C’era una volta, tanto tempo fa (1993), il 3DO Interactive Multiplayer (in breve 3DO) una console che non trovò spazio nel tempo ma che si ritrovò, suo malgrado, a ospitare titoli del calibro di Plumbers Don’t Wear Ties. Oggi, quest’opera ritorna su console grazie a un’inedita edizione “Definitiva” e noi non potevamo mancare dall’approfondirlo.
Sviluppato e pubblicato da United Pixtures in sinergia con Limited Run Games, Plumbers Don’t Wear Ties Deluxe Edition trova vita seguendo un percorso sociologico del “brutto” condiviso dagli stessi autori e promotori di questa inaspettata riesumazione “ludica”. Autori che, tra l’altro, hanno realizzato un mini documentario che funge da preambolo all’esperienza stessa del titolo.
Annunciata per la prima volta durante l’E3 2021 da Limited Run Games, Plumbers Don’t Wear Ties Definitive Edition è arrivata ufficialmente su console (tra cui Nintendo Switch, dove spicca particolarmente data la sua natura “ludica”) il 5 marzo 2024 con tutto il suo bagaglio di indecifrabile trash e momenti ridicoli, paradossali, assurdi, indescrivibili… e c’è anche l’idraulico con cravatta, ovviamente.
Plumbers Don’t Wear Ties: la leggenda underground del trash videoludico
Ma procediamo con ordine e cerchiamo di rinfrescare la memoria e, allo stesso tempo, di aprire un mondo pieno di fantameraviglioso trash a chi ancora non conosce Plumbers Don’t Wear Ties. Si tratta di un fotoromanzo traslato male in visual novel e con una struttura di ramificazioni abbastanza semplice seppur totalmente sconclusionato e imprevedibile.
Il titolo, in sé, è un susseguirsi di instantanee con foto di attori reali impegnati in un fotoromanzo romantico per adulti infarcito da momenti spiazzanti, battute ridicole, situazioni assurde e personaggi indescrivibili. Un mappazzone di situazioni surreali e assurde che o ti bruciano gli occhi o ti fanno sganasciare dalle risate. Non ci sono mezze misure.
I protagonisti del titolo sono due: John e Jane. Il primo è un idraulico (inspiegabilmente incravattato) super muscoloso, mega bella, iper atletico ma sfortunatamente single. La sua mamma dispotica lo vuole accasato e pretende anche un nipotino. A essere onesti, lei ha già una ragazza per il figlio palestrato ma costei è tutto fuorché bella e attraente.
La seconda protagonista, Jane, è una procace e scollacciata fanciulla in cerca di un lavoro che condivide lo stesso problema di John: è single. Inoltre, il padre, un trasandato devoto all’alcol, pretende di avere presto dei nipotini e la incita a trovare presto qualcuno con cui copulare. Insomma, due protagonisti coi medesimi problemi.
Plumbers Don’t Wear Ties ci pone però in un ruolo esterno, devastando la quarta parete e sfruttando il narratore come elemento per comunicare con noi e allo stesso tempo insultandoci male per ogni scelta che faremo. Tale narratore è un altro attore che si ritrova, come noi, ad assistere alle vicende e che, purtroppo per lui, non può fermare le nostre (poche) scelte.
Inoltre, questo individuo, per inspiegabili motivi, cambia costantemente abbigliamento presentandosi sia in infradito che con una testa di pupazzo di pollo gigante giallo. Roba no sense. E il no sense trasuda in ogni singolo angolo di Plumbers Don’t Wear Ties. Ma prima di guardare il gameplay c’è ancora un individuo della trama da segnalare: il signor Thresher, nonché possibile futuro datore di lavoro di Jane.
Gli anni ‘90 con tutta la loro follia
Il menù di Plumbers Don’t Wear Ties è praticamente un tuffo nel passato. Gli anni ‘90 trasudano da tutti i pori. Il titolo è così fortemente ancorato a quell’epoca da doversi scusare col pubblico odierno per la tipologia d’ironia utilizzata e promossa. Sì, perché in Plumbers Don’t Wear Ties c’è sessismo, omofobia, stereotipi a non finire e tanto tanto altro che oggi non si può più utilizzare con la stessa leggerezza di quel tempo.
Ma non solo, c’è la mercificazione del corpo femminile, l’idiozia della mente maschile, l’abuso di potere del maschio alpha, tutti elementi che fanno riflettere in quanto non si sono estinti affatto. Ma torniamo al gioco in sé e al suo nostalgico mondo fatto di pura follia.
Come detto, Plumbers Don’t Wear Ties è una visual novel (qui il nostro approfondimento sul genere) eppure di ludico ha ancor meno delle visual novel standard. Questo perché le scelte sono molto poche e la storia in sé, non dura granché (poco più di un’ora, beccandosi qualche finale negativo). Eppure, se si va oltre il suo essere brutto, c’è qualcosa in Plumbers Don’t Wear Ties che attira.
Saranno i filtri sballati e fuori posto, quella recitazione goffa e poco credibile, quei fotomontaggi sballati, ripetuti all’infinito (tutti uguali) e sconclusionati (con tanto di lei vestita e svestita nella stessa scena, durante lo stesso inseguimento), saranno le espressioni dei personaggi (esagerate fino al limite), quel sonoro rotto e montato malissimo, quella narrazione fugace e strampalata e quel cast senza alcun senso logico…
…Plumbers Don’t Wear Ties è un meme vivente che torna in versione Deluse con innata prepotenza. Non è un segreto se è sopravvissuto fino a oggi ottenendo popolarità da Angry Video Game Nerd e non ci sorprende se oggi potrebbe ottenere una rivalsa ludica inaspettata e, come il titolo stesso, insensata.
La realtà è che Plumbers Don’t Wear Ties è unico nella sua bruttezza e nella sua bruttezza, trova la forza e l’identità per chi è così folle da voler scendere a patti con una narrazione così inaspettatamente caotica. Banalmente, non abbiamo ancora detto lo scopo del gioco. Ebbene, noi dobbiamo far innamorare John e Jane.
Siamo i cupido ludici di Plumbers Don’t Wear Ties. Con le nostre scelte dobbiamo avvicinarli e il tutto nasce dal loro incontro in un parcheggio. Loro si piacciono subito, noi sentiamo i loro pensieri meravigliosamente recitati male eppure, nonostante le prime tre scelte, non è così semplice come sembra. Perché le scelte in Plumbers Don’t Wear Ties non insensate come tutto il resto. Totalmente imprevedibili.
Anche il sistema di punteggio legato alle scelte non ha alcuna coerenza logica ma va bene così. Inoltre, la versione Deluxe offre un filtro nuovo che va a pulire le immagini (come le remastered di vecchie pellicole cinematografiche). Ma non solo. Qui abbiamo gallery e video da sbloccare, con tanto di frammenti inediti dei vecchi attori che tornano a parlare della loro esperienza con Plumbers Don’t Wear Ties.
E come fare per ottenere tale materiale? Raccogliendo i citati punti ma non solo, dovrai eseguire un giochino altrettanto folle: esplorare un dungeon 3D in prima persona. Esplorando questo orrendo e labirintico dungeon, troverai i vari elementi che potrai acquistare investendo i punti accumulati ma, occhio, nel dungeon non sei solo!
C’è un essere (no spoiler) che ti insegue e che, se ti becca, ti caccia fuori dal giochino e dovrai ripercorrere il labirinto. Per fortuna, ci sono degli sturalavandini che potrai raccogliere e lanciare contro l’inseguitore per tenerlo a bada per qualche minuto. Un qualcosa di tanto brutto e no sense che è perfettamente coerente col resto del gioco.
Per terminare, Plumbers Don’t Wear Ties è un titolo tanto trash quanto simbolo di una narrazione di nicchia degli anni ‘90, fatta di esagerazioni, brutture, situazioni surreali, poco professionali, discutibili… che raramente troverai altrove. Più che un gioco è un’esperienza di dubbio gusto che ti catapulta indietro nel tempo con forza invidiabile e che, se preso nel modo giusto, può farti ridere. Così, senza alcun senso logico specifico.
Nota extra: Plumbers Don’t Wear Ties, in qualche modo, ha segnato una parte dell’immaginario della storia del videogioco. Fa parte di quel sottomondo di ironia e follia e non sorprende quindi la parodia nonché promozione a opera dei Mega64 che ti lasciamo come degna conclusione di questo viaggio nel trash del nostro amato medium: