Tra le offerte disponibili su Instant Gaming, oggi troviamo anche Potion Permit, particolare titolo simulativo e avventuroso nel quale impersoneremo un farmacista che dovrà prendersi cura e guadagnare la fiducia del suo nuovo villaggio. Il titolo si presenta molto bene, con una curata e colorata grafica in pixel art, che riesce a dare un tocco di personalità sia al villaggio che a quasi tutti i suoi abitanti, che per la cronaca saranno sulla trentina. Per catturare l’attenzione del giocatore, questo titolo presenta una trama che, anche senza risultare eclatante o molto coinvolgente, riesce a incuriosire sui prossimi avvenimenti.
Potion Permit, Moonbury ha bisogno di noi
La storia offerta dal titolo di MassHive Media, ci vede vestire i panni di un farmacista della capitale, del quale potremo scegliere il sesso e qualche altro dettaglio visivo nel piccolo editor inziale. Accompagnati da un nostro mentore sul treno diretto a Moonbury, ci verrà detto che oltre aiutare i cittadini, il nostro compito sarà quello di riallacciare i rapporti fra la piccola cittadina e la capitale.
Difatti al nostro arrivo non saremo accolti in maniera positiva da nessun cittadino, eccezione fatta per il sindaco e sua moglie, responsabili anche di essere coloro i quali hanno richiesto un farmacista dalla capitale. La motivazione è molto semplice: loro figlia è stata colta da un malore che nessun altro medico è riuscito a curare.
Ovviamente noi non saremo un medico qualunque e riusciremo a trovare una cura per la giovane, avvenimento che farà aprire anche se leggermente, i cittadini di Moonbury verso il farmacista. Da qui inizierà la nostra avventura in Potion Permit, fra una visita e un’altra, favori ai cittadini e consensi sempre maggiori (si spera), i quali faranno si che gli abitanti ci raccontino sempre più dettagli sulla storia e soprattutto sull’incidente avvenuto fra la città e la capitale.
Potion Permit mantiene tutti gli elementi classici del genere al quale appartiene: dovremo imparare a conoscere i cittadini e allacciare rapporti sempre più solidi con essi tramite chiacchiere o doni, sistemare la nostra abitazione/studio, la clinica, raccogliere gli ingredienti e combattere alcune creature, ma aggiunge anche la componente da farmacista, nella quale dovremo visitare i pazienti per capire la medicina più adatta al loro malessere, crearla e curare il malcapitato di turno.
Se nelle prime sezioni le meccaniche sono simili a molti altri titoli, ovvero usare lo strumento adatto per raccogliere il materiale desiderato, raccogliere risorse per migliorare edifici e attrezzi, in quelle da farmacista ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso.
Ogni paziente ci dirà dove accusa malessere o dolore, e una volta individuato il punto sul suo corpo, saremo chiamati a capire di quale malessere si tratta tramite la risoluzione di un mini gioco, come ripetere una sequenza di tasti o seguire il ritmo premendone altri.
Una volta capita quale medicina occorre, andremo nel nostro studio per crearla, a condizione di avere tutti gli ingredienti necessari, altrimenti servirà andare nei luoghi adiacenti alla cittadina per recuperarli. In Potion Permit, le pozioni verranno create tramite un minigioco che ricorda in tutto e per tutto il Tetris. Ogni medicina avrà una propria forma da riempire con gli ingredienti, i quali avranno a loro volta una sagoma tratta dal famoso puzzle game. Ad aggiungere un po’ di complessità nella creazione ci penseranno gli slot limitati (ma aumentabili) per gli ingredienti, e il fattore che ogni ingrediente sarà legato a un elemento. Le ricette avanzate permetteranno l’utilizzo solo di alcuni elementi rispetto altri.
Conclusione
Potion Permit è un farming game che riesce a smorzare i ritmi monotoni di questo genere, grazie a diverse trovate funzionali, come i vari minigiochi per creare le pozioni, visitare i pazienti e diversi altri. Il tutto è contornato da una grafica in pixel art molto curata e da una storia che, anche se non avvincente, riesce a dare un tono di interesse alle faccende del villaggio.
Peccato per la poca profondità nello sviluppo di attrezzature e strutture, e un combat system troppo basilare che vanno un po’ a minare tutto il buono che il titolo ha da offrire.