“The man who sold the world” cantava David Bowie, nella sua canzone entrata nella storia. “L’uomo che beffò il mondo” diremmo noi, deturpando un testo e defraudandolo della sua anima. Hideo Kojima vi ha reso omaggio nel capitolo (finora) conclusivo della saga, celebrando una volta di più un personaggio fra i più amati: Big Boss.
L’uomo conosciuto col nome in codice Big Boss è stato, senza mezzi termini, il soldato più forte del XX secolo, forse mai eguagliato in tutta la sua esistenza. Nato presumibilmente nel 1935, iniziò la sua carriera militare come discepolo del soldato noto come The Boss, donna straordinaria e “madre delle forze speciali americane”.
Un personaggio complesso, un eroe in evoluzione
Big Boss può essere considerato come uno dei personaggi più complessi mai creati nella storia videoludica. Ispirato chiaramente da figure come John Rambo e Jena Pliskin – il rude mercenario di “1997 Fuga da New York” – si tratta però di un uomo che ha vissuto una evoluzione ben più complessa, una epopea che lo stesso Hideo Kojima ha riconosciuto essere ispirata alla favola di Pinocchio, per via del rapporto padre-figlio che caratterizzerà la saga.
Le origini
The Boss si prese cura di un ragazzo senza famiglia ne un posto in cui tornare. Si chiamava “John“, ma forse era solo un soprannome. Arruolato nell’esercito USA, lei ne fece un soldato eccezionale, addestrandolo nell’uso delle armi, combattimento corpo a corpo, spionaggio e sabotaggio, sopravvivenza e lingua russa come fosse nativo dell’URSS lui stesso.
Dopo aver combattuto nella Guerra di Corea insieme alla sua mentore, John partecipò ad un esperimento con armi atomiche sull’Atollo di Bikini, a seguito del quale non manifestò malattie da radiazioni come leucemia o cancro, ma divenne sterile. Nel 1959, The Boss ormai divenuta come una madre per lui, scomparve lasciando il suo protetto.
La carriera militare di John avanzò di pari passo con il suo attaccamento patriottico agli Stati Uniti, e si ritiene che abbia combattuto prima nelle fasi iniziali della guerra in Vietnam, quando il Paese non aveva ancora ufficialmente iniziato le sue manovre militari, per poi entrare nei Berretti Verdi e diventare fra l’altro un cecchino esperto in azioni in ambienti marini e urbani.
L’età dell’innocenza
Divenuto il soldato più talentuoso dell’intero esercito – dopo la stessa The Boss – nel 1964 John fu impiegato nella “Missione Virtuosa“, ricevendo per la prima volta in nome in codice “Snake”. Bisognava recuperare uno scienziato sovietico di nome Sokolov, intenzionato a disertare in America portando con se i progetti dello Shagohod, carro armato in grado di lanciare un’arma nucleare da qualsiasi tipo di terreno, un “cugino” del Metal Gear ma più simile a un classico cingolato.
L’operazione fu un fallimento, perché proprio quando sembrava che le cose si stessero mettendo bene, The Boss in persona apparve per fermare Snake, ferendolo gravemente e disertando poi nell’URSS agli ordini del Colonnello Yevgeny Borisovitch Volgin, membro del GRU sovietico e autore di un complotto per spodestare l’allora primo ministro Chruščëv. The Boss portò con se un arma atomica portatile come regalo di arrivo, per farsi accogliere dai russi.
Snake non poteva credere che la sua mentore avesse scelto la via del disonore, lui che era pronto a morire per il suo paese. Ancor peggio, Volgin decise di usare la testata portatile donata da The Boss per distruggere ogni traccia del suo passaggio presso Tselinoyarsk, località fittizia teatro della Missione Virtuosa, il che avrà gravi conseguenze.
L’operazione “Snake Eater”
Poco tempo dopo essere stato sconfitto ma sopravvissuto, Snake fu incaricato di tornare indietro a Tselinoyarsk, trovare Sokolov, e uccidere la sua stessa mentore: sarebbe stata una prova di buona fede degli Stati Uniti all’URSS, che nel frattempo era in agitazione perché per loro l’arma atomica usata da Volgin era stato un attacco dagli USA, quindi un atto di guerra nucleare e forse l’inizio della fine per il mondo intero.
Naked Snake, questo il nome in codice completo assegnato a John dal Maggiore Zero, suo superiore e vecchio amico, avrebbe dovuto affrontare la madre di tutti i soldati e la sua squadra di Élite – ossia la Cobra Unit – che si infiltrò insieme a lei nella Germania dei giorni precedenti alla morte di Hitler, impedendo il lancio dei missili V1 e V2, primi missili a ricerca in grado di colpire con precisione a distanza, ultima speranza dei nazisti alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Durante la missione, Snake fu catturato e torturato duramente dal Colonnello Volgin, Sokolov morì, ma il lavoro fu compiuto. I leggendari Cobra caduti uno dopo l’altro, lo Shagohod distrutto e Volgin ucciso, grazie all’aiuto fornito da Eva, agente in sonno degli americani ma all’epoca spia cinese intenzionata a rubare ai russi la cosiddetta “Eredità dei Filosofi“, una fortuna in denaro ammassata molti anni prima dalle potenze mondiali di Russia, America e Cina.
Tale fortuna era nelle mani di Volgin, ma sarebbe tornata in America. Tuttavia, l’epilogo della missione fu drammatico per John: uccisa la sua mentore e decorato con la croce di servizio dal Presidente americano in persona, venne a sapere di come la fine di The Boss fosse stata architettata dal suo stesso governo, per discolparsi dal presunto attacco nucleare sul suolo russo (di cui la donna prese la colpa) e poi recuperare anche l’eredità dei filosofi, da consegnare a Snake prima di morire e insabbiare tutto.
Fu allora che Snake iniziò a cambiare. Tradito dal suo stesso paese e costretto a uccidere la donna che amava di più nella sua vita, rifiutò a lungo il nome in codice “Big Boss“, datogli dagli americani per celebrare l’eroe che aveva superato anche la leggendaria eroina suo mentore, non sentendosene degno. In seguito, la sua operazione sulla penisola di San Hieronymo permise di scongiurare una crisi nucleare dovuta al tradimento della FOX, il suo vecchio reparto.
Tuttavia, la perversione della politica americana superò ogni limite. Nel 1971 il progetto scientifico “Les Enfants Terribles“, i bambini terribili, avrebbe ovviato alla riluttanza di Big Boss a seguire gli ordini con la nascita di due suoi cloni perfetti, nati dal ventre di Eva, la donna che Snake aveva incontrato e amato in Russia nel ’64 grazie al DNA rubato allo stesso soldato.
Nascevano così due bambini destinati a una esistenza di conflitto: Solid Snake, e Liquid Snake, più un terzo bambino, Solidus, destinato a rimanere nell’ombra per molto tempo.
L’età della rabbia
Tentando di ribellarsi alle regole paradossali seguite fino ad allora e a ciò che ormai gli appariva non più come libertà ma come semplice imperialismo, Snake fondò i Militaries Sans Frontiers, un gruppo armato ideato insieme a Kazuhira Miller, soldato miliziano che combatteva in Colombia, in seguito divenuto un vero amico e una guida per Big Boss.
Rimasto coinvolto nell’incidente del Peace Walker insieme a una ragazzina di nome Paz Ortega, una insospettabile spia degli americani per uccidere l’eroe che oramai gli aveva voltato le spalle, Big Boss desiderava trovare il modo per distruggere quel governo occulto che, segretamente, comandava non solo l’America ma gran parte del mondo.
Erano uomini e donne noti come “I filosofi”, “Cipher” e infine “Patriots”. Uomini che avrebbero lasciato il lavoro ad intelligenze artificiali programmate per proseguirlo, immortali ed eterne. Uomini come il Maggiore Zero. Durante l’incidente di Ground Zeroes a Cuba, Snake cercò di salvare Paz, tenuta prigioniera nel Camp Omega (trasposizione di Guantanamo), ma la ragazza era solo una trappola esplosiva vivente per ucciderlo, e Snake si salvò solo grazie al suo sacrificio in favore dell’uomo di cui si era innamorata.
Nel frattempo, la Mother Base costruita da Snake e Miller per ospitare i soldati liberi di Militaries Sans Frontieres fu attaccata a tradimento da Cipher (con Snake lontano a Camp Omega), l’organizzazione sgominata e moltissimi compagni d’armi uccisi. La vendetta di Big Boss su Cipher avrebbe impegnato molti anni a venire, e il sacrificio di un uomo, suo fedele seguace, mutato nell’aspetto e nella coscienza per diventare esattamente uguale a lui, una copia identica ma non genetica di Big Boss.
Venom Snake è infatti il protagonista di Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain, eroe anch’esso ma destinato al declino, impegnato in una guerra per salvare il mondo dal complotto di Skull Face, membro traditore di Cipher intenzionato a diffondere un batterio killer in grado di uccidere chiunque sulla terra parli l’inglese, per distruggere l’egemonia americana e ripristinare l’equilibrio senza più guerre, ma uccidendo potenzialmente miliardi di persone.
Scoperta la sua doppia natura, il “fantasma di Big Boss” continuerà a fingersi il vero leader di FOXHOUND fino alla fine, probabilmente condividendo il suo progetto. Il suo “dolore fantasma” al braccio sinistro in realtà perduto e sostituito da una protesi ha ispirato il titolo di questo segmento della storia. Le sue operazioni nel mondo avrebbero portato nuova fama al vero Snake, che intanto rimaneva in America per placare i sospetti su Outer Heaven e tenere nascosto lo Stato-Fortezza.
L’età della rassegnazione
Nel 1995, Venom Snake avrebbe minacciato il mondo, per cercare di obbligarlo alla pace, contrapponendosi agli Stati Uniti e a Cipher. In Outer Heaven, un 23enne Solid Snake è inviato da Big Boss per infiltrarsi, salvare il soldato noto come Gray Fox detenuto da un “folle dittatore”, e fermare una nuova crisi nucleare dovuta all’ennesima iterazione del Metal Gear.
Il piano di Big Boss era semplice: mandare Snake a morire, o farlo tornare solo per fornire false informazioni, e ottenere così che Outer Heaven rimanesse ben nascosto, lontano dagli occhi di Cypher. Ma Solid Snake si dimostra più abile del previsto: distrugge il Metal Gear TX-55, sconfigge Venom in combattimento (credendo però si tratti del vero Big Boss) e ferma la crisi.
Nel 1999 a Zanzibar Land, autoproclamata nazione dell’Asia centrale, Snake deve ancora affrontare Big Boss, quello vero. Dopo aver sconfitto il suo luogotenente, Gray Fox, combattendo a mani nude in un campo minato, per poi uccidere lo stesso Capo lottando con lui. Questi, morente, lascia in eredità a Solid “un mondo in guerra, in cui continuerai a vivere come un soldato”.
Ma Big Boss non rimase davvero ucciso. Il suo corpo ritrovato, curato ma tenuto in coma dai Patriots preservandolo come icona dell’organizzazione. Sarà poi rubato da Eva grazie al soldato conosciuto come Raiden, fino al suo risveglio dopo gli eventi di Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots.
Durante l’incidente di Shadow Moses, Liquid Snake aveva minacciato gli USA con un attacco nucleare e il nuovo metal gear REX, arma rubata allo stesso governo americano. Solid Snake viene ancora una volta inviato a fermare la minaccia, questa volta dal fratello. Tuttavia, il medico di FOXHOUND Naomi Hunter pianificava di usare il virus FOXDIE da lei creato per eliminare Snake, colpevole di aver ucciso suo fratello – ossia Gray Fox – e lo stesso Liquid.
Stranamente però, Solid Snake sembra restare immune agli effetti di FOXDIE, quel virus mortale sviluppato sulla scorta dei parassiti di Code Talker, l’anziano ricercatore Navajo che li aveva creati perché costretto da Skull Face, prima di essere salvato da Venom Snake.
Solid ottiene l’aiuto di un ricercatore nerd che si fa chiamare Otacon, salva una ragazza soldato di nome Meryl, la nipote del Colonnello Campbell, usata come esca da Liquid per trarlo in trappola, ma il FOXDIE uccide soltanto Liquid, dopo una terribile lotta a mani nude contro il fratello.
In seguito, il mondo in fiamme previsto da un morente Big Boss sembrò essere in via di realizzazione. La coscienza di Liquid sembrava sopravvivere in Ocelot, vecchio compagno d’armi di Big Boss. Questi aveva perduto un braccio a Shadow Moses, reciso dalla katana di Gray Fox, redivivo come ninja cyborg per vendicarsi di Solid Snake. Ma in realtà Ocelot si era sottoposto a terapia psichica, credendosi Liquid, solo per seguire il piano di Eva e aiutare indirettamente Snake a trovare e distruggere i Patriots.
Questi erano ormai, come accennato, solo entità cibernetiche, computers che eseguivano in programma nel tempo, partendo dagli ordini di Zero – il vero ideatore dei Patriots moderni – ma cambiandoli e facendo esattamente il contrario delle sue volontà. Se il vero intento di Zero era di realizzare alla fine il sogno di pace di The Boss, le macchine lo avevano distorto creando un mondo di forze militari private a contratto in perenne conflitto, l’inferno disegnato da Kojima in Guns of the Patriots.
L’età del rimorso
Ed ecco alla fine, la chiusura del cerchio che ci riporta al mitico personaggio di Big Boss. Dopo la distruzione delle intelligenze artificiali grazie all'”ultima missione” di uno stanco e anziano Solid Snake, il soldato leggendario scopre che il virus creato da Naomi Hunter sta mutando, e potrebbe degenerare in una pandemia mondiale uccidendo l’intera umanità. Solid non può permetterlo, e l’ultimo sacrificio, sulla tomba di Big Boss, sarà togliersi la vita.
Tuttavia, ciò non accadrà. E il motivo è l’ultimo atto di eroismo di Big Boss, il quale appare di fronte a Solid un’ultima volta.
Esterrefatto, Solid rivolge l’arma contro suo padre, che credeva morto non una ma due volte, per sua mano. Big Boss però lo disarma, lo abbraccia come un padre abbraccia un figlio, e gli chiede… di sopravvivergli, e di usare quel che gli rimane da vivere non per combattere, come lui, ma per vivere in pace. Le sue rivelazioni permettono a Solid di non temere per il virus dentro di lui: ora vivrà con un amico fedele – Otacon – e una ragazzina vivace che aveva hackerato e distrutto i Patriots, da crescere.
Big Boss muore così, senza enfasi, seduto sulla lapide della donna che diede inizio a tutto, colei che i fan “die hard” della serie – come il sottoscritto – considerano come una sorta di madre putativa e maestra di vita. E questo modo di narrare è il motivo per cui il genio di Kojima è e resterà immortale. Perché lui ha creato l’intera saga e i personaggi di Big Boss e Solid Snake ispirandosi al rapporto con il proprio padre, le sue lezioni su pace e guerra.
Big Boss è stato “the man who sold the world”, inscenando la sua stessa morte e agendo nell’ombra, ma la sua esistenza è stata contrassegnata in pratica soltanto dalla guerra, e dal vano tentativo di realizzare il sogno di The Boss, mentore e madre putativa verso la quale lui – e generazioni di players appassionati – hanno un grosso debito, per non parlare di Kojima e del suo lavoro, anzi, della sua arte.
Forse, e dico forse, un personaggio come Solid Snake che ha ereditato soltanto le cose migliori dal padre – non i geni, quelli erano recessivi – potrebbe riuscire in ciò che Big Boss predica alla fine della sua vita, davanti al figlio: “Non si tratta di cambiare il mondo… si tratta di essere se stessi, lasciando agli altri la libertà di fare la stessa cosa”.