Rainbow Laser Disco Dungeon è un titolo che cerca di combinare insieme meccaniche appartenenti a generi diversi, in modo da creare un mix unico che possa rendere il gioco in qualche modo diverso dai classici roguelite che ormai infestano gli scaffali senza proporre nulla di davvero innovativo.
Il titolo cerca quindi di unire meccaniche da rhythm game in una formula tipicamente roguelite, che quindi punta tutto sull’esplorazione di dungeon generati proceduralmente e su una difficoltà punitiva. In questo caso, Rainbow Laser Disco Dungeon sembra ispirarsi in buona parte a The Binding of Isaac, introducendo però qualcosa di nuovo.
Rainbow Laser Disco Dungeon ci porta nel futuro
La storia Rainbow Laser Disco Dungeon ci mette nei panni di una donna costretta a vivere in un futuro distopico dove robot provenienti da un’altra dimensione hanno conquistato la terra, proibendo ogni forma di musica e di danza. Un abile DJ, però, scopre che i robot possono essere sconfitti proprio con la musica e inizia quindi a sviluppare…beh, armi musicali.
Prima che possa sviluppare la sua arma finale, però, viene catturato dai robot alieni e scompare. La protagonista, assistendo alla scena, decide quindi di impugnare le armi e di salvare l’umanità combattendo contro i robot. Una trama assurda e poco sviluppata, ma che fa da ottimo pretesto per introdurre al giocatore l’atmosfera sopra le righe del titolo.
Tra ritmo a spartorie
Il gameplay di Rainbow Laser Disco Dungeon si basa su un loop semplicissimo. Si iniziano le partite in un dungeon generato proceduralmente e diviso in varie stanze. Queste sono dei veri e propri quadrati staccati tra loro (in modo simile a quanto visto con The Binding of Isaac) che propongono situazioni sempre diverse.
In ogni stanza, infatti, troviamo nemici, trappole ambientali e pareti disposte in modo da formare situazioni più o meno difficili da risolvere, con le stanze più “profonde” del dungeon che propongono sfide ostiche, dove troviamo un gran numero di nemici o trappole particolari. In ogni partita, quindi, ci si limita ad avanzare in scenari progressivamente più difficili.
Per farlo abbiamo a disposizione diversi tipi di armi, da utilizzare inclinando lo stick destro verso le varie direzioni. Ogni bocca da fuoco è unica, sia per il “ritmo” degli spari, sia per alcune caratteristiche del fuoco stesso. Si perché, Rainbow Laser Disco Dungeon punta tutto sul ritmo, anche in modo meno stretto di Crypt of the Necrodancer.
In pratica, durante le partite sentiamo costantemente delle canzoni di sottofondo, a cui si aggiunge il ritmo degli spari. Questi ultimi sono infatti dei veri e propri “beat”, che vanno a remixare la melodia in modi spesso imprevedibili. Ci sono poi alcuni elementi dello scenario basati sul ritmo, come le trappole ambientali o le torrette fisse.
Il risultato è quello di un twin stick shooter divertente per partite brevi, ma decisamente troppo scialbo per tenere il giocatore incollato lunghi periodi di tempo. Nonostante l’idea del ritmo sia buona, infatti, nella pratica non riesce a diventare una colonna portante del gameplay, che invece vira fin troppo verso un’anima da sparatutto.
Uno sparatutto ripetitivo, peraltro. Rainbow Laser Disco Dungeon propone infatti pochi nemici molto simili tra loro, peraltro mossi da una pessima IA che si limita a seguire prevedibili pattern. Anche le situazioni presenti nelle varie stanze non sono troppo varie e la formula rischia di venire subito a noia.
Rainbow Laser Disco Dungeon, di fatto, permette di personalizzare il gameplay in molti modi, modificandone la difficoltà e piccoli fattori, ma il succo del titolo resta sempre quello: avanza di stanza in stanza e combatti. In questo genere di titoli, però, la varietà e la profondità di gameplay diventano fattori importantissimi per garantire il divertimento anche dopo diverse partite.
Al contrario Rainbow Laser Disco Dungeon si adagia fin troppo sulle sue stesse meccaniche di gameplay, differenziando ben poco nemici e situazioni. Proprio i nemici, peraltro, sono spesso eccessivamente coriacei e numerosi, subendo un numero eccessivo di colpi e circondando il giocatore con occasionali ondate fin troppo numerose.
Sia chiaro, Rainbow Laser Disco Dungeon non è un titolo “da buttare”. Il gioco riesce infatti a divertire per brevi sessioni di gioco e, in generale, può essere apprezzato dai giocatori che trovano interessante il concept di fondo. Resta però al di sotto di mostri sacri come Enter the Gungeon o persino il meno riuscito Exit the Gungeon.
Tra beat e flash psichedelici
Il comparto tecnico di Rainbow Laser Disco Dungeon non è troppo elaborato, ma riesce comunque a essere gradevole. Siamo infatti davanti a scenari spogli, dove i dettagli sono costituiti da linee luminose. Allo stesso modo, protagonista e nemici non hanno animazioni troppo elaborate e sono a loro volta caratterizzati da un design minimale.
Questo però, delinea un comparto artistico degno di nota, che rende Rainbow Laser Disco Dungeon immediatamente riconoscibile. Questo è reso ancora più evidenti dai flash che caratterizzano praticamente ogni momento di gioco, enfatizzando ancora di più la musica.
Ed ecco che arriviamo al punto forte del gioco: il comparto sonoro. Questo comprende diverse canzoni, che vengono ascoltate durante le nostre partite. Ogni melodia, poi, viene “remixata” dai colpi delle armi e dei nemici, che a loro volta aggiungono vere e proprie note sempre diverse. Il risultato, pur essendo molto lontano dalla precisione richiesta nei rhythm game veri e propri, resta comunque gradevole ed è sicuramente il piatto forte della produzione.