Gli RPG mobile sono spesso e volentieri un vero e proprio terno al Lotto. Sono talmente tanti e talmente eterogenei che le probabilità di trovare un insulto all’arte videoludica equivalgono nettamente quelle di scoprire una perla nascosta. Oggi, fortunatamente, siamo davanti al secondo caso. Andiamo infatti a parlare un po’ di Punishing: Gray Raven, un esponente del suddetto genere che dà un vero e proprio schiaffo morale ai detrattori del mobile gaming.
Questo titolo d’ambientazione dark sci-fi con qualche eco puramente estetico alla serie Nier, opera dei cinesi di Kuro Game e disponibile sia per Android che per iOS, è tante cose, ma gli aggettivi che meglio lo descrivono sono i seguenti: profondo, accattivante e, soprattutto, rapido.
Si tratta di un titolo dalla storia editoriale piuttosto travagliata. La prima pubblicazione nell’ex-Celeste impero risale infatti a nientemeno che dicembre 2019, mentre il secondo Paese a fruire del gioco è stato il Giappone, a un anno preciso dalla release originale. Dopo un anno e mezzo di confino nell’etere estremorientale, il gioco è finalmente riuscito a raggiungere anche l’Occidente dopo essere passato, precisamente l’8 luglio scorso, per la Corea del Sud.
Andiamo a vedere cosa ci siamo persi in questo periodo d’attesa!
Punishing: Gray Raven, la Terra non è più casa nostra
Il background dietro alla vicende di Punishing: Gray Raven, in realtà, non è dei più originali: un virus creato in laboratorio chiamato Punishing ha sterminato una larga fetta della popolazione umana, costringendo i pochi superstiti ad abbandonare il pianeta Terra per insediarsi sull’astronave E-02 ‘Babylonia’, dalla quale parte l’operazione Reconquista, volta per l’appunto a riportare l’umanità sul proprio mondo.
La situazione sull’ormai devastato pianeta non è tuttavia semplice. Esso è infatti in balia di IA impazzite, i cosiddetti Corrotti, la cui insanità mentale è stata anch’essa causata dal virus Punishing. Tale morbo artificiale, infatti, non attacca solo gli esseri organici, ma anche i costrutti tecnologici, in quest’ultimo caso alterandone i circuiti mentali e rendendoli preda di una violenta misantropia. Tale ostilità non è solo diretta verso gli umani, ma anche a IA che manifestino anche solo vagamente sensibilità umana.
Le avanguardie di questa paradossale invasione umana della Terra sono delle squadre militari formate da Costrutti, androidi dotati di sensibilità e coscienza del tutto identiche a quelle umane. Tra questi micidiali team c’è Gray Raven, una task force d’élite guidata da Lucia, il primo personaggio che incontriamo nel gioco nonché PG iniziale. Compito della ragazza-costrutto e dei suoi due compagni Liv e Lee è creare una testa di ponte per il resto del riflusso umano sul pianeta.
Durante l’avventura emergono aspetti sempre più oscuri su ciò che è accaduto alla terra.
Veloce come il fulmine, in tutti i sensi
Per quanto riguarda il gameplay, Punishing: Gray Raven sembra pensato per essere fruito in quei momenti in cui si ha bisogno di far passare in fretta una decina di minuti o da sdraiati prima di dormire.
I livelli di gioco, chiamati più propriamente ‘operazioni‘, sono fatti di base per durare poco e il giocatore stesso viene incoraggiato ad accorciarne ulteriormente la durata. Ciò è comprovato dalla sistematica presenza tra le sfide da portare a termine durante le singole operazioni della seguente, che recita: “Completa in centocinquanta secondi“, vale a dire due minuti e mezzo.
Tale durata, insieme al livello di sfida complessivo, si abbassa ulteriormente quando si entra nei meccanismi di gioco, basati su un sistema di controlli relativamente scarno, reso variegato solo dalla possibilità di dar luogo a combo micidiali sfruttando le sfere colorate ottenute tramite le serie di colpi. Tali sfere compaiono a lato schermo e si dividono in quattro tipologie, ognuna corrispondente ad una sorta di attacco.
Se ne possono ottenere da un minimo di una ad un massimo tre di ciascun tipo. A seconda del numero e della sequenza in cui vengono sfruttate la combinazione di attacchi cambierà, risultando più o meno efficace a seconda degli avversari (i quali, per inciso, presentano un roster abbastanza nutrito).
D’obbligo l’uso delle schivate, le quali, se effettuate in contemporanea con un attacco nemico, attiveranno un effetto slow motion (neanche a farlo a posta chiamato ‘Matrix‘) che ci consentirà di sferrare un potente contrattacco senza bisogno di accumulare sfere.
In caso di salute troppo bassa è possibile switchare tra un personaggio del team e l’altro. Il nostro team si compone di un massimo di tre personaggi, da selezionare ed equipaggiare debitamente prima della battaglia.
Il tutto si colloca in una cornice di azione frenetica degna di un DOOM, dove stare fermo significa certa sconfitta. Insomma, tra tutte le sensazioni che una partita a Punishing: Gray Raven può suscitare, la noia non è assolutamente tra queste.
Vero è anche che si tratta pur sempre di un titolo mobile soggetto a quelle pecche proprie del free-to-play, che rischiano a lungo andare di rendere talmente costoso il livellamento dei personaggi da spingere il giocatore ad abbandonare il prodotto oppure a dover necessariamente pagare per avanzare più agevolmente, in un’ottica di puro pay-to-win. La noia, intesa stavolta come fastidio, in un caso del genere sarebbe tanta.
Le probabilità che Punishing: Gray Raven cada in questo detestabile circolo vizioso non sono basse dato che il sistema di gestione dei personaggi è molto simile a quello di tanti altri RPG mobile, con non ultima la possibilità di shoppare la valuta premium di turno, che qui prende il nome di carte arcobaleno.
Alla luce di questo e del fatto che i costrutti giocabili da sbloccare sono in totale quindici, sarà sicuramente necessario monitorare il gioco per almeno un mese, in maniera da comprendere meglio se questo Punishing: Gray Raven sarà in grado o meno di distinguersi dalla massa oppure no. Ragion per cui torneremo sicuramente in futuro a parlare di questo titolo.
Estetica meravigliosa ed un livello tecnico invidiabile
L’elemento che colpisce di più lo sguardo del giocatore è senza dubbio il character design, che eredita tutto il colore e l’estetica dell’animazione giapponese. La stessa protagonista, Lucia, sembra essere in un certo qual modo debitrice tanto nell’aspetto quanto nelle movenze ad un personaggio che avrai già riconosciuto se ami sia i fumetti che le serie animate provenienti dal Sol Levante, vale a dire Akame, eroina principale di Akame ga Kill! (2010), manga di Takahiro e Tashiro Tetsuya.
Tutto questo al netto di un level design un po’ piatto, costituito più che altro da lunghi corridoi colmi di nemici di cui cambia solo il fondale.
Le cutscene, così come la narrazione in generale, sono orchestrate e procedono alla maniera delle visual novel. Consistono infatti in una serie di tavole illustrate degne dei migliori mangaka (in questo caso, più propriamente ‘manhuajia‘, trattandosi di un titolo proveniente dalla Cina). C’è anche la possibilità di scegliere risposte multiple, tuttavia ciò non sembra influire sul corso degli eventi in-game.
Dal punto di vista prettamente tecnico risulta fenomenale il fatto che la resa grafica di Punishing: Gray Raven sia più fluida di tanti titoli action destinati al PC creati col medesimo motore grafico, Unity. Tutto ciò a controprova del principio che non sono gli strumenti a fare la differenza, ma le mani che li impugnano.
Ottimo anche il comparto sonoro, con un bell’assortimento di voci espressive per il doppiaggio, effetti ben sincronizzati con ciò che accade in-game e una colonna sonora che, benché dalle sonorità leggermente inflazionate, risulta perfettamente adatta al contesto e piacevole all’ascolto.