Il protagonista del giorno è Prey, il titolo sci-fi sviluppato da Arkane Studios. Siamo giunti al secondo appuntamento di questa piccola rubrica, con alcuni consigli personali dediti alla scoperta di alcune perle videoludiche presenti sul servizio in abbonamento creato da Microsoft, l’Xbox Game Pass.
Per pura casualità, anzi a dire la verità non molta, ci ritroviamo davanti ad un nuovo prodotto di Arkane, una delle software house entrate a far parte degli studi first party di Microsoft, in seguito alla folle operazione conclusa con Zenimax Media. Sicuramente lo studio francese, con sedie a Lione, viene ammirato, considerato estroso e talentuoso, nonostante non venga annoverato tra le migliori società in azione.
Nel 2017, reduci da un esperienza maturata sui due capitoli di Dishonored e dopo aver riscosso un grande successo, il team ha deciso di buttarsi su Prey. L’elemento più difficile da spiegare è la sua impostazione, non si tratta di uno shooter in prima persona, non si parla di un rpg e nemmeno di un survival. Prey ha la particolarità di mischiare tutte queste caratteristiche, diventando uno dei titoli più affascinanti ed intrisi di mistero, della scorsa generazione.
Come fonte di ispirazione si possono citare Bioshock o Half Life 2, capolavori del genere misto, che hanno fatto da base alle idee dello studios.
Prey: alla scoperta di Talos I
Svegliati di soprassalto, in un luogo sconosciuto, facciamo la scoperta del protagonista, Morgan Yu. Il nostro personaggio assisterà quasi inerme, ad una serie di eventi oscura e destabilizzante, ottimo espediente, parallelo alla costante perdita di memoria dello scienziato.
Senza fare spoiler, ad inizio campagna scopriremo la minaccia di Talos I, l’orbita spaziale creata per sperimentare le razze aliene, chiamate Typhon. L’ambientazione può considerarsi la vera protagonista di Prey, tra scorciatoie, segreti e spazi orbitali, il team è riuscito a superarsi dopo l’ottimo level design lanciato con Dishonored, portandolo questa volta ad un livello superiore.
Ogni situazione ed ogni pericolo può essere superato in diversi modi, portando astuzia e metodi di approccio ad alti livelli, fino a diventare la vera ed imprescindibile abilità primaria del protagonista. Le minacce di Talos, i “piccoli” Typhon, scomposti conglomerati organici, sapranno darti del filo da torcere, anche se il combattimento non sarà sempre la miglior soluzione.
Prey: esplorazione ed elementi rpg
Come cardine dell’esperienza videoludica, voluta dal team francese, troviamo l’esplorazione. Scovare un nascondiglio, un passaggio lontano da occhi indiscreti o soltanto una piccolo e meritato momento di riposo, riesce a regalare forti emozioni. Talos I infatti è disseminata di oggetti segreti, conversazioni private, armi e chip per la tuta, queste ultime accompagnamento fondamentale di alcune sezioni.
Oltre al potenziamento dell’alter ego, grazie all’innesto di microcip, gli studi alieni e le orride sperimentazioni umane, hanno portato a scoperte davvero oltre natura. Le installazioni neuromod, un congegno ideato per cambiare definitivamente alcuni parametri mentali e non, garantisce nuove abilità e differenziazioni per quello che concerne l’esplorazione, i combattimenti e lo stealth.
Si spazia da abilità come l’hacking, fondamentale per l’apertura di alcune postazioni e casseforti, alla classiche abilità da combattimento o riparazione. Un oggetto particolare però, tramite la scansione dei diversi organismi alieni, darà accesso ad un set completamente nuovo di skill, con particolari ripercussioni, su struttura e andamento dell’avventura.
Prey: comparto tecnico e colonna sonora
Vorrei partire dal punto più debole, la componente tecnica. L’enorme ambientazione vive di alti e bassi, con alcuni luoghi, soprattutto l’esterno di Talos I evocativo ed affascinante, in netta contrapposizione ad aree più fredde arricchite da texture in bassa definizione. Parlando invece della colonna sonora, le parole possono solo che essere lodevoli.
Composta dal team che si occupa della serie Doom, ormai sinonimo di garanzia, riesce a scandire con estrema disinvoltura le diverse fasi dell’avventura. Dagli incalzanti temi negli sconti concitati, passando per fasi di musica da camera o sinfonie mozartiane nei rari momenti di tranquillità.
In conclusione, con una certa dose di imparzialità, ci troviamo davanti ad un prodotto particolare, che merita di essere analizzato nei suoi più intimi dettagli. Presente da qualche mese su Xbox Game Pass ed aggiornato tramite FPS Boost, che porta il frame rate a 60 fps granitici, risulta quasi imprescindibile non dargli almeno una possibilità.