Come ogni mercoledì ritorna puntuale l’appuntamento su iCrewPlay.com con “Player One”, la rubrica dedicata ai personaggi più iconici e che semplicemente ci sono rimasti nel cuore appartenenti al mondo dei videogiochi.
Nel precedente appuntamento abbiamo sviscerato le gesta di Manuel Calavera, il curioso protagonista di Grim Fandango. Questa settimana vogliamo parlarti di uno dei personaggi simbolo dell’intera industria videoludica, che proprio nel 2021 festeggia i suoi 35 anni di vita pur sembrando, ovviamente, sempre ragazzino: stiamo parlando di Link.
Link o Zelda, chi è il protagonista?
Il primo errore che un giocatore veramente molto distratto o semplicemente alle prime armi può fare è quello di confondere Link con Zelda; proprio perché la serie di videogiochi si chiama “The Legend of Zelda” si può di primo acchito essere portati a pensare che il protagonista, il giovane ragazzo che controlliamo durante l’avventura, sia appunto lo Zelda che troneggia nel titolo.
Ammetto che da ragazzino commisi anche io questo errore, salvo poi capire (per fortuna) subito dopo che in primis Zelda non era un LUI ma una LEI, e incarnava la Principessa del regno di Hyrule che ogni volta e in modi sempre diversi si trovava in pericolo; mentre il prode che doveva farsi carico di salvarla era appunto Link.
La storia di Link è in qualche modo la storia del videogioco
Come detto, nel 2021 celebriamo i 35 anni della saga, che vide i suoi esordi proprio nel 1986 sul Nes, la console 8 bit di Casa Nintendo grazie alla geniale mente di Shigeru Miyamoto, padre non solo di “Zelda” ma anche e forse soprattutto di Super Mario.
Con i pochi mezzi tecnici a disposizione venne portata alla luce quella che di fatto è universalmente riconosciuta come una delle prime forme di avventura fatta a videogioco. “The Legend of Zelda” aveva tutto: esplorazione, combattimenti, senso di scoperta, pericoli e chi più ne ha più ne metta. Insomma era qualcosa che, in quel modo, non si era ancora mai visto all’interno di un videogioco.
Fino ad allora i giochi erano molto semplici, strutturati con la forma arcade da singole partite mutuata dalle macchine della sala giochi e quindi poco inclini ad avere storia, personaggi caratterizzati e sviluppi con un minimo di complessità. The Legend of Zelda ruppe quegli schemi facendo conoscere e amare Link al mondo intero.
Cinque anni dopo, nel 1991 su Super Nintendo uscì il terzo capitolo nonché uno degli episodi più iconici della saga: “The Legend of Zelda: A Link to the Past” innalzava quello che era il suo capostipite all’ennesima potenza; introduceva gli iconici dungeon che furono marchio di fabbrica della serie e ne rappresentavano la struttura portante dell’intero gioco, espandendo e stratificando il concetto di esplorazione.
Da “Ocarina of Time” a “Breath of the Wild”, l’innovazione e il divertimento al potere
Negli anni si susseguirono diversi episodi della saga di Zelda, non tutti memorabili a dir la verità, anche se la qualità media dei prodotti rimane in ogni caso eccellente.
Tra i tanti capitoli usciti ne vanno giocoforza menzionati due in particolare: “Ocarina of Time”, episodio del 1998 uscito per Nintendo 64 e per tanti anni considerato il capitolo più bello nonché una pietra miliare della storia dei videogiochi, soprattutto per via di alcune innovazioni come l’ambientazione 3d e il lock-on; la prima per la saga, la seconda in generale furono elemento di rottura vero e proprio.
L’altro titolo che merita una citazione è l’ultimo, in ordine di tempo: “Breath of the Wild” ha creato dibattito tra critica e pubblico su quale tra lui e Ocarina of Time sia da considerare il migliore della saga in assoluto; a prescindere da quello, l’episodio per Nintendo Switch e Wii U è senza ombra di dubbio un gioco incredibile, capace di reinventare le avventure di Link in un mondo open world vivo e totalmente esplorabile, che in un certo senso ha regalato le stesse sensazioni provate per il primo episodio uscito nel 1986. Brava Nintendo.
Link: la genesi
Ma chi è esattamente il (vero) protagonista della saga di The Legend of Zelda? Quali sono le sue caratteristiche peculiari? Perché è entrato nella storia dei videogiochi, tanto da essere inserito nei migliori 50 personaggi della storia dei videogiochi dalla rivista “Retro Gamer”?
Di Link in effetti non si sa molto: è nato nella tribù di Hylia, umani con orecchie a punta così da poter sentire la voce degli dei. E’ mancino ma in alcuni giochi viene presentato come destrorso (come in Breath of the Wild); può essere sia giovanissimo come nel cell shading di The Wind Waker oppure più adulto come in The Twilght Princess.
Myiamoto decise di renderlo completamente muto così che ogni giocatore potesse immedesimarsi meglio nel personaggio, mantenendo questa caratteristica anche durante i “dialoghi” con gli npc.
La stessa fisionomia del personaggio per quanto simile, cambia anche di molto in base ai vari episodi: dalla lunghezza dei capelli, alla tipologia del vestiario fino alle stesse fattezze fisiche sono di volta in volta rivisitate per sposarsi al meglio con il contesto di gioco con cui abbiamo a che fare.
Link è in primis un guerriero e dotato pertanto di grandi abilità nell’uso delle armi bianche: la spada in primis, ma in Breath of the Wild ci ritroveremo ad avere a che fare con tutta una serie di armamenti che variano per forza d’impatto, rapidità di esecuzione e durabilità, caratteristica peculiare dell’ultima incarnazione per Nintendo Switch.
Altra caratteristica in dote al nostro eroe è la Triforza, una reliquia che in qualche modo accompagna Link in ogni sua avventura: è creata da tre dee e composta da tre differenti parti, la Triforza del Potere, la Triforza della Saggezza e la Triforza del Coraggio. E’ tuttora oggetto di discussione se la Triforza sia un oggetto inanimato oppure dotato di vita propria, in grado di distinguere tra bene e male.
Ovviamente come tutti gli eroi senza tempo che si rispettino, anche Link non può fare a meno del suo destriero, un prode cavallo di nome Epona che però compare in un numero ridotto di episodi.
Un eroe antico e moderno
Potremmo considerare Link come un eroe sia antico che moderno, per via di alcune sue caratteristiche peculiari: parliamo di eroe “antico” perché senza tempo, senza età ben definita, giovane, bello e biondo come sono spesso tutti i grandi eroi.
Ha una grande dimestichezza nell’uso della spada e dello scudo, armi che trovano la loro origine nella notte dei tempi. Vive le sue avventure nel tentativo di salvare la Principessa Zelda da sempre nuovi pericoli, uscendone ogni volta (ovviamente) come trionfatore. Insomma tutto quello che troviamo radicato nelle leggende che narrano di imprese memorabili.
Allo stesso tempo, però, si tratta di un eroe moderno per l’innata capacità di adattarsi ogni volta a contesti sempre nuovi, imparare delle abilità utili nelle sue avventure, intrecciare rapporti e legami che direttamente e indirettamente possono tornargli utili nel proseguo delle missioni.
In Link troviamo davvero tutto quello che possiamo volere quando chiediamo la definizione della parola “Eroe”, e la cosa positiva di questo è che ogni volta, e in un modo sempre più sorprendente rispetto alla precedente, riusciamo ad ammirarne un’incarnazione in grado di rispettare la sua tradizione ma contemporaneamente rappresentarne un’evoluzione, in una meravigliosa logica di continuità.
Non vediamo l’ora di ammirare la tua prossima avventura…