Recentemente il genere dei CRPG è tornato alla ribalta grazie ad alcuni titoli eccellenti che abbiamo visto negli ultimi anni.
Tra questi occorre citare Pillars of Eternity. Un gioco di ruolo incredibile, che è riuscito a ritagliarsi una folta schiera di fan grazie alla sua trama superlativa e alla sua componente ruolistica certosina. Ora, Obsidian propone un secondo capitolo. Sarà riuscito a migliorare il perfetto equilibrio del primo?
La risposta è si, nella maggior parte dei casi. Lo scrivo subito perché, in questo caso, bisogna mettere le cose in chiaro. La componente ruolistica di Pillars of Eternity II: Deadfire è ineccepibile. Questo si traduce in svariate possibilità di personalizzazione, che risultano in una progressione sempre intrigante. Purtroppo però, alcuni piccoli difetti hanno fatto scendere inevitabilmente il voto sotto l’eccellenza. Tuttavia se sei appassionato del genere non dovresti avere dubbi sull’acquisto dato che siamo comunque davanti a un capolavoro ruolistico con una component GDR quasi perfetta. I difetti, in pratica, sono altri.
Fatta questa doverosa premessa, iniziamo.
Il viaggio dell’eroe
La storia di Pillars of Eternity II ha il suo esordio poco dopo gli accadimenti del primo capitolo. La fortezza di Caed Nua, che avevamo ottenuto con così tanta fatica, viene distrutta da un titanico colosso d’adra, nel quale si è reincarnato (se così si può dire) il dio Eothas. Quest’ultimo emergerà da sotto la nostra dimora, distruggendola e uccidendoci, buttandoci direttamente tra le fredde mani di Berath. A questo punto potremo scegliere di tornare nel mondo dei vivi, dopo aver creato il nostro avatar (sul processo di creazione torneremo dopo). Fatto ciò, ci ritroveremo su una nuova imbarcazione, la nostra prima nave, naufragata su un’isola. La nostra missione come araldo di Berath è quella di inseguire il Dio, cercando di comprendere le sue intenzioni ed, eventualmente, confrontarsi con lui. La trama resta ricca di mistero per tutta la sua durata e affronta i temi più disparati, che vanno dalla religione, alla tradizione e a discorsi “metafisici”.
Ogni personaggio incontrato è caratterizzato in modo magistrale, partendo dagli dei (tanto potenti quanto imperfetti), passando per i compagni, fino a molti PNG della trama principale e di alcune missioni secondarie. Peraltro, una novità di questo secondo capitolo risiede proprio nei compagni e nella possibilità di iniziare con essi una relazione amorosa con opzioni di dialogo uniche. Tutto dipende dalle risposte che diamo durante alcune interazioni e durante certi momenti dell’avventura.
Un nuovo mondo da esplorare
Tutta questa serie di eventi è solo la base per un viaggio che ci porta a visitare il nuovo arcipelago di Mortafiamma, protagonista della nuova, piratesca ambientazione di questo capitolo. Nelle nostre avventure incontriamo vari popoli e culture, interagiamo con le fazioni che popolano il mondo di gioco e abbiamo la possibilità di vivere diverse storie che si intersecano con quella principale.
Proprio l’intreccio di molte missioni secondarie merita una menzione d’onore. Di fatto, moltissime side quest sono sorprendenti e sfaccettate, presentando delle storie interessanti e impreziosite dalla possibilità di utilizzare diversi approcci, in base alle nostre statistiche e al nostro sviluppo dei personaggi. Inoltre, queste missioni possono vantare delle sotto trame davvero interessanti, le quali raramente si limitano a compiti semplici e banali. La cosa bella è che ogni ambientazione del gioco è piena di persone in cerca d’aiuto o di accadimenti interessanti, quindi non vediamo mai un’area vuota o priva di punti d’interesse.
Tutto questo delinea un mondo di gioco profondo e credibile, popolato da società che impariamo a conoscere, tutte con le proprie storie e tradizioni, enfatizzate dai “modi di dire” o da particolari parole che i personaggi incontrati utilizzano durante i dialoghi e le interazioni.
Un lavoro certosino, quindi, il quale trascende la semplice main quest di Pillars of Eternity 2: Deadfire, arrivando a creare un mondo vivo che ci resterà impresso per molto tempo.
Sì ma, come si gioca?
Ovviamente la vita dell’avventuriero è dura. Quando non occorre scalare dirupi, guadare fiumi o attraversare paludi, si deve combattere. Come la tradizione ruolistica ci ha insegnato, per oltrepassare tutte queste situazioni, le statistiche sono tutto.
Iniziamo dalla creazione (e sviluppo) del personaggio, croce e delizia di tutti gli appassionati.
Come accennato poc’anzi, la creazione del nostro alter ego inizia davanti a Berath. Qui abbiamo la possibilità di scegliere razza, aspetto, origini, classe, terra natale e lavoro, oltre che le competenze con le armi. Andiamo con ordine.
Il menù del gioco è organizzato benissimo e rende tutto chiaro fin dal principio. La scelta di una tra le sei razze del nostro eroe determina parzialmente alcune statistiche, aggiungendo qualche punto in alcune piuttosto che in altre. Lo stesso dicasi per le origini, la terra natale e il lavoro.
Quando parliamo della classe, invece, il discorso diventa leggermente più complesso. Infatti, sono disponibili ben undici classi per il nostro avatar. Ad ognuna di esse è possibile aggiungere una sottoclasse, che garantisce dei bonus ad alcune abilità, al prezzo di malus in altre. Nel momento della selezione, poi, vi è la possibilità di scegliere un eroe multiclasse, selezionandone due al posto di una sola. Questo renderà tutto più versatile, ma il personaggio creato sarà estremamente più difficile da gestire.
Infine, abbiamo la possibilità di selezionare gli attributi che delineano le statistiche principali del nostro alter ego durante l’avventura (costituzione, mana, ecc). Queste ultime sono estremamente importanti, dato che da qui in poi possono essere influenzate solo attraverso gli oggetti o gli addestramenti degli PNG reperibili in giro per il mondo, nonché da alcune abilità passive.
Parlando proprio di abilità, possiamo dire che ogni personaggio possiede un albero specifico, dato dalla classe selezionata in precedenza. Quest’ultimo comprende diverse skill uniche, molto varie e diversificate tra loro. La struttura di potenziamento è classica: abbiamo tot. abilità di livello 1, tot. di livello 2, tot. di livello 3 e così via. Lo sviluppo comprende abilità offensive, difensive, buff, debuff e passive; mettendo nelle mani del giocatore innumerevoli strumenti che possono essere combinati tra loro nei modi più disparati; offrendo agli utenti più pazienti la possibilità di creare vere macchine da guerra (o da diplomazia e studio).
L’importanza dei dialoghi
Quando più avanti saliremo di livello potremo aumentare altri tipi di caratteristiche, le quali serviranno per moltissimi dialoghi e interazioni scritte.
Di fatto, il sistema di relazioni di Pillars of Eternity II è semplicemente superlativo. Tutti i dialoghi tengono conto di tantissimi fattori, rendendo le scelte multiple molto più profonde e sfaccettate della media. Cosa vuol dire, in poche parole?
In pratica, spesso troviamo dialoghi che possono essere influenzati dalle statistiche scelte in precedenza: “Intuizione” può far notare alcune posture dell’interlocutore; “Storia” può servire per rispondere a tono a un PNG che ci mente su alcune tradizioni; “Minaccia” serve per intimidire e così via. Oltre a questo, anche le nostre origini, il lavoro scelto, la nostra razza e alcune missioni completate possono, potenzialmente, diventare un’opzione di dialogo durante un’interazione con un personaggio. Inoltre, ti piacerà sapere che ogni dialogo del gioco è completamente doppiato in inglese. Un’aggiunta piacevolissima, che aggiunge tanto al comparto narrativo e all’immedesimazione generale. Inoltre, ogni parte del titolo è tradotta in italiano.
Tornando al gameplay, se stai pensando che sia impossibile avere un personaggio che sappia svolgere tutte queste funzioni, hai ragione. Tuttavia non sei solo e i compagni di squadra sono fondamentali anche in questi casi, dato che le loro statistiche in alcuni campi possono risultare un prezioso e indispensabile aiuto.
Inoltre, l’esplorazione del mondo è influenzata, in alcuni casi, da altre statistiche che è possibile migliorare. Infatti, durante le peregrinazioni nella world map (che per certi versi ricorda quella dei Final Fantasy per PlayStation) potremmo imbatterci in alcune interazioni scritte, caratterizzate da brevi descrizioni (peraltro, molto belle e mai noiose), alle quali segue una nostra scelta, la quale può portare ai risultati più disparati: dall’ottenimento di un bottino, al morale della ciurma, fino alla scoperta di un passaggio nascosto.
In tutti questi casi le nostre decisioni possono fallire o avere successo, in base alla statistica corrispondente all’azione selezionata. Per esempio: serve nuotare contro corrente? Serve avere un alto livello di “Atletismo“. Seguire le tracce di un animale? In questo caso serve “Sopravvivenza“. Abbiamo scovato un affresco in un tempio. In questo caso occorre un buon livello di “Religione”.
Nel caso in cui non avessimo un livello abbastanza alto, l’interazione potrebbe fallire e alcune volte, ferire il nostro eroe. Anche in questo caso, tuttavia, i compagni possono aiutarci a compiere queste imprese, grazie alle loro statistiche e abilità personali. Una caratteristica molto bella, che strizza l’occhio ai giochi di ruolo cartacei, arricchendo ulteriormente l’esperienza di gioco.
Altro ostacolo ambientale, questa volta nei dungeon, sono le trappole. Queste ultime possono essere individuate da un eroe con un alto valore di percezione e disarmate da uno con una manualità abbastanza sviluppata. Anche in questo caso, facendo scattare la trappola in questione, il personaggio coinvolto subisce una ferita.
Queste ultime sono una caratteristica molto importante e significativa del gameplay che, se trascurate, porteranno alla morte permanente dei nostri eroi: ogni volta che sbagliamo un’interazione, facciamo scattare una trappola o abbiamo dei decessi in combattimento, i personaggi coinvolti subiscono una ferita, che risulta in alcuni malus. Arrivati a quattro ferite, il personaggio in questione sarà perduto per sempre. Per guarire le ferite basta riposare o andare in una taverna. Una scelta comprensibile, che ci mette nelle condizioni di valutare i rischi prima di un combattimento o di qualsiasi minaccia.
Prima di parlare del sistema di combattimento, è doveroso precisare che quest’ultimo è una delle tante opzioni disponibili. Quasi sempre abbiamo la possibilità di risolvere la situazione in altri modi, che vanno dalla classica furtività alla diplomazia, fino allo sfruttamento di ostacoli ambientali o l’istigazione di alcuni PNG contro i nemici. Per togliere ogni dubbio, per fare una qualsiasi di queste azioni in modo efficace occorre sviluppare i personaggi in quell’ambito.
Il combattimento
Eccoci arrivati al paragrafo che, probabilmente, stavi aspettando dall’inizio della recensione: il sistema di combattimento. Anche quest’ultimo può essere portato avanti con diverse strategie o tattiche.
Il combattimento di Pillars of Eternity II ricalca quello classico del genere: parliamo di battaglie in tempo reale con una grande enfasi sulla strategia di gruppo e con l’immancabile presenza della pausa tattica. Chiaramente, è nostro compito scegliere quali abilità usare, i bersagli di ogni singolo membro, oltre che il loro posizionamento. Proprio la parte strategica del titolo qui acquisisce una rinnovata profondità, grazie alla scelta del team di sviluppo di formare un party di sole cinque persone, contro le sei del precedente capitolo.
Una scelta azzeccata, che costringe il giocatore a selezionare con più attenzione i membri che devono seguirlo nelle sue avventure. Questo è fondamentale, dato che le abilità peculiari di ogni membro e il modo in cui esse interagiranno, delinea la differenza tra il successo e la disfatta. Per esempio, il mago può vantare magie devastanti, in grado di danneggiare i nemici in diversi modi. Tuttavia il tempo di lancio di ogni incantesimo è lungo, e un attacco durante il “cast” significherebbe l’interruzione del cooldown. Per questo motivo sono necessari combattenti in prima linea, che possano attirare l’attenzione dei nemici e i loro attacchi. Questi ultimi, a loro volta, arrecano danno sufficiente a uccidere i tank se non abbiamo un healer che possa dare supporto.
In quest’ottica il posizionamento del nostro gruppo, in base alle tattiche nemiche, diventa significativo. Questo è sottolineato da due meccaniche che influenzano la riuscita di una tattica.
La prima è la concentrazione. Ogni volta che un eroe lancia un’abilità potrebbe essere interrotto dai colpi in arrivo se il danno di questi ultimi è maggiore del suo valore di concentrazione. In sintesi, ogni personaggio può subire un numero limitato di attacchi prima di annullare completamente il lancio di un’abilità. Questo risulta fondamentale per i maghi che, come accennato poc’anzi, hanno dei tempi molto lunghi per ogni magia.
Anche i combattenti in mischia hanno i loro limiti. Infatti, ogni volta che un personaggio (nemico o alleato) viene ingaggiato a distanza ravvicinata entra in “status di ingaggio”. In queste condizioni, se dovesse allontanarsi dal suo avversario subirebbe un “attacco da disingaggio”, a meno che non lo inabiliti in qualche modo (atterrandolo, stordendolo, ecc.). Anche in questo caso vediamo una scelta volta a incoraggiare un pensiero strategico nel giocatore, costretto a ponderare con attenzione le sue mosse per evitare conseguenze disastrose.
Inoltre, i colpi non sono tutti uguali. In base alla “precisione” del personaggio potrebbero andare a segno, di striscio o addirittura mancare il nemico. A questi si aggiunge l’attacco furtivo, ottenuto colpendo un nemico ignaro o alle spalle. Il che può accadere, per esempio, con l’accerchiamento. Quando due o più combattenti ingaggiano lo stesso avversario, quest’ultimo risulta accerchiato. In questo status sarà più facile subire colpi ed addirittura sarà possibile subire attacchi furtivi, con danni semplicemente devastanti.
Per finire, a tutto questo si aggiungono ben quattro tipi di difese, che corrispondono ad altrettanti tipi di attacchi o abilità. Questo significa che non basta potenziare una generica statistica di “difesa”. E’ invece necessario considerare il ruolo di quel personaggio nell’economia del gruppo e sviluppare le difese di conseguenza, proprio come facciamo con le offese.
Sai cosa rende stupendo tutto questo? Ogni caratteristica descritta si applica sia ai nostri eroi, che ai nemici. Il risultato delinea scontri interessanti, che spingono a sfruttare al meglio i componenti del nostro team, osservando costantemente il campo di battaglia per scegliere l’approccio più efficace.
Se tutto ciò ti sembra impossibile in un combattimento in tempo reale, ricorda che il gioco propone la pausa tattica, una compagna utilissima in ogni battaglia. Oltre a questo, si aggiunge l’ottima IA dei compagni, in grado di gestire efficacemente le situazioni. Come se ciò non bastasse, quest’ultima è personalizzabile a piacimento.
L’esplorazione alla base di tutto
La componente ruolistica di un gioco, però, non è data solo dai combattimenti. Una buona parte dell’avventura è spesa esplorando città e dungeon. Anche in questo caso gestiamo tutto con il mouse tuttavia, come consueto per il genere, le interazioni con l’ambiente sono limitate a pochi oggetti selezionabili per saccheggiare il bottino, i cadaveri dei nemici e le trappole che occorre disarmare, oltre che ad alcuni interruttori e leve.
Nonostante questo, il mondo risulta credibile, grazie allo stile unico dei dungeon e delle città, oltre che della realizzazione tecnica (di cui parleremo tra poco). Non ultima, la presenza di una lore ben costruita si nota perfettamente in ogni momento del gioco, dato che è visibile nei dialoghi tra i PNG e dalle ambientazioni stesse, oltre che dalle già citate missioni secondarie.
Parlando del gameplay di queste ultime, è doveroso citare l’importanza del diario di gioco. Come in ogni GDR, qui vengono segnati i progressi delle nostre missioni e viene aggiunto dove andare e cosa fare. Ciò che salta all’occhio è la totale assenza di indicatori per le missioni stesse. Infatti, per sapere il nostro compito e il luogo in cui svolgerlo, occorre prestare attenzione ai dialoghi con i personaggi, oppure leggere la descrizione del diario per individuare queste informazioni. Un pregio indubbio che strizza l’occhio, ancora una volta, alla tradizione dei giochi di ruolo, rendendo tutto più interessante.
Infatti, è innegabile come questa meccanica contribuisca a creare un piacevole senso di immersione nel mondo di gioco e nella lore creata dagli sviluppatori. Tuttavia, proprio le descrizioni hanno una delle poche pecche del titolo. Nonostante siano quasi sempre interessanti e ben scritte, a volte si possono notare delle traduzioni poco chiare o dei piccoli errori. Stiamo parlando di una minoranza di casi, ma comunque va segnalato, dato che alcune quest risultano dispersive in conseguenza di ciò.
La nave: l’unico, vero difetto del gioco
Purtroppo sì. Mentre la componente ruolistica è eccellente, come abbiamo appena visto, un’altra componente del titolo presenta invece una qualità che non è minimamente paragonabile a essa: tutto ciò che riguarda la nave. Non va dimenticato che il gioco si svolge in un arcipelago e per questo motivo è essenziale spostarsi in barca. Questo comporta una gestione della stessa, della sua ciurma e dei suoi spostamenti.
Iniziamo dalla ciurma. Quest’ultima è composta da marinai che possiamo reclutare nelle taverne od ai porti delle varie città. Ognuno di essi è diverso e più o meno abile in un certo ruolo. In aggiunta, anche loro ottengono esperienza con il progredire delle missioni e delle battaglie, ma solo per quanto riguarda quelle navali. Inoltre, la ciurma ha un morale che sale o scende in base alle nostre azioni o alla qualità del cibo che mettiamo a loro a disposizione. Se il morale dovesse scendere troppo i marinai potrebbero addirittura ammutinarsi.
L’assegnazione degli uomini è molto importante, dato che per governare la nostra imbarcazione è necessario assegnare un tot. di marinai ai compiti previsti (un timoniere, dei mozzi, un navigatore, un cuoco, un medico, ecc.). Oltre ai ruoli di navigazione e combattimento sono presenti cuoco e medico che servono, rispettivamente, a sprecare meno cibo quotidianamente ed a curare i feriti delle battaglie navali.
Oltretutto, il gioco mette a disposizione diverse navi, che hanno statistiche diverse e necessitano di un numero maggiore di uomini per essere governate. Per concludere, abbiamo la possibilità di potenziare alcuni componenti come scafo, timone e vele (e altri), al fine di aumentare l’efficienza dell’imbarcazione stessa.
Nonostante inizialmente si accolga questa novità con entusiasmo, a lungo andare diventa invece un orpello inutile e fastidioso. Infatti, dopo le prime volte nel menù della nave, si ha la sensazione che il sistema sia “abbozzato”, quasi come se fosse incompleto. Peraltro, considerando la componente ruolistica eccellente, questo contrappeso così poco profondo risulta quantomai evidente. Il risultato vede il giocatore dimenticare ben presto la gestione dell’imbarcazione, per concentrarsi esclusivamente sulla componente più “classica” e squisitamente ruolistica di Pillars of Eternity II: Deadfire.
Se risulta tedioso gestire la nave, lo stesso si può dire dei combattimenti che la riguardano. Ognuno di essi è gestito da un sistema a turni che vede i capitani delle due imbarcazioni selezionare l’azione da svolgere per portare l’imbarcazione più vicina all’avversario o per sparare a distanza con le armi disponibili, che fanno più o meno danno in base a quella equipaggiata. Se ci avviciniamo abbastanza, invece, possiamo speronare la nave nemica per un abbordaggio, che porterà il gameplay al classico combattimento del titolo, con i nostri personaggi che affrontano la ciurma nemica.
Un sistema simile può essere buono sulla carta, ma nella realtà dei fatti risulta lento e noioso. I combattimenti navali diventano presto un’attività che si cerca di evitare, anche solo per continuare l’esplorazione tradizionale dello splendido mondo creato dagli sviluppatori. Perché combattere in nave, quando posso andare direttamente a completare quella missione? Ecco cosa si chiede il giocatore dopo un paio di combattimenti tra i mari di Mortafiamma.
In aggiunta a tutto questo, la presenza dell’imbarcazione porta alla creazione di un mondo frammentato dalle isole. Questo ha un impatto non indifferente sull’ambientazione. Infatti, tutti i dungeon e le città, sono divisi tra di loro dal mare stesso. Questo delinea in modo estremamente marcato le fazioni e la cultura dei popoli dell’arcipelago, dato che ogni isola ha uno stile unico e diverso dalle altre e vista la necessità di arrivarci, ogni volta, in nave.
A dir la verità, i viaggi in mare non sono fastidiosi, data la loro brevità sulla world map. Il vero problema risulta soltanto nella gestione e nei combattimenti marittimi. Nonostante sia possibile ignorare totalmente questi aspetti per tutto il gioco, è anche vero che la loro presenza sarebbe potuta (e dovuta) essere più marcata e curata. Proprio per questo motivo è un difetto vero e proprio, che pesa sulla valutazione se contrapposto all’eccellente lavoro svolto nella componente classica dell’esperienza.
Grandioso da giocare e bello da vedere
Parlando del comparto tecnico di Pillars of Eternity II, spicca sicuramente l’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori per migliorare quello del primo capitolo. Nonostante la visuale isometrica, le ambientazioni sono comunque stupende da vedere: le ombre dinamiche nei luoghi bui, i riflessi delle “sculture” d’acqua nel palazzo della regina Onekaza e altri piccoli dettagli impreziosiscono le aree di gioco.
A questo si aggiungono le animazioni di personaggi e nemici, che si attestano su un buon livello, risultando piacevoli da vedere durante i combattimenti.
Il comparto tecnico, tuttavia, non è eccelso. Sono presenti dei cali di frame occasionali in alcune delle situazioni più concitate. Parliamo di eventi sporadici e rari, sia chiaro, ma sono comunque da segnalare. Restando nel tema di difetti tecnici, è necessario parlare dei lunghi caricamenti di gioco. Ognuno di essi (soprattutto quello all’avvio del titolo) è troppo lungo. Nulla che possa arrivare a un intero minuto, tuttavia in alcuni casi i caricamenti si aggirano intorno al mezzo minuto. Apparentemente sembra una cosa da poco, ma posso assicurare che giocando 2/3 ore di fila, soprattutto in alcune missioni articolate in diverse aree, questa caratteristica si fa sentire.
Il comparto sonoro, invece, è eccellente. Persino durante la navigazione nella mappa del mondo si può sentire chiaramente il vento, le onde e le tavole della nave che scricchiolano quando sono mosse. Inoltre, le città hanno un brusio di sottofondo nei luoghi più affollati ed in generale si sentono costantemente dei rumori ambientali che rendono i posti “vivi”. Lo stesso dicasi per gli effetti in combattimento, che presentano delle formule magiche riecheggianti di potere e colpi che fanno percepire tutta la loro potenza e brutalità.
In ultimo, anche le musiche del gioco sono composte davvero bene e sono ottimamente inserite in ogni contesto, adattandosi ai luoghi e al momento.
Per concludere…
Vale la pena giocare Pillars of Eternity II: Deadfire? la risposta è sì, se sei interessato alla componente ruolistica, alla trama interessante e all’ambientazione unica, delineata da dialoghi e descrizioni completamente tradotte in italiano. Come ho già detto, il gioco si pone come un GDR ottimo, che eccelle nella personalizzazione dei personaggi, nei combattimenti e nell’esplorazione. Tuttavia, chi deciderà di avvicinarsi al titolo dovrà fare i conti con la realizzazione della parte “marittima”, che spezza, almeno parzialmente, la componente puramente classica e ruolistica con un orpello che non era davvero necessario.
Alla luce di ciò, se ami il genere, Pillars of Eternity II resta comunque un must play, grazie all’ottimo comparto GDR. Invece, se ti stai approcciando ai giochi di ruolo per la prima volta, o comunque non sono il tuo genere preferito, puoi tranquillamente andare altrove (per esempio, iniziando dal primo Pillars of Eternity, di cui trovi la nostra recensione), verso titoli dalla struttura più classica e meno frammentata.
Direi che un terzo capitolo sarebbe auspicabile, dato che potrebbe perfezionare ulteriormente la formula di gioco.