Benvenuto in una nuova puntata della nostra rubrica Player One, dedicata ai personaggi più iconici della storia dei videogiochi! La scorsa settimana abbiamo parlato di LeChuck, lo spaventoso pirata fantasma di Monkey Island.
Oggi ci concentreremo invece su un personaggio femminile, aggiungerei anche molto famoso: stiamo parlando, infatti, della più iconica principessa Nintendo (insieme all’odiosa Peach), ovvero Zelda.
Un personaggio dalle molte sfaccettature
La principessa di Hyrule, proprio come Link, si presenta in quasi tutti i titoli della saga, e in ogni capitolo appare come un personaggio completamente diverso, sia a livello di character design che di personalità. È sicuramente interessante notare come Zelda riesca a risultare ogni volta una protagonista forte e coerente, capace di tenere testa al più famoso Link.
In linea più generale, Zelda è la principessa di Hyrule, figlia del re e prescelta dalle Dee come portatrice della Triforza della Saggezza, uno dei tre frammenti in cui è stato spezzato il dono che le divinità hanno concesso agli uomini.
Come tale, Zelda è un personaggio estremamente intelligente e colto, dotato di conoscenza della magia, di abilità di governo e, allo stesso tempo, di una grande bontà d’animo. Il destino della principessa è quello di aiutare l’Eroe (cioè Link) a esorcizzare il Male (generalmente Ganondorf) che minaccia la terra di Hyrule.
Proprio come gli altri due Prescelti (Link e Ganondorf), Zelda appare in diverse forme in quanto tutte le sue apparizioni sono discendenti della prima e originaria Zelda (quella di Skyward Sword); in realtà, nel caso di Ganondorf il discorso è più complesso, ma ne ho parlato in un’altra sede.
La dinamica più interessante è che ogni Zelda affronta il proprio compito in modi completamente diversi: si va dall’insicurezza adolescenziale alla fortezza d’animo, dall’empatia al distacco. Credo sia opportuno prendere in analisi le principesse più iconiche di tutta la saga, senza soffermarsi su ogni singola apparizione in tutti i capitoli.
Insicurezza e umanità: da Skyward Sword a Breath of the Wild
Ci sono alcune principesse Zelda che, di fronte al gravoso incarico affidato dalle Dee, si mostrano fragili e insicure, incapaci di controllare il potere che è stato loro assegnato dal destino. Sono personaggi estremamente umani, che davanti alle sofferenze e alle difficoltà vedono prendere il sopravvento il timore di non farcela.
Questo è il caso di Skyward Sword, il titolo che cronologicamente si colloca prima di qualunque altro all’interno della saga. Prima di essere informata sul proprio destino di prescelta, infatti, Zelda è una semplice adolescente, sorridente e spensierata, innamorata del suo migliore amico Link.
Non appena si ritrova, suo malgrado, catturata dalle forze oscure e aiutata da Impa a intraprendere il percorso scelto per lei (essere la reincarnazione della dea Hylia), Zelda si mostra timorosa, schiacciata dal peso di un Fato imposto. Tuttavia, la futura principessa prosegue la propria missione, stringendo i denti e pregando per il suo Link.
Facendo questo, Zelda non perde però nulla della propria dolcezza e semplicità: sarà anche vestita col candido manto della dea, sarà anche l’incarnazione della luce divina, ma nel proprio cuore si sente ancora una semplice ragazza di campagna, il cui desiderio più grande sarebbe quello di volare tra le nuvole insieme a Link.
In Skyward Sword, Link e Zelda non perderanno mai questo speciale rapporto: a ogni loro incontro il gioco abbandona i propri toni epici e avventurosi per lasciare spazio a sentimenti umani, a parole semplici ma dolcissime, momenti in cui ciò che risalta non è altro che l’immenso affetto di due adolescenti che si conoscono da quando sono nati.
Un discorso simile si può fare per Breath of the Wild: per quanto il titolo abbia parecchi difetti, non si può dire che il personaggio di Zelda sia stato caratterizzato male. Anzi, in questo caso la principessa è una delle migliori della saga: anche in questo caso, troviamo un personaggio umano, insicuro, dubbioso riguardo al destino che le è stato imposto.
A differenza di Skyward Sword, tuttavia, la Zelda di Breath of the Wild è estremamente tormentata, tanto da non riuscire a sbloccare i propri poteri. Percepisce il peso delle aspettative di tutti quelli che la circondano, suo padre in primis: deve assolutamente rilasciare l’energia racchiusa dentro sé stessa, o per Hyrule sarà la fine.
Senza il conforto della madre, morta molti anni prima, Zelda si ritrova a dovere sopportare il carico di salvatrice del mondo completamente sola. Si sente incompresa, isolata, non all’altezza della situazione. Quando la Calamità si risveglia e Ganon attacca il regno uccidendo centinaia di soldati, Zelda ha un crollo emotivo devastante.
In una delle scene più belle di tutta la saga, la principessa si getta sul braccio di Link, singhiozzando e tremando. “Tutto quello che ho fatto fino ad adesso è stato inutile!”, grida, mentre il compagno cerca di consolarla. Alla fine, sarà proprio l’attaccamento all’eroe che le permetterà di sbloccare i propri poteri, svelando una devastante luce divina.
Tuttavia, nonostante la fragilità e l’insicurezza, la Zelda di Breath of the Wild non si arrende mai: cerca continuamente di rendersi utile per il proprio popolo, si fa forte di fronte agli altri per non crogiolarsi nella disperazione. Umanità e forza di volontà si uniscono in un personaggio assolutamente iconico, capace di dare una nuova ventata di freschezza alla saga.
Spavalderia e nobiltà d’animo: da Wind Waker a Twilight Princess
La principessa di Wind Waker, il primo capitolo della saga pubblicato su Nintendo GameCube, condivide un tratto con quella di Skyward Sword: anche lei è inconsapevole del proprio destino. Nello specifico, prima che le venga rivelata la verità sulle proprie origini, Zelda è una giovanissima pirata di nome Dazel (Tetra in lingua originale).
Quest’ultima è una ragazzina estremamente spavalda, a capo di una ciurma di ladri e pigroni. Non si fa scrupoli a utilizzare ogni mezzo per ottenere ciò che vuole, pensa che tutto le sia dovuto e comanda i suoi uomini con una personalità molto forte e decisa. Dazel ha adottato questo carattere dopo avere perso entrambi i genitori, in modo da schermarsi dal dolore della realtà quotidiana.
Sarà il re di Hyrule a svelarle la verità: Dazel (anagramma, non a caso, di Zelda) è la principessa del regno, discendente di una lunga stirpe ormai estinta (proprio come la stessa Hyrule, che è stata sepolta dall’oceano). La pirata vede crollare la propria determinazione e si sente smarrita, incerta sul da farsi.
Sia Dazel che Link, infatti, non sono altro che dei bambini a cui viene imposto un destino infinitamente più grande di loro: essere di nuovo i discendenti di una lunghissima linea di eroi e principesse, dominati da un Fato che non può essere evitato; tuttavia, nel caso di Wind Waker questo circolo vizioso verrà spezzato proprio dal re di Hyrule, che si sacrificherà per permettere a Link e Zelda di iniziare una nuova vita.
Al di là della scelta del re, il personaggio di Dazel riesce quindi a mostrare molte sfaccettature: dalla spavalderia tipica di una pirata passa infatti all’empatia e alla forza d’animo degne di una principessa; anzi, i due lati della personalità si fondono, creando un personaggio che è capace di scendere in prima linea e di combattere per ciò che ha di più caro.
Anche la principessa di Twilight Princess segue questo codice; tuttavia, mantiene allo stesso tempo la sua grande serietà, diventando la Zelda più nobile di tutta la saga. In questo capitolo, infatti, la giovane è direttamente a capo del proprio regno: si assume ogni responsabilità nella scelta di governo e appare al popolo come la figura su cui si fondano la pace e la prosperità di Hyrule.
Zelda deve necessariamente essere un personaggio forte per potere svolgere correttamente il proprio ruolo: si mostra così estremamente nobile, seria, senza mai concedersi un vero sorriso. Sempre elegante nel proprio abito regale e senza abbandonare mai le formalità, la principessa di Twilight Princess si impone come un personaggio monumentale, capace di dominare la scena con poche ma potentissime battute.
In questo senso, il contrasto con Midna (la “guida” di Link) è molto riuscito: quest’ultima, pur essendo anch’essa una principessa (colei che dà il nome al gioco, la Principessa del Crepuscolo), è infatti molto più spigliata, spavalda, sempre pronta a ironizzare. Si può dire che Midna ricorda Dazel e il suo continuo carisma ammiccante.
Zelda e Midna formano quindi un’accoppiata perfetta, e le scene in cui si incontrano sono infatti estremamente emozionanti e accattivanti. La principessa di Hyrule incarna alla perfezione il ruolo che le Dee hanno scelto per lei: la portatrice della Triforza della Saggezza, la mediatrice col mondo degli Spiriti della Luce, la spalla dell’Eroe che deve esorcizzare il Male.
Twilight Princess è, a tutti gli effetti, il titolo che risente di più del tono epico della saga. I personaggi, il tono del racconto, le musiche: tutto è teso a creare un fantastico racconto di epica, quella che vede come protagonisti gli Eroi, le Dame, gli Esseri Oscuri. Zelda è l’incarnazione perfetta della Principessa nobile, umile e alta più che creatura, come direbbe Dante Alighieri.
Zelda in Ocarina of Time: mistero, iconicità e dolcezza
Impossibile concludere questo excursus sulla nostra principessa preferita senza passare per Ocarina of Time; quest’ultimo non è solo un punto di riferimento obbligato per tutta la saga Nintendo, ma anche il titolo dove compaiono alcuni tra i personaggi più iconici dell’universo di Hyrule.
Proprio come Link, in Ocarina of Time anche Zelda si presenta in due forme, quella bambina e quella adolescenziale. Già da piccola la figlia del re mostra un fondamentale segno caratteristico: un immenso coraggio. Anche se ha solo 10 anni è pronta a prendere in mano le redini del regno per salvarlo dalla minaccia di Ganondorf, un uomo che emana un’aura immensamente malvagia.
Risoluta e determinata, la principessa di Hyrule è però segnata anche da una grande dolcezza: il primo incontro con Link nel giardino del castello è segnato da toni delicati, sguardi empatici e una grande ammirazione per un semplice bambino in tunica verde che è riuscito a superare la sorveglianza delle guardie.
Ocarina of Time, presentandoci la prima Zelda in 3D, ne ha definito fin da subito un tratto fondamentale: un perfetto equilibrio tra forza di volontà e profonda gentilezza. Del resto, è questo ciò che rende la principessa così amata dal proprio popolo.
Questa dicotomia si mantiene anche nella Zelda adulta, e anzi svela ancora di più la sua resilienza: dopo la conquista di Hyrule da parte di Ganondorf, infatti, la principessa decide di diventare Sheik, un personaggio misterioso che afferma di discendere dagli Sheikah, lo storico clan a protezione del regno di Hyrule.
Zelda decide insomma di nascondere la propria identità per sette lunghi anni, aiutando nello stesso tempo Link in incognito. Sheik si dimostra un abile guerriero, un carismatico cantore e un fidato alleato, svelando così quanta forza nascosta ci sia dentro l’animo e le braccia della principessa. Lo svelamento dell’identità di Sheik rimane, a oggi, uno dei migliori plot twist della storia dei videogiochi.
La Zelda di Ocarina of Time riesce insomma a coniugare dolcezza con fermezza, empatia con forza d’animo, tutte caratteristiche fondamentali che ritroveremo anche nelle principesse successive. Zelda è pronta a morire per salvare il proprio regno, ma soprattutto è disposta a gettarsi in faccia al pericolo pur di aiutare l’Eroe prescelto dalle Dee.
Ancora oggi, infatti, Nintendo ci ha lasciato con un dubbio: vedremo mai Zelda e Link insieme in modo sentimentale? Sicuramente, Miyamoto & company ci hanno fatto capire più volte che tra i due personaggi c’è un’attrazione, specialmente negli ultimi titoli, Breath of the Wild e Skyward Sword (in quest’ultimo caso, è stata addirittura composta una soundtrack dal titolo Romance in the air).
Tuttavia, per quanto gli indizi siano palesi, nulla si è mai concretizzato tra i due personaggi. Perché? Credo che il finale di Ocarina of Time riassuma perfettamente il rapporto tra Link e Zelda: in questo caso, la principessa chiede all’eroe di restituirle l’ocarina così da poterlo rispedire indietro nel tempo, facendogli recuperare l’infanzia perduta.
Tuttavia, nell’istante in cui Link poggia lo strumento sulla mano di Zelda, quest’ultima appoggia l’altra mano su quella dell’eroe. Il suo sguardo è triste, segnato da una profonda malinconia. La giovane principessa deve lasciare andare il ragazzo dalla tunica verde, l’unica persona da cui si è mai sentita veramente compresa nella propria breve vita.
Fin dal primo incontro nel castello quando avevano solo 10 anni, Link e Zelda hanno condiviso reciprocamente il destino del mondo intero: il loro piano di sconfiggere Ganondorf, per quanto ingenuamente infantile, faceva percepire a entrambi il peso di essere i prescelti dalle divinità.
Nessuno dei due ha mai chiesto di rivestire i panni di un salvatore: entrambi sono stati scaraventati in un’avventura più grande di loro, senza avere il tempo né di metabolizzare né di dire addio ai loro affetti più cari. Link ha dovuto lasciare Saria, l’unica amica che avesse mai avuto, e Zelda si è vista costretta a prendere sulle spalle il peso dell’intero regno.
Tuttavia, condividendo questo fardello, l’eroe e la principessa si sono fatti forza a vicenda: insieme, tutto è apparso più facile e sopportabile. Solo unendo le forze i due hanno potuto sconfiggere Ganondorf e restituire la pace ad Hyrule; solo insieme sono riusciti a trovare un angolo di serenità in mezzo alle mille peripezie e alle pretese di forze più grandi di loro.
Per questo Zelda è triste: deve lasciare andare l’uomo con cui ha condiviso gioie e dolori, risate e disperazione. Link è l’unico che possa capire il peso del suo fardello. Ma il destino, ancora una volta, decide per loro: l’eroe deve ritornare nella propria epoca, e Zelda deve continuare il proprio ruolo di guida e protettrice del regno di Hyrule.
Quando la pace ritornerà ad Hyrule… Per noi sarà il momento di dirci addio.
Col cuore pesante, Zelda appoggia le labbra sull’ocarina e suona la ninnananna che Impa le cantava da piccola, la canzone simbolo della Famiglia Reale. Mentre Link viene trasportato da un vortice nella propria epoca, Zelda chiude gli occhi per non dovere vedere l’addio dell’eroe: per quanto forte, il suo animo non potrebbe sopportare di continuare a guardare.
Per quanto sia già una donna, Zelda ha di fatto solo 17 anni: la sua sofferenza è quella di una ragazza che per la prima volta è riuscita ad aprire il proprio cuore a un ragazzo, sentendosi veramente compresa. L’affetto per Link è così forte che le ultime parole rivolte al giovane sono di speranza, conforto, di attesa per un futuro migliore:
Vai, Link. Torna a casa. Recupera il tempo perduto! A casa… Il luogo dove puoi continuare a essere te stesso.