Player One è al suo terzo articolo e questa sera andremo a parlare di Kratos, l’ormai leggendario protagonista delle serie God of War. Dai tempi della PlayStation 2, Kratos si è fin da subito distinto per la sua storia, il suo personaggio e le vicende che lo vedono coinvolto, oltre che per le ambientazioni mitiche in cui si svolge tutto. Andiamo a vedere, dunque, perchè Kratos è così amato dalla community, sviscerandone le origini, le svolte e lo sviluppo del personaggio, ben lontano dall’essere semplicemente un bruto dei videogiochi, molto complesso e stratificato.
Capitano dell’esercito spartano
La storia del Kratos pre-God of War, ciò che lo ha portato ad essere al centro delle storie narrate nella serie, ci viene raccontata da una voce nel primissimo capitolo, uscito nel 2005, una voce sulla quale verrà fatta chiarezza solo in God of War II, ma andiamo con ordine. Kratos è uno dei più giovani capitani dell’esercito spartano nell’antica Grecia. La sua brutalità e la lealtà dei suoi uomini sono in grado di schiacciare qualsiasi nemico. La guerra sembra essere la sua unica ragione di vita, tanto da trascurare del tutto la sua famiglia, composta per altro da una moglie ed una bambina inadatta a combattere.
Il servo del Dio della Guerra
Durante quella che doveva essere una battaglia come tante altre, il giovane capitano si trovò davanti ad un immenso esercito di barbari, numericamente schiacciante rispetto al suo contingente spartano. Mentre i suoi soldati venivano trucidati e lui stesso stava per soccombere sotto il martello da guerra del re dei barbari, Kratos emise un grido d’aiuto che i fan di God of War conoscono fin troppo bene: “Ares! Distruggi i miei nemici! E la mia vita… sarà tua!”. Da quel giorno, Kratos, munito di poteri semi-divini, diviene ancora più spietato e violento, anche in virtù della sua relativa invincibilità. Ma qualcosa di terribile avrebbe presto sconvolto per sempre la vita del giovane capitano.
Il fantasma di Sparta
Durante uno dei suoi infiniti massacri in onore del dio della guerra, ebbro di potere e assetato di sangue, Kratos colpisce a morte, senza neppure accorgersene subito, la sua stessa famiglia. Opportunamente spinta davanti a lui da Ares, che intendeva creare il guerriero perfetto, kratos sarebbe divenuto una bestia priva di volontà e di affetti o attaccamenti di qualsiasi tipo, “Diventerai la morte in persona!”. Ma proprio questa crudele macchinazione di Ares risveglia qualcosa in Kratos. Da quella terribile notte egli sarà maledetto, la sua pelle per sempre ricoperta dalle ceneri della sua famiglia, vagherà per la terra, pallido e accecato dall’odio, in cerca di vendetta contro il dio della guerra. Era nato il fantasma di Sparta.
God of War: Chains of Olympus
In Chains of Olympus, Kratos è divenuto il campione, per non dire servo, dell’Olimpo. Egli svolge ogni tipo di incarico affidatogli dagli dei nella speranza che questi possano liberarlo dalle tremende visioni e dai ricordi che lo perseguitano dal giorno della morte della sua famiglia. In questo prequel, Kratos riesce a raggiungere i Campi Elisi per riabbracciare sua figlia, liberandosi persino dei suoi peccati e dei suoi poteri malefici. Ma la gioia dura poco: per vendicarsi degli dei che l’hanno condannata a vivere con Ade nell’aldilà, Persefone intende distruggere il mondo e l’oltretomba. Per salvare l’anima di sua figlia Kratos dovrà affrontare la dea, tornando ad essere il fantasma di Sparta e abbandonando definitivamente la bambina.
Il finale di Chains of Olympus
“La tua sofferenza non avrà mai fine, fantasma di Sparta”. Queste sono le ultime parole pronunciate da Persefone prima di spirare, caduta in battaglia contro Kratos. Una maledizione scagliata contro un mortale distrutto da forze divine che andavano ben oltre la sua lungimiranza e comprensione. Un pupazzo nelle mani di Ares e, in seguito, del resto dell’Olimpo, condannato a soffrire in eterno. Il finale di Chains of Olympus è amarissimo, con il titano Atlante, condannato a sorreggere il mondo sulle proprie spalle, che si fa beffe di Kratos, vittorioso in una battaglia non sua, solo e distrutto. La voce narrante recita: “Kratos aveva salvato l’umanità, ma poco gli importava. Abbandonando sua figlia, aveva lasciato l’unica persona che aveva mai amato.”
God of War
La svolta sembra presentarsi quando Ares, ebbro di potere e invidioso nei confronti della dea Atena, sua sorella, decide di attaccare e distruggere proprio Atene. Rappresentando ormai lo spirito di una guerra distruttiva e fuori controllo, Ares viene condannato da Zeus, che affida a Kratos il compito di ucciderlo. Lo spartano può finalmente ottenere la sua vendetta e, sopratutto, il perdono dei suoi peccati. Proprio questa priorità ci fa comprendere la chiave di lettura di questo personaggio ed il suo successivo cambiamento in God of War II. Kratos riesce a recuperare il potere del Vaso di Pandora, uccidendo così Ares in un duello, non prima che quest’ultimo lo costringa rivivere il giorno in cui la sua famiglia morì.
Il finale di God of War
Kratos, esattamente come profetizzato da Atlante, si ritrova solo, nel campo di battaglia, ancora perseguitato dai suoi ricordi. La verità gli viene rivelata da Atena: egli otterrà il perdono formale dagli dei ma essi non cancelleranno le sue visioni ed i suoi ricordi, poichè le atrocità da lui commesse sono troppo nefaste affinché egli possa permettersi di dimenticarle. Con quest’ultimo schiaffo spirituale, Kratos, ormai avvilito e paradossalmente sconfitto, persino dopo aver compiuto l’impossibile, dopo aver ucciso un dio, scala il monte Olimpo con il proposito di uccidersi, lasciandosi cadere dalla montagna degli dei. Ma essi non gli concederanno neppure questa scelta: in virtù delle sue gesta e delle sue capacità, Kratos viene deificato e reso il nuovo Dio della Guerra.
God of War II
L’ira e l’odio contro gli dei si fanno palesi nel secondo capitolo della trilogia. Divenuto Dio della Guerra, Kratos si rivela ben più violento e crudele di Ares, guidando l’esercito spartano in una efferata guerra di conquista che mette in ginocchio la Grecia intera. In una congiura ordita per spogliarlo dei poteri divini ed eliminarlo, il rapporto fra Kratos e gli dei si disintegra dunque definitivamente: Zeus lo trafigge con la spada dell’Olimpo, temendo un eventuale tradimento da parte del fantasma di Sparta “Ogni tua ambizione, Kratos, ora sarà annientata per un tuo sacrilegio. Non sarai mai il sovrano dell’Olimpo. Il cerchio si chiude qui”.
God of War III
Tornando velocemente dal mondo dei morti, tra il secondo ed il terzo capitolo della serie, Kratos diviene una furia vendicatrice. Qualsiasi traccia di esitazione, pentimento o malinconia presente nei primi due capitoli e nei prequel viene spazzata via completamente. Ponendosi come unico e solo scopo la vendetta, Kratos uccide le Parche, quelle figure mitologiche che nell’antica Grecia controllavano lo scorrere del tempo e il destino. Dopo l’involontaria uccisione di Atena, inizia una mattanza che porterà il fantasma di Sparta a sterminare la maggior parte delle divinità principali dell’Olimpo: Poseidone, Ade, Elio, Hermes, Era ed Eracle, moriranno tutti nelle maniere più brutali possibili, mentre Kratos si avvicinerà sempre più al suo obiettivo.
La fine…
Gli dei erano certamente esseri profondamente egoisti, terribilmente simili agli umani nelle loro manie di controllo e grandezza, corrotti anche dalla paura e dalla rabbia sprigionati dal Vaso di Pandora. Ma, uccidendoli, Kratos lascia sprofondare il mondo nel caos più totale, condannando l’umanità ad un’indicibile sofferenza. “Lascia che soffra”, così liquida la questione il protagonista. E cosa accade dopo aver ucciso anche Zeus? Non rimane altro che morte e sofferenza. La famiglia di Kratos è stata vendicata? No. L’unico, vero colpevole annuncia: “La mia vendetta… si compie ora!”, trafiggendosi con la spada dell’Olimpo. Kratos pone fine alla sua esistenza, potendo finalmente scegliere. Il suo ultimo, forse più sincero atto di morte, dona all’umanità la speranza.
…di un viaggio
Con questo ultimo, apparentemente inspiegabile gesto, che nel 2010 sconvolse centinaia di migliaia di fan, Kratos rifiuta di scagliarsi contro l’ennesimo fantasma (in quel momento la rediviva Atena), cercando ciecamente di sfogare la sua rabbia disumana su qualcosa o qualcuno. Egli comprende finalmente di essere stato il solo responsabile del suo tragico destino, comprende di aver sempre avuto una scelta e di aver invece seguito la sua brama di potere, dovuta forse al fatto di essere un altro tra i figli bastardi di Zeus, un semi-dio. Trafiggendosi, Kratos libera il potere di cui si era impossessato anni prima aprendo il vaso di pandora e quel potere si rivela essere la speranza, che viene così, finalmente, riaffidata all’umanità.
Vendetta
Proviamo a ricordare le azioni di Ellie in The Last of Us 2. Ellie, di fatto, rinuncia alla vendetta proprio quando essa è a portata di mano, ritenendola, forse, futile e del tutto ininfluente. Kratos sperimenta questa futilità, dirigendo poi verso se stesso tutta la sua rabbia e il suo rancore. Le sue azioni portano equilibrio in un mondo in cui gli esseri umani non sono degli individui ma delle pedine su una scacchiera dominata da bambinoni estremamente potenti, anche se tutto ciò è fatto involontariamente, rappresentando forse un modo per Kratos di sdebitarsi con un’umanità che lo aveva temuto sia da uomo che da dio ma che, effettivamente, era stata vittima degli dei tanto quanto lui.
Un nuovo inizio
Nell’ultimo capitolo di God of War, che sembra voler aprire una storia ormai lontana dalle vicende greche (il cui eco è comunque ancora udibile nel nuovo capitolo), Kratos è un guerriero stanco, cambiato nelle sue attitudini, la cui fiamma di ira e odio sembra essersi spenta. Non vogliamo ancora approfondire questa nuova fase della sua storia poichè pensiamo che, per essere compreso appieno, questo “nuovo” Kratos debba completare il suo nuovo e probabilmente ultimo ciclo di avventure, esattamente come è stato per la prima trilogia, che lo ha visto cambiare, crescere, cedere sempre più all’odio ed alla violenza per poi redimersi quando tutti meno ce lo aspettavamo.