Prima di cominciare a parlare di QUIJOTE: Quest for glory sappi che quest’anteprima sarà una lettura piuttosto leggera. Questo perché il materiale finora pubblicato per di questo cardgame strategico, che ne costituisce la versione early access, ammonta a soli trenta minuti di gioco, per cui, casomai dovessi trovare questa visione d’insieme che ti proponiamo un po’ scarna, sai già il motivo.
QUIJOTE: Quest for glory, il capolavoro di Cervantes si fa videogioco
A dar vita a QUIJOTE: Quest for glory è stata l’esordiente (su PC) software house indipendente Cubus Games, che neanche a dirlo ha la propria sede centrale a Barcellona, quindi piuttosto lontano dalla Mancia, ovvero la vasta regione pianeggiante della penisola iberica che diede i natali al personaggio più rappresentativo della letteratura spagnola, Don Chisciotte (in spagnolo per l’appunto Don Quijote).
Il titolo si propone (e almeno per quel che ci è dato testare si presenta come) un adattamento videoludico del romanzo di inizio diciassettesimo secolo (nella tradizione spagnola ‘il secolo d’oro‘) di Miguel de Cervantes Cortinas, il quale al 2017 era la quarta opera letteraria più letta al mondo dopo il Corano, la Bibbia e le Citazioni dalle opere del presidente Mao Zedong.
La narrazione in game segue passo passo le vicissitudini del hidalgo (un ‘nobiluomo di campagna’) preda della propria immaginazione fino ad improvvisarsi un vero cavaliere dei tempi andati, con tanto di scudiero e destriero. La versione early access copre fino al giungere del protagonista al ‘nobile castello‘, ovvero un’osteria il cui oste (dall’aspirante titolato scambiato per il castellano) decide di stare al gioco del povero pazzo, investendolo cavaliere secondo i suoi desideri.
Il tutto è narrato attraverso delle cutscene statiche dal sapore fumettistico e dai dialoghi scritti in forma di versi in rima. Mentre i testi sono tradotti in inglese, la recitazione di essi è rimasta rigorosamente in lingua spagnola. Una scelta per niente malvagia, anche perché la metrica e le rime stesse nella loro versione tradotta non sembrano essere state frutto di un grande lavoro filologico.
La casualità: un’arma a doppio taglio
L’avventura narrata in QUIJOTE: Quest for glory si suddivide in otto capitoli (solo i primi due sono finora giocabili). Ogni capitolo si svolge in una mappa dalle dimensioni piuttosto piccole, con missioni di completamento sempre diverse. Ad esempio, nel primo capitolo bisognerà recuperare i pezzi dell’armatura di don Chisciotte evitando di scontrarsi con i parenti. Tanto l’uno quanto gli altri sono rappresentati come pedine, con i suolo della mappa suddiviso in una griglia quadrangolare.
In questo senso c’è una certa affinità con gli isometrici a turni, testimoniata anche dalla bisezione del gameplay: da una parte abbiamo queste fasi esplorative che ci permetteranno di ampliare il nostro deck attraverso la raccolta di pile di carte casuali sparse per la mappa e di recuperare la stamina persa durante le battaglie; dall’altra abbiamo le battaglie vere e proprie, che vedremo meglio tra poco.
Ciò che fa un po’ storcere il naso a chi ama i cardgame è la totale assenza (almeno per il momento) di deckbuilding: tutte le carte sono ottenute in maniera casuale attraverso la suddetta raccolta sulla mappa (i movimenti su di essa avvengono sempre tramite apposite carte movimento che consentono anche di infliggere malus agli avversari).
Qualora la pedina del nostro protagonista venga raggiunta dalle pedine rappresentanti gli avversari, saremo costretti a batterci con essi. Ciò avviene tramite sfide a turni in cui vengono giocate tre carte a testa per turno, raffiguranti attacchi o difese di due colori diversi che vengono risolte in ordine sequenziale, con varie abilità attivate a seconda della rarità della carta (rispettivamente bronzo; argento e oro) e di alcune condizioni (e.g. il nemico non ha subito danni durante questo turno).
Per quanto tale casualità possa costituire una sfida in più (per certi versi paragonabile ad un contesto di draft per quanto riguarda i TCG), è possibile che i più navigati giocatori di Hearthstone, Magic: The Gathering Arena o Causa, Voices of the Dusk (qualora si sia creata una community paragonabile) potrebbero non apprezzare. Anche vero è che QUIJOTE: Quest for glory sembra piuttosto story driven come titolo, ergo inserire meccaniche da TCG forse sarebbe stato un po’ azzardato.
Grafica tutta da rifare e sonoro inesistente
Se deciderai di sacrificare quell’euro e mezzo che Cubus Games chiede onde provare questo early access di QUIJOTE: Quest for glory ti accorgerai che la sentenza che anticipa questo paragrafo è perfettamente giustificata. Il versante tecnico del gioco lascia infatti molto a desiderare, con un dettaglio grafico risalente alla sesta se non quinta generazione videoludica.
Sonoro e colonna sonora sono ridotti all’osso, con i dialoghi e il doppiaggio a sobbarcarsi la maggior parte del carico uditivo e recitativo (stiamo comunque parlando di un’opera tratta da un capolavoro della letteratura spagnola e mondiale).
Anche l’estetica, sebbene trasudi una vasta ricchezza di idee, deve ancora tradursi in atto, perché al momento i disegni sembrano realizzati con una versione sofisticata di Paint.
Malgrado queste ben numerose problematiche, le idee di fondo sembrano interessanti, è per questo motivo che ci sentiamo di lasciare a QUIJOTE: Quest for glory un hype a 60, in attesa di provare la versione completa.