Dopo la nostra anteprima di qualche giorno fa, è il momento di dedicare a Puddle Knights una recensione con tutti i crismi. Il titolo della software house indipendente Lockpickle è infatti uscito su Nintendo Switch lo scorso 8 ottobre, dopo aver fatto il suo debutto a marzo su PC via Steam.
Com’è facile immaginare dal poco tempo trascorso tra queste nostre due prove, non è cambiato granché, ma sarebbe del tutto sbagliato considerare questo fatto un problema. Già nella sua versione di anteprima, infatti, Puddle Knights si rivelava essere una piccola gemma di quella produzione indie che sta regalando tante soddisfazioni a noi giocatori su Nintendo Switch.
Ricapitolando le informazioni spicciole, Puddle Knights è disponibile sulla console della grande N al prezzo di 8,19€, lo stesso della versione Steam. Non è presente il voice acting, trattandosi di un titolo, come vedremo, che fa della semplicità il suo punto di forza, e i testi sono esclusivamente in inglese. Chi non fosse particolarmente fluente in questa lingua, non si preoccupi: non avrà bisogno di giocare armato di dizionario, perché dovrà leggere ben poco e la gran parte dei termini impiegati faranno già parte del suo lessico quotidiano di videogiocatore.
Trama – Lord Mastro Lindo e Ser Fanghiglia
Come detto, più che di una trama vera e propria si tratta di un semplice espediente utile a mettere in moto il gameplay, ma tanto basta a porre il titolo su un livello superiore a molti altri giochi analoghi. Non capita, infatti, di frequente che in un puzzle game, anche se sviluppato con molti più fondi, si pensi di dare una cornice narrativa ai vari indovinelli che ci terranno impegnati.
Certo, non è di niente di trascendentale. Lockpickle avrebbe potuto quantomeno inserire una qualche schermata di dialogo intermedia tra un mondo e l’altro degli otto proposti, magari anche una semplice transizione come avviene in Super Mario, quando il nostro idraulico viene informato che Peach si trova in un altro castello. Qualora volessero continuare su questa linea di titoli, dunque, consigliamo agli sviluppatori di approfondire un po’ di più la componente narrativa, in cui forse risiede la chiave per alzare ulteriormente l’asticella della qualità.
Gameplay – Divertirsi come bambini in Puddle Knights
Progredendo con l’avventura, inoltre, i livelli mantengono la capacità di rinnovarsi attraverso semplici cambiamenti che evitano che si presenti la sensazione di già visto. Si tratta di piccole cose, ma ugualmente efficaci: da ponti che si devono abbassare da un lato ben preciso a servitori che reggono lo strascico di una nobildonna e che devono presentarsi ugualmente intonsi per non far sfigurare la loro signora.
È su questo compito che è stata messa la maggiore cura nello sviluppo di Puddle Knights: creare rompicapi efficaci e divertenti non è affatto facile e serie come Mario Maker hanno fatto toccare con mano a noi giocatori la difficoltà del game design. Bisogna dunque apprezzare sempre un gioco che riesce a raggiungere praticamente la perfezione sotto questo aspetto, anche se non è dotato di una storia appassionante o di una grafica caratterizzata da un fotorealismo spinto. Puddle Knights è un titolo che fa innamorare dei videogiochi, mostrandocene il nucleo più puro e ricordandoci, qualora ce ne fosse bisogno, che tutto il resto è un semplice corollario, apprezzatissimo sì, ma assolutamente non necessario.
Un ulteriore motivo di lode è il modo in cui i cambiamenti tra i vari livelli vengono introdotti, cioè lasciando al giocatore la libertà di sperimentare, senza metterlo davanti a situazioni irrisolvibili né lasciandolo annegare ogni pochi livelli in tutorial che vadano a rovinare la gioia di trovare una soluzione in autonomia. Ancora una volta, è una scelta in controtendenza rispetto a ciò che viene messo in campo da titoli più blasonati: si pensi, ad esempio, a come un capolavoro come Persona 5 spinge i tutorial sulle sue meccaniche di gioco (dopotutto non troppo diverse da quelle di un qualunque JRPG) per quasi dieci ore.
Grafica – La cura del dettaglio
Come abbiamo già notato prima della release ufficiale, infatti, il gioco è capace di rendere visivamente alcune piccole cose che lasciano davvero stupito il giocatore, come la personalizzazione di ogni mondo tramite i pur scarni fondi che attorniano i livelli, conferendo una identità precisa a ciascuna provincia. Inoltre, gli stessi modelli dei personaggi sono realizzati molto bene, con la capacità di mettere in risalto, ad esempio, i bordi schiacciati dei cappelli dei cavalieri, abituati a farsi calpestare anche la testa per formare un passaggio rialzato ai nobili di corte.
Ciò che abbiamo potuto confermare con la versione ufficiale di Puddle Knights, inoltre, è la totale assenza di bug e cali di prestazioni: il titolo è sì semplice, ma gira perfettamente anche sull’hardware meno performante di Nintendo Switch. Non si tratta di una cosa da poco, abituati come siamo a titoli che spingono sul pedale della complessità visiva salvo poi presentarsi quasi ingiocabili al day one e necessitare anche anni prima di risolvere i propri problemi. In un gioco come quello di Lockpickle non era necessario puntare al realismo a tutti i costi, ma gli sviluppatori sono comunque riusciti a conferire quel poco di contorno visivo indispensabile a rendere più godibile la fruizione, privilegiando per il resto la componente ludica.
Sonoro – Un’inaspettata varietà
La musica del titolo rimane basata su un pianoforte molto rilassante che sembra instillare calma e invitare al ragionamento per giungere alla soluzione di ogni enigma. Tuttavia, questa melodia di sottofondo varia ogni volta che si passa a un mondo diverso, in alcuni casi in modo perfettamente coerente con l’ambientazione. È impossibile, per esempio, non immaginarsi seduti davanti al caminetto in una fredda serata di dicembre quando si ascolta la musica particolarmente lenta e distesa del mondo ghiacciato di Puddle Knights, che ci conferisce così le vibes di un inverno meno chiassoso di come siamo abituati a immaginarlo per l’influenza del Natale.
Certo, non bisogna aspettarsi melodie completamente diverse dalle precedenti, come accade in alcuni RPG, ma bastano le poche note capaci di dare un mood diverso alla musica per veicolare un senso di varietà. Per quanto possa sembrare una questione di secondaria importanza, la difficoltà degli enigmi di Puddle Knights ci porterà a passare letteralmente delle ore su alcuni livelli. Un minimo di cambiamento nella musica si rivela, dunque, fondamentale, per evitare di far passare ore e ore ad ascoltare sempre la stessa melodia, che finirebbe per venire a noia.
Longevità – Un grande rompicapo
Puddle Knights è, dunque, un titolo capace di offrire un’esperienza non solo di qualità, ma anche abbastanza duratura da giustificarne l’acquisto. A maggior ragione se il prezzo è contenuto come quello del gioco di Lockpickle: nell’era dei remake di dieci ore scarse venduti a prezzo pieno, spendere 8,19€ per un titolo sì tecnicamente semplice, ma molto divertente e longevo appare senza dubbio un affare.
In conclusione, non possiamo che applaudire Lockpickle per il risultato raggiunto con Puddle Knights. Fa sempre piacere quando una software house indipendente riesce a produrre un buon videogioco, in quanto dà l’impressione che una nuova stella dell’universo videoludico possa essere in procinto di nascere, garantendo così un futuro roseo al medium. Ci sono ancora dei miglioramenti da fare, come abbiamo evidenziato in questa disamina del gioco, ma la sensazione è che la strada percorsa sia quella giusta.