Anime, manga e cultura giapponese sono le principali fonti di interesse di molti Otaku. Per noi husbandi e waifu sono la cosa più normale del mondo, ma forse è meglio dare una spiegazione su cosa vogliono dire questi termini per i meno avvezzi a questo genere di prodotti.
La parola “waifu” nasce dalla storpiatura della pronuncia giapponese del termine inglese “wife“, ovvero moglie in italiano: questa parola viene utilizzata per indicare tutte quelle ragazze negli anime che risultano attraenti per lo spettatore e che potrebbero diventare potenzialmente sue mogli. La versione maschile risultano essere invece gli “husbandi”.
In Giappone questa tipologia di personaggi risulta essere onnipresente, andando a inserirsi anche in abiti differenti da anime e manga, come nelle pubblicità o negli stesso mondo videoludico.
Pretty Girls Rivers decide di procedere lungo questa strada: le waifu sono incontrovertibilmente il motivo per cui chiunque ha deciso di scaricare questo gioco: ma a cosa si va in contro dopo l’acquisto del titolo? Saremo davanti a un gioco hentai? Ci pensiamo noi di iCrewPlay.com a dirvelo con la nostra recensione.
Gameplay
La struttura ludica del titolo risulta essere molto semplice: infatti si basa sul mahjong, un gioco da tavolo di origine cinese nel quale bisogna andare a rimuovere le tessere presenti sul tavolo, rimuovendole a coppie. In Pretty Girls Rivers l’obiettivo è quello di sbloccare tutti gli abiti dei personaggi: ogni abito è ottenibile tramite il completamento di uno stage, a sua volta suddiviso in 4 round. Ogni round presenta un tabellone differente, con tessere generate in modo casuale: una volta pulito si passerà al successivo, fino al completamento dello stage. La durata di ogni round varia da 1 a 3 minuti, che se moltiplicata per il numero di round totali, rende completabile il gioco al 100% in un tempo che non supera le 3 ore di gioco.
Durante una partita si accumuleranno dei punti che verranno determinati dalla rapidità di completamento, inoltre rimuovere più coppie in successione darà il via a una combo facendo guadagnare punti extra. Il punteggio di ogni stage verrà inserito poi in una classifica mondiale che permetterà di mettersi a confronto con gli altri giocatori.
Questo non avverrà nella easy mode: una modalità attivabile prima dell’avvio di uno stage che permette di semplificare notevolmente le partite. Infatti si avrà la rimozione del timer e l’aggiunta dei pulsanti per gli indizi e per il rimescolamento delle tessere, al prezzo di non ottenere neanche un punto, non comparendo quindi nelle graduatorie globali.
Grafica e audio
La grafica di Pretty Girls Rivers è sicuramente il punto forte del titolo: i design delle sei ragazze, e di tutte le loro varianti, sono molto belli e ben curati, ben differenziati tra di loro e mai ripetitivi; discorso analogo si può fare per gli sfondi. La UI (User Interface) risulta essere molto gradevole, anche se i font utilizzati, sono forse l’elemento meno piacevole: soprattutto la sezione “Help” è interamente da rivedere dal punto di vista grafico; anche se si tratta di una funzione secondaria risulta estremamente brutta graficamente.
Per quanto riguarda il comparto audio, la colonna sonora per quanto carina ad un primo ascolto, risulta essere piuttosto pesante andando avanti nel gioco, dato che accompagna il giocatore durante tutta la durata del titolo senza alcuna variazione. Il doppiaggio invece risulta essere veramente fastidioso: durante le partite, quando vengono rimosse delle coppie di tessere, le waifu potrebbero pronunciare delle frasi in modo randomico. Quando si inizia a prendere la mano con il titolo, le tessere vengono rimosse sempre più rapidamente, di conseguenza il numero di parole dette dai personaggi aumentano: ogni personaggi ha però circa tre frasi riproducibili, quindi capita molto spesso che queste vengano ripetute in sequenze molto ravvicinate, risultando estremamente ripetitive e monotone.
Note dolenti
Se dal punto di vista tecnico il gioco risulta essere discreto, non lo è minimamente dal punto di vista della struttura ludica. Il gioco non ti spinge a continuare a giocare, non dando nessuno stimolo al giocatore: inoltre sia la croce direzionale sia l’analogico sono estremamente scomodi per navigare nel tabellone. La soluzione sembrerebbe quella di dover usare il touch screen: giocato in questo modo su Switch Lite però è infattibile, soprattutto per chi ha le dita grandi.
Il gioco risulta essere veramente semplice, rendendo inutile la modalità easy mode: avanzando i tabelloni non diventano più complicati, ma semplicemente più lunghi, facendo quindi solo diminuire la voglia di giocare, non avendo un adeguato grado di sfida.
Quando si sviluppa un titolo bisogna dare risposta ad alcune domande standard: una di queste è “a chi è rivolto il gioco che voglio creare? Quale sarà il mio target di riferimento?”. Pretty Girls Rivers non lo fa: la difficoltà potrebbe far pensare a un gioco per bambini, ma i personaggi, seppur non siano sullo stile dei “giochi per adulti”, lasciano pensare che il gioco sia rivolto a un pubblico più maturo. Inoltre ritengo che il gioco avrebbe reso di più se fosse uscito su smartphone invece che su console, magari come free to play.
Date le poche possibilità di customizzazione, anche la sezione diorama, che permette di creare immagini mischiando gli sfondi con uno o più personaggi sbloccati, risulta essere estremamente superflua e tranquillamente trascurabile.