Prima di parlare di Pinchcliffe Grand Prix, opera sviluppata dallo studio norvegese Ravn Studio in collaborazione con Rock Pocket Games e Invictus Games e pubblicata dall’editore di fiducia Zordix Publishing, è opportuno raccontare una piccola storia.
Nel 1975 uscì in Norvegia il film d’animazione in stop-motion Flåklypa Grand Prix, arrivato nei Paesi anglofoni con il nome tradotto letteralmente in The Pinchcliffe Grand Prix. Sebbene questo lungometraggio non sia mai arrivato alle orecchie degli italiani (come del resto tanti audiovisivi provenienti dalla Scandinavia che non portino la firma di registi come Lars von Trier o Lasse Hallström), esso è ben saldo nella memoria del popolo norvegese, tanto da essere considerato in patria un capolavoro del cinema di animazione.
Oggi, grazie al lavoro svolto da Ravn Studio e compagni, anche noi possiamo riscoprire questa piccola perla animata che ci è sfuggita, e possiamo farlo in maniera poco ortodossa, vale a dire giocando a Pinchcliffe Grand Prix, che non è altro che l’adattamento videoludico dell’avventura di Theodore Rimspoke e dei suoi amici.
Pinchcliffe Grand Prix, la realizzazione di un sogno a quattro ruote
La trama del titolo riprende in toto quella del film: si inizia col fare la conoscenza di Theodore Rimspoke, un geniale inventore e meccanico che, ormai anziano, lavora come riparatore di cicli a pedali. Ad assisterlo nei suoi compiti ci sono i suoi amici Sonny e Lambert, dai caratteri diametralmente opposti l’un l’altro: il primo è una spensierata e vivace gazza, il secondo è un pessimista e sbadato riccio.
Sebbene conducano un’esistenza tranquilla e pacifica, a Theodore manca qualcosa: portare a termine la realizzazione della sua migliore creazione, la ruggente auto da corsa Il Tempo Gigante (chiamata così anche in lingua originale), e vederla sfrecciare in pista.
La sopita determinazione nel perseguire il suo sogno riemerge all’improvviso una sera, quando i tre amici scoprono che un ex-allievo di Theodore, l’ambizioso e arrivista Rudolph Gore-Smiley, ha rubato i progetti del motore de Il Tempo Gigante e li ha applicati alla sua auto.
I tre sono consapevoli che sarà difficile riuscire a rendere concreta Il Tempo Gigante con solo i pochi soldi che entrano in casa grazie a Theodore, ma la soluzione gli si palesa ben presto grazie all’incontro con il ricco sceicco Abdul Ben Bonanza.
Almeno mille giochi in uno
Sebbene Pinchcliffe Grand Prix si presenti tanto nelle grafiche promozionali quanto nei trailer come un racing game nudo e crudo, in realtà avviando la modalità storia ci si accorge immediatamente che non è assolutamente così: essa rende il gioco omologabile anche ai punta e clicca e ai puzzle game, complici i numerosi minigiochi che scopriremo puntando il cursore del mouse (o del pad, periferica come al solito consigliata per le fasi racing) in ogni angolo delle poche ma abbastanza buone aree esplorabili.
Probabilmente sono proprio queste esplorazioni il maggior punto debole del titolo, ma resta il fatto che è necessario setacciare col puntatore ogni angolo, perché proprio in punti poco battuti e ben nascosti ci sono i pezzi che ci consentiranno di completare Il Tempo Gigante nell’apposito minigioco, denominato appunto Costruire Il Tempo Gigante.
Il successo nei tanti minigiochi che vanno a comporre l’esperienza proposta da Pinchcliffe Grand Prix è parimenti necessario per completare la suddetta opera. Essi si ispirano a vari titoli videoludici che hanno fatto scuola nel corso del tempo, da classici quali Pac-Man (1980) a versioni semplificate di titoli più o meno contemporanei quali Trial Fusion di Ubisoft (2014).
Tornando alle corse, vale la pena sottolineare che non siamo di fronte ad un capolavoro di realismo in termini di fisica e meccanica (dopotutto non stiamo giocando a RiMS Racing), tuttavia ogni gara risulta piacevole da giocare proprio per la semplicità, nella quale è evidente l’ispirazione ai tali e tanti Mario Kart (compresi i trucchetti per avvantaggiarsi rispetto agli avversari).
Si registra anche una buona varietà per quanto riguarda le modalità di gara, suddivise in tre sezioni: Pratica di guida di Lambert, dove controlliamo Lambert a cavallo di una bicicletta su percorsi a tempo e a punti; Backwoods Rally, nella quale si può scegliere tra gare a checkpoint o a tempo; infine la modalità Torneo, divisa a propria volta in Prove libere (una semplice gara a tempo contro sé stessi), Corsa rapida (una corsa in piena regola su un tracciato di propria scelta), e il Campionato vero e proprio, una serie di gare in cui vince chi totalizza più punti tramite i piazzamenti.
Superfluo è segnalare che anche la vittoria nelle varie modalità di corsa è necessaria per ottenere i pezzi necessari onde completare la costruzione de Il Tempo Gigante. Un po’ meno che anche i circuiti e le vetture sono abbastanza diversificate tra loro.
Scorrevolezza e poliedricità
Se il gameplay di Pinchcliffe Grand Prix soddisfa in termini di giocabilità al punto da poter essere definito un titolo ‘per tutte le età’, dal punto di vista tecnico ed estetico si arriva persino allo stupore: non un solo bug o glitch testimoniato per tutto il gioco ed un frame rate che dà il proprio meglio proprio al momento giusto, vale a dire durante le corse.
Tale poliedricità è coadiuvata dall’estetica ereditata dal film animato matrice (ricordiamo che ‘animato’ non fa binomio con ‘infantile’). La simpatia dei vari personaggi deriva principalmente dall’ottimo lavoro svolto dai doppiatori, che nell’adattamento inglese hanno caratterizzato la loro parlata con un raschiante accento british completo di termini slang (probabilmente dovuti ad una qualche caratteristica del doppiaggio originale: la lingua norvegese, complici le dimensioni del Paese, è abbastanza eterogenea a livello dialettale).
Anche a livello di navigazione ed effettistica non si riscontra la minima problematica: a comando premuto corrisponde azione compiuta e conseguente effetto sonoro.