Nel lontano 1996, sul suolo nipponico aveva inizio una rivoluzione videoludica che, nel corso di ben 25 anni di storia, ha regalato ai giocatori uno dei brand più famosi e redditizi a livello globale. Parliamo naturalmente di Pokémon, che in quell’anno debutta in Giappone con la storica accoppiata formata da Pokémon Rosso e Verde.
Il brand nel corso degli anni si è evoluto in molti modi diversi, tra titoli della serie principale che hanno introdotto man mano nuovi mostriciattoli tascabili e regioni (con Spada e Scudo e relativi DLC siamo ormai all’ottava generazione Pokémon), spin-off di ogni genere, manga, anime, lungometraggi e chi più ne ha più ne metta.
Ricordo che da bambino il mio primo contatto con questo meraviglioso mondo è avvenuto attraverso una copia, ottenuta portando allo sfinimento i miei genitori, di Pokémon Rosso Fuoco, remake proprio del Rosso che, assieme a Verde, ha trasportato per la prima volta milioni di giocatori a Kanto. Nel corso degli anni questo amore non si è mai interrotto, portandomi ad amare anche il competitivo e a essere sempre in prima fila al day one di ogni nuovo gioco della serie principale per l’ennesima scelta dello starter.
C’è da dire però che, per quanto io abbia giocato praticamente ogni gioco Pokémon della serie principale, e anche buona parte degli spin-off, un’accoppiata, o meglio un terzetto, ha un posto d’onore nel mio animo da Allenatore: Pokémon Diamante e Perla, con relativo Pokémon Platino.
Sinnoh e la quarta generazione hanno costituito un momento fondamentale per la storia del brand, una sorta di congiunzione astrale di eventi tutti legati ai mostriciattoli tascabili. Anzitutto, Pokémon Diamante e Perla vengono rilasciati in Giappone nel 2006 (l’anno successivo nel resto del mondo, la Corea del Sud dovrà attendere il 2008 invece), esattamente dieci anni dopo la release della già citata prima storica coppia ambientata a Kanto, caricandosi così un fardello non indifferente sulle spalle.
Inoltre, la coppia di quarta generazione segna anche lo sbarco della serie Pokémon su un nuovo hardware a dir poco rivoluzionario per i tempi: il Nintendo DS. La particolare conformazione della storica console della grande N permetteva di adottare soluzioni impossibili a tutte le altre console, in particolare, ovviamente, quelle fisse, grazie ai suoi due schermi. Questa particolarità fu sfruttata al meglio da Game Freak che scelse di relegare al touch screen tutti i menù di gioco mettendo al centro dell’azione solo personaggi e Pokémon.
Ultimo, ma non per importanza, Game Freak si trovava in un momento di vera rivoluzione per quanto riguardava lo sviluppo del brand. Fin dalla prima generazione infatti, i giocatori erano stati abituati a uno schema fisso: coppia di titoli più una terza versione “riveduta e corretta” (e ampliata) qualche mese, o anno, dopo il lancio originale. È stato così per Rosso e Verde, seguiti da Blu (in Giappone, nel resto del mondo abbiamo ricevuto direttamente Rosso e Blu), Oro e Argento, seguiti da Cristallo, infine, Rubino e Zaffiro, seguiti da Smeraldo.
Questa tradizione si andava a rompere coi già citati Rosso Fuoco e Verde Foglia, che inauguravano il ciclo dei remake che in alcune occasioni (come nel caso di Rubino Omega e Zaffiro Alpha) si sono rivelati essere più attesi dei titoli inediti della serie principale. La quarta generazione arrivava quindi dopo un anno in cui gli Allenatori avevano avuto a distanza di pochi mesi i primi remake della storia Pokémon e Smeraldo, che chiudeva il terzetto di terza generazione.
Game Freak quindi, non potendo ignorare il fatto che ci trovassimo davanti al decimo anniversario della serie, si ritrovava con un ciclo di release decisamente accelerato rispetto al passato, ma allo stesso tempo non poteva fare altrimenti, le dieci candeline andavano spente sperando che gli Allenatori non fossero stufi di così tanti nuovi titoli a raffica (senza contare gli spin-off tra l’altro!).
Il risultato? Nel 2021 stiamo festeggiando il venticinquesimo anniversario della serie Pokémon con ben due titoli relativi alla quarta generazione: i remake di Diamante e Perla (che prenderanno il nome di Diamante Lucente e Perla Splendente) e Leggende Pokémon: Arceus (in arrivo però a inizio 2022, presumibilmente prima del 27 febbraio, in tempo per rientrare nel decimo anniversario); direi che la storia quindi parla da sola.
Pokémon Diamante e Perla, cosa sono stati
Faccio una premessa, sarò il più oggettivo possibile, ma sarà difficile in quanto la quarta generazione è la mia preferita in assoluto, concedetemi quindi un pizzico di fanboysmo. A mio avviso, Diamante e Perla (e Platino) sono stati la seconda parte di una riuscita trilogia narrativa.
Di solito, quando si guarda una trilogia di film, si rimane generalmente delusi dal secondo lungometraggio, quello centrale, perché solitamente è una pellicola con una trama di passaggio, che prepara al gran finale. Naturalmente, ogni generazione Pokémon ha una storia a sé, quindi non stiamo parlando di una trilogia nel vero e proprio senso del termine, ma credo che in terza, quarta e quinta generazione, Game Freak abbia dato il meglio di sé a livello narrativo.
La prima generazione in fin dei conti raccontava una storia che, per quanto sia diventata iconica, era di base molto semplice e con una struttura vista e rivista, la seconda generazione invece, per quanto a livello narrativo sia ancora più stimolante, è il perfetto sequel anni ’90: come il primo, ma più grande, non a caso Oro, Argento e Cristallo con relativi remake sono gli unici titoli in cui abbiamo accesso a due regioni.
Con la terza generazione invece, allo scheletro principale del gioco che prevede di battere otto palestre (competizione a cui si affiancano per la prima volta anche le gare Pokémon) più Superquattro e Campione si affianca una trama fantascientifica che prevede lo sconvolgimento della natura stessa. Certo, i piani di Team Magma e Team Idro non saranno geniali, il primo vuole rendere il pianeta Terra un deserto, il secondo vorrebbe allagarlo, ma anche il solo fatto che Game Freak abbia inserito per la prima volta due team malvagi fa capire che da quel momento in poi nel brand possiamo aspettarci di tutto (spoiler, in realtà dalla sesta generazione in poi quasi solo delusioni).
Tuttavia, alla trama principale si alternano tante altre sottotrame che scavano nei personaggi, basti ricordare quella di Lino, giovane molto fragile che scappa da casa pur di inseguire il suo sogno di diventare Allenatore, o anche la sfida padre-figlio che ci vedrà impegnati contro il capopalestra Norman, oppure Rocco Petri, uno dei personaggi più cangianti (nel bene o nel male) dell’intero brand. Tutto questo poi si accompagnò a una vera e propria rivoluzione nel combat system a cui vennero aggiunte abilità, nature, riorganizzazione di mosse e statistiche e le lotte in doppio, ancora oggi formato competitivo ufficiale nei tornei.
Questa profondità narrativa culminerà poi nella quinta generazione con Bianco e Nero (coi relativi seguiti Bianco 2 e Nero 2) che vedranno i personaggi, in particolare l’antagonista N, sollevare questioni etiche e morali incredibilmente realistiche e coerenti sulla libertà e sul rapporto tra uomini e Pokémon. Ripeto, tutto questo purtroppo andrà perso a partire dalla sesta generazione in poi, con Team Flare, Skull e Yell con motivazioni che rasentano l’idiozia, ma questa è un’altra storia.
Tra queste due generazioni però c’è la protagonista della nostra discussione, ovvero la quarta. La prima cosa su cui vorrei fare chiarezza è: come abbiamo percepito il suo arrivo qui in Italia? Se come me sei nato negli anni ’90, hai vissuto in pieno l’era in cui Internet, soprattutto per noi appassionati di videogiochi, era sia una salvezza che una trappola bella e buona, soprattutto a causa dei forum.
Oggi basta poco, grazie alle fonti (tante e immediate) che abbiamo a disposizione per beccare una fake news, ma all’epoca non era così semplice, anzi, le community, grazie alla scarsità di notizie provenienti dal Giappone, si divertiva particolarmente ad alimentare leggende urbane che, con la già citata evoluzione di Internet, si sono andate bruscamente perdendo. Pertanto, quando mi ritrovai davanti alla prima immagine di Weavile, che nell’anime anticipava l’arrivo della quarta generazione, lo cassai subito come falso.
In Italia, gli spot televisivi sulla quarta generazione arrivarono all’improvviso, facendoci rendere conto tutto d’un tratto che, per quanto stessimo ancora cercando di portare a termine disperatamente i Pokédex di terza generazione, in realtà desideravamo già nuovi mostriciattoli tascabili da catturare. L’incontro con la quarta generazione fu purtroppo ritardato dall’acquisto di poco precedente della tanto agognata cartuccia di Rosso Fuoco e soprattutto, dal fatto che servisse una nuova console per giocarci.
Quando poi misi piede a Sinnoh qualche mese dopo, mi ritrovai davanti a qualcosa di unico. La trama di Pokémon Diamante e Perla si prendeva la briga di andare a scomodare addirittura i concetti di spazio e tempo, con Cyrus, il capo del Team Plasma, intenzionato a soggiogare i leggendari di copertina Dialga e Palkia, i padroni del tempo e dello spazio, per far ripartire da zero l’intero universo.
A mio parere, questa quarta generazione mette in gioco elementi fondamentali della lore del mondo Pokémon che, almeno in quarta e quinta generazione, hanno rivoluzionato il modo in cui la mia generazione tutt’oggi guarda a questo universo narrativo. Per la prima volta in assoluto infatti, si va a toccare il concetto di religione, non solo inserendo nella mappa di Sinnoh una chiesa, ma anche per quanto riguarda i Leggendari, letteralmente divinizzati ai fini della trama.
Infatti, ad accompagnare la coppia formata da Dialga e Palkia, ci sono il terzo leggendario Giratina e il Misterioso Arceus (in verità impossibile da ottenere in game se non tramite evento), rispettivamente le versioni Pokémon di Dio, creatore della vita, e del Diavolo, distruttore della stessa. Con concetti altisonanti come spazio, tempo e divinità si può anche essere facilitati nel mettere in piedi una trama che faccia colpo sul giocatore, il punto di forza della quarta generazione è che in verità questa funziona a più livelli.
Dubito infatti che da ragazzini molti si fermassero a riflettere sulla mitologia che si stava costruendo a schermo, ma Game Freak ha avuto l’abilità di rendere appetibile il proprio prodotto anche grazie a momenti rivoluzionari rispetto alla storia del brand, come l’ingresso nel Mondo Distorto, indimenticabile per chi l’ha giocato, e design dei Pokémon mai stati così accattivanti. Basti pensare a Lucario e Garchomp, non a caso entrambi nel team della Campionessa Camilla, ed entrambi dalle fattezze (più o meno umanoidi), segno che si volessero rendere le lotte e le icone del brand più vicine a un pubblico adolescente (“casualmente” entrambi faranno parte poi del picchiaduro Pokkén Tournament).
Game Freak volle segnare una sorta di rottura col passato grazie alla quarta generazione, dimostrando che la serie Pokémon poteva crescere assieme agli Allenatori in carne e ossa di tutto il mondo, ancora oggi non saprei dire bene perché, ma purtroppo la cosa non andò avanti, regalandoci molte delusioni a partire dalla sesta generazione in poi.
Per quanto Bianco e Nero alzassero ulteriormente l’asticella per i motivi spiegati in precedenza, l’idea di tagliare completamente i legami col passato, nessuna evoluzione o pre-evoluzione di vecchie conoscenze e Pokédex comprendente solo nuovi Pokémon fino al post-Lega per esempio, e mettere in atto una sorta di reboot, i mostriciattoli tascabili di Unima sono poco più di 151, deve aver spaventato i giocatori e convinto Game Freak che da quel momento fosse il caso di giocare nella confort zone delle prime generazioni, anzi, talvolta dando ai giocatori anche meno che in passato, come succede puntualmente da X e Y in poi.
Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente, cosa saranno
Arriviamo quindi allo scorso 26 febbraio (mezzanotte del 27 su suolo nipponico), data in cui i tanto attesi remake Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente sono stati annunciati. Diciamoci la verità, non siamo stati affatto sorpresi dell’annuncio, ormai sappiamo tutti come Game Freak gestisce gli annunci relativi al brand e potrei tranquillamente dirti già ora che il 27 febbraio 2022 verrà annunciata la nona generazione Pokémon.
Inoltre, a rubare la scena a questa coppia di remake c’è stato il già citato Leggende Pokémon: Arceus che, se tutto andrà bene, sarà l’open world a tema Pokémon che sogniamo da anni e di cui sappiamo di avere bisogno; quindi, torniamo al nostro interrogativo: cosa saranno Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente?
Questo è un po’ più difficile dirlo, sicuramente però, già dalla premessa produttiva, promettono di essere un punto di rottura col passato. I remake infatti saranno realizzati da ILCA, Inc. (conosciuti per aver collaborato ultimamente a Code Vein e Dragon Quest XI) e non da Game Freak che, per la prima volta nella storia del brand Pokémon, cede il timone della produzione di un titolo della serie principale a un’altra software house.
È una buona notizia? Solo in parte. Di buono c’è che Game Freak potrà concentrarsi su un titolo che potrebbe davvero essere una svolta per il brand, ma dal momento che il primo (e attualmente unico) trailer dedicato al titolo ha tenuto a ribadire che l’esperienza dei remake sarà fedele all’originale, possiamo già intuire che ci ritroveremo esattamente davanti a ciò che abbiamo visto già quindici anni fa, e con ogni probabilità ILCA, Inc. non avrà avuto quasi nessun margine di manovra per provare a svecchiare la formula o introdurre novità che mai potremmo aspettarci dalla software house principale.
Ciò che potrebbe però farci trovare davanti a uno dei migliori titoli Pokémon degli ultimi anni proprio grazie alla classicità del prodotto: il suo tornare a proporre un sistema di gioco che è riuscito a mantenersi intatto per venticinque anni, con una trama al di sopra degli standard attuali di Game Freak potrebbe dare un nuovo vigore alla software house e farla tornare ai fasti di un tempo dal punto di vista narrativo (problema che non appartiene solo alla serie Pokémon, ma anche ad altri prodotti targati Game Freak come Little Town Hero).
Nel bene o nel male, Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente saranno uno spartiacque. La quarta generazione è stata l’ultima a proporre la classica formula del “terzetto” di titoli affiancando ai primi due Platino, che andava a esplorare più a fondo la storia del capo trio Giratina; dopo infatti, la quinta e la settima generazione possono vantare una coppia di sequel (Bianco 2 e Nero 2, Ultrasole e Ultraluna), la sesta è stata la più anomala, fermandosi a soli due titoli (X e Y) e l’ottava ha adottato la moderna formula dei multiplayer.
Già con Rubino Omega e Zaffiro Alpha è stato proposto un esperimento interessante, e riuscito a mio avviso, con l’Episodio Delta, che approfondiva ulteriormente la lore di Rayquaza, facendo diventare i titoli una sorta di remake ed espansione di Smeraldo più che dalla coppia Rubino e Zaffiro. Ora c’è la possibilità di approfondire l’eterna battaglia tra bene e male e approfondire non solo le origini di Giratina, ma anche quelle di Arceus, e di conseguenza dell’intero universo Pokémon. Infatti, già nell’episodio Delta gli Allenatori avevano la possibilità di catturare il Misterioso Deoxys senza che ci fosse bisogno di partecipare a specifici eventi, includendo la storia e l’esistenza del Pokémon nel mondo di gioco, dandogli così il rispetto e l’importanza che merita un Leggendario.
Game Freak e ILCA, Inc. sono quindi chiamati a scrivere la storia matura che i fan del mondo Pokémon, ormai cresciuti, meritano, e di cui hanno bisogno; certo, apparentemente non è questa la direzione in cui si vuole puntare dal momento che i remake proporranno una grafica alla Pokémon Let’s Go che potrebbe sposarsi davvero male con un narrazione matura, ma voglio sperare che, durante le vacanze di Natale 2021, noi Allenatori di tutto il mondo riceveremo un titolo che ci riporti indietro di quindici anni, ma che allo stesso tempo mostri di essere cresciuto assieme a noi.
Riusciranno le due software house nell’impresa? Solo Dialga ce lo dirà.