Sviluppato e pubblicato da Tonguç Bodur in sinergia con EastAsiaSoft Limited, Purpose 1951 è un classico walking simulator che si priva di qualsivoglia ibridazione lasciando giusto una parvenza debolissima di puzzle ambientale. Noi abbiamo vestito i panni di un tormentato medico su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a una lenta ed evocativa camminata?
Purpose 1951 un viaggio nei ricordi
Stati Uniti, 1951, è questa l’ambientazione e il periodo storico di Purpose 1951 che si focalizza unicamente nel raccontare una storia mettendola in scena attraverso monologhi del protagonista stessa e senza fornire alcuna ramificazione narrativa. Niente scelte o finali multipli. La storia è una, dura poco meno di un’ora ed è perfettamente lineare e autoconclusiva.
Il problema è che tale storia non colpisce nel segno, dimostrandosi poco evocativa, lenta e quasi mai realmente coinvolgente. Senza entrare nel dettaglio e rischiare di svelare quei pochissimi retroscena da svelare, la storia di Purpose 1951 si sviluppa attraverso un racconto eseguito dallo stesso autore di quello che sono, a conti fatti, le sue memorie legate, nello specifico, al suo lavoro di medico.
Abbiamo quindi modo di scoprire il primo impatto con il lavoro, la relazione coi pazienti e anche una parte dell’organizzazione della struttura stessa. A queste storie si aggiungono anche le relazioni strettamente personali del nostro anonimo protagonista e come queste sono andate poi a intrecciarsi col lavoro. Purtroppo, come già detto, non c’è nulla di realmente emozionante e coinvolgente. Anzi, la storia è estremamente semplice e banale, già sentita e facilmente dimenticabile.
La scelta di eliminare elementi fantasy presenti invece in altre opere dello stesso Bodur come The Redress of Mira (qui la nostra recensione) o Finding The Soul Orb (qui la nostra recensione), ha sì acceso il focus su una narrazione più reale, quasi storica considerando l’anno in cui è ambientato, eppure si perde in interi monologhi di nulla, dove pensieri del protagonista emergono con un piattume spaesante. Un grosso peccato.
Camminando e ascoltando
Purpose 1951 sceglie la strada del walking simulator nudo e crudo con il minor numero di ibridazioni possibili. A differenza del già citato The Redress of Mira dove c’erano sezioni platform, di esplorazione verticale, momenti di discutibili combat e persino fasi simil-horror, qui manca tutto. Lo scopo del titolo è quello di camminare da un punto A al punto B ascoltando una serie di monologhi automatici a ripetizione.
In realtà si alternano monologhi a lunghi momenti di assoluto silenzio dove ti ritrovi a camminare in sentieri lineari e poco ispirati per minuti e minuti di sincera noia. Oltre ad ascoltare e camminare, ogni tanto potrai trovare una scatola contenente una sfera luminosa con dentro una parola che va a sintetizzare parte del monologo appena ascoltato. Queste scatole sono una sorta di (inutile) collezionabile e sono legati all’ottenimento di trofei (per avere uno dei platini meno entusiasmanti di sempre).
A compimento della grande camminata di turno, Purpose 1951 saluta il proprio capitolo con un puzzle ambientale, unico elemento d’ibridazione accolto. Si tratta di un banalissimo puzzle atmosferico dove dover far combaciare degli elementi sferici con altri posizionati in profondità sullo schermo. Completate e incastrate le tre immagini e la narrazione procederà. Inutile dire che sono puzzle di una banalità disarmante oltre a non essere nulla di originale.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Purpose 1951 regala un colpo d’occhio inizialmente piacevole. A prima vista sembra uno dei lavori di Bodur con il maggior numero di dettagli a schermo con tanto di animazioni leggermente più armoniose e credibili. Ma bastano pochi minuti ed ecco che la magia svanisce. Purpose 1951 è tutto un susseguirsi di stessi elementi all’infinito. Alberi e cespugli tutti uguali a ripetizione che vanno ad appesantire l’esperienza rendendola terribilmente monotona.
Non solo… basta un po’ d’attenzione per notare un estenuante riciclo di asset ed elementi presi di peso da altri titoli dello stesso Bodur, dai pochi edifici alla fauna, di cui ha recuperato le medesime discutibili animazioni (come delle rane che saltano senza muovere le zampe). Non mancano bug di vario genere, come elementi che si ricaricano in ritardo o svaniscono al nostro arrivo (e considerando che gli elementi a schermo non sono poi così tanto è abbastanza discutibile).
Da evidenziare che Purpose 1951 prova a donare una certa varietà visiva, c’è una grotta (presa di peso da The Redress of Mira) e anche una città semi-labirintica con tanto di interni degli edifici tutti rigorosamente uguali e dotati di un effetto a specchio spiazzante e surreale (in pratica gli interni degli edifici si muovono al nostro passaggio) ma il tutto è così poco ispirato e privo d’identità che non riesce a coinvolgere come dovrebbe mancando invece l’effetto di “stupore” quanto meno visivo come succedeva per alcune idee di GENIE Reprise (sempre di Bodur e di cui puoi recuperare la nostra recensione).
Discorso analogo per il sonoro dove, a un buon doppiaggio in inglese, si alterna spesso un silenzio disarmante o una musica leggera e quasi soporifera considerando i problemi già elencati. Infine, il titolo è orfano dei sottotitoli in lingua italiana (lingua ancora una volta esclusa dal gioco). questo può risultare un piccolo ostacolo considerando che nel gioco dovrai essenzialmente leggere e capire la trama che viene automaticamente raccontata dal protagonista. Parliamo comunque di testi abbastanza semplici da capire.