Abbiamo provato Rain City, un’avventura grafica esclusiva Nintendo Switch zeppa di enigmi e misteri da risolvere. Sviluppato dallo studio indipendente Big Pineapple, il gioco è approdato il 27 giugno 2019 sugli scaffali digitali dell’azienda di Kyoto.
Pubblicato quasi “senza far rumore”, il gioco sembra essere stata invece una piacevole sorpresa per chi l’ha provato. Ma sarà riuscito a guadagnarsi l’approvazione del sottoscritto?
Scopriamolo insieme: ecco a te, mio caro lettore, la recensione di Rain City.
Il viaggio della speranza
Rain City è una città abitata da animali dove la pioggia la fa da padrone.
Il nostro protagonista, un gatto in fase adolescenziale, si reca in questo luogo alla ricerca di sua sorella, una giornalista residente a Rain City di cui si sono perse le tracce.
La nostra missione ci spingerà a percorrere varie ambientazioni, da hotel con stanze popolate da conigli a laboratori dove si svolgono dei test per uno strambo siero, incontrando talvolta altri animali che saranno disposti ad aiutarci oppure… ostacolarci.
Proseguendo nell’avventura aiuteremo anche alcuni abitanti bisognosi e soprattutto riusciremo a risolvere l’arcano mistero che riguarda la pioggia incessante di questa cupa cittadina.
La caratterizzazione dei personaggi è sicuramente uno dei punti forti dell’opera: vedere gli animali assumere atteggiamenti e usanze umane diverte il giocatore; alcuni di loro svolgono anche delle professioni ed esprimono sentimenti esattamente come farebbe un essere umano. Grazie a questa scelta stilistica, non sarà difficile appassionarsi alle storie secondarie degli NPC che arricchiscono il titolo.
Panorama e suoni di una città piovosa
Un’altra nota a favore è la grafica, che dà l’impressione di trovarsi in un libro illustrato nel quale è possibile muoversi di pagina in pagina. Questo stile grafico risulta particolarmente azzeccato e rende l’atmosfera perfettamente incalzante sia in luoghi chiusi e illuminati che fuori in città, tra pioggia perenne, tuoni e smog industriale.
Inoltre alcuni passaggi importanti della storia verranno illustrati in vignette, proprio a mo’ di fumetto.
Sicuramente la grafica disegnata si sposa bene con la visuale scelta dagli sviluppatori, che fornisce una dettagliata percezione della mappa di gioco, unita a disegni che nel complesso riescono a colpire il giocatore.
Per quanto riguarda il comparto audio, gli sviluppatori hanno scelto di catturare il nostro senso uditivo con musiche suonate al pianoforte, che fanno da accompagnamento al suono delle gocce di pioggia sulla strada.
Nel gioco i personaggi non parlano, quindi il sonoro si basa tutto sul rumore scaturito dagli oggetti, dalle precipitazioni e dai tuoni che s’imbattono sulla città: scelta che potrebbe far storcere il naso ad alcuni, ma che per certi versi ci fa immergere ancora di più nell’atmosfera grigia e cupa di Rain City.
Sul fronte del gameplay, il sistema di gioco non è tanto diverso dagli altri puzzle game: è possibile prendere e usare gli oggetti che troviamo sul nostro cammino, alcuni di essi andranno a loro volta uniti con altri item e potremo usarli per proseguire il nostro viaggio.
Possiamo scegliere se muoverci con l’analogico sinistro oppure semplicemente toccando su touch screen il punto preciso dove vogliamo si posizioni il nostro gattino. Questa meccanica risulta essere molto efficace in termini di velocità, visto che il protagonista camminerà più velocemente se usiamo il touch piuttosto che la levetta.
Sono presenti anche dei mini giochi, come ad esempio un cabinato arcade di un gioco molto simile a Space Invaders, che ogni tanto ci permetteranno di spezzare i ritmi di narrazione o prendere delle brevi pause dagli enigmi.
Proprio su questi ultimi si baserà maggiormente la difficoltà di Rain City: nonostante alcuni di essi possano risultare particolarmente ostici, la soluzione sarà sempre logica e non dovremo mai fare ragionamenti contorti per riuscire a superare un enigma: dipenderà tutto dalla nostra acutezza di pensiero.
Il nostro viaggio però non durerà tanto: se si procede nella storia con passo lento, rimanendo a rimuginare molto tempo sugli enigmi, il gioco durerà comunque al massimo 3 ore; non esistono attività extra, il che rende la rigiocabilità praticamente minima, se non per genuino piacere di giocare nuovamente la trama.
In conclusione
Rain City non è un capolavoro e non ha mai avuto la pretesa di esserlo. Non è nemmeno un gioco che si è preso la briga di rinnovare il genere: non era negli obiettivi degli sviluppatori.
Il titolo punta a far leva sui sentimenti del giocatore, riuscendo a emozionare con alcuni colpi di scena della trama e con le sue ambientazioni grigie e cupe: in questo Big Pineapple fa sicuramente centro, gli sviluppatori sono riusciti a creare una piccola perla che piace agli appassionati dei puzzle game, piena di enigmi e disegni che lo caratterizzano al meglio, donando al gioco un certo fascino.
Magari non gli spetterà un posto nei Game Awards, ma sicuramente ce n’è uno riservato apposta per lui nel mio cuore.