Freud’s Bones è il progetto di una ragazza di 28 anni, laureata in psicologia, che ha deciso di cimentarsi in quell’impresa che è la progettazione di un videogioco, volendolo inoltre plasmare sulle basi di quelli che sono stati i suoi appassionanti studi. In particolare il gioco ruota attorno a niente poco di meno che Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi. Ora che anche noi abbiamo provato la demo per concessione di Fortuna Imperatore, nome dell’autrice del progetto, possiamo rivelare le nostre impressioni sul gioco.
Grafica
Freud’s Bones è un punta e clicca molto vecchia scuola, la grafica è semplice ma va a creare un ambiente ed un’atmosfera abbastanza rilassanti ed accoglienti. Tuttavia già da qui possiamo notare alcuni, piccoli problemi. Le animazioni, sicuramente non molte, vanno riviste in quanto abbastanza macchinose. Il che potrebbe anche starci in un gioco così semplice se non fosse per il fatto che sono anche presenti dei bug che rendono il nostro Freud non soltanto il padre della psicoanalisi ma anche della levitazione, in quanto a volte si muoverà lungo la stanza rigido come un tronco, senza animazioni di alcun tipo. Peggio ancora, a volte il nostro adorato protagonista scompare completamente per poi ricomparire in un altro punto.
Colonna sonora
Non c’è molto da dire a riguardo, se non che per ora abbiamo potuto ascoltare solo un paio di motivetti, vagamente orecchiabili ma estremamente ripetitivi. Essendo Freud’s Bones un gioco che fa della narrativa il suo cavallo di battaglia, sarebbe probabilmente meglio aggiungere altre tracce o, perlomeno, variare quelle presenti e\o previste per la release del gioco.
Gameplay
In Freud’s Bones ci ritroviamo, come già detto, nei panni dello psicanalista per eccellenza, quindi dovremo, appunto, psicanalizzare. Il discorso, qui, si complica. In un’interfaccia molto variegata ma non sempre intuitiva dovremo tenere d’occhio lo stato d’animo di Freud, sfaccettato in più parti, il suo portafogli, i suoi appunti e persino i suoi “ferri del mestiere”, come un’enciclopedia completa di glossario e spiegazioni tecniche.
Viene poi la parte che dovrebbe essere interessante: la psicoanalisi. Ci troveremo a conversare con i nostri pazienti, facendo loro domande riguardanti diversi ambiti, avendo la possibilità anche di esprimere scetticismo, compassione o altro nei confronti dei loro racconti. Siamo del parere che l’idea alla base di questo gameplay, che vorrebbe essere una sorta di simulatore di psicanalisi condito con una storia che ruota proprio attorno al protagonista, sia interessante. Ma c’è ancora molto lavoro da fare, tra cui semplificare e rendere più intuitive le varie interfacce. In un certo senso questo Freud’s Bones ricorda, da molto lontano, Phoenix Wright: Ace Attorney. Ma là dove il fantastico gioco Capcom, basato sull’attività di un giovane avvocato, divertiva tutti, questo Freud’s Bones rischia di annoiare a morte chiunque non sia fortemente appassionato di psicologia e/o filosofia. Il gioco è infatti farcito di tecnicismi ed elementi fin troppo specifici e macchinosi. Sono inoltre presenti alcuni bizzarri bug che ci costringono a ripetere intere sezioni di dialoghi o monologhi, spingendo il giocatore al fatidico alt+F4.
Narrativa
Essendo Freud’s Bones, come detto, un punta e clicca, la narrativa del gioco non potrà che esplicarsi attraverso articoli di giornale, lettere e dialoghi. Dialoghi che spesso avverranno anche tra Freud e la sua voce interiore, con relativi scambi di battute davvero esilaranti e per niente tendenti al cringe assoluto. Troviamo, inoltre, un citazionismo onnipresente e decisamente troppo didascalico, spesso sbattuto in faccia al giocatore senza alcuna sottigliezza.
Giudizio finale
Insomma, per farla breve, c’è decisamente molto lavoro da fare per rendere Freud’s Bones un vero videogioco, appetibile ad una fetta di pubblico più ampia e che non si limiti alle matricole delle facoltà di psicologia e filosofia. Detto ciò, ripetiamo che l’idea di base è davvero interessante ma potrebbe essere realizzata decisamente meglio, semplificando le meccaniche o almeno rendendolo più gestibili, sfoltendo dialoghi e/o monologhi inutili, prolissi e, quindi, noiosi e puntando su un gameplay più intuitivo e “visibile”, cioè più vicino al genere gestionale/simulatore.
Ci sono molti giochi basati sulla riflessione e sullo struggimento interiore realizzati molto bene, come Life is Strange che, nonostante sicuramente non sia un “giocone” commerciale alla stregua di un Call of Duty o un Fifa, è riuscito a conquistarci ed a ritagliarsi una grossa fetta di pubblico. E sai perché? Perché è fatto bene. Speriamo quindi che la campagna kickstarter di Freud’s Bones dia i suoi frutti quando sarà attiva a partire dal 6 luglio. Allo stato attuale, resta un prodotto per appassionati.