Sviluppato da Matthew Genther e pubblicato da Kata Games, Rage Among The Stars è un platform game ispirato ai classici old school ma ancora di più, ispirato a quel piccolo capolavoro cult di Super Meat Boy. Come quest’ultimo, infatti, ci aspetteranno una serie di livelli dove moriremo decine e decine di volte… Noi abbiamo recensito Rage Among The Stars per Nintendo Switch! Pronto a scoprire quante volte abbiamo imprecato?
https://www.youtube.com/watch?v=R0K6Wynsbkk
Rage Among The Stars: un alieno e tanti spuntoni… troppi
La storia di Rage Among The Stars, se così si può chiamare, è praticamente accessoria e inutilmente “criptica”. Noi siamo un bizzarro alieno che assomiglia più a un teschio stilizzato montato su un micro corpicino… che per dimensione ed estetica ricorda proprio il già citato Super Meat Boy (però è bianco, l’alieno). Oltre a noi sono presenti altri due soggetti: un tizio incappucciato di giallo che ci fornirà delle brevissime istruzioni durante l’altrettanto breve tutorial e un tizio verdogonolo, desnudo e brutto il cui ruolo… lasciamo a voi scoprirlo.
Il breve video iniziale ci vede a bordo della nostra navicella spaziale che per un problema si ritrova a precipitare su un pianeta a noi ignoto. Ed è così che iniziano i problemi. Qui siamo tenuti ad andare avanti di livello in livello (per un totale di quaranta), conquistando l’uscita (una porticina microscopia) e cercando d’imprecare quanto meno possibile (cosa decisamente difficile)… E pensa potrei imprecare sia in modalità fissa che portatile, quest’ultima ideale per la tipologia del gioco e per brevi partite mordi e fuggi.
Gameplay: muori
Rage Among The Stars è un gioco infernale. Letteralmente. Morirai tantissime volte. Troppe. Il gioco lo sa, d’altronde lo stesso titolo è un monito chiaro. Il genere stesso lo prevede e va bene. Il gioco vuole che tu muoia, vuole farti provare la sofferenza, la rabbia… e soprattutto spera di regalarti quella meravigliosa soddisfazione che si ottiene quando finalmente raggiungi il traguardo con i soli tuoi sforzi. Ma qui non tutto va come dovrebbe.
Il problema di Rage Among The Stars è che funziona finché le sfide prevedono salti o percorsi orizzontali. Qui la difficoltà, pur sempre elevata, è bilanciabile dalle abilità del giocatore. Il nostro personaggio può saltare (più volte e anche stesso in aria), arrampicarsi sulle pareti saltando e… basta. Quindi tocca imparare quanto saltare e soprattutto quando. E lo ripetiamo: finché lo svolgimento è orizzontale, il gioco funziona anche abbastanza bene.
In verticale è un disastro. Saltare di parete in parete cercando di schivare i vari spuntoni porterà il livello di sopportazione al limite umano. Questo perché la precisione richiesta è eccessiva. E a sua volta… imprecisa. Si ha la sensazione fastidiosa di essere colpiti da spuntoni anche se ci si avvicina solamente e si muore anche quando probabilmente non si dovrebbe. E parliamo di dover saltare su porzioni di muro microscopiche e in modo ripetuto, di salto in salto. Bisogna quindi memorizzare per bene quando e dove saltare, imparare dagli errori non solo nostri ma anche del gioco.
Insomma, Rage Among The Stars non è fatto propriamente bene. I livelli stessi soffrono di monotonia sia estetica che strutturale. Le stesse trappole sono ripetute all’infinito ma posizionate in modo sempre più infame e soprattutto, numerose. Sopravvivere è una sfida che richiede impegno ma soprattutto quintalate di pazienza. Padroneggiare l’alieno non è facile, sei avvisato.
Grafica e sonoro
La grafica del gioco è minimal. Decisamente minimal. E anonima. Anche brutta, volendo. Non cattura e… abbiamo già citato quanto poco sono strutturati gli spuntoni, no? L’impatto estetico è insomma una sorta di Super Meat Boy che non c’ha creduto fino in fondo. Il sonoro condivide la stessa sorte: anonimo, ripetitivo e per niente memorabile. Anche perché tra una morte e un’altra, a tutto pensi tranne che al sonoro.