Quantum: Recharged prende a piene mani dalla serie recharged, appunto, che ha riportato in veste nuova vecchie glorie del passato più o meno conosciute, tra cui spiccano Centipede, Missile Command, Breakout e Asteroids. Adesso, invece, torna Quantum. Vediamo se vale la pena acquistarlo nella nostra recensione.
Nessuna trama, come sempre
Quantum: Recharged non propone nessuna trama ma, al contrario, getta direttamente il giocatore nel gameplay nudo e crudo. Trattandosi di un titolo arcade, però, questo non è un difetto, ma qualcosa di ricorrente nel genere. Troviamo, comunque, la classica atmosfera “spaziale” tipica dell’epoca, dove navicelle velocissime sono protagoniste indiscusse di scontri futuristici. A parte questo, però, non troviamo nessuna forma di intreccio.
Il gameplay di Quantum: Recharged
Quantum: Recharged si basa su un loop di gameplay strettissimo e, come accade sempre nel genere, basato su poche, semplicissime meccaniche. Molto semplicemente, il giocatore si trova di fronte a partite dalla durata estremamente ridotta, dove il vero obiettivo è il raggiungimento di un punteggio alto. Come sempre, ci troviamo quindi davanti al classico titolo “facile da imparare ma difficile da padroneggiare”.
Per essere precisi, ogni partita si svolge in un’arena circoscritta, dentro la quale si aggirano nemici diversi, tutti con pattern o caratteristiche uniche. Il giocatore, al contrario, controlla una navicella molto agile, che ha a disposizione tre comandi: il semplice movimento, lo scatto e un dash. Mentre il primo si spiega da solo, il secondo è una semplice velocità di volo maggiore, mentre il terzo è uno scatto con invulnerabilità annessa.
A questo punto ti starai chiedendo: bene, ma io come attacco le navicelle nemiche? Semplicemente muovendoti: la nostra navicella si lascia alle spalle una scia (chimica!), con la quale disegnare forme chiuse. Nel momento in cui la scia incontra se stessa, infatti, si genera un buco nero che assorbe tutto ciò che tocca per qualche secondo. Questo ci permette di distruggere i nemici, anticipando le loro mosse.
Lo scopo della partita, infatti, è quello di fare più punti possibile, raccogliendo particelle e uccidendo nemici, magari intavolando delle combo che moltiplicano il punteggio con azioni veloci. Al contrario, toccando i nemici si perde una vita e, raggiunto lo zero, è game over. Ci sono poi dei power up, che per esempio stordiscono i nemici su schermo, ma è sempre la destrezza del giocatore a farla da padrone. E’ quindi il miglioramento personale l’unica vera progressione di Quantum: Recharged, proprio come vecchia scuola comanda. Queste regole base sorreggono infatti l’intero comparto ludico e non si trova una progressione “tradizionale”, per così dire.
Va detto, infatti, che il gioco è tutto qui: si inizia una partita, si sopravvive più a lungo possibile uccidendo nemici e raccogliendo particelle e poi si ricomincia. Siamo davanti al classico titolo da cabinato quindi, dove non ci sono troppi fronzoli. Di conseguenza, Quantum: Recharged è limitato dalla sua stessa struttura di gioco, che risulta monotona anche dopo i ritocchi di questa edizione.
Un’edizione eccellente, sia chiaro, che però risulta limitata dalla semplicità di fondo dell’esperienza originale. A differenza di un Windjammers 2, infatti, Quantum è decisamente immediato e lo skill ceiling generale non è troppo alto. Il risultato è comunque ottimo per gli appassionati dei cabinati arcade, ma come sempre gli anni sulle spalle dell’opera originale si sentono tutti.
Infine, spicca la presenza di una modalità coop e di alcune sfide che, per quanto interessanti, non spezzano la monotonia di fondo e non modificano in modo consistente il gameplay.
Graficamente eccelso
Quantum: Recharged vanta un comparto tecnico davvero soddisfacente. Il titolo sfoggia infatti sprite dettagliati ed effetti visivi sempre belli da vedere, anche grazie alla tipica estetica “al neon” che caratterizza tutti i remake della serie recharged.
Il comparto estetico è infatti decisamente riconoscibile, nonché in linea con questa piccola saga che si è andata formando nel corso di questi anni. Come sempre, quindi, pur non essendo troppo elaborata, la parte tecnica del titolo si difende molto bene ed è coerente con l’estetica “da arcade” tipica di questa serie di remake.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, grazie a musiche ed effetti perfetti per l’atmosfera retrò generale.