La saga di Prince of Persia appartiene a un glorioso passato che ha segnato la carriera videoludica di molti giocatori, soprattutto per chi ha un dolce ricordo della PlayStation 2.
Nonostante il primo videogioco della saga sia stato pubblicato nel 1989 e rimane ancora oggi nel cuore di molti amanti delle avventure del Principe, il franchise raggiunse il suo massimo splendore nel 2003 con Prince of Persia: Le Sabbie Del Tempo pubblicato dopo l’acquisizione dei diritti da parte di Ubisoft proprio su PlayStation 2.
Da allora, sono nati titoli che hanno siglato una marea di successi per il publisher francese, che è riuscito a trasmutare quella singola avventura del Principe in una trilogia canonica e completa.
Sfortunatamente però con l’avvento della next (ormai old) gen la saga ha iniziato a perdere il suo smalto: forse la causa principale la si trova nelle scelte di Ubisoft nel cercare di rinnovare la serie che da ormai un po’ di tempo soffriva di stagnamento.
Ultimamente però, sembrano farsi sempre più insistenti delle voci che vedrebbero Ubisoft a lavoro su un nuovo titolo della saga: quale potrebbe essere il futuro del franchise? Di questo ne abbiamo già discusso, in separata sede.
In questo articolo andremo a trattare i capitoli considerati “principali” della serie da quando Ubisoft ne detiene i diritti, cercando di analizzare e sviscerare le basi su qui si ergono le fondamenta di questo glorioso franchise.
Non perdiamo altro tempo e andiamo a scoprire la saga di Prince of Persia, dal titolo peggiore al migliore.
5 – Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate
Data di pubblicazione: 20 maggio 2010
Piattaforme: PC, Xbox 360, PlayStation 3, Nintendo DS, PlayStation Portable
Le Sabbie Dimenticate è il titolo più recente del franchise e anche quello posizionato più in basso in questa classifica.
Le vicende di quest’avventura si collocano dopo Le Sabbie del Tempo e prima di Spirito guerriero: dopo gli accadimenti di Azad, il Principe viene convocato in un regno della provincia persiana comandato da suo fratello Malik: una volta giunto ai confini dell’impero, Dastan si ritrova in una guerra in corso che l’esercito di Malik sta perdendo. Con il regno ormai caduto in rovina e le truppe nemiche che si avvicinano sempre di più al palazzo, il fratello del principe di Persia decide di liberare l’antico esercito del Re Salomone… senza pensare alle conseguenze.
Forse un altro appassionato della saga avrebbe etichettato il reboot come peggior capitolo della serie, ma dal mio punto di vista Ubisoft ha mancato il punto con questo: Le Sabbie Dimenticate si presenta praticamente come “un contentino”, per tutti i fan delusi dallo stravolgimento del reboot precedente, aggiungendo al tutto una leggera dose di fan service, come ad esempio la reintroduzione delle fontane nascoste del primo capitolo, e gettando all’aria le nuove meccaniche introdotte nel reboot sostituendole con quelle dei capitoli usciti per PlayStation 2, che iniziavano già a marcire dal secondo capitolo della trilogia.
Ciononostante, l’ambientazione resta fedele a Le Sabbie del Tempo, grazie ad architetture orientaleggianti miste a un’aura di fantasy, richiamando i giocatori a respirare di nuovo quell’aria da le mille e una notte.
In sostanza, Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate non è un cattivo gioco, ma personalmente mi ha dato l’impressione che Ubisoft stesse cercando di svolgere il compitino giusto per lucrare ancora di più sulla trilogia delle sabbie, quando il reboot aveva aperto nuovi orizzonti, che purtroppo, non sono mai stati esplorati.
4 – Prince of Persia Reboot
Data di pubblicazione: 4 dicembre 2008
Piattaforme: PC, PlayStation 3, Xbox 360
Il Principe non è più il sovrano di niente, ma è anzi costretto a sciacallare tombe per sopravvivere. Un giorno, durante una tempesta di sabbia, perde il suo asino: incamminatosi per ritrovarlo, si imbatte in una bella ragazza che scappa da quelle che sembrerebbero delle guardie. Il Principe aiuta la giovane a mettersi in salvo: appena questa si sentirà meglio, rivelerà di chiamarsi Elika e di essere la principessa di questo regno, ormai in rovina per colpa della contaminazione dell’albero della vita, sigillo che tiene chiuso il dio delle tenebre Ahriman. Toccherà al Principe, spalleggiato da Elika, risanare i suoli fertili per rimprigionare le forze oscure che si fanno strada in questo remoto regno.
Come si evince già dalla trama, questo reboot si distacca completamente dalla trilogia delle sabbie: qui il Principe perde la sua nobiltà e diventa un profanatore di tombe, anche se le sue vesti costituite principalmente da tappeti di rara fattura lasciano intendere che si tratti di una persona di alta casta. L’introduzione di Elika porta a delle nuove meccaniche di gameplay, concentrate per la maggiore dalla cooperazione dei due personaggi: con l’aiuto di Elika e i suoi poteri sarà infatti possibile volare, scalare enormi pareti, combattere usando la magia e molto altro. Tutte queste abilità potranno essere potenziate, grazie all’inserimento di un sistema di power up inedito nella serie prima d’ora.
Differentemente dai capitoli precedenti, si potrà dialogare con la nostra aiutante, scoprendo ad ogni dialogo avventure che Dastan ha intrapreso e il carattere di questo Principe inedito.
Purtroppo, su alcune nuove meccaniche Ubisoft non riesce a donare lucentezza al titolo: il game over è praticamente assente, grazie all’aiuto di Elika che puntualmente ci salverà dal colpo mortale di un nemico o da una caduta rovinosa.
Inoltre, i collezionabili da trovare sono davvero troppi: nonostante questi non siano molto nascosti, trovare 1000 semi di luce alla lunga stanca, soprattutto perché una volta esiliato il corrotto dominante della zona dovremmo necessariamente raccoglierne un certo numero per proseguire alla zona successiva.
La rinascita del franchise con questo nuovo reboot è giunta a una fine prematura, prevalentemente per volontà dei fan, che non hanno voluto concedere la fiducia necessaria a continuare questa nuova avventura dell’ormai un tempo Principe, attuale profanatore di tombe. Forse, fra i non pochi pareri negativi della community, il rammarico più grande in realtà è quello di ciò che questa nuova trama avrebbe potuto offrire con l’aggiunta di nuovi capitoli.
https://www.youtube.com/watch?v=-r9f3JESyPk
3 – Prince of Persia: I Due Troni
Data di pubblicazione: 2 dicembre 2005
Piattaforme: PlayStation 2, Xbox, PC, Wii, Nintendo GameCube
Sul gradino più basso del podio troviamo I due Troni, il sequel di Spirito Guerriero e ultimo capitolo della trilogia delle sabbie: riprende esattamente da quando il Princpe è riuscito precedentemente ad alterare il corso del suo destino e quello di Kaileena (in maniera che non spiegherò per evitare spoiler).
Compiuta l’impresa, Dastan decide cosi di tornare nella sua città natale, Babilonia, lanciando il suo medaglione magico in mare aperto e promettendo all’avvenente Kaileena che la sua gente non gli avrebbe fatto del male.
Ma scorgendo la città all’orizzonte, il Principe si accorge che Babilonia è stata messa a ferro e fuoco: nemmeno il tempo di pensare a cosa possa essere accaduto, che la sua nave viene speronata costringendolo a naufragare fino alla riva. Non appena questo riprenderà i sensi, scopre che Kaileena è stata fatta prigioniera dalla sua stessa gente. Dastan dovrà salvare lei e la sua città da un noto nemico della saga.
I Due Troni, a livello di ambientazione, segna un ritorno alle città orientali, trascurate nel secondo capitolo della trilogia.
Oltre al solito motore grafico e alle solite animazioni che hanno contraddistinto la serie su PlayStation 2, gli sviluppatori hanno aggiunto una gradevole modalità stealth: se si è abbastanza scaltri, è possibile ripulire le zone dai nemici senza che loro possano incrociare mai il nostro sguardo.
Personalmente la reputo un’ottima scelta per spezzare la monotonia delle orde già viste nei due precedenti capitoli. Inoltre, questa volta il principe potrà trasformarsi nel suo alter ego corrotto dalle sabbie del tempo, che aggiunge una sorta di catena utile sia per far fuori i mostri di sabbia con potenza devastante che come rampino durante le sessioni di platforming.
Non solo: il mostro che risiede nel Principe è un essere senziente, indi per cui parla e si contrappone alle volontà del principe ogni volta che questo cercherà di compiere delle buone azioni: queste aggiunte sono a dir poco fantastiche, per non parlare dei ritorni di fiamma di alcuni personaggi della serie.
Prince of Persia: I Due Troni va a chiudere la trilogia storica del franchise in maniera perfetta, seppur graficamente parlando ai tempi era già abbastanza obsoleto, ma con delle nuove meccaniche interessanti che però si contrapponevano a quelle già ritrite nei precedenti episodi: questo titolo rappresenta a pieno l’intero franchise di Prince of Persia, perché come questo è contraddistinto da bellezza, onore e gloria, susseguito da negligenze che hanno contribuito allo spolpamento totale della serie.
2 – Prince of Persia: Spirito Guerriero
Data di pubblicazione: 3 dicembre 2004
Piattaforme: PC, PlayStation 2, Xbox, Nintendo GameCube
Probabilmente uscito nel massimo periodo di splendore di Prince of Persia, questo gioco è quello più amato da molti fan: sette anni dopo gli avvenimenti di Azad, il Principe, a causa del riavvolgimento del tempo da lui scaturito per cambiare il destino del suo regno, è braccato dal Dahaka, guardiano del tempo il cui ruolo è assicurarsi che i fili del destino seguano il loro corso. Il Principe scopre l’esistenza dell’Isola del Tempo, luogo dove furono create le sabbie: la sua missione è andare contro al suo destino stesso. Riuscirà a tornare indietro nel passato, prima che le sabbie avessero origine, per impedirne la creazione e riuscendo cosi a sfuggire da morte certa? Il destino è nelle sue mani. E in quelle di una donna conosciuta come Imperatrice del Tempo.
L’atmosfera in questo gioco, in maniera del tutto inaspettata, si discosta dalle magiche notti d’Oriente per fare spazio a musica rock, temi cupi e animazioni abbastanza splatter. Forse è stato questo cambio più maturo a rendere questo gioco il preferito di molti, oltre alla trama incentrata sugli intrecci temporali fra il presente e il passato dell’Isola del Tempo. Nonostante il gameplay sia molto simile al predecessore, il gioco aggiunge la meccanica delle doppie armi, permettendo di impugnare insieme a quella di default nuove armi a nostra scelta, che dropperemo dai nemici uccisi.
In questo capitolo troviamo un Principe cambiato, incattivito dagli eventi che hanno turbato il suo animo e, come lui stesso dice nei filmati iniziali, per la prima volta è spaventato.
Evidentemente, in quel di Ubisoft conoscono il detto “squadra che vince non si cambia” visto che a livello di gameplay non sono presenti cambiamenti sostanziali dal primo capitolo, se non in nuovi script che permettono di salire in groppa ai nemici giganti per ucciderli e una grafica sensibilmente migliorata.
Prince of Persia: Spirito Guerriero è il capitolo più apprezzato dai fan, ma secondo le mie personalissime opinioni non stiamo parlando del miglior PoP.
Una delle poche pecche che possiamo attribuirgli è il pessimo doppiaggio in lingua italiana: le voci a volte si sovrappongono, l’audio sembra ovattato e personalmente non ho apprezzato la scelta di far doppiare il Principe a Gabriel Garko.
Ciononostante, rimane ancora oggi una pietra miliare del genere action/platform ed è come la Mecca per tutti i fan del nobile persiano.
1 – Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo
Data di pubblicazione: 28 ottobre 2003
Piattaforme: PC, Xbox, PlayStation 2
“Molti credono che il tempo sia come un fiume, che scorre lento in un’unica direzione. Ma io che l’ho visto da vicino, posso assicurarti che si sbagliano. Il tempo è un mare in tempesta! Forse ti chiederai chi sono e perché io parli così. Siedi, e ti racconterò la storia più incredibile che tu abbia mai sentito.”
Con queste parole pronunciate dal Principe, inizia la magica trilogia delle sabbie del tempo. In questo primo capitolo, Dastan partecipa alla sua prima battaglia contro una potente milizia indiana.
Mentre si inoltrava nel palazzo del Maharajah, il Principe razzia un pugnale speciale dalle stanze del tesoro: una volta sottomessi gli abitanti e vinto la battaglia grazie al tradimento del Visir indiano, nel palazzo di suo padre, il re Shahraman, scopre che quel pugnale funge da chiave per aprire la clessidra che contiene le sabbie del tempo, da tempo immemore considerate come custodi di un grande potere. Una volta aperta la clessidra su commissione del Visir però, tutti i residenti del palazzo reale, incluso suo padre, si trasformano in terribili mostri di sabbia. Questa volta, il destino del regno è nelle sue mani.
In Le Sabbie del Tempo possiamo trovare molte innovazioni per l’epoca: un mondo architettonicamente e topograficamente coerente, sessioni di parkour, possibilità di trovare dei segreti rompendo delle pareti e soprattutto il rewind, una cosa raramente vista durante l’epoca PlayStation 2.
Il Principe, grazie ai poteri del suo pugnale, può giocare col tempo in qualsiasi modo lui preferisca: non è raro infatti riavvolgere il tempo per prevedere la prossima mossa di un nemico o per salvarsi dalla caduta scaturita da un salto troppo audace.
La trama, nonostante la sua semplicità, diventa avvincente grazie alle vicende che legano Farah, la figlia del Maharajah, a quelle di Dastan.
Le ambientazioni sono, come già detto in precedenza, da mille e una notte e ci sarà da restare incantati per l’atmosfera che il gioco trasmette, quel misto di Oriente e magia che raramente rivedremo con una tale bellezza durante il corso della serie.
Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo è stato molto apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, guadagnandosi il secondo posto come “finale più spaccamascella” dei titoli presenti su PlayStation 2 secondo la rivista PlayGeneration.
Un successo che ancora oggi grida alla rivalsa, sospinto da chi ha amato quella serie, e ancora attende speranzoso un nuovo capitolo senza averne la certezza: perché è cosi che agisce chi ama.
Sarà il sangue che schizza brutalmente dai corpi dei nemici umani e/o semi-umani, misto al tema Dark Fantasy che trasmette Spirito Guerriero ad aver fatto guadagnare al titolo una così sostanziale differenza d’età dal precedente capitolo (M da ESRB e 16+ da USK). Comunque io lo trovo fantastico e sono d’accordo nell’inserirlo al 2° posto, ma avrei inserito PoP: Le Sabbie del Tempo al terzo e I Due Troni (che in origine avrebbe dovuto avere la stessa atmosfera dark del presecessore) lo avrei messo al primo posto, perché lo considero il successo dell’intera saga targata Ubisoft e contemporaneamente il tramonto perfetto e completo della prima trilogia.
Per il resto sono d’accordo con la classifica, anche se avresti dovuto fare un po’ di differenza o parlare delle varie e meritevoli versioni de: Le Sabbie Dimenticate.
Ciao Matteo, sono contento che in parte concordiamo! Per quanto riguarda le versioni di Le Sabbie Dimenticate, avevo scelto di inserire la versione considerata “più canonica”, ossia quella disponibile per PC, Xbox 360 e PlayStation 3.
Parlando de “I Due Troni” lo reputo come uno dei migliori capitoli (personalmente, anche al di sopra di Spirito Guerriero), pertanto questa classificazione si apre molto alla soggettività di ognuno in base a gusti e preferenze, specialmente nelle prime posizioni.