Bentornato ancora una volta su Player One, la rubrica a cadenza settimanale dove andiamo a parlare di personaggi videoludici, che in qualche modo sono rimasti impressi nella memoria. Nell’ultimo episodio abbiamo trattato Jade, una guerriera particolarmente affascinante proveniente da Dragon Quest XI. In questo nuovo Player One tratteremo di Rikiya Shimabukuro, un personaggio presente in Yakuza 3.
Purtroppo questo terzo capitolo della serie non è conosciuto da molti, dato che a quanto pare c’è la tendenza ad evitarlo per via del suo gameplay ostico (i nemici si parano molto spesso). Si tratta però di un enorme peccato, perché la storia di Yakuza 3 è davvero bella e toccante, quindi è un capitolo che non merita assolutamente di essere saltato! Tornando ora a Rikiya Shimabukuro, devi sapere che si tratta di un personaggio secondario in questo terzo capitolo, ma che ricopre un ruolo piuttosto fondamentale e soprattutto è riuscito a lasciare il segno nel cuore di molti.
Prima di continuare ti avviso fin da subito che ci saranno spoiler sulla trama di Yakuza 3, alcuni minori e altri maggiori. Quindi se hai intenzione di giocare questo terzo capitolo, ti sconsiglio di continuare la lettura dell’articolo e di fiondarti subito a recuperare il titolo.
Chi è Rikiya Shimabukuro?
Iniziamo descrivendo un poco Rikiya Shimabukuro; si tratta di un uomo di circa 25 anni, alto 177cm e nato a Okinawa. Il suo vestiario riflette parecchio il suo luogo d’origine, dato che utilizza spesso una maglietta floreale, che ricorda molto la natura tropicale dell’isola. Come è facile aspettarsi, Rikiya Shimabukuro è uno Yakuza e per la precisione è il capitano della Famiglia Ryudo.
Durante le sue prime apparizioni Rikiya Shimabukuro sembra un personaggio piuttosto scontroso, un classico carattere riscontrabile in molti Yakuza che si incontrano nella serie. Praticamente all’inizio del gioco Kiryu avrà un confronto diretto con Rikiya, dove quest’ultimo mette in mostra il proprio tatuaggio da Yakuza, ovvero una vipera. Per nulla intimorito Kiryu sbeffeggia il tatuaggio e questo manda su tutte le furie il capitano, ma grazie a questo episodio scopriamo già qualcosa di nuovo sulla personalità di Rikiya Shimabukuro.
L’uomo ci tiene infatti a precisare come la vipera sia il simbolo di Okinawa e che quindi Kiryu deridendolo, ha in un certo senso insultato il suo luogo di origine. Vediamo quindi che il capitano della famiglia Ryudo possiede un forte amore per la propria città e anche per questo disprezza molti gli stranieri, che più di una volta sono venuti a disturbarne la quiete. Tornando però allo scontro tra Kiryu e Rikiya, è facile immaginare quale è la sua conclusione… infatti il Drago di Dojima ha la meglio e mette al tappeto la vipera di Okinawa.
Un personaggio gentile e altruista
Dopo lo scontro Rikiya porta Kiryu dal suo capo, e da quel giorno il rapporto tra i due cambia in maniera radicale. Rikiya comincia quindi a chiamare Kiryu “aniki”, che sarebbe l’equivalente di “fratello maggiore”, questo fa capire quanto l’uomo abbia rispetto per la forza dimostrata da Kiryu. Quello che quindi all’inizio sembrava essere uno Yakuza come tanti altri, si dimostra essere una persona gentilissima e che farebbe di tutto per aiutare il prossimo.
Praticamente ogni persona conosce Rikiya a Okinawa e viene trattato benissimo da ogni cittadino, questo fa intuire quanto lui sia amato dalla popolazione locale (nonostante il suo lavoro). Sarebbe ingiusto però parlare di Rikiya, senza almeno nominare Mikio Aragaki, una recluta della Famiglia Ryudo. All’interno di Yakuza 3 vediamo entrambi i personaggi spostarsi spesso assieme e avere ogni tanto qualche buffo battibecco.
Pure Mikio si rivela essere ben presto un’anima gentile e anche lui farebbe di tutto per proteggere chi gli è caro. Arriviamo ora però ad una svolta nella famiglia di Rikiya, che avviene durante il suo viaggio a Kamurocho. L’uomo vuole andare nel quartiere, perché secondo alcune fonti potrebbe trovarsi lì una persona che ha sparato al suo boss. Kiryu cerca in tutti i modi di non far arrivare Rikiya nel quartiere Giapponese (senza successo), perché sa che è un luogo troppo pericoloso per il suo giovane amico.
Le differenze tra Kamurocho e Okinawa
Nonostante il capitano della Famiglia Ryudo sia un buon combattente infatti, si ritroverà ben presto ad avere a che fare con un ambiente completamente diverso da Okinawa e molto più immerso nella malavita. I due amici cominciano quindi a cercare informazioni sull’assalitore e in più occasioni Kiryu deve cercare di frenare l’impulsività dell’alleato, che lo porta diverse volte a compiere scelte che mettono a rischio la sua incolumità. Rikiya piano piano passa dall’essere incuriosito, all’essere spaventato da Kamurocho.
Il culmine viene raggiunto, quando l’uomo viene rapito da Lau Ka Long, uno storico nemico di Kiryu. Il Drago di Dojima riesce a salvare il suo “fratellino minore”, però le conseguenze sulla psiche di Rikiya sono piuttosto palesi. L’uomo era infatti ad un passo della morte, un’esperienza che mai aveva vissuto fino a qual momento, nonostante sia uno Yakuza. Questo fa capire la differenza che c’è tra le organizzazioni di Okinawa e Kamurocho.
Nella sua città d’origine non aveva infatti mai sperimentato un reale pericolo, andando solo incontro a qualche rissa. Dopo un lungo discorso Kiryu riesce a convincere Rikiya a fare ritorno a Okinawa e quest’ultimo accetta la proposta senza controbattere.
La rottura di una promessa
Nei giorni seguenti purtroppo però la pace viene rovinata pure a Okinawa, dato che l’orfanotrofio creato da Kiryu sta per venire distrutto dalla Famiglia Tamashiro, una organizzazione rivale della Ryudo. Rikiya e Mikio si ritrovano soli a fronteggiare decine di uomini, purtroppo il risultato è scontato e entrambi vengono sconfitti. Ancora una volta il capitano si perde nello sconforto, sapendo di non essere riuscito a compiere la missione che Kiryu gli aveva affidato, ovvero proteggere l’orfanotrofio.
Come se non bastasse Shigeru Nakahara, ovvero il suo boss, viene rapito da Tamashiro. Una volta giunto sul posto, il Drago di Dojima va su tutte le furie e vuole subito andare a vendicarsi. Rikiya nonostante sia ferito, chiede a Kiryu se può venire con lui, ovviamente quest’ultimo rifiuta dicendo che in quello stato sarebbe solo un peso morto per lui. In tutti questi eventi possiamo notare come effettivamente Kiryu cominci a trattare Rikiya come un fratellino minore e che quindi preferisce lasciarlo al sicuro, mentre è lui stesso a risolvere i problemi.
Arriviamo al confronto tra Tamashiro e Kiryu, dove però all’improvviso si mette in mezzo Rikiya, giunto fino a lì seguendo la figlia adottiva di Nakahara. Lo scontro finale vede vincitore il Drago di Dojima, che ancora una volta si riconferma essere un lottatore eccezionale. Proprio però quando sembra tutto finito, Tamashiro con le sue ultime forze prende la pistola e cerca di sparare a Kiryu. Viene esploso un colpo… e vediamo Rikiya davanti al proprio aniki, che prende la pallottola al posto suo.
La nascita e la morte di un eroe
L’impassibile Kiryu si lascia completamente andare alla vista del suo “fratellino” morente, vediamo uno dei personaggi più tosti della serie piangere e urlare disperatamente, come quasi mai aveva fatto prima d’ora. Rikiya dal canto suo ha un leggero sorriso in volto, perché sa che il suo sacrificio è riuscito a salvare una vita importantissima per lui e per una volta quindi si è dimostrato davvero utile alla causa.
Le sue ultime parole sono “aniki”, un termine che Kiryu ha sempre trovato ridicolo, ma che in questo caso lo colpiscono dritto al cuore. Rikiya Shimabukuro è quindi morto da eroe, mettendo in primo piano la vita degli altri rispetto alla propria. Durante Yakuza 3 ci siamo trovati davanti all’evoluzione di un personaggio che alle prime battute poteva quasi risultare antipatico o macchiettistico, ma che piano piano con i suoi comportamenti è riuscito a entrare nel nostro cuore.
Purtroppo però la sua storia nonostante sia finita con una vittoria per lui, rimarrà un tristissimo ricordo per Kiryu, che nonostante tutto non è riuscito a proteggerlo come avrebbe voluto fare. Noi però ricorderemo per sempre Rikiya Shimabukuro, un uomo che ha sempre aiutato chi era in difficoltà e che è morto salvando la vita della persona che più ammirava, onore a te vipera di Okinawa.