppo si perde in parte se andiamo ad analizzare il comparto tecnico…
Mi è entrato un caddy nell’occhio…
Come anticipato, il comparto tecnico non è poi così scadente, ma di sicuro non è l’aspetto più brillante della produzione, e mostra il fianco sotto alcuni punti di vista. Per quanto riguarda la grafica, nel complesso non possiamo dire di trovarci davanti a un titolo insoddisfacente, ma se la fluidità dei movimenti dei golfisti e la resa generale dei campi è inopinabile, il tutto però crolla davanti a modelli del pubblico appena abbozzati e agli sfondi in lontananza che sembrano appiccicati ai fondali in malo modo e senza una reale continuità e coerenza col resto dell’ambiente.
Non male invece il sonoro, indubbiamente minimale dal punto di vista dell’accompagnamento sonoro (scelta obbligatoria per uno sport riflessivo e dai ritmi compassati come il golf), ma con effetti sonori ben resi e gli immancabili commentatori originali dei vari circuiti golfistici, vero e proprio marchio di fabbrica delle produzioni targate 2K.
In definitiva, PGA Tour 2K23 fa un deciso passo avanti verso una fetta di giocatori molto più ampia grazie alle molteplici opzioni di personalizzazione e di gameplay, una scelta sicuramente gradita e ben strutturata, ma che non riesce a portare il gioco del tutto fuori dalla nicchia al quale dedicato: quella dei fan sfegatati del golf e dei curiosi che non hanno magari un campo da golf nelle vicinanze.