È passata ormai più di una settimana dall’uscita della terza stagione dell’anno 9 di Rainbow Six Siege, e si iniziano a tirare le prime somme delle tanto attese novità, nerf e buff inclusi.
C’è da dire che la precedente season, Operation New Blood, per quanto dovesse essere una sorta di stagione riparatoria si è conclusa con poco di fatto e tanti cheater.
Indubbiamente la terza stagione di Rainbow Six Siege, Operation Twin Shells, è uscita da troppo poco ancora per determinare se sia più o meno positiva, ma sicuramente qualche novità può farci trarre alcune conclusioni.
9 anni di Rainbow Six Siege e gli utenti non sono felici
Non solo tra i compagni di team, ma anche online, il sentimento generale verso Rainbow Six Siege non è del tutto positivo. Tralasciando i soliti problemi di lobby, crash improbabili che non permettono di rientrare in partita assegnando ban per abbandono, cheater a non finire, uno dei problemi principali, in particolar modo all’inizio della season, riguarda il matchmaking.
Se si gioca full team forse qualcosa si riesce a portare a casa, ma la maggior parte delle volte è difficile trovare team o partite equilibrate. I match risultano in generale davvero poco combattuti, molto spesso con uno o due giocatori che si trovano ad essere MVP con 15 kill avendo in squadra compagni che non ne hanno portata a casa nemmeno una.
E per quanto io sia una forte sostenitrice della teoria “meno kill, più call”, ovvero della raccolta di informazioni come fonte primaria per una buona partita, il matchmaking è a dir poco sballato.
Una problematica che, a parer mio e non solo, ha iniziato a farsi viva da quando in Rainbow Six Siege sono state introdotte le ranked 2.0 per poi accentuarsi sempre più.
Giocando in team, anche se non sempre full, capita di trovarsi tutti ex diamond come avversari, quando magari noi oscilliamo tra oro, platino e smeraldo. Inutile dire che il 4-0 è assicurato (magari 4-1 se ci dice bene), ma la voglia di giocare contro chi è palesemente fuori target, così come contro (se non peggio CON) chi non sa dove guardare per difendere un sito, passa davvero rapidamente.
Le novità di Rainbow Six Siege – Operation Twin Shells
Mettendo da parte il malcontento (ma non dimenticandolo), possiamo dire sicuramente che ad oggi Operation Twin Shells si sta dimostrando sicuramente migliore della precedente season, nonostante i suoi difettucci.
Abbiamo un nuovo difensore, Skopos, un’operatrice greca che non sarà presente sul campo, ma si occuperà di comandare a distanza i suoi fidati Talos e Colossus, ben due robot utilizzabili da un singolo giocatore ma che non possono ovviamente essere utilizzati contemporaneamente, ma avranno la loro bella utilità.
Oltre alla possibilità di passare liberamente da un robot all’altro, seppur con un minimo di attesa, potremo decidere dove piazzare il secondo robot che fungerà da telecamera, mentre utilizzeremo il primo, e poi quando arriverà il momento opportuno, prendere il comando del secondo e viceversa.
Ovviamente i gadget dei robot sono condivisi ma non lo è la vita: se il robot fermo viene eliminato, quello attivo rimane in vita, viceversa se ad essere eliminato è il robot attivo, l’altro rimarrà utile solo come strumento di osservazione. Con Skopos arriva una nuova arma inedita in Rainbow six Siege, la PCX33 già annunciata nel panel di presentazione della season, che si rivela davvero utile per la dinamica dell’operatore: roamer e anchor allo stesso tempo.
Talos e Colossus non sono invincibili: proprio come gli altri operatori sono suscettibili ai colpi di proiettile, così come alle granate e al fuoco, e un particolare counter è quello di Dokkaebi, che utilizzando la sua bomba logica farà apparire nella visuale del robot in utilizzo il suo logo in sovrimpressione leggermente trasparente, che incide non poco nel gioco, motivo per cui saremo chiamati a disattivare subito la chiamata in arrivo.
Il bilanciamento degli operatori
Ogni bilanciamento, inevitabilmente, divide gli animi dei giocatori. Ma come qualsiasi cambiamento in Rainbow Six Siege, d’altro canto. In questa season, per ora, è toccato a Solis, Nøkk e Dokkaebi vedere dei cambiamenti nelle loro abilità.
La modifica sostanziale per Solis riguarda il suo sistema di rilevazione di dispositivi elettronici: ora funziona solo nella parte centrale del suo campo visivo, a differenza di prima che cpriva l’intero schermo. È stato poi introdotto il nuovo Overclock, una funzione che potenzia temporaneamente la durata e l’efficacia del rilevamento, ma con un avviso ai nemici tramite gli strumenti di osservazione. Un bilanciamento che può essere come un ulteriore nerf che come un buff, limitando la capacità di rilevamento continuo.
Il gadget che rende Nøkk invisibile ai dispositivi di rilevamento è passato da un consumo basato sul tempo a un consumo basato sulle azioni. La carica si esaurirà solo correndo o effettuando azioni, mentre se si camminerà solamente non si avrà diminuzione di carica e non sarà possibile essere rilevati dalle cam. Da adesso si dovrà utilizzare il gadget con più attenzione, conservando energia per momenti più importanti. Inoltre il rinculo della sua arma FMG-9 è stato ridotto, migliorandone la precisione a lungo raggio
Ultima ma non meno importante, un’operatrice chiave per molte partite in Rainbow Six Siege. Dokkaebi è “vittima” di una grande modifica, che se si riesce a sopravvivere agli spawnkill potrebbe non essere nemmeno troppo invalidante. Sono stati introdotti alcuni cambiamenti per evitare che l’abilità di Dokkaebi sovraccarichi i difensori. La bomba logica non sarà più al massimo delle sue cariche dall’inizio del round, ma dovrà essere caricata. Inizierà quindi con 0 bombe logiche e la prima sarà disponibile dopo circa 45 secondi.
Droni che sprintano e ulteriori modifiche
Con Operation Twin Shells, in Rainbow Six Siege arriva una feature molto apprezzate, ovvero lo sprint dei droni, che avranno a disposizione 3 boost per lo sprint della durata di 3 secondi, che dovranno essere ricaricati in circa 5 secondi. Una modifica che interessa tutti i droni in gioco.
Una novità che potrebbe risolvere diversi problemi è quella legata alle claymore: se fino alla scorsa season l’attivazione del gadget in seguito al passaggio di un nemico in difesa avveniva con un po’ di latenza, ora la detonazione è istantanea.
Questo significa che, se prima un difensore aveva il tempo di uscire dalla finestra, ucciderci e poi morire per via di una claymore piazzata sotto l’uscita (sempre che non riuscisse a sparargli durante l’animazione di scavalco), ora sarà davvero difficile annientare il gadget “al volo”.
Ultimo ma non meno importante, anche per Rainbow Six Siege come per altri FPS arriva la modalità Siege Cup, un torneo competitivo disponibile in beta per i giocatori PC di Europa occidentale e Nord America. Questa modalità introduce una nuova valuta chiamata “Competitive Coins”, che può essere guadagnata nei tornei e nelle partite classificate e utilizzata per sbloccare ricompense esclusive, come i pacchetti competitivi.
Sicuramente le novità non sono poche, rispetto alla stagione 2 che sarebbe dovuta essere quella di “ripresa” di Rainbow Six Siege, quello che è certo è che la giocabilità che spesso viene meno, i cheater quasi sempre presenti e difficilmente bannati (o Ubisoft ha smesso di ripristinare i punti persi in partite perse contro i cheater?), la problematica in molti casi delle lobby non fanno che aumentare la frustrazione per un titolo che va avanti da quasi 10 anni e che, nonostante le imprecazioni, vanta una community molto ampia, per quanto “leggermente” tossica.
Ma se ogni volta che si entra in partita ci si ritrova a imprecare per un motivo o per l’altro, diciamo che in minima parte è quasi comprensibile.
Tutti i dettagli su Rainbow Six Siege e su Operation Twin shells possono essere consultati sul sito ufficiale del gioco.