Si sta parlando molto nell’ultimo periodo dell’aumento dei prezzi dei videogiochi: con l’avvento della next gen è stato ufficializzato anche un salto nel prezzo di vendita per quelle che sono le edizioni standard, che troveremo nei negozi, sia fisici che digitali, ad un prezzo fissato di 80 €, contro i 70 di quelli della generazione attuale.
Tale aumento è stato giustificato dagli sviluppatori con un aumento dei costi di gestione generali tali da rendere insostenibile mantenere il prezzo di vendita a cui siamo stati abituati per anni.
Insomma, quello che i produttori ci stanno dicendo è: per avere giochi sempre più belli dovete accettare un prezzo di vendita più alto.
Come dar loro torto?
Ok, a noi videogiocatori piace spesso essere presi per i fondelli, ma di solito siamo noi a sceglierlo, quindi raccontarci che quello dei giochi a 70€ è un modello diventato improvvisamente insostenibile per l’industria è un argomento che fa acqua da tutte le parti. Oltre a rimanere un falso problema.
Ma partiamo con ordine.
I prezzi dei videogiochi: un po’ di storia
Solo chi ha una lunga carriera da videogiocatore alle spalle può vantare una conoscenza diretta di quello che è stato l’andamento dei prezzi dei videogiochi; se hai 20 anni o poco più, come fai raccontare dell’ebbrezza provata nello spendere 138 mila lire nel 1993 per Street Fighter 2: Champion Edition per Mega Drive, oppure dei 160 mila lire di media (con punte di 180mila lire) necessari per i giochi su Nintendo 64? Ma venendo a tempi più recenti, ricordo le 140mila lire spese per Tekken 2 sulla prima PlayStation, o le 129mila lire per ogni nuovo capitolo di Pro Evolution Soccer su PlayStation 2.
Insomma, i videogiochi hanno sempre avuto il loro prezzo, rapportato a quello che era il periodo storico e la valuta in corso. Ed una volta non c’erano tutte le offerte che ci sono oggi, l’usato era molto meno diffuso e l’assenza di internet rendeva il tutto più complicato. Però giocavamo, senza per forza essere discendenti di Zio Paperone (quantomeno io).
Quindi ogni epoca ha avuto i “suoi” prezzi, in un modo o nell’altro.
L’avvento degli store digitali
Una prima piccola rivoluzione l’abbiamo avuta con l’avvento degli store digitali: sia PlayStation, che Xbox che ovviamente il Pc con Steam avevano le loro piattaforme in cui gli utenti potevano di fatto bypassare il negozio o il centro commerciale avendo così la possibilità di scaricare direttamente sulla console il prodotto.
Il prezzo? Lo stesso dello store fisico. Vantaggi? A parte la comodità, nessuno. Anzi, direi svantaggi, perché in caso di acquisto digitale non solo non avevi custodia e manuale (quando ancora li facevano), ma ovviamente non potevi rivenderlo una volta finito o qualora non ti fosse piaciuto.
Ci sono state rivoluzioni, sommosse popolari o tumulti di piazza? Qualcuno me ne dia notizia, ma a quanto mi è dato sapere e narrare non risulta.
Anzi, molti utenti hanno iniziato a considerare molto cool il fatto di poter comprare giochi senza uscire di casa, o molto semplicemente ne apprezzavano la comodità, quindi tanto bastò a rendere il tutto estremamente sostenibile.
Le edizioni speciali e deluxe
In parallelo, si è anche sviluppato e ampliato tutto quel mercato dedicato ai veri appassionati, i cosiddetti giocatori hardcore disposti a spendere cifre non di rado vergognose per accaparrarsi versioni speciali, limited o deluxe di un gioco particolarmente amato.
Ricordo, in tal senso, la versione super-limited-extended-deluxe di Gears of War 2 per Xbox 360, quella che conteneva una versione in scala 1:1 del Lancer, l’arma usata dal protagonista, che ho visto in vendita a cifre superiori ai 400 €.
Ovviamente hanno iniziato a proliferare versioni speciali e più costose anche in digitale, con livelli, personaggi, costumi o armi aggiuntive. Per non parlare dei dlc, dei season pass, e del fenomeno delle microtransazioni.
Tutta una serie di contenuti aggiuntivi che il pubblico ha dimostrato di apprezzare e bramare in maniera sempre maggiore.
Questo per dire cosa? Beh prima di tutto, che quello dei prezzi dei videogiochi è sempre stato un tema dibattuto, e anche in passato abbiamo visto come questi si attestassero ad una media relativamente alta, in considerazione soprattutto del contesto storico di riferimento.
In secondo luogo occorre dire che si tratta di un falso problema, soprattutto perché i videogiochi, checché ne possiamo dire noi appassionati, non sono e non saranno mai un bene primario, quindi rimane assolutamente comprensibile che non debbano essere troppo accessibili per tutti.
Ma è un falso problema anche per come si sta indirizzando il mercato negli ultimi anni: tra abbonamenti, offerte e promozioni diventa difficile sostenere che videogiocare sia un passatempo costoso.
Giocare in maniera economica: molte soluzioni disponibili
Prendendo come riferimento la mia esperienza personale, posso dire che negli ultimi 3 anni l’unico gioco che ho preso a prezzo pieno è stato The Last of Us Part II, ma solo perché da fan della serie e di Naughty Dog lo aspettavo da anni, quindi lo avrei pagato anche 80 o 90 € probabilmente.
Per il resto, le modalità per giocare a prezzi popolari sono molteplici e vanno dalle tante offerte che a cadenza regolare vengono proposte sia sullo store PlayStation che su quello Xbox, sia con le modalità su abbonamento che stanno prendendo piede ultimamente, primo fra tutti il Game Pass, che consente di giocare un centinaio di titoli, tra cui diversi tripla A, pagando meno di 10€ al mese.
E’ chiaro che se si vuole il gioco al lancio allora è giusto pagarlo a prezzo pieno, che siano 70 o 80 €, ma questo non è un problema riguarda solo questo settore, è semplicemente il mercato che funziona così, e succede ogni volta che si vuole un prodotto appena uscito. Se invece sei disposto ad aspettare anche solo pochi mesi, è molto facile trovare lo stesso gioco anche a 20, 30 € in meno.
Insomma, come vedi la nostra tesi è che quello dei prezzi dei videogiochi sia un falso problema, e con un mix di intelligenza e pazienza si può coltivare la propria passione praticamente con (quasi) ogni tipo di disponibilità economica.