Purtroppo, come già anticipato, questo momento doveva arrivare prima o poi, Postal 4: No Regerts di Running With Scissors è “finalmente” uscito, e non posso dire di esserne felice. In un’epoca in cui fa molto scalpore la censura di Martha Is Dead, come puoi leggere dal nostro articolo nel link, è assurdo ritrovarsi certe cose sotto gli occhi.
Scrivere questa recensione per me non è stato facile, quindi siediti, e soprattutto armati di una buona dose di pazienza. Ciò che troverai in queste pagine potrebbe essere molto contrastante con ciò che avrai letto altrove riguardo Postal 4: No Regerts.
Postal 4: No Regerts, ma prima un po’ di storia
Era il lontano 1997, quando sugli schermi dei PC dell’epoca si iniziò a palesare un videogioco tanto discutibile quanto chiacchierato, sto parlando del primo Postal. Il videogioco, sviluppato da Running With Scissors, era uno sparatutto con visuale isometrica ma ciò che più faceva storcere il naso era la sua “storia”.
Il “Postal Guy” (da non confondere con il “buon” Doom Guy) era un qualunque cittadino degli Stati Uniti, questo si, ma che aveva dato di matto e il cui fine ultimo era di uccidere tutti i civili presenti nella mappa di gioco, null’altro. E si, hai letto bene, puoi anche smettere di strofinarti gli occhi.
Nonostante in patria il videogioco ricevette molti premi e riconoscimenti, nel paese nostrano invece il gioco fu molto discusso, proprio per l’eccessiva ed ingiustificata violenza. Ma pensi che sia finita qui? Certo che no, perché seguirono altri DUE titoli sul filo narrativo di Postal. E tutti con lo stesso fine ultimo.
Bruciando e sparando si arriva al quarto capitolo
Dopo il primo capitolo la software house non si fermò di certo, molti anni dopo, esattamente nel 2003, uscì Postal 2. Il videogioco proponeva pressappoco la stessa “trama” del primo capitolo, semplicemente spostava il tutto in prima persona, abbandonando definitivamente la visuale in isometrica.
Questo nuovo capitolo gettava delle novità, e non soltanto per il senso di immersione dato dalla visuale in prima persona. Il videogioco aveva una trama e ripercorreva un arco di tempo di cinque giorni del “Postal Dude”, un personaggio impegnato a compiere normali azioni (come andare a compare il latte) che poteva però compiere anche gli atti più riprovevoli.
Non dimenticherò mai la sensazione che ho provato nell’urinare contro manifestanti, oppure semplicemente dargli fuoco con un lanciafiamme. E no, non sono state affatto sensazioni positive, tutt’altro. Mi sono sempre domandato il perché qualcuno dovrebbe spendere il tuo tempo sviluppando giochi simili.
Inveire con violenza contro esservi viventi non mi procurava alcun divertimento, eppure già all’epoca vedevo riviste di settore divertirsi anche solo nel parlare di questo videogioco. Forse ero strano io, e forse lo sono rimasto, a giudicare da ciò che Postal 4: No Regerts mi ha trasmesso.
Abbiamo una storia in Postal 4: No Regerts di Running With Scissors?
Sì l’abbiamo, direttamente proseguendo la storia di Postal 2 e volutamente saltando Postal 3, poiché sviluppato da una diversa software house e considerato uno spin-off, arriviamo in quel di Edensin. Questo sarà il nome della città che accompagnerà le nostre scorribande dopo essere stati rapinati di tutti i nostri averi.
Il Postal Dude insieme al suo fido amico a quattro zampe Champ dovranno ripartire da zero, dopo aver visto allontanarsi tutti i loro averi, automobile, roulotte, e tutto ciò che possedevano. Ed eccoci arrivati ad Edensin, la città che potrà fare la fortuna del Postal Dude (o assistere impassibile al suo desiderio di far casino).
Niente da aggiungere direi, un povero cristo derubato che, partendo da zero per l’ennesima volta, desidera rifarsi una vita. Una “trama” tanto spoglia quanto “inoffensiva”, ma è proprio questo il punto, sarà davvero tutto così “inoffensivo” e “tranquillo”? Ma certo che no!!!
Analizziamo il videogioco da zero
E’ giunto il fatidico momento, mettiamo quindi le mani, o dovrei dire gli occhi, su quello che è Postal 4: No Regerts, restando sempre con la mente fissa ad una semplice domanda che mi affligge dal 1997. Perché spendere tempo e risorse per sviluppare un videogioco il cui fine ultimo è soltanto quello di divertire con la violenza?
Con una mano davanti, e una di dietro oserei dire, potrei riassumerlo in una sola frase ma sarebbe troppo facile, quindi abbi ancora un po’ di pazienza e prosegui con me nella lettura di questa recensione. E credimi quando ti dico che probabilmente avrai di cui discuterne.
Comparto tecnico
Come ti ho già accennato, nel momento in cui sto scrivendo per me è difficile trovare le parole adatte. Mi verrebbe da dire “osceno”, ma non riuscirei a farti cogliere appieno il disagio che ho provato nel giocare a Postal 4: No Regerts. Hai mai giocato il primo capitolo di Half-Life? Ecco, quello tecnicamente ancora tiene botta.
Con Postal 4: No Regerts siamo davanti ad un prodotto che sarebbe risultato mal sviluppato anche se fosse uscito 20 anni fa. La mappa di gioco è limitata alla sola città, e presenta anche dei caricamenti (inspiegabilmente lunghi) nel passaggio fra una zona e l’altra, e per quanto riguarda la popolazione, lì le cose sono persino peggio.
Gli NPC, o dovrei dire “povere vittime indifese”, girovagano per l’ambiente di gioco senza un pattern, senza uno scopo, inespressivi e spesso e volentieri ostacolandosi e sbattendo fra di loro, per poi tornare indietro di qualche passo, e ripetere lo scontro.
Volti privi di un briciolo di realismo e senza alcuna parvenza di una spolveratina di IA degna di nota. Anzi, se spareremo o uccideremo qualcuno spesso e volentieri tutti correranno verso una direzione per poi fermarsi e girarsi verso di noi, quasi come se volessero attenderci. Inizio a capire da dove ha preso spunto CD Projekt Red quando ha sviluppato Cyberpunk 2077.
I controlli sono spesso confusionari, e molto spesso compiere delle semplici azioni diventa un supplizio interminabile. Ci vuole più pazienza nel fare le missioni su Postal 4: No Regerts che su Elden Ring, te lo assicuro, ma non perché il gioco sia difficile, quanto perché è mal ottimizzato e caotico in ogni cosa.
Ti basti sapere che i modelli degli NPC sono talmente fatti male che da fermi vibrano verso l’alto, o quando scendono e salgono le scale si compenetrano con gli scalini e le animazioni sono del tutto fuori sincronia col resto dell’ambiente.
Comparto audio
Qui forse le cose vanno un attimino meglio, carine le colonne sonore e ben riprodotto l’audio generale di gioco. Ho trovato azzeccata la scelta del timbro vocale non solo del Postal Dude, ma anche di altri comprimari, perlopiù quelle poche persone che ci rivolgeranno parola nell’offrirci un lavoro.
Sotto l’aspetto audio, posso affermare che è ciò che è riuscito meglio di questo videogioco. Certo, non è una valida ragione per giocare ad un videogioco, così come non è una valida ragione per acquistarlo. Quantomeno sono felice di aver notato che qualcosa di sufficiente sono riusciti a farlo.
E’ presente anche in codesto contesto un bug, che inserisco ora poiché l’opzione adatta è sotto le opzioni audio, sto parlando dell’attivazione o meno dei sottotitoli. Il gioco è completamente in inglese, e come di consueto e di moda negli ultimi tempi, non presenta la lingua italiana, neanche sottotitolato.
Per comprendere meglio i dialoghi e le varie missioni ho pensato bene di attivare i sottotitoli, peccato che non compaiano ugualmente. Esatto, anche attivando i sottotitoli, essi non verranno visualizzati, puoi comprendere da solo quanto la cosa mi abbia messo in difficoltà. E neanche poco.
Gameplay
Ora arriviamo alla “ciccia”, come diceva sempre mio nonno quando ci sedevamo davanti al supermercato a guardare le donnine passare. Credi che girare per una città, staccando teste con una pala, o urinando contro le persone, possa essere divertente? Così random, soltanto perché ti va di farlo.
Prendere un gatto ed utilizzarlo (meglio non dirti come, ma puoi immaginare) come fosse un silenziatore per la pistola, o più semplicemente entrare in un ufficio di impiego in cui a terra è pieno di feci e rigurgiti intestinali, ritieni possa essere qualcosa di divertente?
Può essere divertente tutto ciò? Può procurare risate o gioia o avere un senso logico il fatto che in alcune location avrai delle “missioni secondarie”, che il più delle volte si riassumono uccidendo tot persone in un lasso di tempo definito? Come se non bastasse, spesso anche compiere azioni come buttare a terra qualcosa diventa un tormento.
Un tempo di una settimana, sette giorni in cui il Postal Dude si sbatterà per ricominciare da zero, cercando un lavoro in una città schifosa, il tutto sviluppato in un Unreal Engine 4 che dire mal ottimizzato sarebbe fargli un complimento. Più che parlare di lati negativi avrei dovuto parlare di quelli positivi.
E se ti dicessi che la recensione sarebbe durata si e no 4 righe in croce ci crederesti? Postal 4: No Regerts è un titolo che non dovrebbe esistere, una violenza che può essere accettata solo per la vena comica in se, ma che anche in questa forma non diverte e fa ridere ben poco.