No, tranquilli, non parlo dell’attesa dell’uscita del gioco, anche se per molti poteva essere la rivincita del team tedesco di SideQuest Studios, dopo il non perfetto Rainbow Moon del 2012.
Parlo di quella fila che lo sviluppo di trama e gameplay fanno nei giochi di ruolo a turni, specialmente se fortemente ispirati ai classici jrpg, per uscire dal mucchio e farti urlare WOW.
Sia chiaro, ciccia sul fuoco in Rainbow Skies ce n’è, anche in abbondanza, ma è la cottura e il mix di spezie che non rendono memorabile un piatto low budget realizzato da un team di sole 5 persone. E se fosse questa la sua forza? Parliamone.
Chi siete? Cosa volete? Ma soprattuto perché?
La storia del gioco segue la classica narrativa degli rpg fantasy dove si parte all’avventura alla ricerca di qualcosa, punto.
Nel nostro caso (spoiler free) Damion e Layne vorrebbero diventare cacciatori di mostri ma si trovano catapultati su Lunah, il mondo che da anni vedono solo dall’alto della loro Arca volante, ed in compagnia di una promettente maga Ashley, con cui sono costretti a convivere, iniziano a girare il mondo alla ricerca di un possibile ritorno a casa e di un modo di liberarsi della povera malcapitata.
Da qui segue una trama più che lineare per tutto il gioco dove non c’è possibilità di scelta e dove le side quest che fanno da contorno a circa 40 ore di storia principale si riducono ad una semplice trafila di seek & destroy.
Un tuffo nel passato.
La prima cosa che colpisce, avviando Rainbow Skies è il dettaglio grafico, ma non in positivo. Si percepiscono subito i limiti tecnici di un prodotto disponibile infatti anche per PS3 (lato positivo, in cross-buy), dove un’interfaccia dai colori giusti tozza con stile e caratteri troppo fumettosi e dalle dimensioni strampalate; i dettagli grafici di poligoni e altro poi lasciano il tempo che trovano e dove vincono per varietà, perdono in coerenza.
Ma se c’è una cosa che proprio non ho digerito è stata l’interfaccia dei dialoghi: leggerli con attenzione è un’impresa visto che la schermata si sposta in continuazione su ogni personaggio quando parla, invece di rimanere fissa come spesso accade. La sensazione di essere sballottati come un flipper la sentirete subito, poco dopo aver capito che potrebbero anche essere divertenti da seguire.
Combattere i nemici o riderci insieme?
Il sistema di combattimento è probabilmente la cosa più elementare del gioco, nessuna innovazione ed una fastidiosa scelta di non chiedere la conferma della scelta fatta che non aiuta chi è abituato con i mostri sacri del genere. Ma è immediato, facilissimo e subito ti proietta nel vivo, premesse le giuste impostazioni di tattica e abilità. Ed è molto divertente vedere le prime volte le abilità speciali dei tantissimi mostri che incontrerete: spesso anche lunghe e piene di humour nero.
Quale personaggio preferire? Nessuno, sono molto simili tra loro. Non ho amato nemmeno un pò che un arciere debba usare la magia per attaccare da lontano e che finisca per fare gli stessi o maggiori danni anche da vicino. Infatti tendenzialmente i tre protagonisti hanno una lunga fase di crescita che li porta a somigliare fin troppo l’uno agli altri, rendendoli di fatto un unico player che occupa tre caselle diverse.
Per fortuna dopo un bel pò di tempo parteciperanno agli incontri una serie di famigli/npc che daranno un pò di spessore agli scontri, anche se al contempo gli spazi, sempre molto simili e “ristretti” risentiranno del sovrafollamento.
L’intelligenza artificiale dei mostri è nella media ed il livello degli stessi è in genere equilibrato, con qualche forzatura verso l’hardcore per alcuni boss, ma niente di irrisolvibile. Allo stesso tempo la sensazione di poter perdere è sempre limitata dalla disponibilità dell’infermiera onnipresente che per poche monete vi cura quando non siete in combattimento.
Per quanto riguarda la musica, è adatta al contesto, molto stile 8 bit e mai troppo epica. Un pò come la trama in fondo.
Da provare, lo ammetto.
Vi divertirete davvero? Dipende da cosa cercate: Rainbow Skies è un gioco a tratti divertente, sicuramente allegro, che mantiene le sue seppur poche promesse puntando sulla quantità e non sulla qualità, ma è un titolo che per un motivo o per un altro si fa giocare, basta avere molta pazienza ed attendere alcuni sviluppi del gioco e del gameplay: non cercate sviluppi nei protagonisti perché sono molto più anonimi dei mostri che incontrano.