Queste le prime immagini che si pongono davanti agli occhi quando la pioggia inizia a bagnare il terreno. Una pistola puntata alla tempia, una notte fredda e triste, notte fonda e una luce che illumina quel che diventa un mistero intricato da risolvere. Rainswept ci chiede di vestire i panni di Michael Stone, o per gli amici Detective Stone, incaricato di indagare la morte di due persone, una coppia composta da Diane e Chris. Sebbene la polizia locale voglia archiviare rapidamente il caso come omicidio interno alla coppia e seguente suicidio, il nostro personaggio intuisce che qualcosa non quadra, che potrebbe essere coinvolto qualcun altro, che quindi potrebbe trattarsi di un omicidio non scaturito da una lite domestica, ma qualcosa di più ampio.
Rainswept è un gioco d’avventura investigativo in 2D, un punta e clicca, per così dirlo, costituito da una trama solida e una caratterizzazione dei personaggi degna di nota. Iniziando appunto con l’avvenimento tragico, nei panni del Detective Stone ci troviamo presto affiancati dall’Ufficiale Blunt, la nostra partner assegnata per tutto il corso delle indagini. Percepita inizialmente come un’estranea, presto familiarizzeremo con lei, entrandoci in confidenza e condividendo non solo il caso, ma anche emozioni e sensazioni.
L’interazione con i personaggi è forse il primo elemento che salta all’occhio, dal momento che sin dalle prime battute ci vediamo costretti, per capire cosa sta succedendo a Pineview, a chiedere a chiunque passi per la strada informazioni, interrogando gli abitanti, addentrandosi quindi alla scoperta anche delle loro vite. E i rapporti, che nascono dalla domanda di prassi “dove si trovava alle 00.15 la notte in cui è avvenuto il fatto?” diventano significativi, portando a prendesi a cuore le loro esistenze, affezionandosi ai loro volti, tanto che le volte in cui si passa per la strada e il solito vecchietto seduto sul marciapiede non c’è, sembra che manchi qualcosa, che il quadro non sia completo.
Uno sguardo ai personaggi
Un elemento che rende molto ricco il contenuto di Rainswept riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Detective Stone, l’Ufficiale Blunt, Chris, Diane, il capo della polizia locale; insomma, tutti i personaggi principali e comprimari presentano una costruzione profonda e dettagliata della psicologia del personaggio, espressa sia nei comportamenti che nei modi di ragionare da loro portati avanti, ma ancora di più dal linguaggio che utilizzano. Infatti, sebbene a primo acchito la sola lingua inglese come disponibile sembri un limite, in realtà conferisce maggior spessore al titolo stesso, permettendo di attribuire ad ogni personaggio il proprio gergo sulla base dell’estrazione. Il vecchietto quindi avrà un suo modo di parlare, gli skaters un altro, i poliziotti uno diverso e il prete Smith un altro registro ancora. Tuttavia, alcuni personaggi secondari fanno pensare ad una caratterizzazione più approssimativa, o per meglio dire discontinua. Per fare un esempio, Allan e Mark, che sembrano per così dire delle macchiette, si mostrano personaggi “superficiali” fintanto che non se ne scopre i motivi di azione e i sentimenti, arrivando quasi a percepirli come diversi. Sebbene tocchi l’emotività scoprire i dettagli più intimi anche di questi personaggi, la discontinuità tra lo strato macchietta e la dimensione profonda ne inficia leggermente la godibilità.
L’esperienza di gioco
Per farla breve, Rainswept è da promuovere con una buona pagella. Oltre al discorso fatto sui personaggi, che di per sé ritrae un bilancio positivo, tutti quegli elementi vanno a rafforzare la questione della trama, il cui incipit ho menzionato a inizio articolo, e sulla quale non voglio dilungarmi troppo per evitare spoiler. Posso solo rimarcare quanto sia coinvolgente e per nulla banale. E lo è ancor di più analizzando i temi di cui tratta. Infatti, se da una parte c’è la componente ludica del mistero da risolvere, dall’altra c’è l’occhio della narrazione che scava a fondo nel cuore dei personaggi, nel loro passato come nelle loro aspirazioni più radicate. Oltre al presente, condurremo i vari personaggi nel proporci i loro ricordi, episodi del loro passato che permettono di capirne il presente, rendendo non solo difficile darne un giudizio morale, ma anche permettendo di provare i loro stessi sentimenti. Tra storie tutt’altro che facili, errori presenti e ambizioni per il proprio futuro, scopriamo la vita delle vittime Chris e Diane, ma anche i demoni che tormentano il sonno e la veglia del Detective Stone, andando ad intrecciare il filo rosso del background di ognuno.
Narrazione dunque solida e affascinante, ben costruita in ogni elemento (anche se forse sul finale c’è un aumento di ritmo repentino per giungere alla conclusione, ma tuttavia cattura), posta su un binario lineare che però permette deviazioni ai lati sui personaggi secondari, in un apparente approfondimento dell’ambientazione, che però si vanno ad intrecciare con la trama principale.
Dal punto di vista del gameplay, come è facile capire dal tipo di gioco, Rainswept è piuttosto semplice. Con A e D si può andare a destra e sinistra, con le frecce direzionali si scelgono le opzioni di interazione con gli oggetti e le persone, con il tastierino numerico le risposte ai dialoghi (o altrimenti tutto via mouse). Relativamente ai dialoghi, sono disponibili molteplici scelte, permettendo quindi di vivere i panni di Stone come si vuole, all’interno del possibile di un carattere e una complessità comunque definita. E le nostre decisioni hanno delle conseguenze sul racconto, non impedendo però di andare a scoprire quel che sarebbe venuto fuori con una risposta alternativa. Elemento che non guasta dunque, perché coinvolge senza però rovinare nulla.
All’interno del paese di Pineview abbiamo libertà di movimento, potendo guardare con M la mappa mentre con N gli obiettivi e gli appunti sul taccuino, ma anche girando a preferenza. E passo dopo passo si familiarizza con l’ambiente, si iniziano a conoscere le strade esattamente come fossimo Michael Stone che, appena arrivato, non si sa orientare e via via fa sua ogni strada. Strada in cui si possono incontrare figure di puro folklore, musicisti di strada e skaters, baristi che fumano una sigaretta per strada, bambini che vanno in bici, in una sorta di “vita di paese” che si muove, e noi ci siamo dentro.
L’esperienza è quasi quella di un libro molto molto interattivo che riesce a tenerti lì davanti allo schermo per circa 5 ore, una durata non male né per il tipo di gioco (a mio parere dura esattamente quanto deve ai fini della narrazione), né considerato che si tratta di un indie. I dialoghi sono l’anima del titolo, ogni cosa passa attraverso la parola, o almeno quasi tutto.
Comparto artistico
Rainswept si presenta con una grafica molto particolare. Sebbene poco definita in alcuni dettagli, appare azzeccata e proprio voluta così com’è. Fili d’erba ben delineati, volti quasi del tutto vuoti che invitano ad immaginare esattamente come fa un libro. Gli ambienti di casa sono in alcuni casi particolareggiati, come la scena del crimine, mentre in altre situazioni (es. ospedale) si limitano ad una rappresentazione generica degli spazi e degli oggetti, cosa che, se da una parte può sembrare un neo, dall’altra non impedisce l’immersione nel gioco né suggerisce che l’esperienza ne soffra.
Una grafica che si può definire minimale, ma dal grande impatto e molto funzionale allo scopo. Impatto enorme quando si considera alcune immagini molto molto suggestive dei luoghi, spesso rappresentati non in maniera puramente obiettiva, ma che sembrano diversi ogni volta in base allo stato d’animo, cambiando talvolta colori e luci. Si vedranno quindi boschi diventare da grigi a rossi, cieli stellati riflettersi sulla superficie dell’acqua, plancton che si illumina nella notte, il sole che albeggia e altri scenari che non lasciano indifferenti, e non solo per l’oggetto d’inquadratura, ma proprio per la resa grafica e la scelta stilistica.
Se la grafica è più che congeniale al fine e molto piacevole, l’audio è qualcosa di perfetto. Le musiche di Micamic sono quanto di meglio sia stato scelto in questo gioco. Rainswept accompagna infatti la vista suggestiva a musica ancora più emozionante, i momenti concitati quella più opportuna, e ogni attimo è definito da note in armonia con ciò che sta succedendo. Forse l’elemento migliore, ma non è tutto. Infatti, oltre alla musica il titolo propone un campionario di suoni ambientali riprodotti molto fedelmente. Tuoni, scroscio d’acqua, tazze che cadono, porte che si chiudono, il suono della penna sulla carta, tutto ci arriva ai timpani come se fosse vero, tanto da credere che stia iniziando a piovere fuori da casa nostra.
Per finire
Tra i suoi punti di forza e i suoi nei, Rainswept si presenta come un esperimento ben riuscito. Chi ama le indagini alla L.A. Noire rimarrà forse un po’ deluso, essendo ogni indizio ben in vista; ma dopo pochi minuti è chiaro che l’investigazione sia solo un pretesto per una bella storia, per parlare di ben altri temi. Oltre a raccontare una trama coinvolgente, oltre a offrire tutto quel che abbiamo appena visto, ci porta a riflettere sulle relazioni, sul valore della vita, sui nostri traumi passati, su chi siamo e perché lo siamo, inserendo il giocatore in un ragionamento tutt’altro che banale trattato in modo ancora più esemplare. Un viaggio nel gioco per riflettere su noi stessi, alla ricerca di quei demoni che, come Stone, forse a volte cerchiamo di eludere, ma che in qualche maniera fanno parte di noi.
Un grazie ancora a Micamic e a Frostwood Interactive