Puddle Knights è un puzzle game sviluppato da Lockpickle e pubblicato su PC via Steam il 3 marzo 2020. L’edizione che abbiamo provato è però quella per Nintendo Switch, prevista in uscita il prossimo 8 ottobre. Su entrambe le piattaforme il titolo è venduto allo strano prezzo di 8,19€ ed è disponibile esclusivamente in lingua inglese.
Nel complesso, Puddle Knights mi è sembrato un ottimo titolo, capace di garantire svariate ore di divertimento, pur non essendo esente da difetti soprattutto dal punto di vista tecnico. È vero, però, che quella che abbiamo provato è una versione non ancora definitiva, il che lascia ampio spazio a Lockpickle per correggere alcuni errori al momento della release ufficiale.
Trama: i cavalieri zerbino di Puddle Knights
In Puddle Knights il giocatore impersona dei cavalieri i cui unici compiti sono quelli di farsi mettere i piedi in testa e fare da zerbino. Ci troviamo, infatti, in un regno nel quale il fango abbonda e la regina ha convocato gli stati generali richiedendo a tutti i nobili e i chierici di presentarsi completamente immacolati. Sarà nostro compito, dunque, inzaccherarci al posto loro, creando sentieri attraverso le pozzanghere grazie ai nostri mantelli e addirittura usare i nostri cappelli per completare le rampe di una qualche scala.
Con queste poche informazioni si esaurisce totalmente l’aspetto narrativo del titolo, per il quale, più che una trama vera e propria, è stata creata un’occasione che permetta all’impianto ludico di esprimersi al meglio. Non dobbiamo, dunque, aspettarci nemici in agguato che innalzino improvvisamente il livello del fango, né una rivoluzione dei nostri cavalieri, stanchi di prestarsi a un compito tanto infamante: le cose continueranno immutate fino alla fine e i personaggi sono appiattiti a un livello da pedine degli scacchi.
È una scelta forse un po’ rétro in un panorama in cui le grandi storie stanno diventando sempre più preponderanti (e, sia chiaro, è un bene che lo siano), tuttavia Lockpickle ha deciso di assumersi questo rischio, concentrandosi invece su quello che è davvero l’aspetto irrinunciabile in un videogioco: il gameplay. Puddle Knights è un titolo che va controcorrente rispetto ai AAA caratterizzati da un impianto di stampo cinematografico e ci permette, in questo modo, di aggiungere un po’ di varietà in un’industria altrimenti troppo uguale a sé stessa e appiattita sulle mode del momento.
Gameplay: un trionfo di rompicapi
Il comparto ludico è quello in cui Puddle Knights dà senza dubbio il meglio di sé. Il gioco è diviso in mondi, ciascuno composto da un numero variabile di livelli, di cui alcuni obbligatori per poter sbloccare gli stage e i mondi successivi, mentre altri opzionali e necessari solo a saziare il nostro appetito di completisti. Ciascun livello è costituito come un piccolo labirinto, in cui dobbiamo portare il nobile o il chierico in questione alla casella contraddistinta da un cerchio luminoso.
Come negli scacchi, ogni personaggio di Puddle Knights ha le sue caratteristiche di movimento. Chierici e nobili non possono calpestare il fango e avranno bisogno, pertanto, del mantello di un cavaliere per attraversare le pozze. I cavalieri, invece, hanno mantelli di lunghezze variabili, che possono essere strappati qualora calpestati da un altro cavaliere, oppure infrangibili; il loro movimento, inoltre, è limitato a cambi di direzione di 90°, rendendo dunque impossibile girarsi su sé stessi e strappare da soli tutta la propria cappa. Il passaggio da un mondo al successivo, inoltre, prevede l’ingresso di un ulteriore elemento a complicare la situazione, come ad esempio la presenza di scale sospese su vari livelli e ponti levatoi che devono essere calpestati da una precisa direzione affinché si abbassino.
Questi accorgimenti rinnovano continuamente l’esperienza di gioco, rendendo Puddle Knights un titolo capace di scacciare totalmente la noia. Giocandolo, mi è capitato spesso di associarlo mentalmente (sebbene si tratti di giochi piuttosto diversi) ai capitoli di Super Mario per Nintendo DS che giocavo quand’ero più piccolo per far passare il tempo durante una delle interminabili discussioni degli adulti su argomenti allora incomprensibili che seguivano regolarmente i pranzi dai parenti. Ciò a voler significare che Puddle Knights è una ventata d’aria fresca nella nostra vita di videogiocatori, un titolo capace di riportarci a quando eravamo bambini, coinvolgendoci, però, in una serie di enigmi tutt’altro che banali che riescono sempre a stimolare la mente.
Anche dal punto di vista della difficoltà, infatti, è successo di frequente che sottovalutassi a un primo sguardo un livello, convinto di poterlo risolvere facilmente, salvo poi scontrarmi con la dura realtà al momento della messa in pratica. Puddle Knights offre rompicapi veri e propri, al livello di quelli presenti in serie più blasonate come Professor Layton o Brain Training. Il fatto che una software house indipendente come Lockpickle sia riuscita a raggiungere queste vette con budget imparagonabili non fa che aggiungere motivi di lode al lavoro svolto.
Grafica: una cura sorprendente
Il comparto tecnico di Puddle Knights, ovviamente, non ricerca un realismo sfrenato né punta a farci cascare la mascella per la resa mozzafiato degli ambienti. Realizzata grazie a Unity, la grafica del titolo è piuttosto semplice, con il contorno dei mondi che si limita a pochi accenni al di fuori dello stile sempre uguale dei labirinti veri e propri.
Tuttavia, la cura dedicata ai dettagli in Puddle Knights non può che strappare un applauso al risultato ottenuto dal team di sviluppo. Ogni elemento è stato pensato con attenzione, dai cappelli dei cavalieri, appiattiti ai lati per il peso dei nobili che vi passano regolarmente sopra, alle staccionate che fungono da ostacolo ai nostri movimenti e che sono dotate di assi ben definite. Anche gli ambienti circostanti, per quanto appena accennati, sono comunque differenziati da un mondo all’altro per conferire un’identità diversa a ciascuna provincia del regno, passando da deserti pieni di dune a stagni in cui campeggiano solo una manciata di ninfee. Persino il mantello dei cavalieri è caratterizzato da linee segmentate molto simili a quelle dei rotoli di carta da cucina e quando lo si strappa produce un effetto a zig zag accompagnato da fulmini che garantisce una resa fumettistica, ma che rimanda immediatamente a esperienze reali.
Nel complesso, la grafica di Puddle Knights riesce a fare il proprio, servendo da contorno per un titolo la cui enfasi è tutta su ben altri aspetti, ma che comunque non trascura di realizzare un prodotto a tutto tondo. È innegabile che Lockpickle si sia molto impegnata nello sviluppo di questo titolo e abbia dato una dimostrazione della vitalità anche delle realtà più piccole.
Sonoro: all’insegna del relax
Gli stessi aspetti che abbiamo sottolineato per la grafica valgono anche per l’aspetto sonoro. Dimenticate la musica epica in stile Final Fantasy che tutti associamo immediatamente alle atmosfere cavalleresche nei videogiochi: Puddle Knights ci prende per mano e accompagna la nostra attività mentale con una musica di pianoforte estremamente rilassante, che aiuta anche a sbollire il nervosismo che potrebbe assalire i più fumantini di noi alle prese con un livello che non riescono a superare. Si tratta, per la verità, di una musica di ambiente che rischia di passare inosservata, al punto che, al momento di stendere queste impressioni, sono finito a chiedermi se il titolo avesse una colonna sonora vera e propria.
Tuttavia, a costo di risultare ripetitivo, anche il sonoro serve al suo scopo, e nulla più. Come nel caso degli effetti, tra i quali lo strappo dei mantelli o il mugugno altezzoso dei nobili qualora dovessimo tentare di muoverli su una casella infangata, Lockpickle ha messo anche nella musica di Puddle Knights la cura necessaria a rendere l’esperienza godibile e far brillare il gioco nella sua forma più semplice, in cui a farla da padrone è proprio l’esperienza ludica in quanto tale.
Forse da questo punto di vista si sarebbe potuto fare di più, ad esempio variando maggiormente il ritmo o il genere musicale suonato in sottofondo da un mondo all’altro, adattandolo magari ai diversi ambienti circostanti, ma forse questo avrebbe condotto la mente del giocatore, dotata dei suoi automatismi, a un’atmosfera troppo RPG. Il risultato, comunque, non risulta fastidioso: difficilmente, giocando a Puddle Knights, si arriverà a sbuffare per la noia di riascoltare melodie più o meno sempre uguali, concentrati invece sul trasporto del dignitario di turno verso il suo traguardo, ma sarebbe stato preferibile creare un accompagnamento più coinvolgente.
Longevità: molto più di quello che sembra
Grazie soprattutto al livello di sfida dei rompicapi, Puddle Knights sorprende anche sotto questo aspetto: nelle circa dodici ore in cui ho provato il titolo, sono riuscito a completare una trentina dei 129 livelli disponibili. Il che testimonia da un lato del pessimo stato dei neuroni di chi scrive; dall’altro dell’ipotetica longevità del titolo, che si attesta tranquillamente sulle 40 ore.
Ancora una volta, sono risultati in linea con le aspettative dei titoli ad alto budget, con la differenza, però, che il gioco di Lockpickle ha un prezzo estremamente contenuto. Certo, l’assenza di un comparto narrativo propriamente detto e il gameplay molto rilassato rendono difficile lasciarsi coinvolgere per lunghe sessioni di gioco come avviene per, diciamo, un a The Last of Us: Parte 2, ma Puddle Knights è comunque il gioco perfetto per passare il tempo in situazioni quali il viaggio in treno di un pendolare, dedicandosi al titolo giusto il tempo di completare un paio di livelli, salvo poi riprendere al momento del ritorno.