Sviluppato da Voracious Games e pubblicato da Marvelous in sinergia con XSEED Games, Potionomics: Masterwork Edition è un simulatore di gestione di negozio di pozioni con meccaniche da dating sim e anche un intrigante sistema di dialoghi con carte, senza contare una sottostruttura fantasy per il crafting. Noi abbiamo padroneggiato l’arte del negoziante su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione! Pronto a diventare un maestro di pozioni e a cambiare per sempre la tua vita?
Potionomics: Masterwork Edition e il peso dei debiti
Prima di affrontare la narrativa del titolo targato Voracious Games, è bene evidenziare che Potionomics: Masterwork Edition è l’edizione definitiva con tutti gli aggiornamenti di Potionomics, titolo per PC del 2022. Tale edizione, oltre a includere due nuovi livelli di difficoltà, introduce anche la “Endless Mode” che va a potenziare la longevità del titolo. Detto ciò, la trama e il gameplay sono i medesimi del titolo originale senza alcuno stravolgimento di sorta.
La trama di Potionomics: Masterwork Edition esordisce con Sylvia, l’indiscussa e carismatica, nonché pasticciona e abbastanza sfigata, protagonista. Si tratta di una neo diplomata al College delle “pozioni” che si ritrova, suo malgrado, a ereditare un negozio di pozioni da un suo rumoroso zio ormai deceduto. Lo zio, attraverso una lettera e un doppiaggio euforico e coinvolgente, lascia presagire chissà quale tesoro e invece…
…e invece Sylvia si ritrova tra le mani un rudere che cade a pezzi. Un negozio malconcio sull’orlo del collasso e che non sembra avere alcuna apparente speranza di rinascita. La situazione, purtroppo, peggiora ulteriormente quando la prima persona del posto viene a farci visita per battere cassa. Lo zio della protagonista, infatti, è sparito proprio dopo aver totalizzato un debito di tutto rispetto. Debito che ora passa alla nuova proprietaria del locale: Sylvia.
Esatto, l’escamotage del debito non è una novità, da Animal Crossing (un saluto affettuoso a Tom Nook) passando per alcuni episodi della serie di Atelier, l’ereditare un locale e l’affrontare un debito cospicuo è ormai un classico intramontabile. E se il filone narrativo di base di Potionomics: Masterwork Edition non sorprende, la narrativa riesce comunque a emergere con positiva prepotenza grazie allo stile umoristico adottato.
Si tratta di un umorismo spesso sopra le righe, esagerato, in certi momenti leggermente ammiccante (ma mai volgare) che va di pari passo a uno stile estetico cartoonesco. Un dualismo coerente e coinvolgente che rende il titolo fortemente identitario e soprattutto piacevolmente godibile. Ironicamente, data la natura ciclica dell’impianto ludico, è proprio l’ironia uno degli elementi che trainano l’interesse fino alla fine dell’esperienza.
Come gestire un negozio e trattare i clienti
Potionomics: Masterwork Edition è un particolare ibrido ludico, la struttura portante è quella di simulatore di gestione di negozio a cui si affianca un sistema elementare ma efficace e veloce di deck-building e momenti simil dating-sim, quasi da visual novel. La parte centrale, che riguarda nel dettaglio la creazione delle varie pozioni (legate a loro volta dalla tipologia e rispettive caratteristiche dei vari elementi), la loro esposizione nel negozio (a sua volta espandibile e potenziabile) e infine la vendita e spedizione (tutto regolato da determinate tempistiche da rispettare), è abbastanza standard.
Tolto l’innegabile fascino visivo che mette in scena menù gradevoli da navigare e padroneggiare, l’ossatura ludica di questa fase non è realmente innovativa e anzi risulta anche abbastanza semplice se non fosse per la rarità dei vari materiali e il livello crescente di difficoltà a sua volta aggravato da uno scorrere del tempo inesorabile e che richiede un’accurata attenzione di ogni singola mossa (in quanto ogni azione porta il tempo di gioco in avanti). Decidere come spendere il tempo di Sylvia, se aprire il negozio o parlare con un dato personaggio, se investire determinati guadagni in spedizioni o altro, comporta sempre bonus e malus che vanno a sommarsi lentamente con risvolti ora entusiasmanti e ora tragici.
Credo nel cuore delle carte!
Lo scorrere del tempo è quindi sia croce che delizia del titolo, inserendo una certa ansia persistente e che va a minare l’apparente “relax” che normalmente domina titoli simili (i neofiti, quindi, potrebbero trovarsi in preda al panico). Ma è un tipo di ansia ben diversa da quella che prova Sylvia nelle fasi di “vendita” diretta, ossia i momenti in cui tocca trattare il prezzo. Qui il gioco muta e diventa un duello di carte con tanto di mazzo da personalizzare (con carte che possono ottenersi da altri personaggi nel corso del gioco stesso).
In tale fase, saremo chiamati a fronteggiare il cliente di turno cercando di vendere l’oggetto selezionato e, al contempo, guadagnarne il più possibile. Cosa non semplicissima considerando che Sylvia è soggetta a “stress” così come il cliente può perdere la pazienza e l’interesse (andando quindi via senza comprare un accidente). Le carte, come avrai potuto intuire, servono a influenzare tali valori (stress di Sylvia, pazienza del cliente, ecc.) manovrando il dialogo e cercando di concludere l’incontro nel miglior modo possibile.
Come per la fase di creazione e gestione del negozio, ben presto anche quella di trattare il prezzo rischia di diventare una pratica ludica abbastanza ciclica e per alcuni anche monotona. Chi riuscirà invece a entrare nel sistema e ad apprezzarne la ciclicità, si ritroverà un crescente di sfide, discretamente varie, e che richiedono anche una buona dose di strategia. Strategia che si amplia ulteriormente coinvolgendo anche i personaggi con cui andremo a fare conoscenza.
Tra questi ci saranno alcuni che si occuperanno delle spedizioni, della raccolta di oggetti e materiali utili alle nostre pozioni e quant’altro. Insomma, i nostri personali esploratori (tutti con caratteristiche ed eventuali bonus, specifici). Non solo, sempre tra i personaggi del mondo di Potionomics: Masterwork Edition sarà possibile instaurare una o più relazioni amorose. Il titolo stesso ci informa non appena iniziamo l’avventura: oltre a selezionare il tipo di difficoltà del titolo, dovremo scegliere se far vivere a Sylvia un’unica storia romantica o ampliare la possibilità della romance a più personaggi senza limite numerico alcuno.
La parte da dating-sim è quella meno sviluppata se non fosse per una buona scrittura dei personaggi che, ancora una volta, trovano una degna trasposizione estetica, aiutata da animazioni “esagerate” e surreali che creano simpatia e divertimento (per la maggior parte, non mancano soggetti più burberi e seriosi), coinvolgendo il giusto e dando vita a siparietti godibili e vari.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Potionomics: Masterwork Edition si difende discretamente bene. Lo abbiamo citato più volte, lo stile grafico che rievoca palesemente il mondo 3D della Disney, funziona. Funziona soprattutto se si accettano le sue esagerazioni e il suo umorismo in parte esagerato e tragicomico. Tra l’altro, da evidenziare come entrambe le tipologie di grafica, 3D per i dialoghi e 2D per le fasi in negozio, sono ben correlate, fedeli e armoniose oltre che dettagliate in modo più che buono.
Anche le animazioni si difendono abbastanza bene, nonostante una certa ciclicità praticamente inevitabile. Quello che forse si poteva evitare o limare un po’, sono i caricamenti tra le varie fasi che minano leggermente il ritmo di gioco, spezzandolo e rallentandolo. Da segnalare anche qualche rallentamento e qualche sporadico lag, soprattutto in portabilità. Per quanto riguarda il sonoro, sia la musica che il doppiaggio, sono di buon livello. La recitazione, in particolare, riesce a fondersi adeguatamente con lo stile adottato dal titolo, esagerazioni incluse.
Da segnalare, purtroppo, la totale assenza della lingua italiana, ostacolo non da poco considerando la mole di testi che ci ritroveremo a leggere. Infine, Potionomics: Masterwork Edition si difende abbastanza bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo peccato che, come già evidenziato, la comodità offerta dalla portabilità, ne esce leggermente sottotono.