Project Nimbus: Complete Edition è un gioco che prende a piene mani dal mitico Zone of the Enders, quindi se hai già giocato questo classico PlayStation 2 ti sentirai subito a casa. Basta una rapidissima occhiata, infatti, per vedere molte similitudini tra i due titoli. Ciononostante, il gioco di GameCrafterTeam riesce a ritagliarsi un’identità propria, proponendo una storia interessante (ma narrata malissimo) e un gameplay divertente, seppur minato da diverse mancanze.
Il futuro del ventiduesimo secolo
La storia di Project Nimbus parte da idee intriganti, presentando al giocatore un futuro distopico in cui il mondo è stato martoriato dalla terza guerra mondiale. Il conflitto ha spinto gli stati a utilizzare degli ordigni nucleari potentissimi che hanno riscaldato l’atmosfera terrestre al punto da sciogliere i ghiacciai ai poli nord e sud. Questo ha causato l’innalzamento degli oceani e l’inondazione di quasi tutte le terre abitabili, facendo scomparire la maggior parte degli stati esistenti al giorno d’oggi.
In conseguenza di ciò, le persone più ricche hanno costruito una nuova società in delle futuristiche città volanti, dove possono vivere senza curarsi della superficie terrestre, sulla quale sono state lasciate a morire le caste sociali meno fortunate. Questo ha portato alla creazione di un gruppo terroristico che cerca di portare nel mondo una maggiore uguaglianza. Come se ciò non bastasse, le fazioni createsi dopo la guerra (corrispondenti agli Stati Uniti e alla Russia) iniziano ben presto un conflitto per la conquista delle terre emerse rimanenti, utilizzando dei potenti mech da combattimento chiamati Battle Frame.
Come si può vedere, le premesse della trama sembrano uscite da un libro di Tom Clancy, mostrando un mondo di gioco davvero interessante. Tuttavia, il modo in cui tutto questo viene raccontato nel corso dell’avventura lascia molto a desiderare, rovinando completamente un intreccio potenzialmente valido. Di fatto, la narrazione è affidata a dei briefing poco prima di ogni missione e a dei brevissimi audio. A questo si aggiungono i discorsi presenti durante i combattimenti, i quali risultano difficilissimi da seguire nel mezzo dell’azione concitata.
Tutto ciò delinea una narrazione superficiale e difficilissima da seguire, accompagnata da personaggi approfonditi in modo sbrigativo (sempre attraverso i famosi audio da ascoltare prima delle missioni). La storia risulta confusionaria e diviene difficile associare i personaggi alle fazioni di appartenenza. Davvero un peccato, date le ottime premesse da cui parte tutto quanto.
Almeno è divertente da giocare?
Ciò che risolleva Project Nimbus: Complete Edition è la parte puramente ludica. Seppur con qualche imperfezione di troppo, il gameplay del gioco riesce comunque a regalare qualche soddisfazione e a divertire per tutta la durata della storia e delle modalità extra.
La parte principale dell’offerta del gioco risiede nella campagna, composta da diverse missioni in cui impersoniamo svariati piloti al comando di mech giganti. Ogni robot ha armi e mobilità diversi e alcuni modelli propongono persino uno stile di gioco unico. In ogni caso, tutti gli scontri si svolgono a cielo aperto, in scenari quasi sempre molto ampi.
I comandi dei Battle Frame sono semplici e immediati, ma la risposta a questi ultimi è tutt’altro che precisa. Lo schema controlli vede la levetta sinistra adibita al movimento e quella destra alla telecamera. In aggiunta, abbiamo la possibilità di eseguire diversi scatti (fino all’esaurimento della barra) e di salire e scendere di quota utilizzando X e B. Questo permette di muoversi liberamente negli scenari.
Per quanto lo schema sia facile da comprendere, capita spesso di non riuscire a dirigere il mech con la precisione voluta e di dover premere nuovamente la combinazione di tasti richiesta per eseguire una certa azione. Lo stesso dicasi per gli scatti, che sono spesso più lunghi del voluto anche dopo aver smesso di premere il tasto corrispondente.
In poche parole, la prima impressione con Project Nimbus non è delle migliori. Tuttavia, dopo aver fatto l’abitudine con queste piccole imperfezioni nei controlli, ci troviamo davanti uno sparatutto in terza persona frenetico e divertente, con un gameplay in grado di far gioire tutti gli appassionati di robot giganti. Ogni scontro sembra uscito da un anime e nelle sparatorie al cardiopalma non mancano i momenti esaltanti: schivare dei missili, sparare un nemico a bruciapelo o finirlo con una spada laser sono azioni all’ordine del giorno.
I Battle Frame utilizzati nei combattimenti, infatti, sono dotati di altissima mobilità e degli armamenti più diparati, in grado di adattarsi alle diverse situazioni. Tra railgun a lungo raggio, SMG, missili e droni la varietà non manca. Project Nimbus non richiede tattica o pianificazione, ma basa tutto il suo gameplay sui riflessi: l’azione è velocissima e non ci sono mai momenti morti, data la necessità di schivare continuamente i colpi dei nemici, sparando i nostri contemporaneamente.
A tal proposito, ci viene in aiuto il sistema di mira messo a punto dagli sviluppatori. Con tutte le armi, basta la pressione di un tasto per agganciare il nemico più vicino. Una volta fatto, tutti i colpi saranno indirizzati a lui automaticamente. Questo non significa che lo colpiremo sempre: anche i mech nemici hanno la possibilità di schivare o di utilizzare equipaggiamento difensivo (come droni che intercettano i missili). L’idea alla base è ottima, ma purtroppo è parzilmente rovinata da una telecamera non eccelsa, che non riesce a seguire le brusche virate dei robot. Anche in questo caso, il tempo aiuta a farci l’abitudine, ma ciò non toglie che contro alcuni boss risulta particolarmente fastidioso.
Una menzione d’onore va fatta proprio a questi ultimi, presenti alla conclusione di alcune missioni specifiche. Le loro battaglie sono decisamente le più esaltanti, date le maggiori prestazioni di questi nemici. Di fatto, mentre gli avversari normali vengono uccisi come mosche, i boss possono vantare la nostra stessa resistenza, velocità e capacità offensiva, dando vita a scontri memorabili.
Sempre parlando della campagna, va sottolineato lo sbilanciamento della difficoltà di determinate missioni. Alcuni livelli, infatti, sono inspiegabilmente difficili rispetto a quelli affrontati poco prima e poco dopo.
La longevità della storia principale è paragonabile a quella di un Call of Duty: i giocatori più abili possono portare a termine tutte le missioni in circa cinque ore. Per fortuna, però, ci sono altre due modalità aggiuntive che aumentano a dismisura l’offerta di Project Nimbus:
- Survival è la classica modalità a ondate, in cui bisogna sopravvivere il maggior tempo possibile a orde di nemici progressiamente più forti e numerosi. Nonostante i primi gruppi siano molto facili da abbattere, dopo qualche minuto i combattimenti diventano davvero stimolanti e divertenti, dato l’aumento inesorabile della difficoltà. Dopo aver finito la campagna, questa resta l’attività più interessante per mettersi alla prova.
- Warfront propone diverse missioni a obiettivi, i quali vanno dalla difesa di una struttura, alla distruzione di un nemico specifico, fino alla classica eliminazione dei nemici a schermo. In questo caso abbiamo una progressione separata dal resto del gioco, in cui è possibile salire di livello per ottenere Battle Frame migliori e risorse per potenziare quelli già in nostro possesso. Allo stesso modo è possibile sbloccare le diverse tipologie di missioni da scegliere. Questi scenari sono solitamente molto brevi, pertanto sono perfetti per ogni momento morto, sposandosi perfettamente con la modalità portatile di Nintendo Switch.
C’è da dire che tutto questo porta sempre agli inevitabili conflitti arei, indipendentemente dalla modalità scelta. Ciò delinea un’esperienza di gioco leggermente ripetitiva, con poche varianti sul tema. Tuttavia, chi apprezza fin da subito il gameplay alla base degli scontri, si divertirà sicuramente.
La realizzazione tecnica
La realizzazione tecnica di Project Nimbus è ambivalente come il resto del gioco: può vantare alcuni lati positivi, accompagnati da altrettanti difetti.
Tanto per cominciare, i paesaggi e gli effetti di luce sono molto belli da vedere, soprattutto, in scenari particolarmente evocativi, in cui ci ritroviamo a combattere con un tramonto sullo sfondo. Allo stesso modo, le esplosioni, il fumo dei missili o il fuoco dei propulsori sono sempre convincenti. Tuttavia, a questo si aggiungono delle animazioni legnose, persino per le azioni più basilari (come sollevara l’arma per sparare).
In aggiunta, i modelli di personaggi ed edifici sono imbarazzanti: non di rado vediamo poligoni fin troppo grandi e texture sgranate e povere di dettagli. Questo si nota soprattutto nelle ambientazioni ma, in misura minore, anche nei mech stessi.
Il frame rate, invece, risulta sempre stabile anche nei momenti più concitati, con diversi nemici a schermo, persino nella modalità portatile di Nintendo Switch.
Anche il comparto artistico del gioco propone pregi e difetti in egual misura. Molti scenari sono belli e originali: vedere una Tokyo completamente sommersa, dove le cime dei grattacieli più alti spuntano da un’enorme distesa d’acqua è davvero evocativo. Tuttavia, a questo si affianca il design dei robot che è fin troppo derivativo dalle altre produzioni del genere, senza mai riuscire a proporre un mech davvero originale.
Il comparto sonoro, neanche a dirlo, si comporta allo stesso modo. Da un lato abbiamo musiche stupende, in grado di donare epicità agli scontri; dall’altra parte vediamo un doppiaggio inglese pessimo, con alcune battute recitate in maniera quasi apatica.
In sintesi
Project Nimbus: Complete Edition è un gioco con idee ottime rovinate da una realizzazione discutibile. La storia inizia da premesse molto interessanti, ma viene presto rovinata dalla narrazione superficiale ed estremamente blanda. Allo stesso modo, la struttura su cui poggia il gameplay è divertente e appagante, ma una serie di ingenuità ne abbassano la qualità complessiva. Lo stesso dicasi per il comparto artistico, che propone idee originali affiancate da altre fin troppo derivative.
In poche parole, Project Nimbus diverte per tutta la sua durata, ma non raggiunge l’eccellenza per qualche mancanza di troppo.