Chissà se si aspettava un tale successo, quel Brendan Greene che ha creato una mod di Arma 2 poi sviluppata come stand alone sotto il nome di Playerunknown’s Battlegrounds. Si perchè la storia di PUBG (abbreviamo d’ora in poi) è cominciata come umile mod dell’eccellente fps tattico Arma 2. Il progetto fu da subito talmente vincente che presto si decise di creare un titolo interamente dedicato alla modalità battle royale, costruito attorno al motore grafico Unreal Engine 4 e sviluppato da Blue Hole. Brendan non era nuovo nell’ambito battle royale: oltre alla mod per Arma 2 ha lavorato come consulente anche per la creazione di H1Z1, nel 2016. H1Z1 è stato, probabilmente, il gioco che ha portato alla ribalta il genere ma è stato successivamente oscurato da PUBG stesso.
Playerunknown’s Battlegrounds vede la luce il 23 marzo 2017, ospitato dalla piattaforma Steam e sotto la formula early access. L’unica modalità di gioco è quella battle royale, con 100 giocatori che vengono paracadutati disarmati in una mappa che via via si riduce: l’obiettivo è rimanere in vita e, possibilmente, essere l’unico giocatore a sopravvivere. Tutto l’occorrente necessario a combattere, difendersi e curarsi va recuperato sul campo di battaglia. Inizialmente PUBG proponeva la sola visuale in terza persona e una sola mappa: Erangel. Successivamente si sono aggiunte altre due mappe, Miramar e Sahnok, oltre all’implementazione della prima persona. Al momento risulta in sviluppo una quarta mappa a tema europeo ma non si conosce ancora la data di pubblicazione. Le bocche da fuoco presenti nel gioco sono tantissime, ognuno con le sue caratteristiche peculiari. La balistica è piuttosto veritiera: ogni arma ha una sua gittata e la parabola discendente dei proiettili è ben visibile quando si usano mirini con forte potere d’ingrandimento. Menzione d’onore per la padella, vero e proprio scudo anti proiettile equipaggiabile sulla schiena.
Le statistiche di vendita di PUBG sono incredibili e tutt’ora raccontano uno dei titoli multiplayer più giocati di sempre. Diamo i numeri: Playerunknown’s Battlegrounds ha fruttato 11 milioni di Dollari nei primi tre giorni di commercializzazione. A maggio 2017 il gioco aveva venduto oltre 2 milioni di copie. Nel febbraio 2018 le copie vendute erano 30 milioni sono su Steam. PUBG detiene un record difficilmente superavile: 1 milione di utenti connessi ogni giorno per 365 giorni di fila. Numeri di assoluto rilievo che, nel corso del tempo, hanno portato allo sviluppo e pubblicazione della versione XBOX One del gioco, oltre alla conversione mobile per iOS e Android. PlayStation 4 è ancora orfana della sua trasposizione ma non per molto: il fenomeno del battle royale è in sviluppo anche per la console Sony!
Solo pregi e record per PUBG, insomma? Certamente no. Il gioco ha sempre risentito di un’ottimizzazione grafica poco soddisfacente, restituendo un impatto estetico non esaltante ma comunque piuttosto esoso a livello di richieste hardware. Nelle partite spesso è presente qualche lag dovuto ai server, sopratutto a inizio match. Sono stati anche lamentati parecchi cheater, pensate che i giocatori bannati sono stati 13 milioni secondo alcune fonti: numeri incredibili! In ultimo, il comparto delle animazioni è piuttosto scarno e all’inizio non era nemmeno possibile scavalcare le barriere!
Oggi Playerunknown’s Battlegrounds vende ancora tantissimo e i tempi di attesa per il matchmaking sono sempre bassi. Certo è che sono arrivati altri esponenti del genere battle royale che stanno andando davvero forte sul mercato: Fortnite in primis, ma anche l’ultimo Call of Duty presenta una modalità battle royale, chiamata Blackout, che sembra poter dare del filo da torcere al titolo Blu Hole. Cosa ci riserva il futuro? Che vinca il migliore, ne rimarrà solo uno!